BOLOGNINI, Mauro
Regista cinematografico, nato a Pistoia il 22 giugno 1922. Laureatosi in architettura a Firenze, si trasferisce a Roma nel 1949 per frequentare il Centro sperimentale di cinematografia. Assistente di L. Zampa e, in Francia, di Y. Allegret e J. Delannoy, dirige il primo film (Ci troviamo in galleria) nel 1953: un prodotto leggero come i successivi I cavalieri della regina (1954), La vena d'oro (1955), Gli innamorati (1955) e altri. L'incontro con P. P. Pasolini e V. Brancati con la rispettiva produzione de La notte brava (1959) e Il bell'Antonio (1960) segna una svolta nel modo di fare cinema di B. a cominciare dai soggetti, non più subordinati soltanto alle imposizioni del mercato anche se si riveleranno economicamente redditizi, e nella maggior parte dei casi derivati da opere letterarie.
Alcuni racconti di Moravia sono all'origine di La giornata balorda (1960), da un romanzo di M. Pratesi nasce La viaccia (1961); ancora da due romanzi, di I. Svevo e A. Moravia, provengono Senilità (1962) e Agostino (1962). In questi film e nei seguenti notevole rilevanza assumono l'arredamento, i costumi, l'illuminazione, le suggestioni pittoriche nel cui utilizzo B. eccelle, traendone immagini preziose e splendidi effetti figurativi, anche se talvolta a scapito dell'analisi psicologica dei personaggi.
Metello (1970) è esemplare della tendenza del regista alla bella scrittura pur nell'esteriore fedeltà al romanzo di V. Pratolini. In precedenza, pur manipolandoli, B. era stato sostanzialmente rispettoso nel trasporre sullo schermo i testi di T. Gautier (Madamigella di Maupin, 1966), E. Patti (Un bellissimo novembre, 1969), G. Parise (L'assoluto naturale, 1969), C. L. Philippe (Bubù, 1971) esaltandone gli aspetti più consoni alla propria sensibilità compositiva e decorativa, al di là delle vicende narrate, al punto da diventare più attendibile e incisivo nella realizzazione di soggetti maggiormente rimaneggiati (La corruzione, 1963, da Moravia) o meglio ancora originali: Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Fatti di gente per bene (1974), sul caso Murri, e perfino Libera, amore mio... (1975), imprevedibile e isolato tentativo di cinema politico. L'accoglienza tiepida induce B. a tornare ai testi letterari in Per le antiche scale (1975), dal romanzo di M. Tobino, dove dà ampio sfogo alla sempre incalzante predisposizione calligrafica, decisamente esasperata in L'eredità Ferramonti (1976). Si prova senza esiti di rilievo nel genere grottesco (Gran bollito, 1977), quindi si rifà alla commedia degli inizi con Sarò tutta per te (episodio di Dove vai in vacanza?, 1978). Altri film degni di menzione sono: La vera storia della signora delle camelie (1980), biografia romanzata del noto personaggio di Dumas figlio, e Mosca addio (1987), per il tema insolito (i diritti civili in URSS, alla luce del caso Ida Nudel). Tra le regie non cinematografiche si ricordano: Tosca (1964; 1990), Norma (1965) ed Ernani (1975) nella lirica; Il ritorno a casa (1974) di H. Pinter e lo shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate (1975) nella prosa.
Bibl.: Bolognini, a cura di J.A. Gili, G.P. Brunetta, P. Tortolina, Roma 1977.