FALCO (De Falco, Farco), Michele
Nacque a Napoli intorno al 1688. Non si hanno notizie sulla sua formazione musicale e i dati biograficamente più attendibili si ricavano dai libretti delle sue opere, gli unici documenti giunti sino a noi, essendo la musica quasi del tutto scomparsa.
Dalle pagine dedicatorie de Lo Masillo (1712), indirizzate al governatore del conservatorio degli orfanelli di S. Onofrio, ricaviamo che il F. studiò presso quell'istituto ed ebbe come insegnante Nicola Fago. Secondo il Di Giacomo, fu alunno del S. Onofrio nel periodo compreso fra il 1704 e il 1712, anni cui risale la permanenza del Fago presso il celebre conservatorio napoletano che, insieme con S. Maria di Loreto, S. Maria della Pietà dei Turchini, i Poveri di Gesù Cristo, era uno dei quattro centri di formazione musicale e di vita artistica cittadina da cui uscirono i maggiori esponenti di una scuola divenuta ben presto famosa in tutta l'Italia e l'Europa.
Il F. iniziò assai presto la sua attività di compositore se già nel 1709 aveva composto un lavoro teatrale dal titolo Lo Lollo Pisciaportelle; nel libretto dell'opera viene definito abate, notizia che contraddice la tesi del Prota Giurleo. secondo il quale il compositore avrebbe indossato l'abito talare soltanto intorno al 1723. Sia Lo Masillo sia Lo Lollo Pisciaportelle sono in dialetto napoletano: essendo insieme con La Cilla (libretto di F. A. Tullio, musica di M. Faggioli, 1706) e Patrò Calienno de la Costa (libretto di A. Marcotellis, musica di A. Orefice, 1709) fra i primi esempi di opera buffa, fanno del F. uno dei pionieri di tale genere. Entrambi i lavori furono rappresentati in case private; per il marcato carattere popolare, dato dall'uso del dialetto, dalla mimica e dalla vivace gestualità (ma probabilmente anche per il carattere denigratorio del potere politico) non vennero considerate all'altezza delle opere serie che si rappresentavano al teatro S. Bartolomeo e al palazzo reale e nella cui aulica solennità si rispecchiavano i potenti dominatori spagnoli.
L'8 marzo 1712 il compositore entrò a far parte della Congregazione del Monte dei musici, quindi il 13 luglio 1716 fu eletto tra i governatori insieme con F. Mancini e G. De Bottis (Sartori). Sempre nello stesso anno fu nominato maestro di cappella e organista della chiesa di S.Girolamo. Proseguì frattanto nell'attività di compositore e a partire dal 1717 le sue opere furono tutte rappresentate al teatro dei Fiorentini, che fra il 1707 e il 1734 fu, insieme con il teatro della Pace e il teatro Nuovo, uno dei teatri napoletani in cui la censura asburgica si manifestò con minore severità favorendo la diffusione di un tal genere di spettacoli.
Il 1° ott. 1719, per festeggiare il giorno natalizio di Carlo VI, il F. fece rappresentare nella gran sala del palazzo reale l'opera Armida abbandonata, in cui cantò la celebre Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina. Nel 1732 faceva ancora parte della Congregazione del Monte dei musici. È questa l'ultima notizia pervenuta sull'attività del F., che morì a Napoli in data che gli studiosi concordemente fissano allo stesso 1732.
L'epoca in cui visse il F. fu musicalmente dominata dalla figura di Alessandro Scarlatti, giunto a Napoli alla fine del secolo insieme con i fratelli Francesco, compositore, e Tommaso, cantante. Il Sartori ipotizza che tra il F. e gli Scarlatti siano intercorsi rapporti di collaborazione e che il ruolo della mezzana Ceccuzza ne Lo Lollo Pisciaportelle, essendo in dialetto siciliano, sia stato scritto per Tommaso. Peraltro l'influenza scarlattiana è ravvisabile nell'unica cantata a voce sola con accompagnamento di basso continuo, Verdi colli e piagge amene, conservata in un volume manoscritto, non datato, comprendente cantate di vari autori, presso la Biblioteca del Conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli (segn. 57.2.30).
In tale lavoro, il cui testo è un grazioso poemetto pastorale, costituito da due arie separate da un recitativo, si ravvisa una particolare unità stilistica conferita da una singolare chiarezza armonica e da un costante carattere descrittivo, che si accentua nell'ultima aria, dove anche il rapporto tra voce e strumento si fa più vario. L'altra composizione sopravvissuta di questo autore è quella dell'Oratorio di s. Antonio, la cui partitura, non datata, sì conserva presso la Biblioteca del Conservatorio di Parigi.
Tra le sue opere teatrali, tutte perdute, si ricordano: Lo Lollo Pisciaportelle, libretto di N. Orilia, Napoli, teatro privato del barone A. Paternò del Gesso, 1709; Lo Masillo, libretto di N. Origlia (?), in collaborazione con N. Fago (primo e terzo atto), Napoli, teatro privato di Mattia Di Franco, 1712; Lo mbruoglio d'ammore, libretto di A. Piscopo, Napoli, teatro dei Fiorentini, 1717; Armida abbandonata, libretto di F. Silvani, Napoli, palazzo reale, 1° ott. 1719, replicata poi al teatro S. Bartolomeo secondo R. Strohm e il Grove; Lo castiello saccheato, libretto di F. Oliva, Napoli, teatro dei Fiorentini, 1720 (il libretto recita testualmente: "Musica di Michele de Farco, ma tutto lo terzo atto e l'arie segnate cò chisto signo / songo de lo Siò Lonardo Vinci, masto de cappella napolitano"); Le pazzie d'ammore, libretto di F. A. Tullio, Napoli, teatro dei Fiorentini, primavera del 1723; inoltre, intermezzi al Siface di N. Porpora, Roma, teatro Capranica, carnevale del 1730.
Compose inoltre gli oratori, anch'essi perduti: Oratorio per la festività del glorioso s. Nicolò di Bari, Napoli, casa di Domenico Francesco Celentano, 7 dic. 1709; L'impresa del Divino Amore nella morte di s. Modestino, Avellino, cattedrale, giugno 1713; I trionfi dell'angelico dottore s. Tomaso d'Aquino, Napoli, S. Domenico Maggiore, 1724.
Fonti e Bibl.: C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini fino all'anno 1800, Cuneo 1991 (cfr. titoli delle singole opere); F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, IV, Napoli 1881, pp. 42, 586; M. Scherillo, L'opera buffa napoletana durante il Settecento, Napoli 1924, pp. 124, 177; Catal. delle opere musicali, G. Gasperini-F. Gallo, Città di Napoli, Bibl. del R. Conservatorio di musica S. Pietro a Majella, Parma 1934, p. 329; C. Sartori, Gli Scarlatti a Napoli. Nuovi contributi, in Riv. music. ital., XLVI (1942), pp. 384 s., 388; U. Prota Giurleo, M. F., in Enc. dello spettacolo, IV, Roma-Firenze 1957, coll. 1801 s.; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, p. 272; R. Strohm, Italienische Opernarien des frühen Settecento (1720-1730), in Analecta musicologica, II (1976), pp. 205, 236, 270, 302; F. Degrada, L'opera napoletana, in Storia dell'opera, I, Torino 1977, pp. 237 ss.; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, pp. 63, 268, 728; M. Rak, L'opera comica napoletana del primo Settecento, in Musica e cultura a Napoli dal XV al XIX sec., Firenze 1983, p. 222; Conserv. di musica "S. Pietro a Majella" di Napoli, Catal. dei libretti d'opera in musica dei secoli XVII e XVIII, a cura di F. Melisi, Napoli 1985, IM. 156, 953, 978, 1309; C. Schmüdl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 420; Suppl., p. 244; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, III, coll. 92 s.; Enc. della musica Rizzoli Ricordi, II, p. 161; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 336 s.; Diz. enc. univ. d. mus. e dei musicisti, Le biografie, II, p. 433.