metafonia
La metafonia (o metafonesi: i due termini sono calchi, con elementi greci, del ted. Umlaut «modificazione di suono») è un processo fonetico-fonologico che interessa le vocali toniche medie o basse di una parola se nella sillaba seguente compaiono vocali atone alte: /-i/ e /-u/ (Maiden 1997).
La metafonia, che può essere definita come un fenomeno di ➔ assimilazione a distanza, è molto simile all’armonia vocalica: la differenza sta nel fatto che nel processo di metafonia sono le vocali postoniche a influenzare le vocali toniche, mentre invece nell’armonia vocalica sono le vocali toniche a influenzare quelle postoniche.
Generalmente la metafonia è un fenomeno diacronico che riporta alcune parole attuali come uscio a una forma latina ostium, dove la vocale [o] tonica diventa [u] per effetto della vocale atona seguente [i]. Il fenomeno, ignoto al fiorentino e quindi alla lingua letteraria, è molto diffuso tra i ➔ dialetti italiani con caratteristiche ed evoluzioni che cambiano da zona a zona e con una maggiore o minore diffusione. Si manifesta in due differenti modi:
(a) innalzamento, per il quale cioè le vocali (normalmente medie) si innalzano di un grado per influsso di vocali alte atone in posizione finale come [-i] e [-u]:
(1) [ɛ] > [e], [e] > [i], [ɔ] > [o], e [o] > [u]
(b) dittongamento, per cui le vocali toniche (normalmente medie) si dittongano per influsso delle vocali atone finali [-i] e [-u]:
(2) [ɛ] > [jɛ], [e] > [je], [ɔ] > [wɔ], e [o] > [wo]
In alcuni dialetti è avvenuto il riassorbimento del ➔ dittongo, con esito di monottongamento (➔ monottongo) e allungamento vocalico: così [e] dà luogo al dittongo discendente [ìə], per effetto di metafonia, e in seguito si riassorbe in vocale lunga [iː]. Analogamente si avrà la vocale media posteriore [o] che per influsso metafonetico si trasforma in dittongo discendente [ùo] e in seguito per semplificazione si riassorbe in [uː]. Le forme saranno del tipo di p[e]de «piede», che al plurale diviene p[ìə]di e in seguito p[iː]di. Secondo Rohlfs (1966-1969), nella Calabria settentrionale questo processo è presente anche in sillaba chiusa, producendo b[e]lla → b[ìə]lli e in seguito b[iː]lli, ove la durata sarebbe da interpretarsi come la marca di un precedente dittongo.
La metafonia per dittongamento e quella per innalzamento sono processi in qualche modo legati. Ciò è evidenziato in alcuni dialetti che presentano entrambe le forme e si differenziano per la posizione dinanzi a pausa: così ad Agnone (Isernia) [ˌɲːa tə ˈsiəndə] «come ti senti?» ~ [n də sendə ˈvuonə] «non ti senti bene?».
Anche il legame tra dittongamento e monottongamento è provato dalla coesistenza in alcuni dialetti meridionali di entrambe le forme: a Papasidero (Cosenza) si registra [ˈmɔrta] «morta» e [ˈmurtu] «morto» con metafonia per innalzamento, [ˈpɛtːsa] «pezza» [ˈpjɛtsːu] e «pezzo» con metafonia per dittongamento.
Il fenomeno della metafonia può essere analizzato in diversi modi: la sua realizzazione può servire per es. per differenziare periodi o zone linguistiche. Nell’Italia settentrionale la metafonia è causata esclusivamente dalla vocale finale latina ī. In bolognese avremo la forma singolare [ˈfiaur] «fiore» e quella plurale [ˈfiur] «fiori». In alcuni dialetti meridionali, invece, vale la regola secondo cui è la vocale seguente e non quella della sillaba finale a innescare la metafonia: [ˈpjertika] «pertica», [ˈpjenːitʃe] «grappolo d’uva», [ˈfworfitʃe] «forbici», [ˈpjetːine] «pettine»; al contrario non registriamo metafonia nei casi [ˈstomaku] «stomaco», [ˈmonaːku] «monaco», [ˈerːamu] «ramingo».
Questo fenomeno è anche conosciuto in Calabria e in Sicilia e, con distribuzione incostante, in Campania. Risulta evidente che provoca metafonia non soltanto la vocale latina ī ma anche una ĭ, come mostrano gli esempi di pěrtĭca, fŏrfĭce, pĕctĭne. È sufficiente che questa ĭ non si sia già confusa con gli esiti di ē (vocalismo di tipo siciliano, dove ī > [i] mentre ī, ē ed ĕ > [ɛ], e ū > [u] mentre ŭ, ō e ŏ > [ɔ]) conservando il timbro originario, oppure che sia stata nuovamente, ma di recente, innalzata a [i], come è avvenuto per le forme del calabrese [ˈpjekura] < lat. pěcŏra o [ˈrjepule] < lat. lěpŏre, che presuppongono una vocale alta [u] nella posizione mediana, quindi un passaggio intermedio *pecura e *repule (Rohlfs 1966-1969).
Quanto alla morfologizzazione, invece, il processo di metafonia neutralizza alcune opposizioni di ➔ genere grammaticale: a Ischia (Napoli) si ha [ˈspusə] per «sposo» e «sposi» e [ˈspɔsə] per «sposa» e «spose»; sono neutralizzate anche talune opposizioni di ➔ numero: a Trebisacce (Cosenza) si ha [neˈpotə] «nipote» da una forma fonologica /neˈpote/ rispetto a [neˈputə] «nipoti» da una forma fonologica /neˈputi/.
Maiden (1997), considerando la metafonia in relazione alla morfologia, identifica tre classi di dialetti, che chiama di tipo A, B e C. I dialetti di tipo A presentano le forme verbali [ˈkorːo] «(io) corro», [ˈkorːi] «(tu) corri» e [ˈkorːe] «(egli) corre», dove la categoria della persona è segnalata soltanto da suffissi; i dialetti di tipo B presentano [ˈkorːo] «(io) corro», [ˈkurːi] «(tu) corri» e [ˈkorːe] «(egli) corre», dove, oltre ai suffissi, è presente anche un’alternanza nella vocale della radice che deriva dalla metafonia; infine i dialetti di tipo C, con [ˈkorːə] «(io) corro», [ˈkurːə] «(tu) corri» e [ˈkorːə] «(egli) corre», dove il processo di centralizzazione della vocale finale ha neutralizzato la distinzione delle vocali del suffisso, oscurando l’originario contesto di condizionamento per la metafonia. L’alternanza metafonica rimane l’unico indicatore della categoria di persona, originariamente segnalata dalla flessione.
Quanto alla distribuzione territoriale del fenomeno, è presente in quasi tutti i dialetti, tranne nel toscano, come già detto, nel veneto moderno (Tagliavini 1949: 339), nella Sicilia occidentale e sporadicamente a Grado (Gorizia). Alcuni studi moderni di fonetica e fonologia diacronica (Romito & Gagliardi 2009) utilizzano la presenza e la produttività di tale fenomeno per datare alcuni dialetti e studiare la loro evoluzione, la loro autonomia e la loro vitalità.
Maiden, Martin (1997), Metaphony, in Id. & Parry, Mair (edited by), The dialects of Italy, London - New York, Routledge, pp. 15-25.
Rohlfs, Gerhard (1966-1969), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 3 voll. (ed. orig. Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Bern, Francke, 3 voll.).
Romito, Luciano & Gagliardi, Daniela (2009), La metafonia in alcuni centri del nord Calabria: verso una mappa regionale, in Id., Galatà, Vincenzo & Lio, Rosita (a cura di), La fonetica sperimentale: metodo e applicazioni. Atti del IV convegno nazionale dell’Associazione Italiana di Scienze della Voce (Università della Calabria, 3-5 dicembre 2007), Torriana, EDK, pp. 423-437.
Tagliavini, Carlo (1949), Le origini delle lingue neolatine. Corso introduttivo di filologia romanza, Bologna, Pàtron.