MICHELETTI, Mario
– Nacque a Balzola Monferrato (Alessandria), il 10 marzo 1892, da Antonio, segretario comunale, e da Silvia Giardino. Dopo gli studi classici presso l’istituto salesiano S. Giovannino di Torino si iscrisse all’Accademia Albertina, dove già nel 1915 era considerato un allievo prodigio di G. Grosso (Mistrangelo, pp. n.n.; Brosio, p. 16).
Il M. ebbe un’intensa attività espositiva, iniziata con la partecipazione alla Promotrice di Torino nel 1913.
Le sue opere, ove non diversamente indicato, si trovano in collezioni private.
Dopo la partecipazione come aviere-osservatore alla prima guerra mondiale, la sua produzione pittorica suscitò l’interesse del pubblico e dei colleghi. Fra il 1920 e il 1922 fece viaggi in Svizzera e a Londra, dove studiò l’opera di John Constable e William Turner, eseguì ritratti della nobiltà inglese e della casa reale ed espose alla galleria Burlington, ricevendo buone critiche da E.M. Fry, che sottolineava la freschezza d’esecuzione e la rapidità tecnica nel rendere la luminosità dei soggetti (Mistrangelo).
Nel 1921, alla Promotrice di belle arti di Torino, ricevette il premio Gualino con Bimba (ubicazione ignota; ripr. in catal., tav. XVI), un ritratto influenzato dalla pittura di E. Degas dove emerge una forte estraneazione della modella dall’ambiente indefinito di contorno. Come è evidente da Ritratto del pittore inglese Brown (ripr. in Vinardi, p. 191), fu sempre attento al realismo fisiognomico e all’introspezione psicologica.
Nel 1923 espose alla Quadriennale di Torino (alla quale partecipò anche nel 1927, 1951, 1955, 1964 e 1974), alla Biennale di Venezia nel 1924 e nel 1926 e alla Quadriennale di Roma nel 1925 (e fino al 1937).
Fra il 1926 e il 1928 il priore Lorenzo Vivalda finanziò un restauro della chiesa di S. Giorgio di Fossano (Cuneo), nell’ambito del quale il M. eseguì varie figure: S. Giorgio fra angeli inneggianti (sul quale si legge la firma) nel coro, e altre figure sulla navata e sulla volta del presbiterio, dove si trovano anche le due grandi tele Sinite parvulos venire ad me e Preghiera di Gesù nell’orto dei Getsemani.
Partecipò alle mostre dedicate al Piemonte della Società Promotrice di belle arti del Sindacato regionale fascista dal 1929 al 1941, con varie opere, fra le quali si segnalano Ritratto e Primule (rispettivamente del 1931 e del 1935; entrambi di ubicazione ignota e ripr. in catalogo).
Nella prima opera il M. coniuga il realismo ottocentesco lombardo con lievi accenti geometrizzanti provenienti dalla pittura del Ritorno all’ordine e di Mario Sironi in particolare, nell’uso della luce e nei volumi solidi. Nella seconda ritrae tre fanciulle in pose così innaturali da sembrare quasi bambole, ottenendo un effetto fortemente perturbante sull’osservatore.
Nel 1934 partecipò alla I mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti a Firenze con Autoritratto (ubicazione ignota; ripr. in catalogo); un’opera influenzata dal realismo magico che presenta il pittore stesso dietro la sua modella nuda, all’aperto, ritratta in una posa ispirata all’Olympia di E. Manet.
Nel 1937 realizzò gli affreschi della chiesa parrocchiale di Morano sul Po, in provincia di Alessandria (Mistrangelo), e nei primi anni Quaranta quelli della volta della cupola centrale, del presbiterio e del coro della chiesa parrocchiale della Madonna Assunta di Balzola (Alessandria). Per eseguire questi ultimi il M. spinse i paesani a posare come modelli e conferì le fattezze dei suoi genitori a s. Gioacchino e s. Anna.
Durante un soggiorno a Parigi frequentò gli artisti di Montmartre e studiò l’impressionismo e il postimpressionismo, dai quali mutuò la luminosità, la trasparenza dei colori e la capacità di cogliere con immediatezza i soggetti nel paesaggio. In Costa Azzurra conobbe P. Picasso, J. Cocteau e H. Matisse (Mistrangelo). Nel 1941, quando tenne una personale alla galleria d’arte Fogliato di Torino, le sue opere, secondo la critica, risentivano della Scuola romana (Mostra d’arte).
In questi anni divenne evidente l’evoluzione da una forte influenza del verismo a un’intensificazione della luminosità e varietà cromatica dei paesaggi, plasmati sulla pittura impressio-
nista (Mostra d’arte), da P.-A. Renoir in particolare, e da Grosso e A. Spadini (Un pittore giocondo). Si veda, a riguardo, Annamaria, esposta alla XXII mostra del Sindacato regionale fascista «il Piemonte» del 1940 (ripr. in catal.), dove sono prevalenti le influenze del Renoir novecentesco.
Realizzò anche disegni dal tratto molto netto, ma la critica lo definì sempre prevalentemente un colorista (Morandi).
Nel 1942, durante un bombardamento, fu distrutto il suo studio di Torino: andarono persi molti lavori e gran parte della documentazione sulla sua attività (Mistrangelo).
Un’opera del 1945, Nello studio del pittore (ripr. in Mistrangelo), risente del cromatismo della pittura impressionista e delle modalità cubiste di scomposizione dei volumi, mitigate dalla sua forte matrice realista.
I bambini erano tra i soggetti preferiti dal M., ritratti, secondo i critici, in un mondo onirico più simile a quello di L. Carroll che di C. Collodi (Caballo, pp. n.n.). Sono lavori molto intimistici e luminosi, attenti alla fedeltà fisiognomica e all’introspezione psicologica, dipinti con energia, nella resa degli sfondi in particolare. Il M. fu attento a cogliere il particolare contesto sociale e geografico del loro quotidiano: rampolli nobili, scugnizzi napoletani, bambini della banlieue di Parigi o della periferia di Torino o gelatai di Soho (Plinio). Nelle sue opere sono evidenti le influenze della scapigliatura lombarda. Guardando quadri come Piccolo cavallerizzo (ubicazione ignota; ripr. in Brosio, p. 16), sembra che abbia studiato i fauves e Franz Marc.
Nel 1948 si recò in Valle d’Aosta per ritrarre soggetti pastorali e alpini. Nel 1949 partecipò alla triennale di Milano e nel 1951 andò in Costa Azzurra a Cap d’Antibes. Qui progettò la facciata, gli interni e il giardino di villa Dorane, dove decorò anche il pavimento del patio con piastrelle da lui dipinte. L’anno seguente pose in opera un analogo pavimento in ceramica dipinta nella cappella del seminario dei gesuiti ad Avigliana (Torino), dove realizzò anche gli affreschi e le vetrate delle pareti. Nel 1953 decorò il salone della Société industrielle de mécanique et carrosserie automobile (SIMCA) agli Champs Élysées di Parigi e l’anno seguente affrescò le centrali idroelettriche della Società idroelettrica piemontese (SIP) a San Raffaele Cimena (Torino) e ad Avise (Aosta; Mistrangelo).
Nel 1957 l’Accademia di belle arti di Parigi invitò il M. a eseguire il ritratto del presidente della Repubblica francese René Coty (Au revoir). Nel 1958 espose in una personale alla galleria Selecta di Roma e nel 1961 alla galleria La Garitta di Bergamo, insieme con sei sue allieve (Micheletti alla Garitta).
Negli anni Sessanta gli elementi naturalistici si fusero con simboli e allegorie, in una specie di melodramma dipinto in vari quadri, a puntate, dove raccontò la vicenda di un pittore intento a dipingere un tema sacro in un convento, che prima divenne vittima delle tentazioni demoniache e poi, all’avvicinarsi della morte, si riscattò dal peccato. La critica ha riscontrato nei suoi tratti il ritmo della pittura jazz (Caballo). Le sue opere, infatti, sono spesso caratterizzate da una pennellata immediata, priva di ripensamenti; eppure il M., spesso scontento dei suoi lavori, aveva difficoltà a separarsene per cederli definitivamente ai clienti o ai mercanti (Au revoir).
Nel 1971, presso il Circolo degli artisti di Torino, partecipò alla collettiva «133 pittori e il Cervino» e poi ad altre mostre nella stessa città. Nel 1973, a causa di una malattia alle mani provocata dai colori, smise di dipingere per un lungo periodo. Dopo un soggiorno di lavoro sulla costiera ligure, morì a San Maurizio Canavese (Torino) il 2 dic. 1975.
Presso la Galleria d’arte moderna di Torino si conservano: Ritratto (acquistato dalla Società promotrice di belle arti di Torino nel 1929) i Fiore di campo (acquistato dalla I mostra sindacale della provincia di Torino nel 1940) e Palazzo Carignano (1955 circa) e nei Musei civici di Novara si trova Pastorello al sole.
Il M. scrisse anche per riviste, quotidiani e per il teatro.
Fonti e Bibl.: Necr., Morte di M. Il «pittore di bambini» aveva 83 anni, in Gazzetta del Popolo, 3 dic. 1975; A. Vinardi, La mostra M. a Torino, in Emporium, LV (1922), pp. 190 s.; Mostre d’arte. Pittori piemontesi, in Il Popolo d’Italia, 11 apr. 1941; F. Brosio, M. M., in Rassegna municipale, marzo 1942; Mostra d’arte. Pitture di M. M., in L’Unità, 23 dic. 1945; Un pittore giocondo: M. M., in Il Popolo artigiano, 19 genn. 1946; E. Morandi, M. M., in Agorà, marzo 1946; Au revoir a M. M., in Autonomi, marzo 1957; Plinio, Alla Bottoni «I bimbi» di M. M., in Corriere degli artisti, 20 apr. 1959; Angeli e demoni, in Il nostro tempo, 3 marzo 1960; U. Ronchi, Sette pittori torinesi alla mostra de «La Garitta», in L’Eco di Bergamo, 1° giugno 1961; M. alla Garitta con sei allieve, in Giornale del popolo, 5 giugno 1961; A. Mistrangelo, M. M. attraverso il tempo, in M. M. (catal., Casale Monferrato), Torino 1986 (con bibl.); E. Caballo, ibidem.