Sydow, Max von (propr. Carl Adolf)
Attore teatrale e cinematografico svedese, nato a Lund il 10 aprile 1929. Uno degli attori feticcio di Ingmar Bergman negli anni Cinquanta e Sessanta, si è poi imposto a livello internazionale sulla scia del successo dei film del suo scopritore, lasciando sempre affiorare l'evidente traccia dei ruoli tormentati e misteriosi che Bergman gli aveva offerto, e privilegiando, con il trascorrere del tempo, una recitazione misurata ed essenziale, quasi ridotta a pura presenza scenica. È divenuto una figura familiare soprattutto nei thriller e nei film fantastici, grazie alla statura imponente, al volto ossuto e scavato e alla voce del timbro profondo, ma anche alla capacità di misurarsi con un ampio spettro di caratteri.
Nacque in una famiglia appartenente alla borghesia colta: la madre prima del matrimonio era stata un'insegnante, il padre era uno stimato professore universitario. Tra il 1948 e il 1951 frequentò la scuola di recitazione del Kungliga Dramatiska Teatern (Teatro drammatico reale) di Stoccolma; nel frattempo fece il suo debutto cinematografico interpretando piccole parti in due importanti film di Alf Sjöberg, Bara en mor (1949, Solo una madre) e Fröken Julie (1951; La notte del piacere). Conseguito il diploma, recitò in vari teatri stabili, e dal 1955 nello Stadsteater di Malmö, allora diretto da Bergman, affiancando sempre, anche negli anni a venire, all'attività cinematografica quella teatrale.
S. recitò in alcuni film minori tra il 1953 e il 1957, ma il ruolo che lo rivelò al pubblico internazionale fu quello del giovane crociato Antonius Block, che mentre gioca a scacchi con la Morte è tormentato da profondi dubbi esistenziali, in Det sjunde inseglet (1957; Il settimo sigillo) di Bergman. Fu il primo episodio di un lungo e fortunato connubio tra l'attore e il regista, chiusosi bruscamente a seguito di un litigio. Le altre tappe di quel percorso furono: Smultronstället (1957; Il posto delle fragole), Ansiktet (1958; Il volto), Nära livet (1958; Alle soglie della vita), Jungfrukällan (1959; La fontana della vergine), Såsom i en spiegel (1961; Come in uno specchio), Nattvardsgästerna (1963; Luci d'inverno), Vargtimmen (1968; L'ora del lupo), Skammen (1968; La vergogna), En passion (1969; Passione), Beröringen (1971; L'adultera). In tali film S. si cimentò nell'impegno recitativo più complesso della sua carriera, imperniato su una fisicità scenica magnetica e focalizzante, e, a partire dall'inquietante illusionista di Ansiktet allo spietato padre di Jungfrukällan fino all'angosciato disegnatore di Vargtimmen, plasmò il malessere interiore di personaggi indimenticabili.
Nello stesso periodo fu il protagonista anche di film di altri registi svedesi, tra cui Älskarinnan (1962, L'amante) di Vilgot Sjöman e il dittico di Jan Troell composto da Utvandrarna (1971; Karl e Kristina) e Nybyggarna (1972; La nuova terra).La fama acquisita in patria gli aprì le porte di Hollywood, a partire da The greatest story ever told (1965; La più grande storia mai raccontata) di George Stevens. Dai primi anni Settanta abbandonò progressivamente le produzioni svedesi e si dedicò all'attività internazionale, quasi sempre in parti di secondo piano. Nel circuito hollywoodiano si orientò verso il cinema di genere: tra le sue interpretazioni spiccano quella dell'austero sacerdote in The exorcist (1973; L'esorcista) di William Friedkin e in Exorcist II: the heretic (1977; L'esorcista II: l'eretico) di John Boorman, e quella del gelido killer in Three days of the Condor (1975; I tre giorni del Condor) di Sydney Pollack. Nel 1976-77 fu attivo anche nel cinema italiano, di cui privilegiò le opere impegnate, come Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, Cuore di cane (1976) di Alberto Lattuada, Il deserto dei Tartari (1976) di Valerio Zurlini, Gran bollito (1977) di Mauro Bolognini.
In seguito S. ha spinto i suoi ruoli soprattutto sul versante fantastico, rimanendo talvolta intrappolato in figure al limite del fumettistico (Flash Gordon, 1980, di Mike Hodges; Conan the barbarian, 1982, Conan il barbaro di John Milius), ma interpretando anche personaggi di vecchi saggi e autorevoli, spesso in una dimensione autocitativa (Dune, 1984, di David Lynch; Minority report, 2002, di Steven Spielberg). Non ha però trascurato il genere avventuroso (Victory, 1981, Fuga per la vittoria, di John Huston; Never say never again, 1983, Mai dire mai, di Irving Kershner), il thriller (Nonhosonno, 2001, di Dario Argento), il cinema d'autore (La mort en direct, 1980, La morte in diretta, di Bertrand Tavernier; Hannah and her sisters, 1986, Hannah e le sue sorelle, di Woody Allen; Mio caro dottor Gräsler, 1990, di Roberto Faenza; Bis ans Ende der Welt, 1991, Fino alla fine del mondo, di Wim Wenders; A che punto è la notte, 1995, di Nanni Loy).
Dalla fine degli anni Ottanta ha ripreso a collaborare con registi svedesi: con Bille August in Pelle erobreren (1987; Pelle alla conquista del mondo), per il quale ha ricevuto nel 1989 una nomination all'Oscar come migliore attore protagonista, in Den goda viljan (1991; Con le migliori intenzioni), film sulla vita dei genitori di Bergman (autore della sceneggiatura) e in Jerusalem (1996); con Troell in Hamsun (1996) ed En frusen dröm (1997, Un sogno congelato); con Liv Ullmann in Enskilda samtal (1997; Conversazioni private), proseguimento della vicenda narrata in Den goda viljan e anch'esso basato sulla sceneggiatura scritta dallo stesso Bergman.
Nel 1988 si è cimentato nella regia girando in Danimarca Ved vejen (Katinka ‒ Storia romantica di un amore impossibile), tratto dal romanzo del danese H. Bang, angosciosa storia romantica.
L'anno successivo ha pubblicato una biografia del padre Carl Wihelm, noto studioso del folklore dei popoli nordici, dal titolo Min far ‒ Sagoberättaren (Mio padre ‒ Il narratore di favole).
P. Cowie, Max von Sydow: from 'The seventh seal' to 'Pelle the conqueror', Stockholm 1989; Loppcirkus: Max von Sydow berättar (Il circo delle pulci: Max von Sydow racconta), a cura di E. Sörenson, Stockholm 1989.