MAURITANIA
(XXII, p. 612; App. III, II, p. 48; IV, II, p. 419)
La M. ha una superficie complessiva pari a 1.030.700 km2; dal punto di vista amministrativo il paese è suddiviso in dodici regioni e nel distretto di Nouakchott, capitale dello stato, la cui popolazione si aggira sui 400.000 abitanti. La popolazione complessiva ammonta a 2.114.000 ab. (stima 1992) e corrisponde a una densità assai modesta (pari a circa 2 ab./km2), fortemente condizionata com'è dall'ambiente fisico, che nella fascia centrosettentrionale è prevalentemente costituito dalle propaggini sudoccidentali della regione desertica del Sahara. Le migliori condizioni insediative si registrano nella sezione costiera e in quella meridionale, ove l'aridità del clima è mitigata dalla presenza del fiume Senegal, unica risorsa idrica del paese. Il processo di desertificazione, aggravato dalle ricorrenti siccità verificatesi nel corso dell'ultimo trentennio, si ripercuote sulle attività economiche nelle quali si registrano consistenti contrazioni produttive, specialmente nel comparto agricolo e pastorale. L'economia del paese è ancora fortemente arretrata e dipendente dal settore primario; stime del 1991 della Banca mondiale attribuivano al paese un reddito pro capite di circa 500 dollari USA.
Al nomadismo, che interessa quasi il 25% degli abitanti e che viene praticato soprattutto nelle aree settentrionali dalle popolazioni maure (che rappresentano l'81% delle etnie presenti nel paese), fa riscontro l'attività di allevamento, uno dei cardini storici dell'economia mauritana. I bovini ammontano a 1.263.000 capi (1990), ovini e caprini superano i 7,5 milioni, seguono volatili (4 milioni), cammelli (820.000), cavalli e asini (169.000). Nel 1990 il settore ospitava poco meno dei due terzi della popolazione attiva e contribuiva con circa il 25÷26% alla formazione del PIL.
La popolazione sedentaria di origine nera (prevalgono i Tacruri − in francese, Toucouleurs − su Peul, Wolof e Sarakole) è dedita all'attività agricola vera e propria, cui è destinato appena lo 0,2% della superficie nazionale. Le produzioni tipiche (miglio, mais, datteri, patate, riso) non sono in grado di soddisfare il fabbisogno interno: elevato è quindi il flusso di importazioni di generi alimentari. Suscettibile di maggior sviluppo è la pesca d'alto mare (92.612 t nel 1989): il potenziale ittico della piattaforma continentale (stimato in 520.000 t annue) ha spinto il governo mauritano a utilizzare per intero il limite delle 200 miglia della ''zona economica esclusiva'' dalla linea di base. Nel suo complesso, l'attività primaria occupava, nel 1990, il 64% della popolazione attiva e contribuiva con il 26% alla formazione del prodotto interno lordo.
Diverso è l'apporto dell'industria estrattiva all'economia nazionale (che stime dalla fine degli anni Ottanta valutavano in circa un decimo del PIL): sorta sui giacimenti di salgemma, è oggi centrata su quelli di ferro della regione di F'Dérik, di Zouèrate e di Guelbs. La produzione è pari a 6,5 milioni di t di ferro e alimenta il 50% delle esportazioni del paese. Vanno inoltre segnalati i giacimenti di rame di Akjoujt, le risorse di uranio di Bir-Mogherein, i fosfati di Gorgol, l'ilmenite di Trarza e il sale. Modesta è la raccolta della gomma arabica, storica risorsa forestale della M., che non è mai riuscita a contribuire allo sviluppo di un utile scambio commerciale.
L'apparato manifatturiero della M. è scarsamente sviluppato ed è concentrato nella capitale: a Nouakchott, oltre a una raffineria per il petrolio, è ubicato un importante impianto per la lavorazione del pesce, uno zuccherificio e alcune unità produttive per la produzione di rame e cemento. Queste industrie soffrono per la carenza d'acqua, di energia (la potenza installata è pari a 114.000 kW e la produzione si aggirava, nel 1989, sui 123 milioni di kWh) e di una idonea rete di comunicazioni. Quest'ultima, in particolare, poggia su infrastrutture minime: una linea ferroviaria di 690 km unisce le miniere di ferro e di rame ai due principali porti del paese; Point-Central, uno scalo marittimo situato una decina di km a sud di Nouadhibou, è il grande scalo del ferro, mentre il porto della capitale è prevalentemente impegnato nell'attività ittica. La rete stradale si sviluppa per circa 8150 km e collega i principali centri del paese. L'aeroporto internazionale è a Nouakchott.
Il forte aumento della pressione demografica sui principali centri urbani sta rafforzando il degrado di queste aree, non soltanto per la carenza di idonee strutture produttive e insediative, ma soprattutto per il deficit igienico-sanitario aggravato dall'assenza di acqua. Ancora elevato è il tasso di analfabetismo, che interessa il 66% della popolazione adulta.
Bibl.: A. Eyraud, Sénégal, Mali, Mauritanie, Parigi 1975; Centre d'Etude d'Afrique Noire, Introduction à la Mauritanie, ivi 1979; L'Africa nera, a cura di G. Cameri e G. Valussi, 2 voll., Torino 1988; M. Salama, J.N. Deconinck, M. F. Lofty, J. Riser, L'ensemblement de Nouakchott: exemple de l'aéroport, in Science et changements planétaires. Sécheresse, 2 (1991), 2, pp. 101-09.
Storia. - L'ascesa al potere del col. Ould Salek nel luglio 1978 coincise con la proclamazione unilaterale del cessate il fuoco da parte del Polisario. Il nuovo regime mauritano avviò successivi contatti con il movimento indipendentista saharawi, ma senza ottenere risultati positivi. Nel giugno 1979 la guida del paese passò al col. M. Mahmoud Louly, e il mese successivo il Polisario riprese i combattimenti contro le forze mauritane. Di fronte alla nuova emergenza il primo ministro col. M. Khouna Haidalla s'impose come l'uomo forte del regime, e su sua iniziativa si giunse all'accordo di Algeri (5 agosto 1979) che segnò la fine delle ostilità tra M. e Polisario. Nel gennaio 1980 Haidalla sostituì Louly alla guida dello stato. Nonostante l'intesa di Algeri, la vicenda del Sahara Occidentale rimase centrale per la Mauritania. Il governo di Nouakchott ammise la legittimità del Polisario, ma non riconobbe diplomaticamente la Repubblica Democratica Arabica Saharawi (RDAS) nata dalla lotta del Polisario. Si trattava di una posizione ambigua da cui si originarono due falliti moti eversivi: il primo, nel dicembre 1980, d'ispirazione libica; il secondo, più grave, attuato nel marzo 1981 da personaggi sostenuti dal Marocco con cui per ritorsione la M. ruppe le relazioni diplomatiche.
Il 1984 fu un anno di svolta. In febbraio la M. riconobbe diplomaticamente la RDAS; nel marzo Haidalla accrebbe i poteri assumendo la direzione del governo dopo averne allontanato il col. Moaouia Ould Sidi Ahmed Taya. Questi però reagì in dicembre attuando un colpo di stato che lo portò alla guida del paese. Taya puntò a rafforzare la posizione regionale della M. riuscendo, dopo aver restaurato le relazioni con il Marocco (aprile 1985), a divenire un interlocutore credibile per entrambe le parti rimaste in conflitto nella vicenda sahariana.
Attenuatasi l'emergenza internazionale, riprese però all'interno del paese la tradizionale tensione tra la maggioranza maura (arabo-berbera) della popolazione e la minoranza negra. Gravi furono gli incidenti che sconvolsero Nouakchott nell'ottobre 1986. Il governo cercò di attenuare il malcontento negro contro l'eccessiva arabizzazione culturale e politica del paese promuovendo un processo d'islamizzazione nel cui ambito l'antagonismo negro-mauro potesse stemperarsi. Ma il tentativo non ebbe fortuna. Nell'ottobre 1987 decine di esponenti civili e militari negri furono arrestati per complotto e tre di loro furono poi condannati a morte. Da allora la tensione non fece che crescere sino a sfociare in tragedia sanguinosa nell'aprile 1989, quando nella capitale si verificò un massacro di negri. A scatenare la violenza omicida, diretta dapprima contro gli immigrati senegalesi ma poi estesasi anche ai negri mauritani, era stata la notizia di un altrettanto feroce eccidio avvenuto giorni prima nel Senegal a danno della locale comunità maura. Ne seguì un'aspra contrapposizione tra Senegal e M., che per alcune settimane parve sul punto di degenerare in un conflitto aperto, tanto che i due paesi ruppero le relazioni diplomatiche. La tensione, che nel 1991 comportò pure brevi scontri militari, si attenuò e nel 1992 furono restaurati i rapporti diplomatici interrotti. Sul piano interno continuarono però gli scontri interetnici causando fra l'altro un grande esodo di negri mauritani verso il vicino Mali. Taya cercò di arginare l'instabilità con il varo di una costituzione d'ispirazione democratica, approvata per referendum nel luglio 1991, sulla cui base egli stesso fu eletto presidente della Repubblica nel gennaio 1992. Nel marzo successivo il paese, chiamato alle prime elezioni multipartitiche della sua storia, decretò la netta vittoria − 67 seggi su 79 − della formazione presidenziale (Partito repubblicano democratico e sociale).
Bibl.: Mauritania: a country study, a cura di R.E. Kandloff, Washington (D.C.) 1990; Ph. Marchesin,Tribus, ethnies et pouvoir en Mauritanie, Parigi 1992.