METODISMO (ingl. Methodism)
Religione. - Metodisti furono detti dapprima per derisione - ma l'appellativo fu ben presto accolto da loro stessi - i seguaci di quel movimento di "reviviscenza" (revival) religiosa, svoltosi in Inghilterra circa il terzo decennio del sec. XVIII, principalmente attorno a J. e Ch. Wesley e ai loro collaboratori. Ora, si designano collettivamente con questo nome le numerose denominazioni cristiane che da quel movimento trassero origine. La genesi del metodismo wesleyano si può far risalire alle prime esperienze fatte da J. Wesley (v.) in America, a contatto con alcuni Fratelli boemi, e a quelle da lui successivamente fatte in Inghilterra, sempre sotto l'influsso di Fratelli boemi, nel 1738; la sua "conversione" facendogli acquistare la certezza intima che Cristo lo aveva mondato di tutti i peccati e salvato dalla legge del peccato e della morte, rafforzò in lui l'ardore proselitistico. Prima del Wesley, aveva avuto la stessa esperienza un antico membro del Holy Club fondato da lui a Oxford nel 1729, G. Whitefield, il quale aveva incominciato a Bristol la predicazione all'aperto. In procinto di ripartire per l'America, chiese al Wesley di sostituirlo; e questi accettò. Poco dopo, i due si ritrovarono a Londra, ove J. Wesley costruì una "stanza" di riunione nei locali della rovinata fonderia reale di cannoni presso Moorfields, staccandosi a poco a poco dalla "società religiosa" ch'egli aveva fondato circa un anno prima nella Fetter Lane. Altre società vennero fondate in seguito, e si unirono a quelle di Bristol e di Kingswood; così che nel 1743 J. Wesley poteva dettare le "Regole" delle United Societies. Le "società" erano divise in gruppi (bands) e queste in classes di 12 persone ciascuna, sotto un capo (leader), a scopi di edificazione reciproca, di assistenza e anche di sorveglianza; i membri versavano un piccolo contributo e ricevevano una tessera dal Wesley. Il quale, nel frattempo, s'era staccato dal Whitefield che, aderente alla stretta teologia calvinistica, ritornando in Inghilterra dopo due anni di assenza, non si sentiva più di procedere d'accordo con l'"arminiano" Wesley. Il Whitefield e i suoi seguaci si confusero con il movimento dei metodisti calvinisti (v.) gallesi; il Wesley continuò con le sue società. che dovevano a poco a poco formare una chiesa separata dall'anglicana.
Infatti, il distacco - nonostante l'adesione che il Wesley e molti dei suoi seguaci continuavano a dare ai 39 articoli di fede e al Libro delle preghiere comuni - si stava rendendo inevitabile, per l'avversione che il clero anglicano mostrava verso il nuovo movimento. Nel 1739, s'era impedito di predicare in chiesa al Whitefield; l'anno dopo, Ch. Wesley si vide escluso dalla Cena con i suoi adepti, ai quali egli l'amministrò in una scuola di Kingswood. Inoltre, la necessità di procurarsi un numero sufficiente di predicatori persuase J. Wesley a ricorrere anche a coloro che non avevano ricevuto l'ordinazione anglicana: il che egli fece, dapprima sporadicamente ma, dal 1740 in poi, con maggiore regolarità. Questi laici erano distinti nelle tre categorie dei predicatori "itineranti", "semi-itineranti" e "locali". Intanto, un'altra questione si veniva facendo grave, quella dell'amministrazione dei sacramenti. J. Wesley non temeva di amministrarli; ma, non volendo ancora venire a rottura definitiva con la chiesa anglicana, esitava a conferire ad altri - come sarebbe stato necessario - gli ordini sacri. Intanto, aveva esteso la sua predicazione all'America, dove aveva inviato Fr. Asbury (1745-1816) e Th. Rankin (circa 1738-1810) i quali avevano ottenuto un certo successo. Ma, poi, lo scoppio della guerra d'indipendenza aveva disperso il clero e il Rankin era anche tornato in patria, mentre tutta l'organizzazione metodista era in crisi. Il Wesley si era nel frattempo persuaso che l'episcopato non costituiva un ordine diverso dal sacerdozio; perciò nel 1784 essendosi i metodisti americani, per consiglio dell'Asbury, rivolti a lui, egli nominò Th. Coke (1747-1814), già prete anglicano, a "soprintendente" (così traduceva il gr. ἐπίσκοπος, come διάκονος con stewart "servitore"), dandogli l'incarico di collaborare con l'Asbury. Nasceva così, nella "conferenza di Natale" (Baltimora, dicembre 1784) la chiesa metodista degli Stati Uniti, o Chiesa metodista episcopale (Methodist Episcopal Church). Da questo momento, la storia del metodismo è, per quasi tutto il sec. XIX, quella delle successive scissioni che, mentre cresceva il numero totale degli aderenti, portarono alla formazione di nuove denominazioni; e, in seguito, quella dei tentativi di ricostituire l'unità del movimento, attraverso una serie di riunioni parziali. Esse hanno arrecato una grande semplificazione, ma questa fase non può dirsi ancora chiusa.
In Inghilterra, il Wesley continuò a reggere le sorti delle sue "società". Egli soleva tuttavia consultare anche altri e da questo suo uso derivò, col tempo, la "conferenza annua". Verso la fine della sua vita, sentì tuttavia il bisogno di dare alla sua chiesa una costituzione più regolare: pertanto, non solo conferì l'ordinazione nel 1788 ad Alexander Mather e nel 1789 a Henry Moore (1751-1844) e al Rankin, ma provvide a dare un carattere di stabilità alla "conferenza", facendone (1784) un'assemblea di 100 "predicatori ed espositori della parola di Dio", posta alle sue dipendenze e incaricata di vigilare sulla condotta e sulla fedeltà ai principî wesleyani di tutti i predicatori. Morto il Wesley il 2 marzo 1791, si dovette provvedere in qualche modo alla successione. La conferenza riunita a Manchester il 26 luglio divise il territorio del Regno Unito in "distretti", ciascuno dei quali comprendeva pochi "circoli" (circuits) e attribuì a ogni predicatore gli stessi privilegi di cui godeva il Wesley. Ma più grave fu la questione sorta, ancora una volta, intorno all'amministrazione dei sacramenti: alcuni volevano che si attribuisse la facoltà di celebrare la Cena eucaristica a ogni predicatore e che si celebrasse il culto regolarmente; altri erano contrarî, desiderando non rompere completamente con la chiesa anglicana; altri ancora, che si lasciassero le cose nello stato in cui erano al tempo del Wesley. Finalmente il Plan of pacification del 1795 stabilì che la Cena si celebrasse solo nelle cappelle in cui essa era desiderata o almeno consentita dalla maggioranza. Ma l'estensione dei poteri dei predicatori e altri provvedimenti aumentarono il potere dei laici, e diminuirono d'altra parte quello della conferenza. A questa, tuttavia, i laici non furono ammessi ufficialmente se non a partire dal 1878, pur senza sopprimere le adunanze dei Cento (Legal Hundred), che insieme con i ministri costituiscono la "sessione pastorale" della conferenza, mentre ministri e laici formano la "sessione rappresentativa". La Chiesa metodista wesleyana (Wesleyan Methodist Church) ha inoltre numerose missioni. Questo nome è usato dai metodisti non solo nel significato più ristretto, per indicare l'evangelizzazione dei pagani, ma in senso lato, a significare la propaganda fra altri cristiani, che s'accompagna regolarmente a opere di assistenza sociale, cui i metodisti dànno grande importanza. Missioni nel primo senso furono inviate, ancora vivente il Wesley, nelle Indie Occidentali; poi a Ceylon e a Madras, nell'Australia e Oceania, nella Colonia del Capo, nella Cina e nella Birmania. Ad esse provvede una Società missionaria, fondata nel 1813. Alcune di queste missioni sono ora organizzate regolarmente, come la chiesa madre; hanno cioè una "conferenza" propria. Così l'Australia (dal 1855) e la Colonia del Capo dal 1882, ora estesa a tutta l'Unione Sudafricana.
Dai metodisti wesleyani si sono staccati, come abbiamo detto, varî altri gruppi. Nel 1797, si staccò un gruppo di tendenze più democratiche nell'organizzazione ecclesiastica, capeggiato da Alexander Kilham (1762-1798), formando la Nuova associazione metodista (Methodht new connexion; il nome di "chiesa" fu assunto da tutte le denominazioni metodiste solo molto tardi). Nel 1805 si staccarono i metodisti indipendenti (Independent Methodists), i quali non ammettevano che i ministri fossero pagati, e hanno subito, nel culto, l'influsso dei quacheri. Nel 1810, in seguito all'avversione della chiesa madre verso la predicazione all'aperto, ripresa con entusiasmo da Hugh Bourne (1772-1852) e dal suo discepolo William Clowes (1780-1851), altri si staccarono che nel 1812 assunsero il nome di metodisti primitivi (Primitive Methodists). Questi nella prima metà del sec. XIX acquistarono largo seguito tra le classi più umili nei distretti minerarî; più tardi, stabilirono il centro della loro organizzazione a Londra e iniziarono la predicazione nelle città; hanno condotto un'attiva opera di propaganda nell'Australia, nella Nuova Zelanda, negli Stati Uniti e nel Canada; stabilito missioni a Fernando Poo e nell'Africa meridionale; assunto nel 1902 la denominazione di church (chiesa) anziché connexion; e hanno avuto larga parte nella fondazione delle associazioni di assistenza sociale, morale e materiale e di edificazione, note per lo più sotto il nome generico di Christian endeavour ("condotta cristiana") societies. Hanno una conferenza annua, in cui sono ammessi anche laici, ma che abbiano un posto nell'organizzazione ecclesiastica; e una costituzione di tipo presbiteriano, in quanto i "soprintendenti" sono distinti dagli altri ministri solo per le funzioni.
Un'altra scissione si ebbe allorché circa il 1815 fu fondata l'associazione religiosa dei "cristiani della Bibbia" (Bible Christians), per opera di William O'Bryan (poi Bryant; 1778-1868). Per ragioni disciplinari si staccarono poi i metodisti protestanti (Protestant Methodists; il nome deriva da una loro protesta contro il potere della conferenza, nel 1827), la Wesleyan Methodist Association, formata dagli oppositori alla fondazione di una scuola teologica (1835), alla quale aderirono anche i "protestanti". Per altre controversie, sempre di carattere disciplinare, si ebbe una nuova scissione nel 1849; dei dissidenti, parte si accordarono con la Wesleyan Methodist Association per fondare, nel 1857, le chiese libere metodiste unite (United Methodist Free Churches), parte rimasero raggruppati nella Unione wesleyana riformata (Wesleyan Reform Union).
In America la Chiesa metodista episcopale, che rappresenta la continuazione della chiesa madre d'Inghilterra, ha una costituzione simile a questa, tiene anch'essa ogni quattro anni la sua conferenza generale, alla quale i delegati dei laici vennero ammessi solo nel 1872 e le donne nel 1904. In materia di fede, aderisce ai 25 articoli di fede, in cui J. Wesley condensò i 39 articoli anglicani. Neppure qui mancarono i motivi di dissenso, che furono di vario ordine, ma si possono raggruppare sotto due capi: la questione dei diritti dei Negri e quella dell'organizzazione ecclesiastica.
Così nei primi anni del sec. XIX venne fondata a New York la African Methodist Episcopal Zion Church, da cui nel 1886 si scisse la Evangelist Missionary Church, nell'Ohio; e nel 1816, a Filadelfia, si costituì la African Methodist Episcopal Church, che possiede ora l'università di Wilberforce (Ohio), e tiene missioni in Africa, nell'America Meridionale, nelle Indie Occidentali e in Hawaii; è la più numerosa denominazione cristiana composta esclusivamente di Negri. In seguito all'appello di un gruppo di riformatori contro la conferenza generale del 1824, respinto nel 1828, si costituì nel 1830 la Methodist Protestant Church, con organizzazione che in parte si ispira a concetti presbiteriani. Un gruppo di abolizionisti, quali O. Scott (1800-1847) e Le Roy Sunderland (1802-1885) fondò nel 1842 la Wesleyan Methodist Connection (poi Church) of America. Due anni dopo, anche la chiesa madre si dichiarò contro la schiavitù. Questo fatto provocò il ritorno di alcuni dei dissidenti del 1842, ma anche vivacissime proteste tra i metodisti degli stati meridionali, onde una nuova scissione e il formarsi della Methodist Episcopal Church South. Questa, dopo la guerra di secessione, dovette riorganizzarsi, nel 1866, ammettendo, tra l'altro, i laici nella conferenza generale e costituendone una a parte per i Negri; ma questi nel 1870 si stamparono ugualmente, per organizzarsi nella Coloured Methodist Episcopal Church.
Intanto s'erano staccati, nel 1852, nella Georgia, i cosiddetti Congregational Methodists, da cui nel 1881 si scissero nuovamente i New Congregational Methodists; nel 1860, si staccarono le Free Methodist Churches; e così varie altre. Tutte queste chiese sono organizzate in base a principî presbiteriani. Esistono inoltre, negli Stati Uniti, aderenti di molte delle chiese metodiste d'Inghilterra.
Tuttavia, come si è accennato, esiste e si è accentuata nel secolo XX, una certa tendenza all'unione. Così nel 1907 la Methodist New Connexion, i Bible Christians e le United Methodist Free Churches si unirono, formando insieme la nuova Chiesa metodista unita (United Methodist Church); già nel 1904, in Australia, le diverse chiese metodiste si riunirono nell'Australasian Methodist Church; nel Canada, le varie denominazioni metodiste si fusero in una, e nel 1925 questa venne a costituire, con i presbiteriani e i congregazionalisti, la United Church of Canada. Inoltre, in esecuzione di una legge del 1929, in Inghilterra le chiese metodista wesleyana, metodista primitiva e metodista unita si sono a loro volta unite, nel 1932, formando la Chiesa metodista (The Methodist church). Questa continuerà a inviare i suoi delegati alla conferenza ecumenica, o conferenza metodista mondiale.
Il metodismo si è esteso anche fuori del mondo anglosassone, specie ad opera della chiesa metodista episcopale, e anche in diversi stati europei, molti dei quali hanno ora una conferenza indipendente, mentre altri hanno ancora una conferenza missionaria. Le diverse conferenze europee sono raggruppate in due grandi "aree" sotto due vescovi che risiedono rispettivamente a Stoccolma e a Zurigo. La prima comprende le conferenze: baltico-slava, danese, finlandese, svedese, norvegese e dell'Africa settentrionale, quelle missionarie della Francia, della Russia e della Spagna; la seconda le conferenze della Germania centrale, di nord-est, di nord-ovest, del sud e di sud-est, della Svizzera, dell'Italia, e quelle missionarie dell'Austria, della Bulgaria, della Jugoslavia e dell'Ungheria. Vi sono poi le conferenze centrali, dell'Europa settentrionale e dell'Europa meridionale.
In Italia, le missioni metodiste episcopali, progettate fin dal 1832, incominciarono solo dal 1870; il 16 giugno 1873 ebbe luogo a Modena la prima celebrazione del culto metodista in Italia; il 10 settembre 1874 si riunì a Bologna la prima conferenza missionaria italiana; il 25 dicembre 1875 fu inaugurata una chiesa in Roma (prima chiesa protestante nell'interno della città); il 19 marzo 1881, a Roma, la conferenza missionaria fu trasformata in conferenza annuale indipendente.
Circa la diffusione, si hanno le seguenti cifre, relative al 1932:
Dal punto di vista teologico il metodismo ha in comune con le Confessioni cristiane riformate la concezione che la salvezza individuale si consegue non tanto con l'aiuto dei sacramenti conferiti dalla Chiesa, quanto per mezzo della grazia conferita immediatamente da Dio al credente. Ma, sotto l'influsso dei mistici, e reagendo col suo revival contro il deismo intellettualistico, da una parte, e il ritualismo, dall'altra, prevalenti allora nelle classi colte e nella gerarchia della chiesa anglicana, J. Wesley fu portato a teorizzare la sua esperienza personale della "conversione", ad asserire cioè non solo il valore della fede che redime, ma anche quello della testimonianza intima dello Spirito Santo, onde il credente acquista la certezza della sua fede e pertanto della sua redenzione. Questo elemento mistico, per cui Dio veniva messo così in diretto contatto con l'uomo, doveva condurre il Wesley anche a respingere la dottrina calvinistica della predestinazione: dottrina accolta dalla teologia del puritanesimo cui si mantenne fedele il Whitefield e che, identificando l'onniscienza con l'onnipotenza di Dio, insiste sull'aspetto metafisico della divinità, a scapito di quello personale. Il Wesley invece mise in evidenza piuttosto la misericordia divina, sostenne che questa si estende a tutti e affermò anzi la possibilità di purificarsi interamente da ogni peccato, in quanto è possibile, pregando, ottenere da Dio la capacità di adempiere ai due precetti fondamentali del Vangelo, l'amore di Dio e quello del prossimo (cfr. Matteo, XXII, 34-40, ecc.). Chi è "in Cristo" può, secondo il Wesley, divenire del tutto una "nuova creatura" ancora nella vita terrena, e "il sangue di Cristo" (cfr. I Giovanni, I, 7) lo monda anche "dall'ultimo rimasuglio del peccato".
Ma questo punto segna anche il distacco del Wesley dal misticismo puramente contemplativo e implica l'attribuzione di un certo valore - almeno come manifestazione dell'avvenuta conversione - alle opere: in quanto e il Wesley e tutte le chiese metodiste dopo di lui hanno sempre dato grande importanza all'assistenza sociale in tutte le forme. Il cristiano, che dalla testimonianza interna dello spirito acquista la certezza del suo pentimento e della sua fede in Cristo, è anche sicuro di aver ottenuto la partecipazione alla redenzione piena e universale, frutto del sacrificio di Cristo, e cercherà pertanto di liberarsi del tutto dal male e di attuare così la propria santificazione, sforzandosi di amare Dio, cioè di adempiere ai suoi precetti; e in tale adempimento della legge dell'amore, in tale senso vivo ddella fratellanza fra tutti i credenri è assai più che nella partecipazione ai sacramenti o nell'adesione a una formula di fede - la prova della sua reale ed effettiva appartenenza alla Chiesa, cioè la conferma dell'ottenuta salvezza. L'aver sentito profondamente le esigenze dell'etica ha dato al metodismo un equilihrio, che non si riscontra abitualnente nei movimenti religiosi entusiastici; forse in questo equilibrio e nel senso vivo della pratica ch'esso ha sempre avuto, è la ragione principale della sua vitalità e durata.
Conformemente a queste sue concezioni fondamentali, ma anche rispecchiando le condizioni storiche e le dottrine politiche prevalenti al suo tempo, il Wesley, nel riassumere i 39 articoli di fede anglicani, li alterò in varî punti, sostituendo, p. es., la parola "battesimo" con "giustificazione" e "rinascita", aggiungendo alle parole "la maestà del re" anche "il suo parlamento", e così via, eliminando cioè la supremazia del re sulla chiesa, elemento fondamentale dell'anglicanesimo, e anche ciò che nei suddetti 39 articoli riguardava il riconoscimento di formule di fede o di una tradizione teologica; come l'accettazione delle formule di fede e dei concilî ecumenici della Chiesa antica.
Bibl.: J. F. Hurst (e altri), History of Methodism, New York 1903-1905, voll. 7; W. J. Townsend (e altri), A new History of Methodism, Londra 1909, voll. 2; J. R. Gregory, A History of Methodism, Londra 1911, voll. 2; H. B. Workman, Methodism, Cambridge 1912; J. S. Simon, John Wesley and the Relig. Societies, Londra 1921; id., J. W. and the Methodist Societies, ivi 1923; id., J. W. and the advance of Methodism, ivi 1925; id. e G. G. Findlay, art. Methodism, in Hastings, Encycl. of Religion and Ethics, VIII, Edimburgo 1915; Die bischöfl. Methodistenkirche, Berlino-Lipsia 1931 (Corp. Confess., XX, i).