MERCEOLOGIA
(App. I, p. 834)
Dopo la seconda guerra mondiale si è avuta una grande svolta negli studi merceologici: alle merci ottenute dai prodotti naturali, o attraverso limitate trasformazioni dei prodotti naturali, si sono affiancate in numero crescente merci artificiali o sintetiche, anche del tutto nuove, fabbricate sottoponendo le risorse naturali a profonde modificazioni fisiche o chimiche. La m. pertanto, non potendosi più accontentare della descrizione dei prodotti naturali e delle merci da essi derivate, ha dovuto affrontare lo studio della fabbricazione, dei caratteri e delle proprietà dei nuovi materiali e del loro valore commerciale. La ricerca del ''valore'' delle nuove merci ha pertanto presupposto l'esame e la conoscenza dell'intero ciclo produttivo di trasformazione delle materie prime, dapprima nei prodotti intermedi e poi nei numerosi manufatti commerciali.
Per es. dal petrolio, una delle materie prime più rilevanti per l'economia mondiale, si ottengono industrialmente varie frazioni, alcune adatte per la produzione di olefine (materie prime per la produzione di materie plastiche), altre adatte per la produzione della gomma sintetica, altre dotate di proprietà solventi o utilizzate come base per detersivi, ecc. Oltre al petrolio − merce naturale − anche queste numerose materie intermedie sono ''merci'', così come lo sono le materie plastiche, i detersivi sintetici, i solventi, ciascuno dei quali richiede nuove tecniche di analisi e d'indagine.
Con l'aumento del numero delle merci è aumentata anche la complessità dei prodotti oggetti di studio. Un manufatto di gomma naturale era, alla fine del 19° secolo, una merce relativamente ''semplice''; un copertone di gomma odierno è una merce ''complessa'', costituita da diversi tipi di gomma naturale e sintetica miscelati fra loro, da additivi, da materiali di rinforzo, ecc. Nel caso della siderurgia, ai tradizionali processi attraverso i quali − partendo dai minerali − si producono alcuni manufatti di acciaio di prima trasformazione o intermedi, si aggiungono i processi di trasformazione in lamiere, banda stagnata, carrozzerie di automobili, pentole e mobili, che sono tutte merci ''complesse'', costituite da numerose e differenti parti, di grande importanza.
Il concetto di ciclo produttivo. - Una risposta a questa complicazione e modificazione della m. è stata data intorno al 1950 quando W. Ciusa (1906-1990), dell'università di Bologna, suggerì l'evoluzione della m. in direzione dello studio e dell'analisi dei vari cicli produttivi con cui le materie prime vengono trasformate in materie intermedie e nelle merci finali; dei rendimenti di trasformazione; della destinazione dei vari prodotti.
Per es., lo studio tradizionale della merce ''cereali'' consisteva nell'esaminare i vari tipi di frumento, il processo di macinazione, la qualità degli sfarinati e delle merci finali derivate: pane e pasta alimentare. Attualmente dai cereali vengono estratti amidi, che possono costituire a loro volta materie prime per molte merci che vanno dalle colle all'alcool etilico impiegato come carburante in miscela con la benzina. A fianco dell'amido si ottengono concentrati proteici utilizzabili come mangimi o come materie prime per sostanze plastiche.
L'impegno della m. nello studio dei processi produttivi ne ha accelerato una positiva evoluzione. Lo studio dei processi di produzione e di uso delle merci ha permesso di affrontare alcuni interessanti problemi. Per es., ciascun processo produttivo viene analizzato in rapporto al ''bilancio'' o alla contabilità in termini di unità fisiche di massa e di energia. Ciò consente di confrontare tra loro vari processi produttivi sulla base della quantità di materia e di energia richiesta per la produzione dell'unità di massa della stessa merce o di merci differenti in grado di svolgere le stesse funzioni.
Valore merceologico e valore economico delle merci. - In questo modo è possibile sviluppare delle scale di ''valori'' che risultano indipendenti dal costo o dal prezzo quali vengono considerati dall'economia tradizionale. ''Vale'' di più, per es., una merce che svolge la stessa funzione con minore consumo di energia o con minore consumo di petrolio o di altre materie prime. In un certo senso viene così ricuperato il concetto di ''valore d'uso'' che C. Marx nel Capitale aveva riconosciuto come fine della ricerca merceologica, in contrapposizione quasi all'economia politica che si occupa del valore di scambio delle merci. Considerazioni simili sono state proposte per correlare il prezzo monetario degli alimenti con il valore del loro contenuto energetico o di proteine, col che è possibile stabilire quali alimenti forniscono energia e proteine al minimo prezzo monetario.
L'importanza di questa nuova impostazione della m. appare ancora maggiore in rapporto alla crescente attenzione per i problemi ambientali. L'inquinamento dell'aria, dell'acqua o del suolo, è dovuto prevalentemente all'immissione dei sottoprodotti o delle scorie della produzione e dell'uso delle merci. Per conoscere gli effetti negativi di tali scorie sull'ambiente e per affrontare i relativi rimedi (depurazione, riciclaggio, ecc.), occorre avere delle informazioni dettagliate sulle quantità di materia e di energia che complessivamente ''attraversano'' ciascun ciclo produttivo. La m., in quanto scienza degli oggetti destinati al commercio, si occupa principalmente della quantità di materia e di energia riferita all'unità di peso della merce considerata; è però facile estendere l'analisi prendendo in considerazione anche la quantità e la composizione sia delle materie che si ''acquistano'' dalla natura durante il ciclo produttivo senza pagare alcun prezzo monetario, sia dei sottoprodotti, che sono ''merci'' anch'essi, ma che non vengono ''venduti'' per denaro a nessuno e che vengono reimmessi senza alcuna spesa nell'ambiente.
Bilancio ambientale nella produzione di merci. - Si può dire perciò che la m. può occuparsi anche degli scambi di merci o beni fisici non associati a scambio di denaro. Essa può redigere una contabilità fisica, naturale, di tali scambi ben più vasta di quella semplicemente economica e che coinvolge la circolazione complessiva della materia e dell'energia: dalla natura ai processi di produzione e di consumo, fino al loro ritorno nella natura sotto forma di merci usate, residui, scorie, rifiuti: della circolazione, cioè, natura-merci-natura.
Per es., nella fabbricazione dell'acciaio occorrono certamente minerale di ferro, carbone o petrolio e calcare: quattro merci che il produttore acquista in cambio di denaro. Ma il funzionamento dell'altoforno (l'impianto che trasforma il ferro del minerale nella ghisa) e il funzionamento del convertitore (il dispositivo che trasforma la ghisa in acciaio) sono possibili soltanto se l'impianto ''acquista'' anche, pur non pagando per esso alcun prezzo, l'ossigeno dell'atmosfera. Nel corso del processo inoltre si formano sottoprodotti e scorie solide, liquide e gassose, che vengono immesse nell'ambiente circostante peggiorandone peraltro la qualità.
Più in generale, le scorie e i rifiuti di ogni attività di produzione e di consumo sono sostanze costituite anch'esse di materia e potenzialmente portatrici anche di energia. Tali sostanze possono considerarsi come vere ''merci negative'', in quanto fonti di alterazione dei corpi naturali in cui vengono gettate; fonti, cioè, d'inquinamento. Oppure, parte delle scorie e dei rifiuti può essere ricuperata, diventando ''materia seconda'' con cui fabbricare nuove merci, uguali o quasi uguali a quelle ottenute con le ''materie prime'' tradizionali. Non a caso ormai nel linguaggio comune − e anche in alcune disposizioni legislative − si parla di qualità o di composizione ''merceologica'' dei rifiuti. I processi di riciclaggio, come quelli di trasformazione della carta usata in carta nuova, del vetro usato o degli imballaggi di ferro o di alluminio in nuova carta, vetro, ferro, alluminio, sono dei veri e propri processi produttivi come quelli che partono dal legno o dalla sabbia o dai minerali.
Il valore sociale della merceologia. − Un ruolo importante la m. lo ha anche nell'informazione e nell'educazione dei consumatori. Nelle abitazioni e nella vita quotidiana entrano innumerevoli merci, ciascuna con un nome e con caratteristiche stabilite da apposite leggi (leggi che, da alcuni anni a questa parte, sono in genere uguali per tutti i paesi della CEE).
Col crescere del numero delle merci diventa sempre più difficile per lo stesso commerciante conoscere che cosa vende; a maggior ragione diventa sempre più difficile per il consumatore non specializzato capire e ''leggere'' le etichette applicate sugli oggetti che trova nei negozi e sulle quali sono riportate caratteristiche e ingredienti dei prodotti. In un certo senso si può dire che le merci, con le loro etichette, ''parlano'', ma che il consumatore fa sempre più fatica a comprendere il messaggio che riceve. Da qui l'importanza di un'informazione ed educazione merceologica dei consumatori, che corrispondono poi all'intera popolazione di un paese. Tale educazione dovrebbe aiutare i cittadini a comprendere meglio il valore intrinseco delle merci e a distinguere con maggiore consapevolezza fra i numerosi messaggi pubblicitari che lo raggiungono attraverso i grandi mezzi di comunicazione. Infatti, benché un numero crescente di riviste a larga tiratura e anche di enciclopedie popolari si occupino di problemi di alimentazione, tessuti, detersivi, cosmetici, ecc., mancano una rivista specificamente dedicata alla divulgazione nel campo merceologico (la Rivista di merceologia ha carattere scientifico e limitata tiratura) e un'enciclopedia merceologica (se si eccettua un rifacimento molto tecnico, negli anni Settanta, del Dizionario di merceologia di V. Villavecchia, la cui quinta e ultima edizione risale agli anni Trenta).
Da qualche anno si è anche sviluppato un filone d'interesse maggiormente attento agli aspetti sociali delle operazioni di produzione e di uso delle merci; in qualche università sono stati istituiti degli insegnamenti di cosiddetta ''tecnologia sociale'', un termine usato anche con un secondo significato, completamente diverso (come uso di strumenti tecnici nell'indagine sociale) ma che nell'ambito degli studi merceologici è usato nel senso indicato nel 1933 da L. Mumford (1895-1990) nel libro The renewal of life: technics and civilization, cioè come studio degli effetti sociali dei processi di produzione e di consumo delle merci e delle relative innovazioni. In questa linea rientrano: l'esame degli effetti ambientali collegati all'irrazionale smaltimento dei rifiuti; quello degli effetti del pericolo di esaurimento, in seguito all'eccessiva produzione delle merci, delle riserve di risorse naturali (petrolio, carbone, acqua, foreste, animali), rinnovabili o non rinnovabili; quello dei rapporti fra disponibilità di alimenti e popolazione, ecc.
Principali campi di studio e sperimentazione della merceologia. − Numerosi sono i settori di ricerca e d'indagine della merceologia. I problemi dell'energia vengono infatti affrontati mediante la descrizione e la valutazione sperimentale dei caratteri dei principali combustibili fossili come carbone, petrolio, gas naturale, e loro derivati. Questa parte comprende l'analisi dei processi di estrazione, di trasporto e dei relativi problemi ambientali, e la destinazione dei vari prodotti nei diversi settori d'attività: energia per l'industria, siderurgia, trasporti, produzione di elettricità, riscaldamento urbano ed effetti ambientali dei diversi settori. Le fonti di energia fossili, come mostra l'esame delle loro riserve note, sono scarse e non rinnovabili. S'impone quindi sempre più un loro uso razionale e il ricorso a fonti di energia rinnovabili, come l'energia solare, quella del vento e del moto ondoso, l'energia potenziale delle acque in movimento. Le merci derivate sono da considerare il calore a bassa temperatura ottenuto dal Sole o l'energia meccanica ed elettrica ottenuta da macchine idrauliche o da impianti fotovoltaici (v. anche energia, Fonti di; eolica, energia; fotovoltaica, cella; solare, energia, in questa Appendice). Fra le fonti di energia va inclusa l'energia nucleare, che ha dato origine a un dibattito sui suoi limiti dal punto di vista merceologico.
Nello studio merceologico dei metalli e dei loro cicli produttivi, a fianco dei metalli principali come ferro, alluminio, rame, ecc., assumono crescente importanza i metalli che assolvono funzioni speciali per le nuove tecnologie: dal germanio e dal silicio usati nei semiconduttori, al titanio e alle terre rare, ai metalli preziosi − oro, argento, platino, palladio, rodio − i cui usi tecnici, soprattutto nell'industria elettrica ed elettronica, superano in quantità l'impiego tradizionale per usi ornamentali. I materiali da costruzione tradizionali comprendono calce, cemento, ceramiche, ma anche nuovi materiali come manufatti di fibrocemento, materiali isolanti. Il problema delle ceramiche, per es., coinvolge delicati problemi di qualità, di commercio internazionale e d'inquinamento.
Un importante capitolo degli studi merceologici riguarda inoltre l'industria chimica, di cui cambiano rapidamente le materie prime, i prodotti intermedi e quelli finali. Da poche materie di base − petrolio, gas naturale, azoto dell'aria, zolfo, calcare − vengono fabbricate le numerose importanti merci dell'industria chimica ''primaria''. Successivamente esse vengono trasformate in intermedi dalla ''chimica secondaria'' fino alla fabbricazione dei prodotti che giungono nelle nostre case, come fibre artificiali e sintetiche, detersivi, cosmetici, arredi domestici, mobili, imballaggi, ecc.
Se fin qui si è parlato di merci ottenute dallo sfruttamento di risorse naturali non rinnovabili come minerali, rocce e materiali fossili le cui riserve sono più o meno vaste ma limitate; un grande capitolo della ricerca merceologica riguarda le merci ottenute dalla trasformazione delle materie vegetali e animali, cioè merci derivate da materie rinnovabili in quanto dipendenti dal ciclo naturale del carbonio.
Fra i vegetali un posto primario occupano i cereali di cui la m. descrive e analizza i caratteri, la provenienza e i derivati, destinati all'alimentazione umana e degli animali da allevamento, o a usi industriali; una particolare attenzione essa rivolge anche alle disuguaglianze nella disponibilità di alimenti nelle varie parti del mondo. I prodotti forestali costituiscono la materia prima per un importante commercio internazionale, quello delle industrie della carta, dei pannelli e dei mobili; i danni dell'eccessivo sfruttamento delle risorse forestali, che si rinnovano ma lentamente, possono essere ridotti facendo ricorso alla produzione di carta nuova dalla carta straccia o a materiali cellulosici a rapida crescita. Nell'analisi dei prodotti di origine vegetale rientrano inoltre importanti casi di materie industriali ''naturali'', per es. le fibre tessili e la gomma, che subiscono la concorrenza dei corrispondenti prodotti sintetici. L'evoluzione di tale concorrenza appare più chiaramente confrontando tra loro somiglianze e diversità dei caratteri merceologici dei prodotti naturali e di quelli sintetici. I prodotti vegetali commestibili stanno alla base, a loro volta, della ''produzione'' di alimenti di origine animale: l'allevamento del bestiame presuppone infatti la disponibilità di pascoli o di mangimi per fornire poi alimenti carnei, ma anche prodotti industriali, come i pellami (la materia prima per l'industria del cuoio, delle pelli, delle scarpe, ecc.) e vari sottoprodotti della macellazione.
Un altro importante capitolo riguarda la ''merce'' acqua, considerata generalmente un bene disponibile in quantità illimitata, ma che in molte zone si rivela scarsa, soprattutto se ci si riferisce alla disponibilità di acqua potabile di buona qualità igienica e ''merceologica''. L'acqua dissalata, che viene ormai prodotta su larga scala nel mondo, è una vera e propria merce ''fabbricata'' dal mare con processi che consentono di eliminare i sali e di recuperare acqua dolce (v. dissalazione, in questa Appendice).
Un altro effetto importante sull'evoluzione della m. è dovuto all'integrazione economica europea, che impone che le merci prodotte in un paese possano essere liberamente vendute negli altri paesi della Comunità. Di qui un accavallarsi sempre più rilevante di leggi e di norme che stabiliscono o modificano la qualità, i caratteri e i limiti analitici delle merci e l'importanza delle relative conoscenze merceologiche, ancora più indispensabili nelle operazioni commerciali. Un campo di crescente interesse è, peraltro, quello della storia delle merci e dei processi tecnici di produzione; se ne possono trarre molte utili indicazioni per evitare errori nelle scelte merceologiche.
La risoluzione di molti problemi − caratterizzazione commerciale, lotta alle frodi, ecc. − relativi ai settori sopra elencati, richiede oltretutto ricerche sperimentali sulle merci, basate sull'uso di metodi chimici e fisici d'indagine. Poiché è ben difficile che il laboratorio di un Istituto universitario di m. sia in grado di risolvere qualsiasi problema analitico, in genere si hanno laboratori universitari specializzati in particolari settori.
Laboratori merceologici di ricerca sperimentale o di controllo esistono, con varie denominazioni, anche nella pubblica amministrazione, in molte industrie e in grandi imprese di distribuzione commerciale. Nell'ambito della pubblica amministrazione la ricerca e i controlli merceologici sono condotti nei laboratori del ministero della Sanità o delle strutture sanitarie pubbliche, per merci come gli alimenti, i cosmetici, ecc., il cui uso può arrecare danno alla salute; del ministero dell'Agricoltura per la repressione delle frodi su concimi, sementi, ecc.; del ministero dell'Industria per i controlli su fibre tessili, carta, metalli, ecc.
Bibl.: W. Ciusa, I cicli produttivi e le industrie chimiche fondamentali, Bologna 1948; Id., Aspetti tecnici ed economici di alcuni cicli produttivi, ivi 1954; G. Nebbia, Risorse naturali e merci. Un contributo alla tecnologia sociale, Bari 1968; G. V. Villavecchia, G. Eigenmann, Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata, a cura di G. Eigenmann e I. Ubaldini, 7 voll., Milano 1973-77; E. Cianetti, Guida alla conoscenza dei materiali e dei prodotti, Roma 1988. La Rivista di Merceologia (dal 1962 al 1977 apparsa col titolo Quaderni di Merceologia) tratta argomenti scientifici della disciplina.