MESOPOTAMIA
(gr. Μεσοποταμία)
Regione storica del Medio Oriente, il cui territorio si articola in due distinti nuclei, l'Iraq (arabo ῾Irāq) e la M. Superiore (arabo al-Jazīra), che si estende in larga misura nell'od. Turchia sudorientale.Nel Medioevo la M. Superiore era a sua volta suddivisa in tre parti: il Diyār Muḍar, sostanzialmente coincidente con il bacino dell'Eufrate a S della catena del Tauro (anche se il distretto si estendeva ancora più a S verso l'od. Siria), la cui città principale era Edessa (od. Urfa, in Turchia); il Diyār Bakr, coincidente con il bacino del Tigri, immediatamente a S del Tauro, la cui capitale era Amida (od. Diyarbakır, in Turchia); il Diyār Rabī῾a, che si estendeva nell'area nordorientale dell'od. Iraq, occupando la parte più settentrionale della pianura mesopotamica, la cui città principale era Mossul.Nel sec. 6° e all'inizio del 7° la M. Superiore fu teatro di un'aspra lotta tra gli imperi bizantino e sasanide. Il primo affermò tuttavia la propria supremazia su gran parte della M. Superiore, in particolare sui territori che avrebbero in seguito costituito il Diyār Muḍar e la metà occidentale del Diyār Bakr.All'epoca di Giustiniano (527-565) vennero costruite chiese sia nelle città - per es. la cattedrale della Santa Sofia a Edessa, non conservata - sia nei monasteri. I centri urbani vennero rifortificati e all'inizio del sec. 6° venne fondata la città nuova di Dara, caposaldo difensivo di confine posto appena oltre il limite della pianura, al fine di prevenire le incursioni dei Sasanidi. Un'intensa attività edilizia si deve anche alla popolazione locale: in particolare i monaci della Chiesa ortodossa siriaca, noti anche come Giacobiti, edificarono monasteri intorno a Edessa e ad Amida (v. Ṭūr ῾Abdīn).Sul lato persiano del confine, la Chiesa orientale, in seguito nota come nestoriana, fu ugualmente attiva. Monasteri vennero fondati sulle alture che fiancheggiano verso E il bacino del Tigri, sul ripido versante che guarda verso la pianura mesopotamica da N, presso Nisibi (od. Naṣibīn, in Turchia), e sui primi contrafforti dei monti Hakkâri (oggi in Turchia) a N di Mossul. Nella città di Nisibi venne costruita una cattedrale di cui si conserva il battistero, ampliamento di un edificio ad analoga destinazione databile al 4° secolo. Mossul fu anche sede metropolitana e nei suoi pressi si trovava un monastero nestoriano.Il principale monumento eretto dalle autorità sasanidi fu il palazzo di Khusraw I Anūshirwān (531-579) a Ctesifonte, sito lungo il corso del Tigri, a monte rispetto alla futura Baghdad (v.), oggi noto come Ṭāq-i Kisrā ('arco di Cosroe').Dopo la conquista musulmana della M., l'attività edilizia delle comunità cristiane nella M. Superiore continuò intensa sino alla fine del sec. 7°, per poi arrestarsi bruscamente. La popolazione musulmana della regione era numericamente ridotta e all'epoca delle dominazioni omayyade (661-750) e abbaside (750-945) furono costruite soltanto poche moschee. Sotto l'ultimo califfo omayyade Marwān II (744-750), ad Harran (Turchia meridionale), da lui temporaneamente elevata a capitale, venne costruita una Grande moschea, modellata su quella omayyade di Damasco, con una sala di preghiera che si estende con orientamento E-O lungo il lato meridionale di un cortile. Una Grande moschea fu costruita anche a Mossul.La situazione era completamente diversa in Iraq, dove assai più alta era la percentuale della popolazione musulmana. In epoca omayyade furono infatti fondate due città: Bassora, già accampamento militare, presso un sito portuale sul golfo Arabico, si sviluppò in un centro urbano che raggiunse l'apice della sua grandezza e prosperità nel sec. 8° e all'inizio del 9°; Kūfa, posta più a N, nel basso corso dell'Eufrate e anch'essa fondazione pre-omayyade a prevalente destinazione militare, divenne una vera e propria città con mura, palazzi e una moschea.Sotto gli Abbasidi l'Iraq divenne la regione centrale dell'impero musulmano e vide la fondazione di due capitali, di cui la prima, Baghdad, nel 762 da parte del califfo al-Manṣūr. Nel 778 venne fondato, nel deserto a S-O di Baghdad, l'enorme palazzo di Ukhayḍir. Le motivazioni che furono alla base di questa nuova fondazione non sono chiare, giacché Ukhayḍir poté rappresentare nei confronti di Baghdad sia un elemento di completamento sia un elemento di rivalità. L'intera struttura, in conglomerato cementizio ricoperto da intonaco, si estende per una lunghezza di m 120 ca. e le alte mura esterne sono difese da bastioni semicircolari; all'interno il sito si articola in numerose unità, ciascuna impostata su un cortile.La costruzione della seconda capitale abbaside, Samarra (v.), venne avviata nell'836 su di un sito prospiciente il Tigri, a km 120 a N di Baghdad. Uno degli scopi della nuova fondazione era in origine quello di ospitare la guardia turca del califfo, ma nei decenni successivi la città si sviluppò ampiamente lungo la sponda orientale del fiume fino all'883, quando il ruolo di capitale venne nuovamente assunto da Baghdad.Alla metà del sec. 9° l'impero bizantino stava già avviando la riconquista del territorio anatolico, mentre forze secessioniste regionali andavano indebolendo l'impero musulmano. Nel 945 il califfato abbaside divenne di fatto un governo fantoccio sottomesso alla dinastia iranica dei Buyidi. La dinastia abbaside continuò a esistere fino al 1258, costituendo però una presenza quasi esclusivamente simbolica nel panorama del potere politico nel mondo islamico. L'Iraq perse così il proprio carattere di centro della creatività e della prosperità, a vantaggio delle regioni circostanti e in particolare della M. Superiore.Questa e la Siria settentrionale erano controllate dalla dinastia degli Hamdanidi (ultimi due terzi del sec. 10°), che destinarono notevoli risorse alla città di Mayyāfāriqīn (od. Silvan, in Turchia), nella regione del Diyār Bakr a E di Amida. Nel sec. 11° quest'area fu governata dalla dinastia curda dei Marwanidi, due membri della quale costruirono a Mayyāfāriqīn diversi edifici (un palazzo, un ospedale, alcuni bagni) e ne restaurarono le mura.A partire dalla metà del sec. 11° la M. fu oggetto di scorrerie turche, analoghe a quelle, ben più note, in corso contemporaneamente in Anatolia. Il califfato abbaside divenne feudatario dei Grandi Selgiuqidi d'Iran. Alla fine del secolo nella M. Superiore si era costituita una serie di principati turchi, incentrati su una costellazione di città che sembrano aver prosperato soprattutto in connessione con i traffici commerciali a lungo raggio, tra l'Iran e l'India da un lato e la costa siriana dall'altro. In una prima fase questi principati turchi riconobbero la propria dipendenza dai Grandi Selgiuqidi d'Iran, ma in seguito essi furono oggetto di conquista o di assoggettamento da parte di altre forze. ῾Imād al-Dīn Zangī (1127-1146), grande nemico dei crociati e teoricamente governatore di Mossul per conto dei Grandi Selgiuqidi, si impossessò nel 1127 di Harran e nel 1144 di Edessa (sede per breve tempo dell'omonimo principato latino). Saladino (Ṣalāḥ al-Dīn, 1169-1193), noto per la sua vittoria sui crociati nel 1187, aveva per quell'epoca già catturato Amida (1183) e Mayyāfāriqīn (1185). All'inizio del sec. 13° gli Ayyubidi, successori di Saladino, assoggettarono direttamente, oppure affidarono a membri minori della famiglia regnante, i principati del Diyār Muḍar e del Diyār Bakr; a Mossul la dinastia zangide rimase al potere fino alla metà dello stesso secolo.Il sec. 12° e la prima metà del 13° videro una straordinaria fioritura dell'attività artistica, specialmente in architettura: i cristiani ricostruirono chiese e monasteri, ma i committenti più attivi furono i principi turchi. Il Diyār Muḍar e il Diyār Bakr furono interessati da quello che può essere definito uno stile classicheggiante dell'architettura musulmana e che sembra aver avuto origine in Siria a partire dall'11° secolo. Nella Grande moschea (Ulu Cami) di Amida la fronte occidentale del cortile, completata nel 1125, riutilizza colonne e fregi provenienti dalla facciata di un antico edificio cristiano, probabilmente una chiesa; anche nella fronte orientale (terminata nel 1164) appaiono riutilizzati elementi di spoglio, ma in questo caso essi sono frammisti a materiali realizzati ex novo prendendo a modello i pezzi di reimpiego. La sala di preghiera della Grande moschea di Harran fu ricostruita negli anni settanta del sec. 12°, anche in questo caso riutilizzando capitelli tardoantichi e realizzando nuovi pezzi modellati sulla forma e sullo stile dei capitelli corinzi. Gli edifici successivi appaiono meno dipendenti dallo stile classico, o almeno da ciò che era percepito come tale. Tra questi si trovano la monumentale Grande moschea di Dunaysır (od. Kızıltepe, in Turchia), del 1204, e le belle madrase Masudiye e Zinciriye, costruite a N e a O della Grande moschea di Amida (fine del sec. 12°-inizi del 13°).Nel Diyār Rabī῾a gli edifici non sembrano essere stati influenzati in modo significativo dallo stile classicheggiante. La maggior parte dei monumenti di questa regione si concentra a Mossul, che le dinastie locali abbellirono in vari modi sottraendola al suo precedente stato di rovina.In Iraq, la stessa Baghdad vide una ripresa dell'attività costruttiva agli inizi del sec. 13°, quando per tre decenni il califfato abbaside si sottrasse al suo ruolo simbolico per divenire un governo locale pienamente autonomo.Altre arti fiorirono nella regione della M. Superiore nel corso del sec. 12° e nella prima metà del successivo. Le dinastie artuqidi di Mardin e Ḥisn Kayfā (od. Hasankeyf, in Turchia) coniarono nella prima metà del sec. 12° una notevole serie di grandi monete figurate. Tanto la corte degli Artuqidi (v.) quanto quella zangide finanziarono la produzione di manoscritti miniati ed è possibile rilevare l'esistenza di influenze reciproche tra la miniatura musulmana e la pittura cristiana della stessa epoca.Queste attività artistiche subirono un rallentamento alla metà del sec. 13° e trovarono una brusca fine in coincidenza con le spedizioni militari dei Mongoli e in particolare con il saccheggio e l'occupazione di Baghdad nel 1258. Anche le direttrici del commercio internazionale vennero alterate dalle distruzioni e dalle guerre mongolo-mamelucche in Siria e nella M. settentrionale.Con la fine delle guerre, agli inizi del sec. 14°, si assiste a una ripresa dell'attività edilizia, sia pure a scala assai ridotta. Gli Artuqidi di Mardin, l'unica dinastia a essere sopravvissuta ai Mongoli, a partire dalla metà del secolo ripresero nella loro capitale la fondazione di madrase, strettamente collegate per stile e decorazione agli edifici della Siria mamelucca, particolarmente per la presenza di archi trilobi e di volte a nido d'ape nei portali. Alla fine del secolo risale l'avvio della costruzione di due madrase di eccezionali dimensioni, la Sultan Isa Medresesi e la Kasim Paşa Medresesi. Uno dei risultati delle guerre mongolo-mamelucche fu la ricostruzione a opera dei secondi di alcune fortezze nel Diyār Muḍar, che risultano imponenti sia in virtù della loro collocazione sia in ragione delle opere di difesa che vi furono allestite.Dopo la riforma monetaria da parte dell'ilkhanide Arghun (1284-1291), le monete coniate nella M. Superiore divennero nuovamente grandi e pesanti, analogamente a quanto avveniva nelle altre zecche dell'impero, con grande varietà di motivi e talvolta con la presenza di elementi figurativi. Le zecche più importanti furono Mardin, dove risiedevano gli Artuqidi divenuti vassalli dei Mongoli, e Mossul, dove gli Ilkhanidi avevano insediato un governatore.Alla metà del sec. 14°, estintasi la dinastia ilkhanide, l'Iraq fu governato dalla dinastia mongola indipendente dei Gialairidi, che si estinse all'inizio del 15° secolo. Presso la corte di Baghdad di questi sovrani operarono pittori di notevoli doti, di diretta provenienza iraniana o educati da maestri giunti dall'Iran, che perpetuarono e svilupparono lo stile della miniatura ilkhanide.
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Sin dall'Antichità, la Babilonide e il Sud della M. hanno avuto una storia e una cultura distinte da quelle dell'Assiria e della M. Superiore. Il centro maggiore dell'Iraq è Baghdad, non lontano da Babilonia, quello della M. Superiore è Mossul, presso l'antica Ninive. La distinzione è importante anche sul piano artistico, dove la diversità nasce, per es., dal materiale impiegato nelle costruzioni: al Nord una solida pietra che ha reso più duraturi i monumenti, al Centro e al Sud il mattone, non certo di buona qualità, che ha reso necessari ripetuti restauri, spesso vere e proprie ricostruzioni che fatalmente hanno alterato la pianta e la decorazione originarie. In epoca islamica la M. elaborò un suo tipo di miḥrāb di forma rettangolare, ma nel Nord non mancarono soluzioni diverse.Nei secoli che precedettero l'affermazione dell'Islam, Mossul rimase piuttosto sotto l'influenza siro-bizantina, nelle altre regioni prevalse invece quella persiano-sasanide. Anche l'arte cristiana sembra avere avuto uno sviluppo diverso nelle due regioni. È necessario rilevare che nel contesto dell'arte irachena, oltre all'arte sasanide, cristiana e musulmana, hanno avuto grande rilievo le antiche civiltà mesopotamiche, che hanno costituito un sostrato destinato a riapparire nei momenti di ricerca della propria identità culturale. Benché nel periodo medievale l'Islam sia stato di gran lunga l'elemento più importante, un cenno meritano anche l'arte cristiana e l'arte sasanide, non tanto per la quantità e qualità dei monumenti rimasti, quanto per l'influenza esercitata. La dinastia sasanide, affermatasi in Persia nel sec. 3°, estese ben presto le sue conquiste alla M., facendo di Ctesifonte, già capitale dei Parti, oggi sobborgo di Baghdad, la sede preferita. Fondata non lontano da altre città famose come Babilonia e Seleucia, qui sorse il famoso Ṭāq-i Kisrā ('arco di Cosroe') che ben caratterizza l'arte imperiale della dinastia. Si trattava di un enorme palazzo del quale si conservano soltanto la facciata e l'ingresso monumentale a īwān. La datazione più probabile attribuisce il monumento a Khusraw I Anūshirwān (531-579). La facciata, restaurata negli anni Settanta, ricorda l'arte classica, ma le nicchie e le colonnine che ne costituiscono la decorazione sono trattate in maniera diversa, non essendo integrate nell'architettura. Alcune abitazioni scoperte recentemente nella zona, in qualche caso decorate con pitture murali, hanno fornito qualche dato ulteriore, ma dell'arte imperiale sasanide in Iran si conosce ancora molto poco.Il cristianesimo non fu affatto un elemento episodico in M., a giudicare anche dalle comunità sopravvissute fino a oggi. Esso si diffuse sia nella forma del monachesimo, importato dall'Egitto da Mār Augin, sia nella forma siro-giacobita, sia in quella nestoriana. Centri importanti furono Ctesifonte e Ninive, dove prevalse il credo nestoriano, e Takrīt, sede del primate giacobita, ma sede di un vescovado fu anche Bassora.L'architettura cristiana, al contrario di quella antica, non ha nel complesso richiamato l'attenzione degli archeologi. Agli scavi tedeschi nell'area di Ctesifonte sono seguiti quelli di D. Talbot Rice a Ḥīra e recentemente quelli iracheni a Quṣayr, a km 7 da Ukhayḍir, dove sono state scoperte due chiese.Già Monneret de Villard (1940) sottolineò l'originalità dell'arte cristiana di questa regione, rilevandone i collegamenti con l'arte antica della Mesopotamia e con l'arte sasanide, che non mancarono di farsi sentire anche in pieno periodo musulmano. D'altra parte alcune chiese e conventi, come Mār Yonan (od. Nabī Yūnus), nei pressi di Mossul, furono trasformati in moschee.Anche in questo caso è necessario sottolineare le differenze tra i monumenti dell'area di Ctesifonte e quelli del Nord. Nei primi è infatti spiccata la tendenza all'adozione di absidi a profilo rettangolare, nei secondi a profilo semicircolare. In entrambi i casi le entrate sono disposte sui lati più lunghi per consentire l'accesso al battistero e, separatamente, agli uomini e alle donne. Le chiese nestoriane erano spesso precedute da un atrio; è raro il tipo basilicale, diffusissimo invece nella vicina Siria. Accanto alla chiesa spesso era collocata la tomba del santo, talvolta del patriarca o del vescovo e, malgrado l'opposizione delle autorità religiose, le sepolture erano ricavate anche all'interno.Centro importante dell'arte cristiana fu al-Ḥīra, la capitale dei Lakhmidi, non lontano dall'od. Kūfa, un emporio commerciale di rilievo che, a quanto sembra, diede anche vita a un'arte originale, dal momento che un intero gruppo di edifici fu modellato sulla sua architettura, fino al periodo del califfo al-Mutawakkil (847-861), che l'avrebbe imitata a Samarra. La città prosperò nei primi secoli abbasidi, soprattutto durante il periodo di Hārūn al-Rashīd (786-809).Il cristianesimo conservò una notevole diffusione fino ai tempi del califfo 'Abd al-Malik (685-705), quando l'amministrazione fu arabizzata. Buoni furono i rapporti tra arabi e cristiani all'epoca del patriarca nestoriano Timoteo I (780-823), che coincide con i califfati di Hārūn al-Rashīd e al-Ma'mūn (813-833). Persecuzioni si ebbero invece nei secoli successivi. Limitatamente alla regione di Mossul un rilancio dell'arte cristiana si ebbe in epoca selgiuqide. Al 1164, durante il periodo degli Atabeg, risale il restauro del monastero di Mār Behnām. Altri restauri appartengono all'epoca di Badr al-Dīn Lu'lu', che governò Mossul, prima come ministro e poi come sultano, dal 1210 al 1259. In genere si può rilevare che le maestranze cristiane seguirono nella decorazione lo stile invalso nell'arte musulmana del tempo.A questo primo periodo islamico appartiene la creazione di importanti città, come Bassora e Kūfa, che prima della fondazione di Baghdad (762-766) rimasero a lungo i maggiori centri culturali del paese. In origine erano due tendopoli, le cui moschee erano soltanto tracciate sul terreno e di fatto furono edificate solo dal famoso governatore Ziyād ibn Abīhi, in epoca omayyade (661-750). Nell'area di Bassora poco è stato scavato, avendo l'agglomerato urbano sepolto gli edifici antichi. A Tall al-Shu῾ayba è stato scoperto un edificio con una decorazione in stucco di origine tardo-omayyade, mentre gli scavi di al-Zubayr hanno portato alla luce una serie di abitazioni di incerta datazione. Le vicissitudini delle recenti guerre nella regione hanno sospeso gli scavi e verosimilmente distrutto quanto scavato.Più noti sono gli edifici di Kūfa, che non ha avuto uno sviluppo urbanistico analogo a quello di Bassora. In questo caso la moschea era, come di consueto nella prima epoca islamica, collegata alla dār al-imāra ('palazzo del governo'). Alte colonne reggevano il tetto ligneo senza l'interposizione di archi, seguendo quindi il tipo dell'apadana di origine achemenide, una tradizione che rimase viva anche nei secoli seguenti. Le navate erano parallele al muro della qibla, come si deduce dalla descrizione di Ibn Jubayr, un viaggiatore del 12° secolo. Quanto alla dār al-imāra, essa è stata scavata negli anni Cinquanta da archeologi iracheni ed è la più antica pervenuta. È interessante rilevare anche che l'edificio era racchiuso da una cinta muraria più ampia, un fatto che conferma il carattere prevalentemente militare di questa prima arte islamica in M., testimoniato anche dalla c.d. città rotonda di Baghdad, dal castello di Ukhayḍir e da altri esempi. La dār al-imāra è un edificio in mattoni con cortile centrale e pianta cruciforme che segue una tradizione locale antichissima, risalente almeno al palazzo parto di Assur. Inoltre, la sala di udienza è a pianta basilicale con la parte finale occupata da un vano anch'esso cruciforme, che presenta curiose analogie con le chiese scoperte nella non lontana Ḥīra da D. Talbot Rice.Un altro importante sito del periodo omayyade fu Wāsiṭ, città fondata tra il 703 e il 705 dal famoso governatore al-Ḥajjāj. Gli scavi compiuti durante la seconda guerra mondiale da Safar (1945) hanno messo in luce la Grande moschea. Il livello più antico corrisponde all'epoca omayyade e presenta una tipologia non diversa dalla moschea di Kūfa. È interessante rilevare che successivamente la moschea è stata interamente ricostruita, con orientamento diverso, essendo risultata errata la direzione della preghiera. Dietro l'edificio si trovava il palazzo del governo, solo in parte scavato, ma che tutto lascia supporre separato dalla moschea e annesso invece al muro perimetrale, una disposizione che ricorda taluni monumenti dell'arte sasanide, come Qaṣr-i Shīrīn.Le torri perimetrali della moschea e del palazzo sottolineano il carattere militare che avevano questi edifici e che può essere spiegato con l'instabilità politico-religiosa della regione nel periodo omayyade e in parte di quello abbaside.L'altro grande centro fu Mossul. Gli studi storici di Sa῾īd Daywaji (Strika, 1973b) sulla città hanno rilevato l'esistenza, già nel 638, di un complesso Grande moschea-dār al-imāra, dovuto al primo governatore della città, ῾Utba ibn Farqad. Entrambi gli edifici furono ampliati nell'epoca omayyade, quando la città visse una fase di prosperità che comportò anche la costruzione di una nuova cinta muraria; tuttavia quasi nulla di questo periodo è conservato.Il lungo periodo del califfato abbaside (750-1258) segnò in M. l'apogeo della civiltà islamica, ma anche il declino del predominio etnico degli arabi. Soltanto nell'epoca tra la fondazione di Baghdad e la fine del califfato di al-Mutawakkil (861) la M. fu il centro propulsore della civiltà islamica e, come tale, modello per gli altri paesi dell'impero. Tracce dell'influenza abbaside si trovano infatti nella moschea di Ibn Ṭūlūn (sec. 9°) al Cairo, nella decorazione della moschea di Balkh in Afghanistan e nella disposizione a T di alcune moschee magrebine. Il prestigio accumulato nei secoli di maggiore splendore fece tuttavia di Baghdad un riferimento ideale anche quando i grandi centri culturali islamici si trasferirono in Persia, al Cairo e a Istanbul.Della Baghdad originaria, di impianto circolare, fondata da al-Manṣūr, nulla è rimasto ma se ne conosce l'ubicazione. Una serie di circostanze colloca infatti la città nei pressi dell'attuale santuario di Kāẓimayn, dove sono sepolti gli imām sciti Mūsā al-Kāẓim (m. nell'802) e Muḥammad Jawād (m. nell'834). La pianta circolare, dovuta a motivi astrologici, corrispondeva anche a prioritari interessi militari, evidenziati tra l'altro dai sistemi d'ingresso 'a baionetta'. Il palazzo califfale, al centro della città, era a pianta cruciforme, riproducendo quindi una struttura ben nota all'arte del Medio Oriente. La Grande moschea era adiacente al palazzo, ma, ancora vivente al-Manṣūr, la sede del califfato fu trasferita sulle più amene rive del Tigri, dove rimase con ampliamenti successivi anche durante i califfati posteriori, quando la città si estese su entrambe le rive del fiume, con denominazioni diverse: al-Karkh l'occidentale e più antica, al-Ruṣāfa l'orientale. In entrambe sorsero imponenti moschee, oggi scomparse, ma che dovevano rivaleggiare in grandezza con quelle di Samarra.La sede califfale per eccellenza fu la dār al-Khilāfa situata ad al-Ruṣāfa, non lontano dalla madrasa Mustanṣiriyya. L'arte imperiale della dinastia tuttavia è molto meglio rappresentata nella nuova capitale, Samarra, voluta nell'836 dal califfo al-Mu῾taṣim dopo aver scartato la località di al-Qādisiyya, dove tuttora si conservano le rovine di un'ampia struttura ottagonale, che recenti studi attribuiscono a Hārūn al-Rashīd. È interessante rilevare innanzitutto l'estensione dell'abitato di Samarra, attraversato al centro da un'arteria principale che ricorda il cardine romano e che dimostra la continuità della tradizione classica, già presente nell'arte omayyade ad ῾Anjar, nel Libano. Il palazzo califfale, che assunse la denominazione persiana di Jawsaq al-Khāqānī, aveva una sala d'udienza a pianta cruciforme, caratteristica anche dell'altro palazzo Balkuwārā, segno dunque dell'affermazione del tipo già visto nella 'rotonda' di Baghdad. La Grande moschea, costruita da al-Mutawakkil, era però separata dal palazzo. Di vaste dimensioni (m 256156), è considerata la più grande del mondo e corrisponde bene alle multiformi funzioni del tempo. È caratteristico il minareto a spirale, adattamento delle ziqqurat babilonesi secondo taluni, o delle torri cinesi thai secondo altri, ma forse semplicemente dovuto a motivi di statica. Mutawakkil fondò una nuova capitale che mai abitò, al-Ja῾fariyya, più nota come Abū Dulaf, dotata di una grande moschea dove compaiono lo stesso tipo di minareto e la pianta a T, derivata dall'allargamento della navata centrale e dalla creazione di una navata parallela al muro di fondo. All'area di Samarra appartiene anche la Qubbat al-Ṣulaybiyya, d'incerta origine e datazione, ma comunque uno dei più antichi mausolei dell'arte islamica. Samarra è anche importante per l'evoluzione del repertorio decorativo, in cui, seguendo un orientamento già apparso nel periodo omayyade, si accentuò la tendenza verso le figurazioni astratte che ha dominato nel mondo islamico fino all'epoca moderna, quando, a contatto con l'Occidente, sono riapparsi motivi realistici.Di minore interesse sono gli edifici delle altre città, tra i quali va comunque segnalata la moschea dei Quaranta a Takrīt, l'antica Tigride. Gli scavi iniziati nel 1969 hanno rivelato che l'edificio originale risale al sec. 9°, ma fu poi modificato nel periodo selgiuqide, come dimostra tra l'altro la decorazione. Una menzione particolare merita invece il grande castello di Ukhayḍir in pieno deserto, ma in origine probabilmente parte di un'area abitata. Ritenuto preislamico fino agli studi di Bell (1911), l'edificio - restaurato da una missione italiana - si colloca nella tradizione persiana, con un vasto recinto che racchiude e difende il palazzo vero e proprio, nel quale spiccano la corte d'onore e la sala d'udienza, la cui parte finale presenta le tipiche strutture a pianta rettangolare diffuse nell'arte cristiana locale.L'epoca selgiuqide (secc. 11°-12°), pur contribuendo all'ulteriore decadenza del califfato, segnò un generale rinnovamento, più visibile a Mossul, che non subì in modo così disastroso, come Baghdad, le conseguenze dell'invasione mongola e dove l'architettura in pietra ha potuto meglio conservarsi. Baghdad fu fortificata con una cinta di mura in cui si aprivano alcune porte di grande interesse, delle quali oggi rimane soltanto Bāb al-Wasṭānī, mentre il più famoso Bāb al-Ṭilism ('porta del Talismano'), trasformata in deposito di munizioni, fu fatta saltare nel 1917 dai Turchi. Risalgono a questo periodo alcuni edifici pervenuti con ampi rimaneggiamenti, come il Qaṣr 'Abbāsī, probabilmente un'istituzione culturale del periodo di al-Nāṣir (sec. 12°) e il famoso minareto della moschea del Sūq al-Ghazl, al quale fa corona un gruppo di minareti minori che dimostrano come a Baghdad nel tardo periodo abbaside si fosse affermato un tipo di minareto a pianta circolare con uno o due balconi, ma comunque diverso da quello della vicina Persia.Interessanti sono anche alcuni edifici sepolcrali, come il mausoleo di Zumurrud Khātūn, erroneamente attribuito alla moglie di Hārūn al-Rashīd, Sitta Zubayda, sepolta invece vicino al santuario di al-Kāẓimayn. Il mausoleo, a pianta ottagonale, simbolo della risurrezione, è sormontato da una struttura conica su stalattiti, che aveva probabilmente un significato simbolico ed era comunque molto diffusa in M. e nei paesi limitrofi. Vanno inoltre ricordati il mausoleo di ῾Umar al-Suhrawardī, sempre a Baghdad, e quello dell'imām Dūr, tra Takrīt e Samarra, a base parallelepipeda e con gli angoli segnati da colonnine. Tutti gli edifici fin qui citati appartengono nella forma attuale, e fatti salvi i successivi restauri, al periodo di decadenza della dinastia abbaside, più propriamente al periodo selgiuqide.Alla prima metà del sec. 13° risale la madrasa Mustanṣiriyya. L'edificio, che nella sua lunga storia ha assolto le più diverse funzioni, è stato recentemente restaurato. Scavi condotti nelle vicinanze hanno portato alla luce la dār al-Qur'ān, una delle costruzioni collegate alla madrasa, che rappresenta l'edificio più importante del periodo califfale rimasto a Baghdad. Una madrasa con tomba annessa era anche il santuario del teologo mistico ῾Abd al-Qādir al-Kilānī (1077-1166), il fondatore della Qādiriyya, ma il complesso attuale poco deve all'originale.Forse più interessante fu nel periodo selgiuqide e degli Atabeg (1127-1233) lo sviluppo di Mossul, capitale per un certo tempo della Jazīra e della Siria settentrionale. Va a questo proposito citata la moschea di Nūr al-Dīn, con il suo minareto pendente e una decorazione a fasce di motivi diversi che trova i suoi modelli nella vicina Persia. Interessante è anche la moschea al-Mujāḥidī, eretta dall'Atabeg Qaymāz (1175-1183), edificio che denota la tipica tendenza selgiuqide a sottolineare la cupola, ma anche l'eco dell'arte omayyade nella disposizione delle navate. Tra i pochi edifici conservati vanno inoltre segnalati alcuni mausolei (Yaḥyā ibn al-Qāsim, 'Awn al-dīn), che si inseriscono bene nella tradizione selgiuqide d'Anatolia, e il Qara Sarāy di Badr al-Dīn Lu'lu', peraltro pervenuto in pessime condizioni.Baghdad fu conquistata dai Mongoli nel 1258; Mossul venne saccheggiata nel 1262, al tempo di al-Malik al-Ṣāliḥ Ismā῾īl. Nei secoli successivi gli unici edifici iracheni degni di menzione sono la madrasa Mirjāniyya e il khān Mirjān a Bagdhad, entrambi del periodo dei Gialairidi, che governarono la capitale irachena dal 1338 fino alla metà del 15° secolo. Il khān ('caravanserraglio') è un edificio a due piani che presenta una complessa struttura a volte di origine iranica.Tutti i monumenti fin qui ricordati appartengono al credo sunnita, ma in Iraq si conservano, oltre alle citate sepolture nel santuario di Kāẓimayn, anche i mausolei e i santuari dei più illustri imām sciiti, 'Alī e Ḥusain, sepolti rispettivamente a Najaf e a Kerbelā'. Purtroppo questi monumenti sono poco accessibili agli studiosi occidentali e comunque nella forma attuale appartengono al 16° secolo.La M. è stata il centro di una notevole produzione anche per quanto riguarda le arti suntuarie. La ceramica a lustro metallico, di incerta origine, ebbe grande diffusione in epoca abbaside. Le piastrelle che decorano il miḥrāb della moschea di Kairouan furono infatti importate dall'Iraq. Nei periodi selgiuqide e gialairide si sviluppò anche la miniatura, con le scuole di Mossul e Baghdad. Con la decadenza di Baghdad, Mossul si affermò particolarmente con la sua ricca produzione di metalli, bronzi e rami incrostati d'argento, con scene figurate di grande interesse. Notevole fu anche la produzione di tessuti, presente a Baghdad e in altri centri. Mancò invece una tradizione locale del tappeto. In generale si può affermare che Baghdad e le regioni meridionali, anche per la presenza della folta comunità scita locale, seguirono piuttosto i modelli persiani; a Mossul prevalse invece l'influenza selgiuqide e anatolica.Nel periodo di decadenza, anche per influsso persiano, si affermò nelle arti suntuarie una certa produzione nelle città sante sciite, Najaf e Karbalā'.
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