Zanche, Michele
Nobile sardo (quindi donno in D.), di una delle più ricche e industriose famiglie di Sassari, nato nel 1210 circa; tra i maggiorenti del giudicato di Torres (o di Logudoro) che furono costretti nel settembre del 1234 a lasciare la Sardegna, ottenendo protezione e aiuto a Genova presso i Doria quando le fazioni politiche di tendenza filo-genovese (tra cui gli Z.) entrarono in aspro conflitto col partito favorevole a Pisa, anche per gli aggravi fiscali con cui, dopo la morte del giudice Mariano e la successione di Barisone, il tutore di questi, Itthocorre, cercò di colpire le famiglie avverse del Logudoro.
Michele Z. rientrò in patria abbastanza presto, e comunque già nel 1238, allorché Enzo, figlio di Federico II, per intrighi dei Doria prese in isposa Adelasia, giudichessa di Torres dopo la morte di Barisone; quando Enzo ripartì di Sardegna pochi mesi dopo le nozze, Michele Z. (secondo Benvenuto e altri antichi commentatori di D., ma la notizia non è confermata dai documenti) avrebbe ricoperto la carica di vicario di Enzo (ma il vicario si chiamava in realtà Corrado di Trinchis). È del pari notizia non provata quella dei chiosatori di D. secondo cui lo Z. avrebbe contratto matrimonio con la madre di Enzo, di cui era stato siniscalco e fattore; altrettanto dicasi per la notizia che egli avrebbe sposato Adelasia, dopo l'annullamento del matrimonio di questa col figlio dell'imperatore (1245).
Anche dopo il ritorno in Sardegna continuò a mantenere traffici (sembrerebbe illeciti, per la fama che poi ebbe di barattiere) coi Genovesi, estendendo il suo ricco patrimonio nel Sassarese, e, parrebbe, accumulando ricchezze anche a Genova. In questa città vivevano le sue figlie Richelda, moglie di Giacomo Spinola, e Caterina, moglie di Branca Doria (anch'essa dedita al commercio); fa parimenti parte della leggenda che Caterina gli fosse nata dall'unione con Adelasia (la moglie di Michele fu una Simona Doria).
Della fama di barattiere D. si mostra sicuro, condannandolo nella quinta bolgia accanto a un altro sardo, frate Gomita (v.): Usa con esso donno Michel Zanche / di Logodoro (If XXII 88); tal fama poteva esser nota a D. da varie fonti, non esclusa quella che gli poteva venire dal racconto dell'amico Nino Visconti. Nelle Chiose Selmi sarebbe stato lo stesso Nino, dopo aver imprigionato frate Gomita, a nominare Michele Z. suo cancelliere, ma " Don Michele Zanche, essendo cancelliere di Giudice Nino di Gallura, subitamente si cominciò a recare fra le mani le tenute e fare rivendere peggio che Don Gomita ".
Secondo quanto accenna D. (If XXXIII 137) e narrano più distesamente i commentatori della Commedia (soprattutto il Lana), Michele Z. venne ucciso o fatto uccidere dal genero Branca Doria (v.) e da un suo prossimano, forse Giacomino Spinola, durante un banchetto, al fine d'impossessarsi delle sue ricchezze, ma " non è improbabile che Branca vi fosse stato spinto, oltre che dal desiderio di possedere le ricchezze di Michele, da un motivo politico " (Boscolo, op. cit. in bibl., p. 370), per essersi lo Z. allontanato dai Doria e avvicinato ai Pisani.
Guido da Pisa riferisce che il Doria aveva maturato il delitto da ben quattordici anni. Non è accertabile, ma certo possibile, che il delitto avvenisse in Sardegna; quanto all'epoca, tra le varie proposte (e che comunque coincidono con momenti di contrasto tra i Doria e il partito filo-pisano), quella che va dal 1247 al 1282 sembra la più probabile; altre date possibili sono il 1264-1265, il 1269-1272, o poco dopo il 1288. All'epoca in cui D. colloca il suo viaggio, 1300, erano trascorsi più anni dal delitto, cioè da quando Branca Doria è in Inferno e un diavolo ha preso il suo posto nel corpo (If XXXIII 137-138, 142-147).
Bibl. - R. Brambilla, La Sardegna nelle opere di D., in Conferenze e commemorazioni, Sassari 1900, 7-46; R. Piccoli, La Sardegna di D., Cividale del Friuli 1912; T. Casini, Studi danteschi, Città di Castello 1913; E. Costa, Michele Z. e Corrado Trinchis, in " Arch. Stor. Sardo " I (1905) 404; ID., Sassari, Sassari 1909; M. Branca, Il delitto di Branca Doria, in " Arch. Stor. Sardo " IV (1908-1909) 331-356; A. Ferreto, Una figlia sconosciuta di donno Michele Z., ibid. 357-362; A. Boscolo, Michele Z. nella storia e nella leggenda, in " Studi Sardi " X-XII (1952) 337-385, con bibl. e documenti inediti; G. Falco, Simona Doria moglie di Michele Z., in " Studi Medioevali " XVIII (1952) 138 ss.; A. Pézard, Letture dell'Inferno, Milano 1963, 343-396.