Il modello di multiculturalismo britannico è celebre per fondarsi sul valore del pluralismo: le diversità etniche e culturali sono dunque una ricchezza da tutelare e la tolleranza è l’ingrediente essenziale alla piena realizzazione degli individui e delle comunità etniche.
Tale modello si differenzia tanto da quello francese, derivante dal retaggio di un impero che dell’assimilazione aveva fatto il proprio caposaldo e si era orientato sul promuovere la condivisione degli ideali e dei valori nazionali, quanto da quello tedesco, improntato invece alla cosiddetta ospitalità temporanea, che considera l’immigrato come una persona di passaggio.
All’inizio del 2011 il primo ministro David Cameron ha però voltato pagina, abbandonando quella che ha definito ‘tolleranza passiva’ e accusando il tradizionale multiculturalismo britannico di aver favorito la formazione di mondi paralleli, nei quali le varie comunità hanno potuto vivere a pochi passi di distanza, senza però mai incontrarsi veramente. Secondo Cameron, questa impostazione avrebbe indebolito l’unità nazionale e permesso al terrorismo islamico di radicarsi all’interno della società britannica. La proposta del primo ministro consiste nella promozione di un ‘liberalismo muscolare’ che modifichi drasticamente l’approccio nei confronti delle minoranze e rafforzi la condivisione dei ‘valori britannici’, basati sulle libertà civili e politiche. Il tempo della Cool Britannia di Tony Blair, nella quale i cittadini non bianchi si potevano sentire più British rispetto a gallesi, scozzesi, nordirlandesi e inglesi, sembra quindi ormai avviarsi al tramonto.