MAROCCO (Marrakech; ar. Marrākush; A. T., 112)
Città capitale del Marocco meridionale, capoluogo della regione omonima, residenza di un luogotenente (khalīfah) del sultano e del gran qā'id dei Glaona; è situata nella piana del Haouz, a 465 m. s. m., a 4 km. a S. dell'Oued Tensift e a 60 km. a N. dal piede del versante settentrionale dell'Alto Atlante, le cui cime, che superano i 4000 m., sempre bianche di neve, conferiscono uno splendido sfondo panoramico alla città. Il clima è continentale, con escursioni diurne abbastanza notevoli; assai scarse le precipitazioni, si pratica però l'irrigazione trasportando le acque dell'Atlante per mezzo di canali sotterranei chiamati khottara.
La città è circondata da un esteso palmeto (13.000 ettari con 860.000 palme), che però fornisce frutti poco pregiati, perché la temperatura non è abbastanza elevata, e da aranceti, oliveti e vigneti. Secondo il censimento del 1931 la popolazione di Marocco era di 191.936 abitanti, di cui 163.950 musulmani, 21.607 Israeliti, 6379 Europei (di questi 5293 Francesi).
La medina o città indigena, nel centro della quale si trova la grande piazza Diemaa el-Fna, è un immenso quadrilatero di 2500 metri di lunghezza per circa 2000 m. di larghezza; le case in terra battuta, le vie intricate, i crocicchi popolosi, i bastioni in pisé lunghi circa 12 km. le conferiscono un aspetto sahariano.
Marocco è una città imperiale, una delle tre residenze del sultano con Fez e Rabat, ma non è considerata, come queste due, una città hadriyyah, cioè non è popolata da veri cittadini; la sua popolazione è infatti un miscuglio di Rehamma originarî delle circostanti pianure, di Chleuh montanari e di Draua sahariani. L'aspetto esteriore di Marocco e la sua funzione economica derivano dalla sua origine sahariana; essa è volta verso la montagna e il deserto, e vi fanno capo le piste che accedono ai passi più frequentati dell'Alto Atlante.
La città nuova, abitata dagli Europei, data dal 1913; essa è chiamata il Gueliz, dal nome dell'isolotto roccioso (527 m.) al quale è addossata; si trova a 3 km. a NO. dell'agglomerato indigeno, presso il quartiere militare, ed è fornita di larghe vie alberate.
Monumenti. - Della città fondata dall'emiro almoravide, della cittadella e moschea di cui provvide la colonia militare, nulla è rimasto d'autentico, né ci è possibile identificare con certezza nessun avanzo dei bastioni che costruì ‛Alī ibn Yūsuf nel 1120 o 1131. La cinta in calcestruzzo con torri quadrate, del sec. XII, fu elevata dagli Almohadi. ‛Abd al-mu'min e i suoi successori ne fortificarono intensamente le opere di difesa e ne accrebbero la bellezza; si deve loro la porta monumentale della Qaṣbah, detta Bāb Agnāu.
Risale alla stessa epoca (1196) la moschea della Qaṣbah, molto rimaneggiata però nei secoli XVIII e XIX; il solo minareto ha conservato l'aspetto originale. Meglio conservata e di notevole interesse per la storia dell'arte islamica è la moschea della Kutubiyyah, prossima a quella della Qaṣbah. Recenti studî hanno assodato che il gran tempio marocchino era stato preceduto da un edificio adiacente, analogo ad esso. La prima Kutubiyyah (circa 1146), considerata come male orientata, fu circa il 1153 sostituita dall'attuale.
Questa conta 17 navate perpendicolari al muro di fondo (SSE.) fiancheggiante una navata trasversa. Cinque cupole con tetti a quattro spioventi s'innalzano sul transetto, segnando il termine delle cinque navate più ampie e più ricche delle altre dodici. Mezze colonne addossate a pilastri, con capitelli di gesso, sostengono gli archi, i quali hanno per la maggior parte un elegante sesto a ferro di cavallo spezzato. Le cupole sono formate da stalattiti. L'ampia sala di preghiera è preceduta da una corte più larga che profonda; il minareto s'innalza all'angolo nord-est. Lo svelto profilo di quella torre quadrata sormontata da lanterna domina l'intera città. Profonde nicchie e una galleria cieca superiore ne decorano i quattro lati, un fregio di ceramica al piano superiore e decorazioni dipinte sull'intonaco rendono ancor più fastoso lo splendido monumento. Nella Kutubiyyah e nella moschea della Qaṣbah vengono conservati due pulpiti di legno della stessa epoca almohade, da annoverare tra i più bei mobili islamici del genere. Intarsî di legni preziosi e di avorî decorano, con le sculture, i fondi, sottolineando i particolari importanti.
Gli sceriffi Sa‛diti arricchirono Marocco di numerose nuove costruzioni. Il magnifico al-Manṣūr vi costruì il palazzo del Badī‛, noto solo attraverso ditirambiche descrizioni, distrutto completamente nel 1707 da Mūlāy Ismāiīl, che ne utilizzò i frantumi nella costruzione dei proprî palazzi. Furono meglio rispettati gli edifici religiosi della dinastia, così la moschea al-Mwāsīn, la moschea di Bāb Dukkāla e le più note tra le costruzioni sa‛diane, cioè la medersa Ibn Yūsuf (1570) e i mausolei dei principi della famiglia. Conformemente al tipo dei collegi maghrebini, la medersa di Marocco è di bella architettura; le proporzioni ne sono maestose, la decorazione ricchissima. Questo fasto decorativo talvolta eccessivo ricompare nei mausolei sa‛diani. Due padiglioni (fine sec. XVI, inizî XVII) albergano le tombe principesche. Una delle cappelle è particolarmente notevole per una sala a cupola poggiante su colonne di marmo probabilmente di fabbricazione italiana.
Durante il sec. XVI Marocco fu dotata di fontane pubbliche con vasche protette da eleganti tettoie di legno dipinto, una delle quali porta il nome di ishrab wa shūf (bevi e guarda).
Durante il regno di Mūlāy Ḥasan (1873-1894) furono costruiti o ampliati il Dār Baida, sito nell'immenso frutteto di Agdāl, e la Bāhiyyah, fondata dal visir negro Bā Aḥmed, in cui sono disposti, secondo una pianta piena di fantasia, abitazioni, bagni, cortili lastricati di marmo, giardini e sale di ricevimento.
V. tavv. LXXIX e LXXX.
Storia. - È stato supposto, ma finora non accertato, che nel luogo dove sorge Marocco esistesse in epoca romana un centro abitato. Ad ogni modo la città medievale risale agli Almoravidi (v.), che vollero avere nelle regioni del sud una loro base. La nuova città, fondata dall'emiro Yūsuf ibn Tāshufīn nel 1062 (454 dell'ègira), si sviluppò rapidamente divenendo capitale degli Almoravidi. Presa dagli Almohadi (v.) nel 541 eg., 1146-1147 d. C., questi la tennero pure come capitale dell'impero. La dinastia dei Merinidi (v.), che successivamente regnò, ebbe il suo centro a Fez; i sultani tuttavia dimoravano talvolta a Marocco o erano costretti a recarvisi per domare delle rivolte, che spesso assumevano carattere separatista, tendendosi a fare della città la sede d'uno stato del Marocco meridionale più o meno indipendente, in contrapposto al regno di Fez. Con gli sceriffi Sa‛diti che verso la metà del sec. XVI s'impadronirono del potere e che provenivano dalle regioni della Dar‛ah, Marocco di nuovo assurse al posto di capitale. Infine la dinastia degli sceriffi ‛Alawiti, che tuttora regna, ha tenuto come sedi di governo Fez e Meknès (Miknās), pur dimorando alcuni dei sultani talvolta a Marocco. Stabilito il protettorato francese sul Marocco, il 6 settembre 1912 la città fu occupata militarmente.
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