Garrone, Matteo
Garróne, Matteo. – Regista (n. Roma 1968). Dopo alcuni corto- e lungometraggi, anche documentari, con Estate romana (2000) mette a fuoco il proprio stile, soprattutto in quest’opera – a basso costo – tanto di carattere narrativo quanto incline a uno sguardo di tipo documentaristico. Film a suo modo sul teatro, procede quasi come un happening, raccontando vite ai margini, irrequiete, immerse e sommerse in una grande città in trasformazione. Su un ambiguo e tortuoso personaggio – che dà il titolo al film – si concentra il successivo L’imbalsamatore (2002), opera che rivela più complesse e articolate qualità di regia e di sguardo, e un gusto visivo – G. è anche pittore – forte, rigoroso e originale. Gli animali imbalsamati assumono la valenza di feticci e di ossessioni nel disagio del vivere contemporaneo, trasmesso con grande efficacia dagli spazi e dai paesaggi, entro una struttura che assume la valenza di road-movie. Su un’ossessione si focalizza la narrazione di Primo amore (2004), stavolta quella per i corpi e la loro supposta, ideale armonia, attraverso la vicenda di un orafo che impone alla propria, esile compagna (interpretata con grande bravura da Michela Cescon) una cura dimagrante. La piena affermazione, anche internazionale, è sancita con Gomorra (2008), dall’omonimo best-seller di Roberto Saviano. Grand prix al Festival di Cannes nel 2008 e David di Donatello nel 2009 per miglior regista, film e sceneggiatura, è probabilmente la sua opera più ambiziosa, di una sapiente e calibrata magniloquenza visiva e narrativa, che intreccia più generi – dal noir al melodramma al film d’azione – per innervarli del consueto, robusto realismo tipico di questo regista, fra i più importanti del cinema italiano contemporaneo. Film dopo film l’opera di G. si rivela una ‘commedia umana’ sull’Italia di oggi, attraverso altrettante tipologie di personaggi e temi delle quali la più recente espressione è costituita da Reality (2012), nello stesso anno Grand prix al Festival di Cannes.