MASSAUA (etiopico Meṣwā‛; arabo Maṣawwa‛; tigrè Bāṣe‛; begia Badeṣe‛; A. T., 116-117)
Città e porto della Colonia Eritrea, sul Mar Rosso, posta a 15° 36′ 33″ lat. N. e 39° 28′ 52″ longitudine E., in faccia all'arcipelago delle isole Dahlac, dalle quali la separa il Canale di Massaua. Dista 122 km. dalla capitale, cui è collegata per una ferrovia, ardita costruzione italiana completata nel 1911 e prolungata poi fino a Cheren e Agordat, ed è posta a 510 km. da Port Sudan, circa 1852 km. da Suez, 675 km. da Aden, 615 km. da Giddah e circa 350 km. da el-Hodeidah, che quasi la fronteggia sulla prospiciente costa dell'Arabia. Fu capitale della colonia a partire dalla prima occupazione di questa (1885) fino al 1900. Massaua sorge su un'isola coralligena, dalla quale ha tratto il nome, e sulla vicina isola di Taulud. Quest'isola è collegata alla prima con una diga, lunga 250 m., e alla terraferma con una seconda diga, lunga 950 m., percorsa dalla ferrovia, la cui stazione è appunto a Taulud. Queste due isole con le dighe che le riuniscono e la penisola di Abd el Cader che le fronteggia a N., racchiudono un ampio bacino marittimo, costituente la rada di Massaua. La penisola di Gherar, che sporge dal fondo della rada verso l'imboccatura di essa, divide il seno di Gherar a N., dal seno di Taulud (o di Adaga-berai) a S., e contribuisce con le isole e la punta di Abd el Cader a delimitare la parte più profonda e più interna della rada, la quale costituisce più propriamente il porto di Massaua.
La città vecchia, in gran parte distrutta dal terremoto del 1921, è stata di recente ricostruita. Tra gli edifici principali è da ricordare anzitutto il bel Palazzo del governo (el Saràia) costruito nel 1872-75 durante l'occupazione egiziana, in stíle moresco, con una rampa esterna di scale e larghi archi di veranda aperti sul mare: è sede del Commissariato regionale. Al pari dell'albergo, costruito con criterî moderni, esso sorge presso i giardini pubblici, al margine orientale di Taulud, e da qui si diparte un bel viale alberato, che conduce alla stazione ferroviaria separando gli edifici italiani dal quartiere indigeno, posto sulla sponda orientale dell'isola.
In Massaua propriamente detta, sorgono gli edifici portuarî, la pittoresca moschea di Scec Hammali, la moschea Sciafei, il palazzo delle poste e telegrafi, il bazar, ecc. Sulla penisola di Gherar sono impiantati varî stabilimenti industriali, il campo ascari e la direzione delle saline, congiunta per ferrovia ai bacini d'evaporazione. Ad Abd el Cader infine si trovano la stazione radiotelegrafica e gli stabilimenti delle pescherie dell'Africa Orientale Italiana. Massaua ha una conduttura d'acqua potabile, proveniente da Moncullo, l'ospedale Umberto I, in muratura, provvisto di sala operatoria e laboratorî, un lazzaretto, una farmacia civile; una modernissima centrale termoelettrica provvede l'energia per l'illuminazione e le industrie; esistono cantieri navali, una fabbrica di ghiaccio, ecc. Vi sono anche una missione cattolica e una missione protestante svedese. Sono da considerarsi sobborghi di Massaua i villaggi indigeni di terraferma, di Adaga-berai, El Aghul e Ad Aflenda, e compresi questi le si attribuiscono circa 12.000 abitanti indigeni o assimilati (Arabi, Indiani, Sudanesi, Galla, Suaheli, Somali): la maggioranza della popolazione è di religione musulmana. La città propria conta circa 3500 indigeni e 643 europei (1931) con un aumento di questi ultimi di oltre 1/3 rispetto al precedente censimento.
Il porto di Massaua è, sotto l'aspetto marittimo, il più bel porto del Mar Rosso; ha uno specchio d'acqua assai vasto sempre tranquillo e sicuro, provvisto di 330 m. di banchina (in corso di prolungamento) con buoni fondali per l'attracco di piroscafi di grande tonnellaggio, con raccordi ferroviarî, serbatoi di acqua dolce, depositi di carbone, gru a vapore, pontoni e ampî capannoni doganali, occupanti 5688 mq. e collegati con il deposito franco, che fu istituito nel 1925 ed è gestito dalla Banca d'Italia. La bocca del porto, aperta a Levante, è illuminata da un faro alto 23 m. della portata di 15 miglia, posto a Ras Madur, all'estremità orientale dell'isola di Massaua; fanali a luce fissa e boe luminose facilitano le operazioni di ancoraggio. Le navi della R. Marina si ancorano nel seno di Gherar, le navi carboniere e i trasporti di nafta nel seno di Taulud, il commercio ordinario e l'imbarco e sbarco dei passeggeri hanno luogo nel porto propriamente detto.
Il porto è frequentato specialmente dai piroscafi di varie compagnie italiane che fanno il traffico della costa africana e dell'Estremo Oriente e quello di cabotaggio del Mar Rosso e Oceano Indiano. I piroscafi entrati in porto nel 1932 furono 221, di cui 170 italiani; quelli usciti, altrettanti; i velieri entrati 1257, di cui 600 battenti bandiera italiana; quelli usciti 1209, di cui 568 italiani; le merci sbarcate tonn. 54.483; quelle imbarcate, tonn. 76.755.
Quasi tutto il commercio marittimo della colonia e gran parte del commercio di transito si concentrano a Massaua, che costituisce lo sbocco naturale di tutti i traffici dell'Etiopia settentrionale e il vero scalo di deposito delle regioni meridionali dell'Arabia. S'importano specialmente tessuti, caffè, cereali, petrolio; si esporta caffè, sale, madreperla, seme di lino, noci di palma dum, pelli; il commercio di transito è costituito specialmente da zucchero, riso, tessuti, petrolio. Massaua è anche base dei sambuchi che esercitano la pesca delle perle nell'arcipelago delle Dahlac e lungo la costa di Arabia, ma sebbene essa sia un importante mercato di questo prodotto, il relativo commercio sfugge a ogni statistica.
Storia. - Massaua appare nei geografi arabi del Medioevo come parte dello staterello musulmano di Dahlac (v.); e forse già sin dai primi tempi del califfato essa fu, come Dahlac, luogo di relegazione. All'inizio delle imprese coloniali dei Portoghesi nel Mar Rosso, nel sec. XVI, tale situazione politica di Massaua non era ancora mutata. E nel 1513 Alfonso de Albuquerque, per il primo, mandò, a esplorare Massaua e Dahlac, João Gomes il quale però non riuscì a giungere a Massaua. Né più fortunata fu una seconda missione, ordinata dal viceré Lopo Soarez nel 1517, che si concluse con un sanguinoso agguato teso ai Portoghesi dal sovrano di Dahlac. Soltanto il 10 aprile 1520 la flotta del nuovo viceré, Diogo Lopes de Sequeira, giunse a Massaua, di cui il Lopes prese possesso in nome del re del Portogallo intitolando altresì a S. Maria della Concezione la moschea principale di Massaua. Ma quest'atto di dominio non ebbe seguito effettivo; e Massaua fu subito rioccupata dai Musulmani i quali, nell'aprile 1526, dovettero nuovamente essere obbligati con la forza a pagar tributo ai Portoghesi comandati dal Da Siloeira. Il 16 febbraio 1541 giunse a Massaua la flotta di Estevam da Gama (v.) e il 9 luglio di quello stesso anno partì da Massaua la spedizione portoghese in Abissinia agli ordini di Christovam da Gama (v.). Nel 1557 Massaua fu occupata dai Turchi, i quali vi trasportarono la sede del governo da Dahlac. Massaua fu così la base della spedizione turca contro l'Etiopia nel 1578 (v. etiopia: Storia). Il possesso turco di Massaua fu nuovo ostacolo alle comunicazioni fra l'Etiopia e i paesi d'occidente; e, soprattutto poi quando, dopo l'espulsione dei gesuiti, l'Etiopia stessa fu chiusa praticamente agli stranieri, anche la situazione commerciale di Massaua decadde. Si venne affermando nella politica locale la famiglia dei Balau, cui i Turchi più tardi riconobbero una particolare autorità in Massaua e il titolo ereditario di nā'ib. Varî progetti di togliere Massaua ai Turchi nel secolo XVIII (uno dell'ammiraglio danese D'Esneval fu presentato all'Ordine di Malta nel 1714) non ebbero seguito.
Massaua fu occupata nel 1872 dagli Egiziani, in base a un firmano ottenuto nel 1865 dal khedive Ismā‛ il a conferma di una precedente concessione fatta il 7 luglio 1836 dal sultano ‛Abd ul-Megīd al khedive Sa‛īd; ma la rivolta mahdista mise in pericolo i nuovi possedimenti egiziani e allora in una conversazione del 20 ottobre 1884 fra Costantino Nigra e lord Granville fu posto per la prima volta al governo italiano il problema dell'occupazione di Massaua. Un lungo e difficile negoziato fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Egitto si concluse soltanto nei primi giorni del febbraio 1885; e il 5 di quel mese le regie navi l'Vespucci e Gottardo al comando dell'ammiraglio Caimmi giunsero a Massaua che fu occupata pacificamente alle forze di sbarco italiane. L'occupazione sollevò le proteste della Turchia e i malumori dell'Austria e della Russia; ma rafforzatasi la situazione italiana con il ritiro del presidio egiziano Massaua divenne territorio italiano e come tale fu successivamente riconosciuto. Costituita la Colonia Eritrea nel 1891, Massaua ne fu la capitale sino a quando per ragioni soprattutto climatiche, F. Martini trasferì la sede del governo all'Asmara. Nel 1921 gran parte della città vecchia di Massaua fu devastata da un terremoto. Iniziatisi i lavori di ricostruzione nel 1923, durante il governo di I. Gasparini, Massaua è diventata nuovamente uno dei più importanti centri del Mar Rosso; e varî lavori, in corso, completeranno la moderna sistemazione del suo porto.
Bibl.: Rerum Aethiopicarum Scriptores, a cura di C. Beccari, Roma 1903-1917; C. Conti Rossini, Storia d'Etiopia, I, Roma 1928; F. M. Esteves Pereira, Os Porguguezes em Maçua nos seculos XVI e XVII, in Revista das sciencias militares, Lisbona 1889; F. Gallina, I Portoghesi a Massaua nei secoli XVI e XVII, in Bollettino Soc. geografica italiana, 1890; R. Basset, Les inscriptions arabes des îles Dahlac, in Journal Asiatique, 1893; Beilul-Zula-Massaua-Sudan, Documenti diplomatici, Roma 1885; L. Cufino, Nel Mar Rosso, Napoli 1914. Touring Club Italiano, Guida d'Italia, XVIII: Possedimenti e colonie, Milano 1929.