MATTEO di Giovanni (detto anche Matteo da Siena)
Pittore, nato a Borgo San Sepolcro, forse qualche anno prima del 1435. Nel 1453, M. risiedeva a Siena e vi aveva già un compagno di bottega, Giovanni di Pietro. La maggior parte dei critici afferma ch'egli abbia appreso l'arte da Domenico di Bartolo, e infatti affinità notevoli fra Domenico e Matteo si vedono nell'Assunta di Matteo a Grosseto; d'altra parte caratteri bonfiglieschi non mancano nel polittico di S. Agostino di Asciano, posteriore non di molto al 1450, sebbene nei santi laterali dello stesso polittico sia prevalente l'influsso della vecchia persistente tradizione senese. Intorno al 1462 M. dipinse per Pienza la Madonna con santi (ora nel Museo), in cui comincia a farsi luogo quell'assimilazione di elementi fiorentini, soprattutto lippeschi, che persistono poi in quasi tutte le Madonne di Matteo. Per il polittico del duomo di Borgo S. Sepolcro, nel cui mezzo stette il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, ora a Londra, probabilmente dipinto più anni innanzi, dipinse le figure laterali (Ss. Pietro e Paolo), quelle della cornice, e la predella. Un'altra commissione ebbe M. dalla sua città natale nel 1487: quella dell'Assunta per la chiesa di S. Maria dei Servi, ancora ivi conservata. L'Assunta, già in Asciano, e ora alla National Gallery di Londra, e la Madonna della Neve in S. Maria della Neve di Siena, sono due fra le più belle Madonne di Matteo e appartengono al decennio anteriore: la seconda è firmata e datata (1477). Del 1479 è la S. Barbara in trono fra S. Maria Maddalena e S. Caterina in S. Domenico di Siena.
La serie dei Massacri degli Innocenti (S. Agostino di Siena, 1482; pavimento del duomo di Siena, 1482; pinacoteca di Napoli; S. Maria dei Servi di Siena, 1491), cade nel nono decennio. La loro drammaticità è tutta esteriore, attuata con uno sforzato accentuare di espressioni convenzionali sotto influenze fiorentine (Pollaiolo) e anche ferraresi; nonché delle sacre rappresentazioni. Notevole in queste opere è lo sviluppo dei fondi architettonici. Nelle opere dell'ultimo periodo, che si chiude col 1495, anno della morte del pittore, si manifesta un gusto del paesaggio, ancora di ispirazione umbro-fiorentina, che segna il prevalere delle tendenze umanistiche sull'arcaismo senese (Trittico con la Madonna fra San Girolamo e San Giovanni Battista in S. Domenico di Siena, S. Sebastiano della National Gallery di Londra, ecc.).
M. di G., sebbene nato in Umbria, appartiene interamente come artista alla scuola senese, a quella scuola, cioè, che in pieno Rinascimento continua a ispirarsi alle sue fonti tradizionali. Tuttavia, egli prende conoscenza delle varie mode correnti e ne assimila una quantità di elementi esteriori (schemi compositivi, tipi, atteggiamenti e movenze), ma tutti questi elementi trasforma e compone nella sua schietta ingenuità provinciale intonata a un certo languore sensuale; con negligenza dei valori plastici, e assoluta preferenza, nella scelta dei proprî mezzi espressivi, per la linea sottile, elegante e vibrante, per il colore chiaro e prezioso.
Bibl.: G. F. Hartlaub, M. da Siena u. seine Zeit, Strasburgo 1910 (vedine la recensione di W. Bombe, in Rep. f. Kunstw., XXXIV [1911], pp. 567-70); F. M. Perkins, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930 (con ampia bibl.); B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932; C. Brandi, in Mitt. d. kunsthist. Inst. in Florenz, III (1919-32), p. 322 segg.; F. M. Perkins, Pitture senesi, Siena 1933.