FANOLI (Fanolli), Michele
Nacque a Cittadella (Padova) il 9 luglio 1807 (Cittadella, Arch. parrocchiale, Libro dei battesimi, anni 1799-1818) da Lorenzo e Marianna Venzo. Il padre era commesso postale della cittadina e la famiglia viveva in gravi ristrettezze. Il giovane F. sfogava la sua tendenza d'artista tracciando con il carbone sulle pareti dello stallo (l'ufficio di suo padre nell'attuale corso Indipendenza) teste e figure di fantasia. I disegni furono visti dal conte Leopoldo Cicognara, presidente dell'Accademia di belle arti di Venezia, che rimase colpito dal suo talento. Per suo interessamento e con l'appoggio del Comune di Cittadella, il F. fu ammesso nel 1823 all'Accademia di belle arti di Venezia con una pensione di 400 lire annue per un biennio (Venezia, Arch. dell'Accad. di belle arti, Statistica dei pensionati dei Comuni, 1823, doc. cit. in Miotti, 1970-71, p. 17).
Fin dai primi anni si fece notare per la sua abilità nel disegno e ricevette premi nel 1824, 1826 e 1827 per copie dal rilievo e gli accessit per il disegno del nudo (Discorsi letti nella I. R. Accademia di belle arti per la distribuzione dei premi, 1822-1827; cfr. Miotti, 1970-71, p. 18). Il 10 nov. 1827 la presidenza dell'Accademia, vista la felice riuscita del F. e dato lo stato tristissimo della famiglia, propose a suo favore un sussidio di tre anni (Venezia, Archivio dell'Accademia, Stato degli alunni addotti all'... Accademia di belle arti pensionati dal ... governo di Venezia; cfr. Miotti, 1970-71, p. 19). Il F. frequentò l'Accademia dal 1823 al 1830 circa.
Nell'Accademia di Venezia, dove imperava il gusto neoclassico e si dava molta importanza al segno, l'ambiente e l'insegnamento erano piuttosto consoni al temperamento del F., non portato a slanci dell'immaginazione ma alla riproduzione del naturale con un disegno corretto e preciso sorretto da intelligente finezza. Per tali sue capacità veniva accolto nelle più cospicue famiglie di Venezia, di Padova e di Cittadella, soprattutto per eseguire ritratti (Fanoli, 1891, p. 7).
Il suo dipinto La partenza dei promessi sposi (1831; Padova, Museo Bottacin, ma è di propr. del Museo civico, Inv. MC 2342) fu esposto nell'Accademia di Venezia in occasione della distribuzione dei premi (cfr. A. Meneghelli, La partenza dei promessi sposi, dipinto di M. F., lettera all'abate Angelo Dalmistro ... di Padova il dì 30 sett. 1831, in Opere scelte, II, Padova 1843, pp. 243-250).
Il F. affronta il tema con l'ingenuità del giovane educato alle regole del genere storico (F. Mazzocca, L'officina dei Promessi sposi, catal. della mostra allestita a Brera nell'ambito dell'esposizione Manzoni. Il suo e il nostro tempo, Milano 1985, p. 80).
Uno dei dipinti più significativi del F., risalente al 1832 (cfr. Miotti, 1970-71), si trova nel duomo di Cittadella (secondo altare a sinistra) e raffigura la Beata Veronica Giuliani (poisantificata) nell'atto di ricevere le stigmate, con tre angeli e i SS. Antonio Abate e Filippo Neri. Intenso di pathos anche se stilisticamente un po' sbilanciato, fu esposto all'Accademia di Venezia ed ebbe una certa risonanza (cfr. A. Meneghelli, Appendice di belle arti, in Gazzettaprivilegiata di Venezia, 1832, n. 224; vedi anche La Moda. Giornale di amena conversazione, I, n. 19, 10 nov. 1832).
Il dipinto rappresentante l'allegoria della Riconoscenza, di gusto neoclassico, esposto nel Municipio di Cittadella, fu donato dal F. ai suoi concittadini (Franceschetto, 1985). Del 1836 è una pala raffigurante l'Ascensione nella chiesa di S. Martino di Lupari (Padova; Miotti, 1970-71, p. 105). Il dipinto ovoidale raffigurante Dante e Sordello nel Purgatorio fu eseguito su commissione del conte Antonio Cittadella Vigodarzere (non Andrea come in Fanoli, 1891, p. 7) per la sua villa di Saonara passata poi ai Valmarana.
Il F. lasciò presto la pittura per dedicarsi completamente alla litografia, per lo più di riproduzione, affermandosi notevolmente in questo campo grazie alla sua abilità nel disegno. Nel periodo veneziano litografò soprattutto ritratti di personaggi dell'ambiente padovano e veneziano: Giovanni De Lazara, Giuseppe de Menghin, Lorenzo Fabris, Giuseppe Jappelli.
Fu autore del primo saggio dello stabilimento litografico di C. Galvani (Venezia) con il ritratto dell'Abate Giuseppe Barbieri, segretario dell'Accademia, dedicato a G. De Lazara (c. 1830; tre esemplari con varianti a Milano, Racc. Bertarelli). Ancora per la Litografia Galvani eseguì nel 1830 circa il ritratto a mezzo busto della cantante Rosalbina Caradori Allan (Milano, Racc. Bertarelli; il disegno originale è presso il Museo Correr di Venezia: cfr. Miotti, 1970-71, p. 105). Dalla litografia fu tratta un'incisione in rame di dimensioni ridotte, inserita in Tributo poetico alla signora Rosalbina Caradori Allan prima virtuosa di canto nel gran teatro La Fenice in Venezia. Il carnevale 1829-30, Venezia, Tip. Antonelli, 1830 (Milano, Racc. Bertarelli). Sempre per la Litografia Galvani eseguì il ritratto del Dott. Jacopo Colludrovick (in Elenchi censura, ottobre 1830; 3 esemplari con varianti, Milano, Racc. Bertarelli, e Biblioteca Braidense, Fondo Stampe).
Eseguì anche illustrazioni per opuscoli in versi che si usavano stampare in occasione di nozze: i ritratti degli sposi per Fiori poetici per le faustissime nozze del nobile signore Spiridione Papadopoli colla nobile contessa Teresa Mosconi, Venezia, Lit. Galvani, 1831 (Milano, Raccolta Bertarelli); per il volume Festeggiandosi nel giorno 16 maggio 1831 le ... nozze Eloisa Piazza di Padova e Antonio Zara di S. Siro, Venezia, Lit. Galvani, eseguì una Allegoria dell'Amore (cfr. Miotti, 1970-71, p. 77); nella Raccolta Bertarelli si conserva solo la litografia.
Purtroppo non è più rintracciabile la Rimembranza pubblicata dal Calabi (1958, pp. 25, 143, tav. XXIX), ideata e litografata dal F. (in Elenchi censura, agosto 1833): raffigura una giovane donna in camicia da notte seduta sopra un letto; a destra, sopra una mensola, è il gruppo di Amore e Psiche del Canova.
Il Ritratto di L. Cicognara (Elenchi censura, febbraio 1833) è tratto dal dipinto di L. Lipparini conservato nel Museo di arte moderna di Venezia.
Fra gli altri ritratti si ricordano quello di Bartolomeo Villabruna, canonico di Feltre, datato 1834, dello Stabilimento litografico Deyé (Milano, Racc. Bertarelli), e quello della celebre cantante Giuditta Pasta, ancora dello Stabilimento Deyé (su Elenchi censura, febbraio 1834; Milano, Biblioteca Braidense); il ritratto di Lorenzo Fabris fu invece litografato da G.B. Cecchini, Lit. Deyé (Elenchi censura, maggio 1834; Milano, Raccolta Bertarelli). Di eccezionale livello artistico è il ritratto di Giuseppe Jappelli, Lit. Deyé (Elenchi censura, maggio 1835; Cittadella, signora Gisla Franceschetto, Milano, Raccolta Bertarelli e Bibl. Braidense). La litografia è firmata "M. Fanoli dip. e dis." (cfr. Fanoli, 1891, p. 7: "pel celebre architetto Jappelli eseguisce il ritratto con finezza e naturalezza ancora ammirata"). Il dipinto, invece, non è più rintracciabile.
Il ritratto del Cav. Giuseppe nobile De Menghin, da un dipinto di Eugenio Guglielmi, venne stampato dalla Lit. Veneta diretta da G. Kirchmayer (Milano, Biblioteca Braidense). Negli elenchi delle stampe della Braidense è datato Venezia 1840. Gli ultimi disegni eseguiti a Venezia, prima di partire per Parigi, raffigurano bozzetti di sculture di Antonio Canova. Il F. poté sostare a lungo nella Gipsoteca di Possagno, dove erano riuniti i bozzetti in creta e i modelli di gesso di monumenti e busti del Canova rimasti nello studio di Roma. Egli non li riprodusse pedissequamente, ma li riunì per soggetti entro un'ambientazione surreale e li presentò in una serie di cinque grandi litografie (cm. 46 x 77) che avrebbero costituito il suo debutto trionfale a Parigi. Come si legge nel Caimi (Commemorazione, 1876, pp. 138 ss.), il F. lavorò una pietra ma non la fece stampare, dubitando di trovare in Italia stampatori sufficientemente abili.
Verso la fine del 1840 decise di recarsi in Francia, dove la tecnica litografica si era grandemente perfezionata portando con sé la pietra e i disegni. Presso lo stampatore J. Lemercier e l'editore Goupil furono pubblicate a Parigi le cinque litografie. L'impresa comportò tempi non brevi (1841-1846) e complessi problemi esecutivi, ma trovò calorose accoglienze nel mondo artistico. L'opera uscì in contemporanea a Firenze (da Vieusseux), Londra, Madrid, Pietroburgo e Venezia (esemplari a Parigi, Cabinet des estampes della Bibliothèque nationale; Cittadella, dott. Giuseppe Streliotto; Milano, Biblioteca Braidense) e ottenne un premio all'Esposiz. universale di Parigi del 1855. Sotto ogni tavola è costante l'indicazione: "Michele Fanoli ordinò, disegnò, litografò".
Le tavole, che non recano date, sono citate tutte negli Elenchi censura senza indicazione dei soggetti, che sono tuttavia chiariti nelle lunghe didascalie: 1) figure mitologiche femminili (cfr. Miotti, 1970-71, p. 69, n. 99); 2) soggetti mitologici (cfr. ibid., p. 94, n. 96); 3) monumenti sepolcrali riuniti in un ideale mausoleo (cfr. F. Mazzocca, in Garibaldi. Arte e storia, Arte [catal.], Firenze 1982, pp. 54 s.); 4) monumenti e busti riuniti in un ideale Pantheon (cfr. ibid.); 5) soggetti religiosi (pervenuta alla Bibl. Braidense nel 1847).
Trovando intorno a sé molto consenso, il F. rimase a Parigi fino al 1860, svolgendo un'attività tanto intensa che è impossibile indicare tutte le litografie eseguite durante il soggiorno in quella città (ma cfr. Miotti, 1970-71, pp. 71-105).
Dal 1847 il F. usò tecniche sempre più raffinate. Alcuni fogli sono su carta resistente e sottile, analoga alla carta di China, molto in uso allora in Francia; per la sua finezza, la sua aderenza, la sua tinta non completamente bianca, era adatta ad armonizzare e addolcire le durezze che potevano derivare dalla mancanza delle mezze tinte. Fra le litografie di maggior pregio è Les willis, da un dipinto di A. Gendron (presso la Litogr. Lemercier; editori Goupil, Vibert e C. a Parigi e E. Gambart a Londra; Milano, Racc. Bertarelli).
Eseguita nel 1848, fu inviata all'Esposizione universale di Parigi di quell'anno, ottenendo la medaglia d'oro, e ancora a Parigi nel 1855. Il pittore si ispirò alla mitologia nordica come si desume dalla didascalia: "L'on voit pendant la nuit ces mortes fiancées / Voltiger sur le lac, entr'elles enlacées / Renaître au sein des bois, accourir aux plaisirs / Et tromper par leurs jeux l'élan de leurs désirs". "Io al mio quadro ho dato il corpo, l'illustre italiano ci ha soffiato lo spirito" disse il Gendron (L'Ill. ital., 1876). Anche il Caimi (Commemorazione, 1876, p. 144) cita Les willis come il capolavoro del Fanoli, che per meglio ottenere gli effetti notturni del dipinto usò per la prima volta la tecnica della "tinta perduta", per cui occorreva usare una seconda pietra (una spiegazione chiara del metodo è in Duplessis, 1875, p. 288).
Altro capolavoro è Orfeo e le ninfe, da un dipinto di C. F. Jalabert: pubblicata dal Goupil "le 1er Mai 1855", stampata da Lemercier, ebbe la medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi di quell'anno (Miotti, 1970-71, p. 97; un esemplare è nel Municipio di Cittadella, commentato da versi delle Georgiche). L'Origine des regates (notacome Festa delle Marie), stampata da Lemercier, pubblicata da Goupil e C. "le 1er Octobre 1858" (Cittadella, sig.ra Gisla Franceschetto) è tratta da un dipinto di G. L. Gatteri, conservato nel Civico Museo Revoltella di Trieste; la litografia gli fu commissionata da una filantropica istituzione veneziana, costituitasi nel 1856 circa per incoraggiare le arti.
Rappresenta una famosa regata del Trecento, svolta lungo il Canal Grande per festeggiare dodici fanciulle veneziane a cui veniva offerta in dono la dote. Nel Pietrucci (1858) è riportato il commento della Gazzetta veneta (6 marzo 1858, n. 53), che la considera la migliore litografia fino allora apparsa. Ottenne la medaglia d'oro a Parigi.
A Parigi il F. si sposò con Maria Petit. Nominato professore di disegno nell'Istituto degli Armeni, pubblicò manuali di disegno, che divennero molto popolari (Fanoli, 1891, pp. 8 ss.). Da Parigi mantenne sempre contatti con gli ambienti colti di Venezia e di Padova. Aveva disegnato dal vero il ritratto di Paolo Zannini, medico, filosofo e scienziato agordino, litografato da H. Eichens e stampato da Lemercier, Benard e C. (Milano, Racc. Bertarelli).
Il ritratto di Sa Majesté Marie Adélaïde reine de Sardaigne, da dipinto di A.De Valentini, stampato da Lemercier (1850; Milano, Racc. Bertarelli) è ambientato in una sala, forse di fantasia, del palazzo reale di Torino (cfr. Miotti, 1970-71, p. 88). Il ritratto di Giuseppe Miani, stampato dal Lemercier (Milano, Racc. Bertarelli, due esemplari), è tratto da un dipinto di un Molteni (probabilmente Giuseppe) del 1850.
Il Doyen (1877, p. 50) scrive: "Per oltre vent'anni Parigi ebbe l'onore dei suoi capolavori; non v'è celebre pittore francese che non abbia ambito l'onore di vedersi riprodotto dalla matita del modesto e paziente artista. A Londra Fanoli non fu da meno che a Parigi; soltanto in Italia non ebbe guari campo di lavorare, e dopo breve soggiorno in Venezia ritornava dov'era più conosciuto e giustamente apprezzato".
Si può assegnare all'intermezzo veneziano la litografia Ultimo colloquio del doge F. Foscari col figlio Iacopo, derivata da un dipinto di Michelangelo Grigoletti (conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna), stampata dallo Stab. Antonelli di Venezia (cfr. Lettor mio, hai tu spasimato?... Stampe romantiche a Brera, catal., a cura di M. C. Gozzoli-F. Mazzocca [Milano, Bibl. naz. Braidense], Firenze 1979, n. 14).
Il F., la cui fama si era diffusa anche in Inghilterra, fu chiamato a Londra per l'esecuzione di una serie di ventiquattro tavole raffiguranti episodi della Vita del Redentore su composizioni espressamente disegnate in Germania dai più valenti artisti della scuola di F. Overbeck (Caimi, Commemorazione, 1876, pp. 144 ss.). La Miotti (1970-71, p. 63) indica il 1849 come data del viaggio (è errato il 1847 indicato da Caimi, ibid., Fanoli, 1891, e Franceschetto, 1950) e in effetti una delle litografie è datata 1849. La poetica dell'Overbeck e dei nazareni era congeniale al F., che dopo il matrimonio si era chiuso esclusivamente nelle idealità e nel culto dell'arte, dell'amore e della religione (Fanoli, 1891, p. 10).
Poche di queste opere sono giunte fino a noi. Si indicano quelle possedute dal Municipio di Cittadella ed elencate in Weigel (1850; le didascalie sono scritte in inglese): Gesù guarisce gli infermi, da disegno di F. Overbeck; pubblicata da Henring and Remington, London, giugno 1849 (è l'unica datata); Le nozze di Cana, da disegno di G. Jäger, Impr. Lemercier, Parigi; la Resurrezione, da disegno di K. Brocky, Lemercier, Parigi; la Deposizione o La Pietà, da disegno di E. H. Vehnert, 1840. Dopo le opere eseguite per Londra il F. fu considerato uno dei massimi divulgatori dei dipinti dei suoi contemporanei e dei grandi artisti del passato.
Ricordiamo inoltre: Sainte Catherine da dipinto di H. Mücke (conservato a Berlino, Staatliche Museen), edita da Goupil a New York e a Parigi, stampata da Lemercier, Milano, Racc. Bertarelli, secondo la Miotti, 1970-71, p. 102, Si può datare 1850); Immaculée Conception. Etude Fanoli d'après Murillo, "Paris S. Wanzo ..." (Cittadella, Municipio; la serenità nel volto e nell'atteggiamento si riscontra nelle figure femminili litografate verso il 1852-53); N.S. Jesus Christ. Etude Fanoli d'après Léonard da Vinci; "Paris, N. D. Kauffman ..."; Impr. Lemercier, Parigi (Cittadella, Municipio). È da dubitare che derivi direttamente dal Cenacolo di Leonardo, perché litografata a Parigi, perciò prima del 1860, anno in cui il F. si trasferì a Milano. È probabile che abbia preso a modello la più nota delle incisioni, quella di R. Morghen, da disegno di T. Matteini (cfr. C. Alberici, Leonardo e l'incisione, Milano 1984, pp. 64 s.). Seguono due litografie del 1861: Nouvelles études cosmopolites/Colomba, derivata da C. Chiapory, Parigi, Bulla (Milano, Racc. Bertarelli): una bella zingara regge nella mano un colombo viaggiatore, con un cartoncino legato al collo; Dante e Beatrice / Etudès choisies n. 127, derivata da A. Scheffer, pubbl. da Goupil e C. il 1° apr. 1861, a Parigi, Londra, Berlino e da Knoeller a New York, stampata da Lemercier (Milano, Racc. Bertarelli).
Fra i lavori eseguiti per gli Stati Uniti è notevole la litografia commissionatagli nel 1850 del ritratto di George Washington, da dipinto eseguito dal vero da G. Stuart; pubblicata a New York da Goupil, Vibert e C., stampata da Lemercier (Parigi, Cabinet des estampes; Miotti, 1970-71, p. 104).
A scopo didattico, il F. pubblicò Etudes d'après l'antique: 18 litografie rappresentanti studi di occhi, bocche, visi, mani, piedi; l'opera fu pubblicata da Goupil e C. editeurs, stampata da Lemercier, Parigi (Parigi, Cabinet des estampes; Miotti, 1970-71, pp. 68, 102).
Con gli avvenimenti politici che portarono alla formazione del Regno d'Italia, il governo nazionale promosse il riordinamento dell'Accademia di belle arti di Milano. Terenzio Mamiani, ministro della Pubblica Istruzione, fondò presso l'Accademia una scuola di litografia, invitando a dirigerla il F. (cfr. A. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle Provincie di Lombardia dal 1777 al 1862. Memoria ... dettata nell'occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1862, Milano 1862, pp. 141 ss.; cfr. anche A.C., in L'Illustrazione italiana, 21 giugno 1891, p. 395).
La novità dell'istituzione, ma ancor più la fama dell'insigne maestro, attrassero alla sua scuola parecchi alunni provenienti da ogni parte d'Italia e anche dall'estero (cfr. il Catalogo degli allievi conservato, insieme con altre documentazioni relative alla scuola di litografia, nell'Arch. dell'Accad. di belle arti di Brera). Il F. ebbe non poche difficoltà nell'impiantare la scuola per scarsità di fondi a disposizione.
Malgrado i progressi della fotografia, il F. aveva ancora fiducia nelle riproduzioni artistiche; riuscì pertanto, nonostante le difficoltà, a migliorare i metodi litografici a Milano. Mancandovi stabilimenti litografici validi, per anni affidò ai fratelli Doyen di Torino la stampa delle litografie della sua scuola. Nella grande esposizione didattica italiana del 1872 furono esposte opere dei suoi allievi. Purtroppo i suoi sforzi generosi trovarono ostacolo alla loro realizzazione per varie cause: la mancanza di editori intraprendenti, lo smercio a buon prezzo in Italia di stampe straniere, le preoccupazioni politiche ed economiche e soprattutto i progressi della fotografia (Caimi, Commemorazione, 1876, p. 148).
Ispirato a un sentimento di gratitudine, il primo saggio della scuola di litografia dell'Accademia di belle arti di Milano è il Ritratto del conte Terenzio Mamiani della Rovere raffigurato a mezzo busto e a grandezza naturale, litografato, sotto la direzione del F., da Eugenio Alberti, uno dei suoi primi allievi (Litografia Ronchi e Corbetta, Milano 1861: esemplare a Milano, Racc. Bertarelli; per altre litografie della scuola, cfr. Caimi, Commemorazione..., 1876, p. 149).
II F. fu anche consigliere accademico (Caimi, Relazione..., 1876). Alle amarezze delle sue delusioni si aggiunse il dolore straziante per la morte della moglie (Fanoli, 1891, pp. 12 ss.). Negli ultimi anni della sua triste vecchiaia gli fu affidato un lavoro importante: eseguire una serie di litografie da disegni del pittore Q. Cenni per illustrare l'Odissea tradotta da Paolo Maspero, pubblicata dallo Stabilimento litografico Ricordi. Non riuscì a terminarlo (Caimi, Commemorazione..., 1876, p. 149).
Morì a Milano il 19 sett. 1876 e fu sepolto nel cimitero Monumentale.
Il Comune di Cittadella nel 1891 eresse in suo onore un busto scolpito da G. Bortotti di Venezia (Miotti, 1970-71, p. 15), e collocato sul fianco sinistro del Municipio nell'attuale piazza Gino Scalco, già piazza dei Grani (cfr. in Archivio comunale, la delibera del Consiglio comunale: Processo verbale di consegna al Comune, del busto M. Fanoli, 8 giugno 1891. Il busto è raffigurato nell'Illustrazione italiana, che dedicò un articolo all'avvenimento il 21 giugno 1891, p. 395).
Nel 1950 a Cittadella venne allestita una mostra di cinquantatré opere (cfr. Franceschetto-Mercante, 1950). Al F. è stato intitolato un istituto d'arte a Cittadella.
Opere del F. si trovano a Cittadella, Municipio; Londra, British Museum; Milano, Castello Sforzesco, Civ. Raccolta delle stampe Achille Bertarelli; Ibid., Biblioteca nazionale Braidense, Fondo Stampe; Padova, Museo civico (possiede anche lettere del F.); Parigi, Bibliothèque nationale, Cabinet des estampes.
Fonti e Bibl.: Testo fondamentale di riferimento è la tesi della Miotti, 1970-71, dove compaiono l'elenco completo delle opere del F. (pp. 71-105), delle litografie possedute dal Cabinet des estampes della Bibliothèque nationale di Parigi ed una accurata bibliografia. Si veda inoltre Arch. di Stato di Milano, Studi, parte moderna, Censura: Elenchi delle opere stampate e pubblicate in Milano e sue provincie e in Venezia e nelle provincie venete, redatti a cura dell'Imp. R. Ufficio centrale di censura e revisione dei libri e stampe, in fogli sciolti (importante per la datazione delle opere litografiche); Milano, Bibl. naz. Braidense, Fondo Stampe, Inventario topografico delle stampe dei ritratti; Ibid., Arch. dell'Accad. di belle arti di Brera: docc. relativi alla scuola litografica diretta dal F.; R. Weigel, Kunstlager Catalog, IV, Leipzig 1850, p. 69; N. Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Padova 1858, pp. 112 ss.; G. Vaperau, Dictionnaire univ. des contemporains..., Paris 1858, ad vocem (con inesattezze); G. Duplessis, Le meraviglie dell'incisione... Opera ill. da 34 incisioni, Milano 1875, pp. 287 s.; Necr., in L'Illustraz. ital., 15 ott. 1876, pp. 305 s. (riproduce il busto del F. modellato in creta dal suo allievo F. Villa e, in facsmile, un breve scritto del F. all'amico G. Doven: Dal letto 19 ag. 1876); A. Caimi, Relazione letta in occasione della distribuzione dei premi per l'anno scolastico 1875-76, in Atti della R. Accad. di belle arti in Milano, 1876, pp. 7ss.; Id., M. F. Commemorazione, ibid., pp. 135-150; C. Doyen, Trattato di litografia..., opera corredata di 33 tavv…, Torino 1877, pp. 49 s., 126; M.A. Fanoli, Alla memoria di M. F., in Risveglio [Padova], III (1884), n. 25; Id., M. F.: Volere è potere, Cittadella 1891 (commemorazione nel municipio di Cittadella in occasione della presentazione del busto del F., non sempre attendibile); L. Cust, Index of artists presented in the department of prints and drawings in the British Museum, II, London 1896, p. 96; F. Nani Mocenigo, Artisti veneziani del sec. XIX, Venezia 1898, p. 11; L. Ozzola, La litografia ital. dal 1805 al 1870, Roma 1923, p. 21; G. Franceschetto-L. Mercante, Onoranze a M. F.: mostra delle opere, Treviso 1950; L. Servolini, Incisione ital. di cinque secoli, Milano 1951, pp. 50 s. (con bibl.); A. Calabi, Saggio sulla litografia ... sino al 1840, Milano 1958, pp. 25, 47, 57, 143 s., tav. XXIX; P. Miotti, M. F. litografo cittadellese, tesi di laurea, Univ. di Padova, a.a. 1970-71 (copie della tesi si trovano a Cittadella nel Municipio e nella Bibl. Civica); A. Lanaro, M. F. nella litografia veneta, in Boll. del Museo civico di Padova, LXXIX (1985), pp. 111-123; G. Franceschetto, Il centenario di M. F., in Cittadella, scritti di storia, Abbazia Pisani (Padova) 1985, pp. 14-17; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 250; F. Bénézit, Dictionnaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1966, ad vocem; A.M. Comanducci, Ipitt. ital. dell'Ottocento, Milano 1982, p. 214.