Vedi MEGIDDO dell'anno: 1961 - 1995
MEGIDDO (ebr. Měgiddü; latino Mageddo)
Antica città della Palestina, preisraelitica, posta ad occidente della pianura d'Esdrelon, su di un contrafforte della catena del Carmelo. Situata in ottima posizione strategica, fu perciò spesso prima meta delle campagne militari dei faraoni d'Egitto in Siria. Le sue rovine si trovano nel Tell Mutesellim, collina di 191 m d'altezza.
Gli scavi vi sono stati iniziati negli anni 1903-1905 da G. Schumacher e L Benzinger; furono ripresi nel 1925 dall'Oriental Institute di Chicago, che li proseguì fino al 1939. Nel 1960 Y. Yasin vi ha condotto un breve saggio.
Sono venuti alla luce i resti di venti stabilimenti o città, costruite una sopra l'altra, dal periodo neolitico al 400 a. C. circa, occupate successivamente da Cananei, Hyksos, Egiziani, Filistei ed Israeliti. Lo strato xx poggia sulla nuda roccia e ha fornito soltanto cocci di vasellame e strumenti di pietra; veri edifici, con pavimenti a disegni di animali, di danzatrici e cacciatori, si sono constatati nello strato susseguente; sono state trovate pure impressioni di sigilli cilindrici del periodo neosumerico; gli strati xvii-xvi contengono città cananee con templi costruiti in pietra e pilastri poggianti su basi di marmo; alla cosiddetta epoca degli Hyksos appartengono gli strati xv-x, che hanno rivelato un grande muro di cinta della città, largo più di quattro metri, ma di argilla soltanto, sepolture sotto le case e vasi con cadaveri di bambini; gli strati ix-vi sono dell'epoca del Nuovo Regno egiziano (secoli XV-XII a. C.), nel palazzo del governatore si sono rinvenuti avorî intagliati di grande bellezza; taluni col nome di Ramesses III; il v strato è dei Filistei, le case sono state trovate ancora piene di suppellettili e altri oggetti; lo strato susseguente già ascritto al regno di Salomone è in realtà più tardo, come ha dimostrato il recente saggio di scavo di Y. Yadin. Di quest'epoca sono il muro di cinta in pietra colla porta principale a N e stalle per almeno 500 cavalli al di qua della stessa, nella città; intorno al 350 a. C., la città non era più abitata.
L'acqua era fornita a M. da una fonte immediatamente fuori delle mura e da un sistema di canali per convogliarla scavato nella roccia; si cercò di render accessibile la fonte dall'interno delle mura scavando una lunga galleria nella roccia viva.
Tra i molti oggetti trovati nel tell, oggetti di pietra (notevoli i grandi capitelli a volute del palazzo israelitico), argilla, anche statuette, porcellana, rame, bronzo, ferro, spiccano per il grande valore artistico le molte piccole placche d'avorio intagliate e uno scrigno dello stesso materiale con sui lati sfingi e leoni in rilievo alquanto alto, trovati nel 1937 da J. W. Crowfoot nello strato vii e risalenti al sec. XII o al 1350 a. C. circa; appartengono all'arte fenicio-siriana o fenicio-cananea e sono notevoli per la varietà dei soggetti, dello stile e dell'ispirazione, che è o egiziana o hittita o egea; vi sono ritratte scene di presentazione al re seduto in trono, il re sul carro da guerra, dèi e dee, il re hittita con tori antropomorfici, scene conviviali, cinegetiche, guerresche, sfingi, prigionieri, draghi, tori, leoni, stambecchi si sono rinvenuti ancora varî oggetti d'avorio, come cucchiai, pettini, testine, bottoni, ed ancora altri.
Bibl.: G. Schumacher, Tell el-Mutesellim, I. Band: Fündbericht, A. testo, B. tavole, Lipsia 1908; C. Watzinger, Tell el-Mutesellim, II. Band: Die Funde, Lipsia 1929; P. L. O. Guy, New Light from Armageddon, in Oriental Institute Communications, 9, Chicago 1931; H. G. May, Material Remains of the Megiddo Cult, Chicago 1935; R. S. Lamon, The Megiddo Water System, Chicago 1935; P. L. O. Guy, Megiddo Tombs, Chicago 1938; R. S. Lamon-G. M. Shipton, Megiddo, I, Seasons of 1925-34, Strata I-V, Chicago 1939; G. Loud, The Megiddo Ivories, Chicago 1939; J. Simons, Opgravingen in Palestina tot aan de ballingschap (586 v. Ch.), Roermond-Maaseik 1935, pp. 221-224; A. G. Barrois, Manuel d'archéologie biblique, I, Parigi 1939, pp. 53-57; Y. Yadin, in Biblic. Archaeologist, XXIII, 1960, 62-68.