Vedi MESSINA dell'anno: 1961 - 1995
MESSINA (v. vol. IV, p. 1084)
Grazie a nuovi scavi è stato possibile acquisire importanti elementi circa la topografia dell'antico centro urbano, con particolare riferimento all'estensione e alla consistenza dell'abitato di età arcaico-classica, sinora pressoché sconosciuto. Quest'ultimo, infatti, sembra svilupparsi particolarmente nella pianura alluvionale situata a S e a E del corso del torrente Portalegni (corrispondente all'incirca alla Via Tommaso Cannizzaro) che anticamente sboccava all'interno del porto falcato.
Alcuni scavi sono stati effettuati nella zona di congiunzione tra la penisola di S. Ranieri e la terraferma presso il corso iniziale della Via La Farina del Viale S. Martino e nei pressi della Piazza Cairoli: qui è stato possibile reperire i primi scarni lembi del tessuto urbano arcaico, con livelli di frequentazione e talvolta strutture che si collocano a partire dagli ultimi decenni dell'VIII sec. a.C. fino al VI-V sec. a.C. Di particolare importanza risulta a questo proposito lo scavo dell'ex Albergo Reale, isolato 224 (1971), dove furono individuate almeno due fasi edilizie di abitazioni, realizzate secondo il medesimo schema ortogonale che, secondo L. Bernabò Brea, dimostrano che la città doveva avere una planimetria regolare con edifici di abitazione sorgenti su oikòpeda a lotti urbani, divisi fra loro da stretti passaggi (in questo caso della lunghezza di una settantina di cm). Altri lembi di abitato arcaico sono stati rinvenuti di recente presso gli isolati Τ e Ζ di Via Industriale (1988-1990): in particolare nell'isolato Τ è emerso un probabile tratto di strada in direzione E-O, ampio m 6 c.a, appartenente alla fase edilizia del VI sec. a.C. Presso l'isolato Z, al di sopra di lacunosi resti di età tardo-arcaica e classica, è stata rinvenuta una porzione di isolato con impianto di IV sec. a.C., affacciantesi su un'arteria stradale E-O, ampia c.a 7 m. Un altro intervento presso l'isolato 158 di Via La Farina (1990-1991) ha riportato in luce una serie di pozzi contenenti materiale ceramico dell'VIII-VI sec. a.C., forse in parte votivo. Altro materiale votivo, una maschera femminile e un'arula con quadriga della seconda metà del VI sec., era già stato rinvenuto nella zona della ferrovia.
Dallo studio dei materiali ceramici provenienti da questi scavi emerge una varietà di presenze che è da mettere in relazione con l'attività commerciale che si svolgeva attraverso lo Stretto: tra le importazioni più antiche prevalgono ceramiche di tipo euboico-cicladico, che stimolano anche una produzione locale di imitazione, corinzie tardo-geometriche e protocorinzie fra cui coppe di Thapsos; vi sono inoltre importazioni fenicio-puniche, buccheri etruschi e importazioni greco/orientali già a partire dalla prima metà del VII sec. a.C.
Occorre correggere l'opinione sinora prevalente secondo la quale la città di epoca ellenistica avrebbe avuto dimensioni alquanto ridotte, con particolare riferimento alla città mamertina che avrebbe impegnato un'area ristretta a ridosso del porto falcato, rinserrata tra mura e limitata verso S dal Portalegni. Pare invece accertato che si estendesse in direzione O fino a comprendere l'altura di Montepiselli (in qualità di acropoli?). Ciò viene confermato dal recente rinvenimento (1988-1990) lungo la Via S. Marta di un robusto tratto di fortificazione in blocchi di calcare locale largo 5 m, che dovrebbe datarsi all'età tardo-classica o al primo ellenismo.
Altri indizî circa l'estensione dell'abitato ellenistico verso Ν e O sono affiorati presso la Via A. Martino, poco più a valle della fortificazione sopra descritta e nell'area del Tribunale dove si sono intercettati cospicui resti di età imperiale sovrapposti a livelli più antichi.
Fasi abitative di età tardo-classica ed ellenistica si riscontrano anche in sovrapposizione all'abitato arcaico, come nell'isolato Ζ di Via Industriale. È incerto se si possa parlare in questi casi di continuità di vita del centro urbano o piuttosto di quartieri distinti dal corpo principale dell'abitato che si sarebbe spostato più a Ν verso l'interno.
Il rinvenimento di numerose fornaci sembra attestare la presenza di un estesissimo quartiere industriale situato in un'area alquanto interna rispetto al porto.
Spostato in direzione Ν appare il centro monumentale della città romana. Una conferma viene dalla messa in luce nell'area del cortile del Palazzo Municipale, dove già l'Orsi aveva rinvenuto importanti elementi epigrafici, architettonici e scultorei, di un porticato in robusta opera laterizia e di parte di una cavea semicircolare in calcestruzzo, sotto l'impianto di un quartiere urbano in vita dall'età medievale fino al grande sisma del 1908 (scavi del 1976, 1988-1990).
Interventi sono stati effettuati anche nell'area della necropoli di età classica ed ellenistica che delimitava a O e a S l'abitato.
In Via C. Battisti, ai margini dell'area degli Orti della Maddalena, che costituisce il più importante nucleo della necropoli greca, è stata messa in luce (1983-1984) una serie di sepolture sovrapposte databili al V e al IV sec. a.C. In prossimità di esse è stata scoperta anche una grandiosa tomba a camera con dròmos e letti funerari in muratura databile tra la fine del IV e il III sec. a.C., visibile sotto la scalinata antistante la Caserma Zuccarello (1971). Ai margini della necropoli, presso la Via F. Faranda, è stata individuata un'area probabilmente destinata al culto delle divinità ctonie e dei defunti eroicizzati, con deposizioni votive di età tardo-ellenistica (1965). Sepolture databili tra la seconda metà del IV e il III sec. a.C. sono state scoperte addossate al fronte esterno della fortificazione greca rinvenuta in Via S. Marta: una delle tombe ha restituito uno splendido cratere siceliota a figure rosse con scena teatrale. Scavi presso Via C. Battistini mostrano come settori della necropoli erano ancora in uso durante l'età imperiale.
Interesse topografico riveste infine la scoperta sul lato destro del torrente Boccetta, a Ν del quale era già nota la presenza della necropoli romana di S. Placido, di più di 200 tombe databili fra il periodo augusteo e il II-III sec. d.C., riferibili a persone di basso ceto, se non addirittura a schiavi. Questa necropoli costituiva sicuramente il limite Ν dell'abitato di età romana.
Una novità di questi ultimi decenni è rappresentata dalla individuazione al di sotto dei livelli di età greca e romana di estesi giacimenti preistorici, segno dell'importanza che l'area dello Stretto rivestiva già per queste popolazioni. Forti a questo proposito sono i rapporti con le culture eoliane. Resti della cultura eneolitica di Piano Conte sono stati individuati presso i laghetti di Ganzirri, non lontano dal Capo Peloro, e di recente in contrada Camaro, in associazione con un idoletto «a violino» di tipo cicladico-anatolico in pietra schistosa, unico finora nel panorama siciliano, indizio di un diretto, precoce interesse dei navigatori egei per la Sicilia e l'Occidente. Di rilievo sono le scoperte effettuate presso la sponda destra del Boccetta dove, alternati a formazioni alluvionali di diversa potenza, sono stati messi in luce varí livelli, il più recente dei quali riferibile a una necropoli con sepolture a enchytrismòs dell'antica Età del Bronzo (cultura di Rodì-Tindari-Vallelunga-Boccadifalco), mentre i più antichi erano riferibili al Neolitico, comprendente tra l'altro due sepolture da inquadrare entro l'orizzonte di Serra D'Alto, e all'Eneolitico (scavo 1982). In numerosi punti della città si sono rinvenuti resti dell'antica Età del Bronzo: resti di necropoli a enchytrismòs, di abitato e di un ampio insediamento presso Via La Farina, dove è stato anche possibile ricostruire l'ambiente geofísico in cui si svilupparono i varî livelli di vita. I colli a ridosso dell'abitato moderno erano frequentati durante l'Età del Bronzo Medio e Recente: si ricordano due tombe a enchytrismòs vicine alla cultura del Milazzese rinvenute in Contrada Paradiso. Un esteso insediamento probabilmente riferibile all'estrema Età del Bronzo e all'inizio dell'Età del Ferro (possibile Ausonio), è stato individuato di recente presso i monti Ciccia e Tidora, su una dorsale a cavallo delle estreme propaggini dei Peloritani, dalla quale è possibile dominare sia l'area dello Stretto sia del lago Peloro.
Altre scoperte di rilievo sono state effettuate di recente nel territorio comunale; in particolare in contrada Pistunina, sulla via tra Messina e Catania, un vasto complesso di età imperiale, caratterizzato da più fasi di vita fino almeno al V sec. d.C., che doveva far parte di un'estesa «massa», forse collegata con una grande villa per la quale è stata proposta l'identificazione con una villa appartenuta ai Valerli in cui visse S. Melania. Del complesso sembra far parte anche un tempietto con podio in blocchi di pietra lavica.
Tracce di un abitato bizantino, probabilmente agricolo, sono state infine individuate a monte del laghetto maggiore di Ganzirri.
Bibl.: In generale: M. I. Gulletta, M. Caccamo Caltabiano, G. Scibona, in BTCGI, X, 1992, pp. 1-65, s.v., con ampia bibl. prec.; Lo Stretto: crocevia di cultura. Atti del XXVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto-Reggio Calabria 1986, Napoli 1993, passim.
Preistoria: G. Scibona, Due tombe ad enchytrismòs della media età del bronzo in contrada Paradiso a Messina, in BPI, LXXX, 1971, pp. 213-227; G. Scibona, A. Berdar, Un frammento di vaso in calcite a monte della località Contemplazione a Messina, in SicA, XXXVII, 1978, pp. 55-58; I. Biddittu, L. Bonfìglio, F. Riccobono, Eneolitico di facies Piano Conte a Ganzirri (Messina), ibid., XL, 1979, pp. 87-90; G. Scibona, Messina: notizia preliminare sulla necropoli romana e sul giacimento preistorico del torrente Boccetta, in Kokalos, XXX-XXXI, 1984-1985, pp. 855-861.
Ceramica: G. M. Bacci, Ceramica dell'VIII e VII secolo a.C. a Messina, in Insediamenti coloniali greci in Sicilia nell'VIII e VII sec. a.C. Atti della II Riunione scientifica della Scuola di perfezionamento in archeologia classica dell'Università di Catania, Siracusa 1977 (CronAStorArt, XVII), Catania 1980, pp. 100-103; ead., Aspetti della ceramica arcaica dello Stretto, in Lo Stretto..., cit., pp. 247-273; U. Spigo, Esemplari di ceramica a figure rosse e con decorazione sovradipinta siceliota ed italiota al Museo Regionale di Messina, in Ricerche di Archeologia. Quaderni dell'Attività Didattica del Museo Regionale di Messina, Messina 1993, pp. 9-28; L. Campagna, Bolli anforari del Museo Regionale di Messina, ibid., pp. 295-296. - Sarcofagi: M. A. Mastelloni, Sarcofagi romani al Museo Regionale di Messina, ibid., pp. 57-93.