SALVATORE, Matteo
– Nacque ad Apricena (Foggia) il 16 giugno 1925. Il padre, Lazzaro – manovale, facchino, militante comunista – fu arrestato durante il fascismo e compose, con il sindacalista Giuseppe Di Vittorio, l’inno Evviva la Repubblica, poi inciso dal figlio Matteo nel disco Il lamento dei mendicanti (1966); la madre fu costretta a elemosinare pane per i figli Michele, Vincenzo, Matteo, Beatrice, Umberto, Maria (morta giovane per denutrizione).
L’infanzia segnata dall’indigenza lo costrinse ad accettare ogni lavoro – bracciante, garzone, banditore, scaricatore al mercato del pesce – e ben presto divenne tema principale di un vasto repertorio di ballate tese a denunciare, con toni drammatici o d’amara ironia, le condizioni di miseria e sfruttamento imperversanti nel latifondo e nella società rurale del Sud d’Italia. Appresi i rudimenti di chitarra da Vincenzo Pizzicoli, anziano suonatore di violino con cui sbarcava il lunario portando serenate, all’indomani della seconda guerra mondiale sposò Antonietta, morta di tumore dopo un anno, per risposarsi poi con Ida con cui ebbe Enza, Franco, Margherita e Lazzaro.
Finita la guerra decise, come tanti, di emigrare, spostandosi tra la Germania, la Liguria, Milano per stabilirsi a Roma, dove i primi tempi visse nella baraccopoli delle Cave di Valle Aurelia lavorando come manovale. Provò anche a sfruttare la disposizione al canto mostrata da ragazzo, esibendosi nelle trattorie romane come canzonettista ambulante, con repertori attinti alla canzone leggera italiana e napoletana. Sollecitato dal folk music revival fiorente nell’Italia degli anni Sessanta (Leydi, 1972) e incoraggiato dai personaggi dello spettacolo incontrati nei locali dove si esibiva (come Eleonora Rossi Drago, Andrea Checchi, Silvana Pampanini, Giovanna Ralli, Lucia Bosè), nel 1955 ebbe un incontro decisivo con Claudio Villa. Il cantante romano gli propose di realizzare per le etichette con cui era impegnato, Fonit e Vis Radio, 78 giri con stornelli pugliesi che riprendevano suoi brani e ballate poi divenute famose quali Un pugliese a Roma, Lu limone, La bicicletta. Una sera venne anche notato dall’affermato regista Giuseppe De Santis, che lo invitò a raccogliere in Puglia canti popolari; lui stesso decise però di scrivere La storia dell’emigrazione, ballata che diede inizio a una produzione poetico-musicale quasi sempre concentrata sui duri ricordi della gioventù pugliese e con altre inserita nel film Uomini e lupi (1957) con Yves Montand e Silvana Mangano.
A Torino, dove si stabilì per qualche tempo, fu introdotto da Maurizio Corgnati, poi marito della cantante Milva, alle serate della buona borghesia, in occasione delle quali mise a punto un originale ruolo di poeta-cantastorie di fronte a personalità quali Giangiacomo Feltrinelli e Italo Calvino. I repertori canzonettistici e ripresi dal folklore orale lasciarono del tutto il passo a ballate da lui composte in dialetto pugliese e ispirate a episodi adolescenziali vissuti tra la povera gente.
Corgnati, avrebbe raccontato il cantastorie, «mi portò alla villa della contessa Camerana. Lì stavano il senatore Franco Antonicelli, lo scrittore Italo Calvino, molti specialisti della medicina, la Torino bene. E io venivo coccolato come un ragazzino. Cominciai a cantare, ma non dicevo che le ballate erano mie, dicevo che erano popolari, per far bella figura. Alla fine della ballata si interrogavano tra di loro: “Ma questa ballata mi sembra del Quattrocento”. Rispose un altro: “No, a me pare che sia del Trecento”. Invece, le avevo fatte io. Calvino, dopo cinque o sei ballate, disse: “Questa per me è l’unica fonte di cultura popolare in Italia e nel mondo nel suo genere. Noi dobbiamo ancora inventare le parole che dice Matteo Salvatore”» (La luna aggira il mondo e voi dormite. Autobiografia raccontata ad Angelo Cavallo, Roma-Viterbo, 2002, p. 74).
Con l’accrescersi della notorietà, partecipò a diverse trasmissioni radiotelevisive tra cui Viaggio in Italia: Puglia. Quindici minuti con Matteo Salvatore (1970) e Storie della emigrazione (1972) ispirata al racconto Il lungo viaggio di Leonardo Sciascia, realizzata sempre per la RAI da Alessandro Blasetti.
Con ballate quali Lu furastiero, Lu polverone, Brutta cafona, Padrone mio ti voglio arricchire – paradossale, disperato elogio dello sfruttamento padronale fonte, pur sempre, di misero pane quotidiano – Salvatore fece proprio l’estraniamento critico maturato dalla poetica dei cantastorie in Europa sin dal Medioevo (Saffioti, 1990; Geraci, 1997); iniziò cioè a riflettere da una certa distanza sui difficili trascorsi giovanili trasformandoli in storie cantate che esemplificavano drammi sociali, precarietà, ingiustizie, contraddizioni, conflittualità della società meridionale. Storie di perdenti, sfruttati, emarginati dai toni malinconici e spesso affidati alla drammaticità di uno straordinario falsetto, per le quali acquisì tutta la forza speculativa, critica, autoriflessiva che contraddistingue la poetica dei cantastorie rispetto alla canzone politica di lotta o alle logiche populiste o conservative del folk music revival.
Sebbene, come altri cantastorie, avesse dato luogo a un’autoproduzione di dischi da lui stesso distribuiti, dagli anni Sessanta la sua vita cambiò grazie alle raccolte discografiche pubblicate, oltre che dalla Vis Radio, da prestigiose etichette quali Fonit-Cetra, Combo, Universal, Up International, i Dischi del Sole, Tank Record, Vedette Record e la Amico-Rca, con la quale uscì Le quattro stagioni del Gargano (1972), cofanetto di quattro LP con inserto fotografico di Ferruccio Castronuovo, aiuto regista di Federico Fellini: ampia discografia che nel 1968 lo portò a partecipare al girone folk del Cantagiro con Lu soprastante e a intraprendere tournées in America, Canada, nei vasti circuiti italoamericani, in compagnia di importanti cantanti quali Claudio Villa, Domenico Modugno e una giovane Patty Pravo. Dal 1969 ebbe anche ruolo di primo piano nelle rassegne di musica popolare organizzate dal Folk Studio di Roma.
Nel 1973, tuttavia, una lite con Adriana Doriani, sua corista a cui era legato sentimentalmente da diverso tempo, si concluse con la morte della donna. Sul cantastorie gravò l’accusa d’omicidio che lo portò in carcere fino al 1978, quando venne assolto. Con il sostegno della famiglia e di cari amici, tra cui Renzo Arbore, riprese poi l’attività poetico-musicale in un contesto ormai meno proclive al folk e che, tuttavia, lo vide vincitore del Premio Tenco 1978 e protagonista di numerosi programmi radiotelevisivi dedicati dalla RAI alla cultura popolare italiana tra cui La luna aggira il mondo e voi dormite (1979) che trae il titolo da una sua ballata e che vide la collaborazione del poeta Vito Riviello e dell’attore Riccardo Cucciolla. Da Roma, Vieste e Mattinata sul Gargano – dove realizzò per la regia di Anne Alixe il film-documentario Nelle carni del cantastorie (1992) –, negli ultimi anni si stabilì a Foggia dove, tra sporadici concerti, strinse solida amicizia con il suo manager Angelo Cavallo, cui affidò il racconto della sua vita nel volume La luna aggira il mondo..., cit., contenente un CD con 12 ballate inedite (Roma-Viterbo 2002). L’originale autobiografia servì a rilanciarlo nei nuovi circuiti della canzone pop e d’autore, in cui condivise il palco con cantautori e musicisti quali Vinicio Capossela, Teresa De Sio, Gilberto Gil, Flaco Jiménez (del Buena Vista Social Club), Roy Paci, Marc Ribot & Mystery Trio, Shane MacGowan & the Popes.
Costretto sulla sedia a rotelle da un ictus, morì a Foggia il 27 agosto 2005, nella piccola casa di via Costantino Capozzi 16, dove oggi è apposta una targa commemorativa.
Alla memoria del cantastorie, l’amministrazione comunale di Apricena ha intitolato un teatro e l’annuale Meeting Folk: Matteo Salvatore memories; a Foggia il Premio Matteo Salvatore continua a promuoverne la figura e l’opera.
Fonti e Bibl.: R. Leydi, Il folk music revival, Palermo 1972; T. Saffioti, I giullari in Italia. Lo spettacolo, il pubblico, i testi, Milano 1990; M. Geraci, Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud, Roma 1997; A. Cavallo, Il mio amico Matteo, in La Capitanata. Rivista quadrimestrale della Biblioteca provinciale di Foggia, XLIII (2005), 18, pp. 11-18; Foggia, Biblioteca provinciale La Magna Capitana, Il banditore. Catalogo dell’opera omnia di M. S., Foggia 2009; A. Cavallo - G. Cipriani, M. S. Le canzoni e la storia, con cd allegato, Irsina 2012; R. Cucciolla - M. Salvatore, A Sud. Il racconto del lungo silenzio, a cura di G. Rinaldi, con cd allegato, Roma 2014.