POLO, Matteo
POLO, Matteo. – Nacque a Venezia da Andrea (della madre non si conosce il nome né il casato), probabilmente nel quarto decennio del XIII secolo e dopo i fratelli Marco e Nicolò, quest’ultimo padre del famoso viaggiatore Marco.
Ignota la data del matrimonio con tale Marta, della quale non si conosce neppure il cognome e che gli premorì, come sappiamo dal testamento del Polo; la coppia non ebbe figli.
Non visse a lungo con la moglie, perché nel 1260 si trovava già da tempo a Costantinopoli, dove esercitava la mercatura assieme ai fratelli. Nel 1261, quando la caduta dell’Impero Latino di Oriente faceva presagire un futuro meno favorevole alla folta colonia veneziana in riva al Bosforo, i Polo divisero le loro sorti: Matteo e Nicolò liquidarono la propria ditta, o la quota che ne detenevano, investendo il ricavato in pietre preziose e si separarono da Marco, con ogni probabilità il fratello maggiore, per intraprendere un lungo e difficile viaggio in Ucraina, nel khanato dell’Orda d’Oro.
Ciò che animava i due veneziani era la speranza di entrare in diretta relazione con i potentati mongoli, insediati nelle regioni sud-orientali europee e nelle finitime steppe dell’Asia; era un mondo pressoché sconosciuto agli occidentali, ma che notizie frammiste a leggende facevano ritenere assai ricco: quasi due secoli dopo un altro veneziano, Giosafat Barbaro, avrebbe organizzato una spedizione nella regione del Volga alla ricerca di un mitico kurgan, il tumulo funerario di un khan mongolo che si favoleggiava contenesse molti tesori.
Da Costantinopoli i due fratelli si diressero pertanto in Crimea, poi presso Kazan sul Volga, quindi furono alla corte del Gran Khan Kubilai, per ritornare a Venezia attraverso la Persia, nel 1269; ne sarebbero ripartiti due anni dopo insieme con il figlio di Nicolò, Marco, per intraprendere uno straordinario viaggio che li avrebbe portati nuovamente da Kubilai e che si sarebbe concluso solo ventiquattro anni più tardi: avrebbero rivisto Venezia nel 1295.
La grande avventura di Matteo Polo può contare su un’unica fonte: il Milione e fu intrapresa, in entrambi i viaggi, in compagnia del fratello Nicolò.
Del solo Matteo si può dire che, benché non se ne avesse notizia da vari anni, nel 1280 venne nominato esecutore testamentario del fratello maggiore Marco, come pure dell’omonimo nipote Matteo nel 1300, quando però era ormai tornato a Venezia. Ancora, il primo ottobre 1296 venne eletto fra i membri del Maggior Consiglio per il sestiere di Cannaregio: non si era ancora verificata la cosiddetta ‘serrata’ del massimo organo costituzionale veneziano, che si sarebbe avuta poco più di un anno dopo, per cui tale elezione avrebbe potuto costituire il presupposto per un inserimento di Polo nei ranghi del patriziato, cosa che tuttavia non avvenne stante la mancanza di figli maschi; né si ha notizia di ulteriori sue cariche pubbliche, probabilmente a causa dell’età non più giovanissima.
La lunga permanenza lontano da Venezia, i molti anni dedicati alla mercatura, l’agiatezza verosimilmente conseguita e, ancora, la mancanza di eredi diretti non avevano spento in Polo – simile in questo al fratello Nicolò – l’attrazione verso il commercio e l’avventura al di là del mare: il 20 febbraio 1300 risulta infatti nell’isola di Creta, a Candia, dove pure si trovava il fratello per iniziativa analoga, ma non la stessa. Matteo infatti, assieme a Nicolò Arimondo e Giovanni Dandolo, noleggiò due galere di Angelo Barozzi, con le quali intendeva trafficare nei porti siriaci ed egiziani, laddove Nicolò prese a nolo la nave di Jacobino Lambardo con cui si portò a Cipro. I due Polo, quindi, operano contemporaneamente e nella stessa regione, ma non congiuntamente, forse allo scopo di frazionare il rischio.
L’ultima notizia sull’uomo è data dal lunghissimo testamento, rogato il 6 febbraio 1310. Polo era nella sua casa a Venezia, ammalato, disponeva numerose beneficienze, nominava suoi commissari i nipoti Marco e Stefano, quest’ultimo naturale; eredi i nipoti Marco e Matteo, figli di Nicolò. Fu sepolto accanto a quest’ultimo presso la chiesa benedettina di S. Lorenzo, nell’arca di famiglia che qualche anno dopo avrebbe ospitato anche il nipote Marco.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3426, II: Famiglia Polo, cc. non numerate; il testamento, in Archivio di Stato di Venezia, Notarile testamenti, Atti Pietro Pagano, b. 830, 5, è stato trascritto da G. Orlandini, Marco Polo e la sua famiglia, in Archivio veneto-tridentino, IX (1926), doc. 6, pp. 25-31; quello del fratello Marco (1280), che lo nomina fra i suoi commissari, da E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, pp. 489 s.; Deliberazioni del Maggior Consiglio di Venezia, I, a cura di R. Cessi, Bologna 1950, p. 360.
Nel VII centenario della nascita di Marco Polo, Venezia 1955, passim; G. Caraci, Viaggi fra Venezia ed il Levante fino al XIV secolo e relativa produzione cartografica, in Venezia e il Levante fino al secolo XV, a cura di A. Pertusi, I, Firenze 1973, pp. 153 s.; F. Thiriet, La Romanie vénitienne au Moyen Age. Le développement et l’exploitation du domaine coloniel vénitien (XII-XV siècles), Paris 1975, p. 100; A. Zorzi, Vita di Marco Polo veneziano, Milano 2000 (in partic. i capp. 12-18).