MARLBOROUGH, John Churchill, primo duca di
Nacque ad Ashe (Devonshire) nel maggio o giugno 1650. Il padre e il nonno erano gentiluomini di campagna, assai danneggiati durante le guerre civili per la loro fedeltà alla corona. Perciò, come paggio del duca di York e come militare (prese parte alla campagna contro l'Olanda, nel 1672-73, a fianco dei Francesi) il Churchill dovette contare soprattutto sulla propria abilità per vivere. Fu nominato colonnello nel 1678, anno che per lui fu reso memorabile da due altri avvenimenti: il primo incontro con Guglielmo d'Orange, a cui portò, in Olanda, una comunicazione di Carlo II; il suo matrimonio con Sara Jennings che egli aveva sposata già segretamente, data l'avversione dei genitori di lui a quelle nozze. Il matrimonio segreto dei due era stato noto alla duchessa di York: e i due sposi si trovarono legati al servizio della casa di York. Essi accompagnarono la famiglia nell'esilio a Bruxelles e il Churchill si recò col duca in Scozia, dove fu creato pari di Scozia, con il titolo di lord Churcill di Eyemouth. Dopo il matrimonio della principessa Anna figlia del duca di York col principe Giorgio di Danimarca, Sara Churchill divenne una delle sue dame, legandosi strettamente a essa.
Con l'avvento di Giacomo II, Churchill fu creato barone Churchill di Sandridge, pari d'Inghilterra. Correggendo gli errori del comandante ai cui ordini egli si trovava, ebbe gran parte nel domare la ribellione del duca di Monmouth nella battaglia di Sedgemoor pur senza incrudelire dopo la vittoria; ché anzi, si mostrò allora, come sempre, umano nella condotta della guerra. La politica religiosa del re lo turbò, perché era schiettamente anglicano e nel 1687 osò anche, a quel che riferisce il Coxe, fare rimostranze al re.
Nel maggio 1687 e di nuovo nell'agosto 1688, Churchill scrisse a Guglielmo d'Orange. Continuò tuttavia a mantenere una posizione di fiducia presso Giacomo II; e quando Guglielmo sbarcò sul suolo inglese, egli era luogotenente generale delle forze del re a Salisbury. Ma nella notte del 24 novembre, fuggì e andò a raggiungere il principe, giustificando quella diserzione, in una lettera a Giacomo II, col suo amore per la religione anglicana. È probabile che Churchill fosse spinto soprattutto dall'interesse: in ricompensa dei suoi servigi, divenne membro del consiglio privato (febbraio 1689) e conte di Marlborough (aprile 1689). Nello stesso anno, si distinse, nella campagna dei Paesi Bassi, contro i Francesi, a Walcourt e l'anno seguente organizzò una brillante campagna in Irlanda.
Frattanto, con molti altri tories, egli aveva cercato di mettersi in contatto con Giacomo II: ma lo tradirono gli agenti giacobiti che sospettarono il M. intrigasse a favore di Anna piuttosto che di Giacomo. Fu perciò privato, da Guglielmo d'Orange, dell'ufficio (1692) e non ricuperò il perduto favore fino al 1698, quando fu nominato governatore del figlio di Anna, duca di Gloucester, e riebbe il grado militare e il posto nel consiglio privato. Circa questo tempo due delle sue figlie andarono spose l'una (1698), a sir Sidney Godolphin, con il quale il M. strinse intima amicizia; l'altra (gennaio 1701) a lord Spencer. L'alleanza era compromettente per un tory, e costituì il primo passo verso la rottura col suo antico partito.
Nel 1700, la morte di Carlo II di Spagna mise fine a quella tregua che la pace di Ryswick aveva imposto a un'Europa stanca di guerre; e si venne alla nuova guerra. Guglielmo morì nel marzo 1702, dopo aver nominato il M. comandante in capo delle forze olandesi che stavano riunendosi; nel maggio, l'Inghilterra dichiarò guerra alla Francia. La regina Anna, che subiva completamente l'influsso della moglie di M., creò il M. cavaliere della Giarrettiera e il suo amico Godolphin lord tesoriere. Il 23 dello stesso mese, il M. lasciò l'Inghilterra per assumere a l'Aia il comando affidatogli.
La campagna che nel 1702 condusse in Fiandra, fu per il M. una serie ininterrotta di contrarietà, a causa dell'apatia dei generali olandesi e dell'esitazione dei reggenti d'Olanda che non gli permisero di attaccare il generale francese Boumers. Tuttavia, la linea della Mosa fu presa fino a Maestricht; in settembre cadde Venlo e in ottobre Rurimonde. Tornato in Inghilterra, il M. fu creato duca. La campagna del 1703 fu poco felice. Nuovi rifiuti degli Olandesi gl'impedirono di ottenere con l'offensiva una soluzione della guerra: a essi bastava di difendere la loro frontiera. Il piano di un'offensiva tra Anversa e Ostenda, per contrastare l'attività dei Francesi contro l'imperatore, finì in nulla, sebbene il M. riuscisse a riconquistare tutto il territorio tra la Mosa e il Reno. Ma l'imperatore si trovò a mal partito; e la vittoriosa collaborazione dell'elettore di Baviera con i Francesi per poco non portò, nel 1.704, alla caduta di Vienna. Si ebbe allora, fra il M. e il principe Eugenio di Savoia, generale dell'imperatore, un segreto piano che condusse alla campagna di M. in Germania e alla battaglia di Höchstädt-Blenheim del 1704, con una manovra d'insieme paragonabile soltanto alla campagna d'Italia di Napoleone nel 1796. Il M., raccolte le sue forze eterogenee a Bedburg sul Reno, il 19 maggio iniziò la marcia su Coblenza, con l'intenzione dichiarata d'attaccare Parigi, ma in realtà per dirigersi invece verso sud-est e congiungersi con il principe Eugenio. L'organizzazione penfetta di quella marcia costituisce probabilmente la maggiore impresa del M. I due generali s'incontrarono il 9 giugno a Mundelsheim e si stabilì che mentre Eugenio avrebbe sorvegliato il maresciallo Tallard sul Reno, il M. e il principe del Baden, comandando un giorno per ciascuno, avrebbero avanzato lungo il Danubio. L'elettore di Baviera s'era trincerato dinnanzi a Donauworth e stava fortificando gli Schellenberg. Il 2 luglio il M., che aveva il comando, raccolse le truppe intorno alla fortezza considerata inespugnabile, e dopo due attacchi ebbe ragione di ogni resistenza. L'elettore si ritirò ad Augsberg dove fu raggiunto da rinforzi francesi al comando di Tallard. Eugenio e il M., congiuntisi il 12 agosto, marciarono contro il nemico che si era stabilito con forze superiori sopra una linea di 4 miglia tra il Danubio e il Nebel, con l'ala destra appoggiata su Blenheim. Il 13, il M. assalì il fianco destro nemico a Blenheim, distraendo l'attenzione dell'avversario dal centro. Allora lanciò l'attacco principale contro la parte più debole della linea, tagliando in due i Francesi e Bavaresi, e aggirando sul fianco Blenheim, che s'arrese. Intanto, Eugenio respingeva l'ala sinistra bavarese. La vittoria fu decisiva per le sorti della Germania e dell'impero.
Gli eserciti si ritirarono nei quartieri d'inverno sulla Mosella e il M. tornò in Inghilterra, passando per Berlino dove ottenne promesse di nuovi contingenti di truppe per la campagna dell'anno successivo. Ma l'anno 1705 riuscì meno favorevole per il M. che si trovò in mezzo a continui dissensi politici.
I tories Harley e St John, suoi protetti, erano divenuti rispettivamente segretario di stato e segretario della guerra; e ciò contrariò i grandi lords whigs, noti con l'appellativo di Junto e capeggiati dal Somers. Per il M., questo sistema politico basato sui partiti era una vera disdetta. E tuttavia, data la vigorosa politica di guerra dei whigs, egli era costretto a cercare il loro appoggio. Nel frattempo, si manifestarono crescenti segni d'attrito fra la regina e la duchessa di M., la cui arroganza crebbe ogni giorno, sicché Anna si rivolse con sollievo al tatto e al buon senso d'una giovane donna, Abigail Hill, che attendeva il momento opportuno per entrare nelle grazie della sovrana. Anche la campagna nelle Fiandre riuscì poco soddisfacente, perché i cauti Olandesi impedirono di nuovo al M. di avanzare su Parigi attraverso la Mosella: per cui, sebbene egli dimostrasse grande abilità tattica contro il Villeroi, presso Namur, non ottenne altro risultato, se non la distruzione delle linee francesi. L'autunno trascorse in missioni diplomatiche a Vienna, Berlino, Hannover e l'Aia, per mantenere la coesione nella Grande Alleanza, nonostante le crescenti divergenze d'interesse. Al suo ritorno in lnghilterra, il M. persuase la regina ad affidare la carica di cancelliere al whig lord Cowper; e così, poté tornare in Olanda nel 1706 con l'appoggio compatto del partito inglese favorevole alla guerra. Aveva sperato di partecipare alla campagna del principe Eugenio in Italia; ma l'attività del Villars sul Reno superiore rese inopportuna un'assenza di lui dai Paesi Bassi. Nell'aprile si recò a l'Aia e avanzò contro il Villeroi che marciava verso est. I due eserciti si scontrarono a Ramillies (23 maggio). Anche questa volta il M. operò una finta, simulando un attacco contro la sinistra del Villeroi. Riuscì pienamente con la resa delle fortezze di Bruges, Gand e Oudenarde, mentre Ostenda cadeva in giugno.
Gli Olandesi avevano ormai raggiunto il loro obiettivo: ma le ambizioni imperiali, nonostante i brillanti successi di Eugenio in Italia, non erano ancora appagate, e i Borboni rimanevano tuttora in Spagna. I Francesi fecero agli Olandesi offerte di pace separata, mentre l'imperatore esacerbò i sentimenti dell'Olanda, offrendo il governo dei riconquistati Paesi Bassi al M. Questi rifiutò di accettare senza l'approvazione olandese che, naturalmente, non venne. I Francesi lo accusarono di volere il prolungamento della guerra per i proprî interessi e le proprie ambizioni, e l'accusa conteneva sufficienti elementi di verità per riuscire pericolosa. Ancora una volta il M. cercò di cattivarsi gli Olandesi: e fu tenuto a l'Aia un congresso, il quale dichiarò che non sarebbero state accolte particolari proposte di pace senza il concorso degli alleati.
Nel frattempo l'appoggio dei whigs fu rafforzato in Inghilterra dalla nomina del Sunderland a segretario di stato; ma quest'atto alienò dai whigs la regina, legata indissolubilmente ai tories dal proprio anglicanesimo della Chiesa Alta. Il successivo anno 1707 fu, sotto l'aspetto militare, sterile, sebbene il M. facesse utile opera diplomatica, ottenendo che il giovane Carlo XII di Svezia rimanesse inattivo. L'imperatore ottenne il possesso di Napoli per un trattato segreto con la Francia, in forza del quale le truppe francesi uscirono dall'Italia senza molestie. Anche in Spagna la vittoria francese di Almanza mutò le sorti della guerra, mentre nelle Fiandre l'inclemenza del tempo, l'apatia olandese e lo stato del M., scoraggiato e malfermo in salute, produssero una strana inattività.
In Inghilterra il M. fu criticato da tutti i partiti. Abigail Hill, divenuta signora Masham, aveva rafforzato il proprio ascendente sulla regina ed era la confidente di Harley, aperto antagonista del M., già suo patrono. Ma lo spirito combattivo del M. fu risollevato da queste difficoltà. Egli placò i whigs assicurandoli che erano pronti i piani per una campagna energica in Spagna nell'estate successiva, e insieme con Godolphin forzò la mano della regina, rifiutando di partecipare al consiglio finché Harley fosse in carica. Quest'ultimo fu costretto nel febbraio 1708 a dimettersi, pur mantenendosi in contatto con Anna per mezzo della signora Masham.
Nei Paesi Bassi i Francesi erano riusciti a riconquistare Gand e Bruges. Il M. ed Eugenio stabilirono di unirsi, apparentemente per un attacco sulla Mosella, ma in realtà per una rapida marcia contro i Francesi in Olanda. Il Vendôme aveva investito Oudenarde e stava avanzando con il grosso delle proprie forze per proteggere gli assedianti. Le trūppe del M. e del principe Eugenio lo prevennero. La vittoria del M. e di Eugenio di Savoia fu troncata solo dal sopraggiungere della notte. La battaglia d'Oudenarde fu seguita dall'assedio di Lilla, considerata dagli esperti del tempo la maggiore impresa del M. e del principe Eugenio. Il 9 dicembre il Boulners e i suoi uomini abbandonarono la città assediata con l'onore delle armi. Anche Gand e Bruges caddero e i Francesi si ritirarono dai Paesi Bassi. Luigi era ormai più che pronto alla pace e nel maggio 1709 il M. fu, insieme col Townshend, autorizzato a trattarla, ma solo alla condizione umiliante che Luigi aiutasse a espellere il proprio nipote, Filippo V, dalla Spagna. Il M. rifiutò di firmare il trattato che garantiva la frontiera dell'Olanda senza impegnare gli Olandesi a contribuire all'evacuazione della Spagna, e sebbene nei negoziati di pace egli agisse in base a istruzioni, pure è chiaro che, nonostante il rapido declino della sua potenza in patria, egli avrebbe potuto esercitare un maggiore influsso a favore della pacificazione se lo avesse sinceramente desiderato. Luigi, naturalmente, rifiutò la condizione impostagli e la guerra continuò a trascinarsi.
Il M. ed Eugenio investirono e presero Tournai e avanzarono su Mons dove il Villars si concentrò, deciso a salvare la Francia dall'invasione. L'11 settembre 1709 ebbe luogo la battaglia di Malplaquet, nella quale gli alleati, pur vittoriosi, subirono gravi perdite (sopportate in massima parte dalle truppe olandesi) e non si trovarono in grado d'inseguire il nemico; sicché, sebbene Mons capitolasse, lo scoraggiamento colse entrambi gli eserciti.
Nello stesso anno il M. chiese alla regina la carica di comandante in capo a vita; Anna, adirata per ciò, nominò a un comando militare il fratello di Abigail Hill, senza interpellare il M. Si giunse a un dissidio che fu composto; ma durante il 1710 il governo whig cadde. Fuori d'Inghilterra, il Villars evitò battaglia.
Nell'agosto 1710 il Godolphin fu rimosso dal suo ufficio e Harley divenne lord tesoriere. Il parlamento venne sciolto e quello nuovo, adunatosi nel novembre, aveva nella Camera dei comuni una forte maggioranza tory. Nel dicembre anche la duchessa di M. fu privata di tutte le sue cariche e contro il M. pullularono libelli d'accuse. Egli desiderava dimettersi, ma il Godolphin ed Eugenio insistettero perché rimanesse al suo posto fino alla conclusione della pace. Nel maggio 1711 scese in campo per l'ultima volta, sventò i progetti del Villars, traversò la Schelda e prese Bouchain; ma prima che potesse prendere Quesnay divennero palesi i negoziati per la pace che Harley aveva aperto con Luigi e che dovevano condurre al trattato di Utrecht. Nel novembre il M. tornò in Inghilterra per affrontare le accuse d'estorsione e d'appropriazione del denaro pubblico e per essere privato, il 31 dicembre, di tutti i pubblici uffici. Nel novembre 1712 egli lasciò l'Inghilterra, recandosi a vivere a Francoforte e ad Anversa fino alla morte di Anna. Tornò allora in patria e riebbe l'ufficio, ma non prese parte al nuovo governo. Morì a Blenheim Palace nel giugno 1722.
La strategia e la tattica del M. si distinguevano per intelligenza e libertà dalle convenzioni. La sua indiscutibile grandezza di soldato oscurò la sua abilità di diplomatico, ma anche in questo campo egli fu eccellente. La mancanza di grandi idealità o di principî elevati nocquero alla sua grandezza come uomo; ma l'invidia dei contemporanei lo ha probibilmente calunniato sotto molti aspetti.
Nella vita del M. ebbe notevolissima parte la moglie, Sara Jennings (nata nel 1660, morta nel 1744), che dominò alla corte della regina Anna per lunghi anni, approfittando dell'ascendente che aveva su Anna, anche prima dell'avvento di questa al trono. Fu così preziosa alleata del marito e cooperatrice della sua fortuna; così come, più tardi, con i suoi contrasti personali con la regina, contribuì a indebolire la posizione del M.
Bibl.: Memoirs of the Duke of M. with his original correspondence, ed. da W. Coxe, voll. 3, 3ª ed., Londra 1847-48; E. Thomas, The life of the duke of M., Londra 1915; F. Taylor, The wars of M., voll. 2, Oxford 1921; G. M. Trevelyan, England under Queen Ann, I: Blenheim; II: Ramillies, Londra 1931-32; W. Churchill, M., voll. 3, Londra 1933-35.