GHISI, Martino
Nato a Soresina, presso Cremona, l'11 nov. 1715, dopo aver completato l'istruzione secondaria presso i gesuiti e aver frequentato la scuola medica ospedaliera di P. Valcarenghi (lettore di medicina nell'Università di Pavia) a Cremona, si trasferì a Firenze ove studiò medicina sotto la guida, tra gli altri, di A. Cocchi, G.M.S. Bertini, A. Nannoni. Conseguita la laurea, fece ritorno a Cremona e cominciò a esercitare la medicina pratica.
Si mise ben presto in evidenza per l'accuratezza della metodologia clinica, il brillante intuito diagnostico, la sobria essenzialità delle prescrizioni; nella comunità medica fu apprezzato per le sue basi dottrinarie e per la sua capacità di analizzare i fenomeni naturali nella loro essenza, prescindendo da ogni preconcetto dogmatico. Fu autore di alcune interessanti osservazioni anatomopatologiche e cliniche, tra le quali di grande rilievo fu la descrizione dell'angina difterica effettuata nel 1749, la prima consegnata alla letteratura medica mondiale, che gli valse le lodi di alcuni dei più celebri medici dell'epoca quali G. Borsieri de Kanilfeld, A. Haller, S.-A.-T. Tissot; più tardi P.-B. Bretonneau lo avrebbe addirittura chiamato "le père du croup".
Nel 1749 il G. pubblicò a Cremona Lettere mediche…, la prima delle quali tratta di rari mali curati col mercurio crudo; la seconda contiene l'istoria delle angine epidemiche degli anni 1747 e 1748: nelle 22 facciate della seconda lettera, indirizzata a G. Calvi, dopo aver fornito un preciso resoconto delle condizioni climatiche e meteorologiche che precedettero e accompagnarono l'epidemia in questione, descrisse dettagliatamente le caratteristiche cliniche salienti della forma morbosa in esame, cioè la paralisi del velo palatino e la tumefazione delle ghiandole sottomascellari. Dopo aver precisato di non essere riuscito a condurre sistematiche ricerche anatomopatologiche per il rifiuto opposto dai famigliari delle vittime a sottoporre le salme a esame necroscopico, illustrò il reperto autoptico dell'unico caso che aveva potuto esaminare al tavolo anatomico, il figlio del farmacista G. Scotti: tanto gli fu sufficiente, comunque, per descrivere accuratamente la presenza delle pseudomembrane estendentisi dalle tonsille alla laringe, che paragonò all'essudato fibrinoso riscontrabile nelle polmoniti e nelle pleuriti, e per identificare nell'edema bronchiale e polmonare che ne conseguiva la causa del cedimento della metà destra del cuore.
Il G. fu anche autore di un rapporto su una convulsione contagiosa epidemica osservata in un conservatorio di Cremona descritto nella Lettera… del dì 15 luglio di quest'anno al sig. dott. Giuseppe Bertini medico fiorentino, in Giornale de' letterati (Firenze), II (1743), 1, p. 220: un caso che destò qualche interesse per le dispute fra medici e prelati cui dette origine. Nel 1745, inoltre, scrisse a G.M. Mazzuchelli per riferire su una epizoozia osservata nel territorio lodigiano.
Il G. morì a Cremona l'11 maggio 1794 e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino. Un suo busto è conservato, fra quelli degli uomini illustri, nell'Università di Praga.
Fonti e Bibl.: S. De Renzi, Storia della medicina italiana, V, Napoli 1848, pp. 669, 750 s., 807, 901; U. Calamida, Una pagina di storia della difterite. M. G., in La Medicina italiana, VIII (1927), pp. 522-528; G. Bilancioni, I fenomeni a carico dell'apparato vocale in un'epidemia isterica descritti da M. G., in Il Valsalva, VII (1931), pp. 880-882; B. Penzani, Illustri medici cremonesi, in Castalia, XIII (1957), pp. 118, 121-124; C. Castellani, La "Lettera medica" di M. G. relativa all'istoria delle angine epidemiche, in Rivista di storia della medicina, IV (1960), pp. 163-188; Dictionary of scientific biography, V, New York 1972, pp. 384 s.; N. Latronico, Storia della pediatria, Torino 1977, pp. 507 s., 647; E. Brambilla, La medicina del Settecento: dal monopolio dogmatico alla professione scientifica, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali 7. Malattia e medicina, Torino 1984, pp. 92, 95 s., 100 s., 103; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, pp. 737 s.