MAZZEO, Mario
– Nacque il 10 apr. 1889 a Beltiglio, frazione del Comune di Ceppaloni (presso Benevento), da Saverio e Beatrice Pastore.
Completati gli studi classici presso i benedettini della badia di Cava dei Tirreni si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Napoli. Conseguita la laurea col massimo dei voti nel 1916, fu chiamato alle armi e inviato in zona di operazioni col grado di tenente medico. Gravemente ferito presso l’Isonzo nel giugno 1917, perse la vista dell’occhio destro. Decorato con una medaglia al valor militare, al termine delle ostilità frequentò l’ospedale napoletano degli Incurabili: qui ebbe modo di conoscere i collaboratori di Giuseppe Moscati, un gruppo – di cui entrò presto a far parte – che ne favorì il promettente approccio alla ricerca scientifica e, di fatto, l’avvio alla carriera accademica. Nel 1919 entrò nell’istituto di igiene dell’Università di Napoli, diretto da D. De Blasi, con la qualifica di assistente.
Dopo la pubblicazione di un primo lavoro, correlato con le recenti esperienze belliche (Sulle condizioni emotive dei traumatizzati di guerra, in Rass. internazionale di clinica e terapia, III [1922], pp. 329-346), si inserì nel dibattito che si andava svolgendo in tema di eugenica: Igiene ed eugenica, in G. De Giovanni - M. Mazzeo, L’eugenica, con prefaz. di G. Moscati, Napoli 1924, pp. 1-30; Igiene e neomalthusianismo, in Folia medica, XIII (1927), pp. 576-600; Per la propaganda igienica nelle scuole. Decalogo d’igiene, ibid., XIV (1928), pp. 340-343; Per la protezione della stirpe. Decalogo di eugenica, ibid., pp. 1436-1438. Affrontò, quindi, argomenti specifici dell’igiene: l’individuazione delle varie, possibili fonti di contaminazione e la resistenza al calore di alcuni importanti agenti patogeni, prezioso contributo al capitolo, all’epoca in rigoglioso sviluppo, dell’infettivologia (Il latte come veicolo d’infezioni, in Rass. internazionale di clinica e terapia, IV [1923], pp. 451-463; Sulla esistenza, resistenza e virulenza del bacillo tubercolare nei mozziconi di sigari e sigarette, ibid., IX [1928], pp. 484-498; Flora di alcuni tabacchi da fumo, specie dei mozziconi, e potere antimicrobico dei relativi infusi, in Folia medica, XVII [1931], pp. 594-613; Passaggio di microbi nelle uova, ibid., XX [1934], pp. 528-544; Sulla microflora delle uova dei mercati, ibid., pp. 623-638; Resistenza delle brucelle ad alcuni agenti fisici. Resistenza al calore umido, ibid., pp. 567-574); le osservazioni sperimentali su alcuni parametri emato-chimici in determinati stati infettivi (Le variazioni quantitative della colesterina nel sangue e negli organi nel corso di alcune infezioni, in Rass. di terapia e patologia clinica, III [1931], pp. 286-295; La colesterina nel sangue e negli organi degli animali infettati di tubercolosi, in Annali d’igiene, XLI [1931], pp. 381-392; Sulla colesterina, in Folia medica, XVII [1931], pp. 763-785); lo studio dei mezzi profilattici nei riguardi delle più diffuse patologie (Puericultura e profilassi antitubercolare infantile, in Rass. internazionale di clinica e terapia, VI [1925], pp. 526-555; La profilassi celtica e le discussioni sul «regolamentarismo» e l’«abolizionismo», in Il Morgagni, LXIX [1927], pp. 841-863) e le indagini statistico-sanitarie, importanti ai fini di delineare il panorama epidemiologico e di organizzare adeguate misure di medicina preventiva di ampia valenza sociale (Sulla difesa sociale contro il cancro (Cenni di statistica e di profilassi), in Rass. internazionale di clinica e terapia, V [1924], pp. 360-373; Sulla mortalità infantile in Italia nel decennio 1918-1927, in Folia medica, XVIII [1932], pp. 801-832; Sui vari tipi di pneumococco riscontrati nelle affezioni pneumoniche a Napoli nelle stagioni invernali 1933-34 e 1934-35, ibid., XXI [1935], pp. 743-752, in collab. con P. Visconti). In un interessante studio condotto insieme con V. Mauro, con osservazioni cliniche e sperimentali, fornì la dimostrazione dell’esistenza di una correlazione tra inalazione di farina e infezione per via aerogena della tubercolosi (Della frequenza di lesioni tubercolari polmonari nei panificatori, in La Riforma medica, LI [1935], 1, pp. 6-10; Sulla tubercolosi sperimentale di animali sottoposti ad inalazione di farine, in Rass. internazionale di clinica e terapia, XVI [1935], pp. 23-25), confermata poi dai rilievi sulle condizioni igienico-sanitarie effettuati su tre aziende napoletane di panificazione a conduzione familiare (Ancora sulla frequenza della tubercolosi nei lavoratori addetti alla panificazione [aziende familiari], in Folia medica, XXI [1935], pp. 171-184). Particolare attenzione dedicò all’igiene infantile e scolastica, che interpretò come strumento in grado di favorire un armonioso e sano sviluppo corporeo e psichico (Il problema igienico e la scuola primaria, ibid., XIV [1928], pp. 1198-1203; Dell’accrescimento corporeo del bambino, ibid., XX [1934], pp. 1045-1062, 1100-1117; Sviluppo psichico del bambino e del fanciullo, ibid., pp. 1211-1218 e ibid., XXI [1935], pp. 198-211; Fattori e anomalie dell’accrescimento corporeo e psichico, ibid., pp. 413-431, 479-496, 536-552) e, in questa ottica, trovò utile l’introduzione nella pratica pediatrica del libretto personale sanitario, caldeggiata dal governo fascista (Sulla opportunità di istituire una completa cartella biografico-sanitaria individuale fin dall’età prescolare, ibid., pp. 582-595); riassunse i suoi studi e i suoi concetti nella monografia Virgulti umani: valori spirituali (Napoli 1935). In questo primo periodo di intenso lavoro scientifico il M. pubblicò anche uno studio effettuato in occasione del XIV centenario della badia di Montecassino sul fondamento storico del II libro di s. Gregorio Magno: Fulgori benedettini (ibid. 1929).
Conseguita la libera docenza, nel 1935 il M. vinse il concorso per professore ordinario e fu chiamato dapprima dall’Università di Sassari alla cattedra di microbiologia e igiene e successivamente da quella di Palermo alla cattedra di igiene. Nel 1939, infine, fu chiamato alla cattedra di igiene e alla direzione dell’istituto dell’alimentazione e della scuola di specializzazione in igiene dell’Università di Napoli. Andato in pensione per raggiunti limiti di età nel 1964, il M. proseguì la sua attività didattica come insegnante presso l’Istituto superiore di educazione fisica di Napoli.
Costante fu, nelle varie sedi, il suo impegno nell’attività di ricerca scientifica e di approfondimento dei grandi temi della sua disciplina: sulla precisazione del valore dottrinale e pratico dell’igiene (L’igiene nel complesso delle scienze mediche e alcuni suoi risultati tangibili in Italia, in Riv. sanitaria siciliana, XXV [1937], pp. 445-458), sulla conoscenza della patologia infettiva (Acquisizioni recenti nel campo della febbre gialla, in Giorn. di medicina militare, LXXXVI [1938], pp. 1251-1271), sul pericolo dell’inquinamento delle derrate e sulla necessità del loro controllo (Inquinamenti esogeni dell’uovo di gallina, in Riv. sanitaria siciliana, XXVI [1938], pp. 969-982, in collab. con A. Martino; Importanza sanitaria ed economica dei controlli biologici del latte nel commercio in Palermo, in Giorn. di batteriologia e immunologia, XXII [1939], pp. 97-120, in collab. con F. Lo Porto), sui problemi di patologia ambientale e socio-sanitari del mondo rurale (Igiene rurale, Napoli 1939). Direttore della collana «Difesa della salute umana», raccolta di scritti divulgativi destinati alla formazione scientifica degli studenti in medicina, dette alle stampe varie, interessanti monografie: Aria. Climi. Morbi (ibid. 1948); La tubercolosi (ibid. 1948); Offese e difese della salute (ibid. 1948); L’igiene della scuola e del fanciullo (ibid. 1952); Elementi di igiene naturale… (ibid. 1966); Igiene della scuola e degli sports (ibid. 1968). Nel 1957 pubblicò, sempre a Napoli, il manuale Lezioni di igiene. Del M. debbono ancora essere ricordati il breve saggio L’acqua nelle consuetudini ebraiche e in alcuni punti del Vangelo, in Riv. di storia della medicina, I (1957), 1, pp. 9-35, e il volume La terra di Ceppaloni, Napoli 1959.
Dal matrimonio con Maria Cafaro nacquero tre figli, uno dei quali, Francesco, fu professore ordinario di chirurgia presso l’Università di Napoli.
Il M. morì a Napoli il 30 marzo 1973.
Fonti e Bibl.: A. Jelardi, Giuseppe Moscati e la scuola medica sannita del Novecento, Benevento 2004, pp. 235-240.