Importante gruppo montuoso delle Alpi Orientali, la cui cima (Punta Penìa, 3343 m) è la più elevata delle Dolomiti; è compreso tra la Valle di Fassa (a O), quella di San Pellegrino (a S) e quella del Cordevole (a E e N). Costituito da due catene parallele, congiunte da un tratto traverso (che culmina nel Sasso Vernale, 3053 m), la parte settentrionale precipita a S con una parete alta 600-1000 m, mentre il versante nord è coperto da un ghiacciaio. Vi prendono origine l’Avisio e il torrente Ciamp d’Arèi; il primo, sbarrato ai piedi del versante nord (Pian di Fedaia), ha dato origine a un vasto lago artificiale per impianti idroelettrici. Il gruppo della M., e in particolare il versante settentrionale, costituisce una zona di grande interesse alpinistico e sciistico.
La prima ascensione alpinistica nota e certa della Punta Penìa fu compiuta nel 1864, per il versante nord, dal viennese P. Grohmann insieme alle guide di Cortina d’Ampezzo A. e F. Dimai. Dopo il periodo dei pionieri, tutta la storia alpinistica della M. si svolse sull’imponente parete sud. Essa fu superata per la prima volta nel 1897 da C. Tomè con le guide agordine S. De Toni e L. Farenzana, e una seconda volta per un itinerario di 4° grado, nel 1901, dall’inglese B. Thomasson con le guide trentine M. Bettega e B. Zagonel. Ormai le vie aperte su questa parete sono più di 100, quasi tutte di difficoltà estrema. In particolare due grandi alpinisti hanno legato il loro nome alla parete sud, H. Mariacher, negli anni 1970, e M. Giordani, negli anni 1980, che hanno portato l’arrampicata libera al 7° e 8° grado in alta montagna.