Scrittore danese (Strøby, Storstrøm, 1909 - Copenaghen 1955). Maestro elementare dal 1931 al 1945, esordì, nella linea del realismo sociale, con i romanzi Nu opgiver han ("Ora ci rinuncia", 1935) e Kolonien ("La cooperativa agricola", 1937). L'esperienza della guerra e della Resistenza lo portò a interrogarsi sulla responsabilità del singolo e sulla necessità di un nuovo impegno etico e religioso; si fece allora portavoce, sulla rivista Heretica, di una particolare forma di esistenzialismo cristiano, in cui confluivano la salda fede delle campagne danesi non meno che le letture di S. Kierkegaard e di N. Grundtvig. Ai romanzi Jonathans Rejse ("Il viaggio di Gionatan", 1941) e Lykkelige Kristofer ("Il felice Cristoforo", 1945), in cui già era presente la sua opposizione a ogni forma di razionalismo e materialismo, seguirono le novelle di Tornebusken ("Il roveto", 1945) e di Agerhønen ("La pernice", 1947), in cui lo stile si fa più limpido e sicuro, e il romanzo, forse il più letto e discusso del dopoguerra, Løgneren ("Il mentitore", 1950), al cui centro si colloca il motivo esistenziale della scelta. Notevole influenza ebbero anche i suoi volumi di saggi: Tanker i en skornsten ("Pensieri nella cappa di un camino", 1948); Leviathan (1950); e soprattutto Orm og tyr ("Drago e toro", 1952). Da ricordare inoltre i suoi ricordi di viaggio in Norvegia (Kringen "Il cerchio", 1953) e in Islanda (Rejse paa Island "Viaggio in Islanda", 1954).