MONTEVIDEO (A. T., 157-158)
Città e porto fra i principali dell'America Meridionale, capitale dell'Uruguay. La città è posta allo sbocco del Rio de la Plata, proprio dove questo grande estuario si apre sull'Oceano Atlantico, dominata da un cerro (piccola collina) alto 140 m. La posizione astronomica di Montevideo è di 24° 54′ 31n lat. S. e 56° 12′ 29″ long. O. Il clima è temperato caldo, umido, con quasi assoluta assenza di nevicate. Nel semestre più freddo la media oscilla fra 11°,1 (luglio) e 15°,7 (ottobre), mentre nel semestre più caldo il mese di gennaio ha la media di 22°,9 e l'aprile quella di 18°,3. Domina il vento del nord, caldo umido, alternato con quello di sud-est (atlantico) relativamente freddo, ma asciutto. Giunge a Montevideo il fresco "pampero" dell'Argentina. Il cielo è sereno per circa 100 giorni all'anno; le piogge sono regolari, con minimi in marzo (69 mm.) e massimi in gennaio (89 mm.) e settembre (110 mm.): la media annua è di 980 mm., ma è molto variabile (480 mm. nel 1924). La stagione più asciutta è la primavera, la più piovosa l'autunno.
Nel 1770 si contavano a Montevideo appena un migliaio di abitanti, saliti nel 1803 - primo censimento del Cabildo - a 4722, nel 1829 a 9000, nel 1836 a 23.029, nel 1852 a 33.994, nel 1860 a 57.913; da allora la popolazione crebbe anche più rapidamente. Nel 1884 si raggiunse la cifra di 164.028 ab., nel 1900 di 268.334, nel 1910 di 338.375, nel 1924 di 422.499, e nel 1932 di 655.972, pari a un terzo della popolazione dell'intera repubblica dell'Uruguay.
Montevideo fu uno dei primi centri sudamericani che sino dai primi del secolo XIX accolsero emigranti italiani, specialmente liguri e piemontesi, cui però più tardi si aggiunsero anche elementi meridionali. Nel 1871 il numero degl'Italiani stabiliti nella città risultò di 19.339. L'immigrazione, continuata con ritmo costante nei decennî successivi, arrestata durante la guerra mondiale, ripresa successivamente, ne accrebbe largamente il numero. Mancano tuttavia dati (anche approssimativi) sull'attuale popolazione italiana della città. Il censimento degl'Italiani all'estero del 1927 tiene conto dei soli nati in Italia e viventi in tutta la repubblica il cui numero si fa ascendere a 65.000 individui, dei quali si può ritenere che almeno i 2/3 vivano nella capitale. Tenendo conto dei figli d'Italiani nati nel paese e che hanno conservato la cittadinanza del paese d'origine, il loro numero non potrà essere inferiore a un quarto della popolazione totale. Gl'Italiani hanno in Montevideo istituzioni scolastiche, assistenziali, ricreative, economiche, in gran numero. Ricordiamo l'ospedale Umberto I, fondato nel 1892 con un capitale di oltre 25 milioni e capace di 140 letti. La scuola italiana sorta nel 1886 dalla fusione di 4 diverse scuole esistenti, riconosciuta dal governo uraguayano, occupa un sontuoso edificio proprio e accoglie 270 allievi che vi ricevono istruzione elementare e artistica. È mantenuta dalla comunitȧ con un largo sussidio del governo italiano. Fra le istituzioni ricordiamo il Fascio italiano, il comitato della Dante Alighieri, varie società di previdenza, di soccorso, circoli ricreativi, ecc., oltre a importanti banche.
Montevideo è una città eminentemente moderna: dopo le capitali dell'Argentina, del Brasile, del Chile, la più popolosa dell'America Meridionale. Ampie e regolari strade la dividono in quartieri a scacchiere. Notevoli, fra le arterie principali, la Calle Sarandí, la Avenida del 18 de Julio, la Agraciada, l'Avenida San Martin, l'Avenida General Garibaldi, quella General Artigas. La capitale è dotata anche di un grande ippodromo.
La città è di animatissima vita, ed è fra le meglio servite in fatto di comunicazioni. Il servizio tramviario si sviluppa per oltre 300 chilometri di linee; vi sono 102 uffici postali. L'acqua potabile è fornita dal Río Santa Lucia (filtrata e sterilizzata). Grandiose le officine elettriche (le prime sorte nell'America Meridionale), in gran parte alimentate a combustibile liquido; esse dànno luce e forza alle numerose industrie della capitale, la principale delle quali è quella delle carni congelate e conservate, che vengono esportate nell'America Settentrionale e in Europa (15 mila tonn. nel 1910, 107 mila nel 1915, 69 mila nel 1918, 125 mila nel 1920, 137 mila nel 1924). Notevoli sono inoltre le industrie dei cuoi secchi e della lana.
Montevideo è anche un attraente luogo di soggiorno. Gli stabilimenti balneari di Pocitos, Carrasco, la Plaja Ramirez, situati nei luoghi più ridenti della capitale, sono frequentati nei mesi estivi anche da Argentini. Montevideo è scalo di tutte le linee di navigazione dirette a Buenos Aires (cui è collegata giornalmente da un servizio di navigazione fluviale che in meno di 9 ore compie il tragitto) o da essa provenienti.
Il porto di Montevideo, dominato dal cerro, guarnito di un faro che, posto a 140 m. s. m., ha un raggio di visibilità di oltre 30 miglia, si può considerare più porto fluviale che marino, dato che la corrente del Río de la Plata si fa sentire ancora forte con una velocità di tre miglia all'ora. Ha fondo roccioso in parte e in parte melmoso, sì che si sono resi necessarî ingentissimi lavori per attrezzarlo modernamente. La baia naturale è larga un paio di miglia e va dalla punta San José a quella di Lobos, distanti fra loro 7 km., con un perimetro di 10,5 km. Fino dall'epoca della dominazione portoghese esisteva un molo in legno. Nel 1833 l'ing. Pellegrini presento un progetto per un porto artificiale, ma, date le rivoluzioni che allora sconvolgevano il paese non fu tradotto in atto, come pure non ebbe seguito un nuovo tentativo fatto nel 1855. Il primo inizio serio per la costruzione di opere portuali fu fatto nel 1889; nel 1895 furono approvati i piani e nel 1901 fu posta la prima pietra dell'attuale porto, il quale è ora profondo 10 metri e dispone di oltre 4 km. di moli e di banchine di pietra per l'attracco delle navi transoceaniche e di oltre 2 km. di dighe di legno e cemento armato per la navigazione fluviale. Dispone altresì di 33 depositi capaci di mezzo milione di mc., di 38 gru elettriche, ciascuna della portata di 5 tonn., di 100 bilancieri da 1,5 a 10 tonn., di 4 ponti rotanti da 1,5 a 8 tonn. e di un impianto di 31 km. di linee ferroviarie. Si notano inoltre grandi depositi per carbone e benzina destinati al rifornimento delle centrali termoelettriche e per alimentare la rete dell'importante navigazione fluviale. L'ingresso è indicato da boa luminosa e da un canale di 4 km., pure limitato da boe, largo 2200 m., profondo 10 m. e costantemente dragato. Il movimento del porto è stato sempre assai attivo, onde esso occupa il terzo posto tra i porti americani, venendo subito dopo quelli di New York e di Buenos Aires; negli ultimi decennî si è avuto un rapido aumento, come mostra la tabella che segue.
Il 1° posto per il tonnellaggio spetta all'Inghilterra, il 2° alla Francia, il 3° all'Italia.
Monumenti. - Tra gli edifici di carattere monumentale citiamo prima di tutti il Palacio Salvo, eretto per uso di albergo dall'architetto M. Palanti e dall'ing. Lorenzo A. Gori Selvv (1923-28) e il Palacio legislativo di G. Moretti (1925), decorato all'esterno di numerose sculture eseguite su modelli di G. Castiglioni; tra i monumenti quelli equestri di Artigas, di A. Zanelli e del Gauchi, opera di J. L. Zorrilla De San Martin (1925). Sono costruite in stile Rinascimento la cattedrale e la chiesa del Sagrado Corazón de Jesús; in stile Rinascimento francese il palazzo dell'università, degli architetti Aubriot e Geranio; in stile spagnolo il palazzo del Consejo de Salud Pública (1897). Il museo nazionale di belle arti è ricco di opere della moderna scuola di pittura e di scultura dell'Uruguay.
Vita culturale. - La città è assai giovane per vantare una tradizione culturale; per tutto il Settecento, del resto, rimase nell'orbita dell'Argentina, e anche dopo la rivoluzione del 1812 fu distratta dalla precarietà della sua vita politica. La sua università fu creata nel 1833, ed è il vivaio delle poche ma ricche energie intellettuali della repubblica. Possiede due biblioteche: la Nacional, costituita nel 1816 e ricca di più di 70.000 volumi; e l'universitaria, distinta nelle singole facoltà. È notevole l'ordinamento delle sue scuole secondarie e superiori e la serietà con cui è seguito lo sviluppo culturale, che per l'organizzazione e la costanza si avvantaggia anche rispetto a Buenos Aires.
Storia. - Fu fondata da Bruno Maurizio de Zabala il 24 dicembre 1725, e fu popolata da sette famiglie portate da Buenos Aires, alle quali furono aggiunti coloni della Galizia e delle isole Canarie, condottevi dal capitano Francesco Alzaibar. Nel 1730 fu costituito dal fondatore il Cabildo o Consiglio che doveva curare l'amministrazione della città e si cominciò la costruzione della cittadella. Sul principio la città fu governata da comandanti militari nominati dal governatore di Buenos Aires; però dopo ebbe dei governatori proprî, nominati direttamente dal re di Spagna; il primo dei quali fu Joaquin de Viana nel 1757. Nel 1806 gl'Inglesi tentarono di impadronirsi della città e furono respinti; ma poi, avendo ricevuto rinforzi dal generale Auchmuty, e avendo sconfitto l'inetto viceré di Buenos Aires, Sobremonte, la riattaccarono di nuovo. La guarnigione, comandata da Lecocq, si difese eroicamente, ma, dopo due settimane d'incessante cannoneggiamento, e dopo un accanito combattimento a corpo a corpo per le vie della città, fu costretta ad arrendersi il 3 febbraio 1807. Nel 1811 fu assediata dal generale Artigas; il viceré Elio resistette per cinque mesi, e alla fine l'assedio dovette esser tolto per l'aiuto prestato dai Portoghesi agli assediati. Nell'anno seguente, essendo viceré Vigolet, fu assediata di nuovo e dovette capitolare alla fine il 23 luglio 1814. Consegnata dagli Argentini ad Artigas, cadde in potere dei Portoghesi nel 1817, e vi rimase fino a che la repubblica orientale dello Uruguay non proclamò la sua indipendenza. Montevideo dovette poi sostenere la guerra dei nove anni (1843-1851) contro il generale Oribe, durante la quale Garibaldi a capo di una legione di 500 volontarî italiani combatté in favore dell'indipendenza della città. L'antica cittadella fu demolita nel 1878 e sul posto fu aperta per ordine del liberatore Latorre la Plaza de la Independencia.
Bibl.: Davie, Letters from Paraguay, describing the settlements of Montevideo, Londra 1805; Doc. concernientes a la fundación de Montevideo y actas de su Cabildo, Montevideo 1885; Rodriguez, Alvear y la rendición de Montevideo, in Rev. Arg. de Ciencias Politicas, 1912; Fregueiro, La defensa de Montevideo y el general Urquiza, in Rev. Universidad de Buenos Aires, 1917; Fundación de Montevideo, Montevideo 1919; Torterolo, Vidale Mechor pacheco y Obes. Contribución al estudio historico de la defensa de Montevideo, Montevideo 1920; Abad, El general San Martin en Montevideo, Montevideo 1924.