PASCOLATO PEZZE, Maria
PASCOLATO PEZZÈ, Maria. – Nacque a Venezia il 15 aprile 1869 da Alessandro e Francesca Restelli.
Il padre (1841-1905), avvocato e direttore della Scuola superiore di commercio (poi Ca’ Foscari), fu deputato e ministro liberale moderato oltre che autore di opere storiche e letterarie; la madre (1847-1896), patriota impegnata in opere filantropiche, fu presidente della sezione femminile veneziana della Croce rossa.
Educata privatamente e indirizzata fin da piccola allo studio delle lingue, Maria proseguì la formazione superiore presso l’Istituto femminile Giustinian di Venezia, frequentato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia cittadina, per poi iscriversi alla facoltà di lettere e filosofia di Padova. Nel 1891 sposò il medico Luigi Pezzè e con lui si trasferì a Poppi, in provincia di Arezzo, dove ebbe modo di concentrarsi sugli studi letterari, interessandosi di folklore e dedicandosi all’approfondimento delle lingue straniere (arrivò a conoscere francese, inglese, tedesco, spagnolo, danese e alcune lingue slave). Nel 1895 ottenne la patente di insegnamento con una tesi su Torquato Tasso e negli stessi anni iniziò a occuparsi di educazione, intervenendo sulle pagine de La rivista per le signorine di Milano. Nel 1896 tornò definitivamente a Venezia, dove assistette la madre malata fino alla morte. Pur continuando a portare il cognome del marito per tutta la vita, il matrimonio tra i due finì, di fatto, in quegli anni.
Il ritorno nel capoluogo veneto coincise con un’intensa partecipazione alla vita sociale e culturale. Nel 1897 fu accolta nella Società Dante Alighieri e partecipò alla II Biennale in qualità di critico d’arte; i suoi interventi furono raccolti in L’arte a Venezia nella II Mostra Internazionale (Rocca S. Casciano 1897). A partire dallo stesso anno fu ispettore nelle scuole del Comune di Venezia e due anni dopo ebbe per sei mesi la direzione dell’Istituto tecnico femminile Vendramin Corner. Nel 1901, presso l’Ateneo veneto, di cui era socia, fondò il Circolo filologico, finalizzato alla diffusione delle lingue straniere.
Al contempo, crebbe il suo interesse nei confronti delle scienze pedagogiche e progredirono le sue teorie personali, come dimostrato dalla pubblicazione di articoli dedicati ad autrici per l’infanzia e a sostenitori della sperimentazione del metodo Decroly per l’insegnamento della lettura e della scrittura (Karin Michaëlis, John Willis Slaughter, Heinrich Lhotzky). Espose le sue teorie sull’arte del racconto nella prefazione a Le novelline di Cristoph von Schmid (Milano 1907). Nel 1917 organizzò una mostra sul giocattolo e pubblicò a Venezia un opuscolo dedicato all’apprendimento ludico dal titolo Giochi educativi per le famiglie e per gli istituti infantili. Nel 1921 divenne membro direttivo dell’Ateneo veneto, mentre l’anno successivo Antonio Fradeletto la scelse come assistente per la cattedra di lingua e letteratura italiana a Ca’ Foscari; alla scomparsa del maestro, avvenuta otto anni dopo, fu creato per lei l’insegnamento di lingua italiana.
Collaborò con i giornali Gazzetta di Venezia, Il Gazzettino illustrato e con le riviste Nuova antologia, In Cammino, L’Ateneo veneto, Roma letteraria, Bollettino di filologia moderna, Il Rinnovamento, espressione, quest’ultimo, di un’area del riformismo cattolico cui Pascolato si sentiva vicina. Testimonianza delle competenze linguistiche acquisite negli anni della formazione furono i primi lavori di traduzione, a partire da Gli eroi di Thomas Carlyle (Firenze 1896), cui seguì Venezia di John Ruskin (Firenze 1901), autore i cui principi etici ed educativi la influenzarono profondamente. Sue furono anche la versione italiana del Mazzini di Bolton King (Firenze 1903) e la trasposizione delle 40 novelle di Hans Christian Andersen (Milano 1904), la prima in Italia dal danese; il testo ebbe un enorme successo meritando le lodi di Giosue Carducci. Il lavoro di traduttrice coincise con la pubblicazione di saggi letterari su Adolphe Ribaux, Robert Browning, Alfred Tennyson, Gerhart Hauptmann, Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau. Cospicua fu anche la produzione letteraria, «pervasa dallo stesso intento educativo e morale», sebbene «meno significativa e importante della sua opera di traduttrice» (Filippini, 2004, p. 38). Nel 1900 compose la fiaba in versi Cenerentola, musicata dal maestro Wolf Ferrari. Opera di grande popolarità, sintesi del suo pensiero sull’educazione femminile, fu Cose piane. Libro per le giovinette (Firenze 1907); ispirato dall’esperienza di direttrice presso l’Istituto Vendramin Corner, il testo rivelava una profonda conoscenza della cultura anglosassone. Ne condividevano lo spirito pedagogico Semplici verità alle donne del popolo italiano (Firenze 1911), una raccolta di racconti influenzati dalla scrittrice svizzera Adèle Huguenin (in arte T. Combe), e Pif-paf (Firenze 1916), debitore a un romanzo di Édouard de Laboulaye. Fra il novembre 1914 e il gennaio 1915, uscì a puntate sul Corriere dei piccoli il romanzo per ragazzi Lillori. Fu invece interrotto dagli eventi bellici il progetto Le novelle degli alberi, ciclo di racconti che aveva lo scopo di far conoscere le tradizioni delle regioni italiane e delle colonie; La storia di una quercia, uscita per la Rivista del Touring (1912) fu l’unico racconto composto. Una scelta di poesie, scritte quasi tutte in lingua veneziana e incentrate sul tema patriottico e sull’attenzione alle ‘cose semplici’, fu pubblicata a Venezia nel 1928 (Versi veneziani).
Pascolato si distinse altresì per un’intensa attività nel campo dell’assisstenza e della solidarietà, iniziata tra le fila della Croce rossa italiana e proseguita, a partire dal 1898, nel Circolo per la cultura etico-sociale di Venezia, dove tenne lezioni gratuite per le giovani operaie. Fu tra le patronesse dell’Educatorio rachitici regina Margherita e del Pro-Schola per la refezione, mentre nel 1910 fondò, assieme a Rosa Zenoni Politeo, la Mutualità scolastica. Risultato di un suo progetto fu la nascita nel 1906 della Croce azzurra, organizzazione per il trasporto su barche e la prima cura degli ammalati veneziani. Presentata all’Esposizione internazionale d’igiene sociale di Roma nel 1911, l’iniziativa le valse la medaglia d’oro.
Convinta interventista, entrò a far parte, in qualità di vicepresidente, del comitato veneziano di preparazione civile, costituitosi nel 1915 e poi divenuto comitato di difesa e assistenza; fra le iniziative del comitato vi fu l’apertura di due laboratori municipali per le donne veneziane, manifatture di cui Pascolato divenne direttrice. Nel 1914 lanciò il Primo appello per la propaganda civile, mentre gli otto racconti contenuti in Piccole storie e grandi ragioni della nostra guerra (Milano 1917) esaltavano, con linguaggio semplice e diretto, il mito dell’italiano nobile contro il nemico spietato. All’indomani della rotta di Caporetto, trasferì i laboratori dapprima a Cesenatico e poi a Genova; a conflitto finito fece ritorno a Venezia. Nel primo dopoguerra, confermata direttrice dei laboratori municipali, divenne rappresentante comunale nel consiglio generale del Patronato orfani di guerra e in quello di amministrazione della Pia opera asili di carità.
Impegnata sul fronte irredentista, sostenne l’impresa fiumana e prese parte alla lotta antisocialista e antisindacale, fino all’adesione al fascismo. Fu relatrice all’interno della commissione incaricata di selezionare i libri di testo delle scuole elementari, istituita nel 1923 dal ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile e presieduta da Giuseppe Lombardo Radice. Pubblicò nel 1924 la sua relazione, di evidente impostazione montessoriana. Nel 1925 inaugurò, prima nel suo genere, una biblioteca per i ragazzi tra i 6 e i 14 anni, inizialmente nella sede del fascio femminile e poi nel Palazzo Reale a San Marco. Nel 1927 fu nominata delegata provinciale dei fasci femminili e in quell’ambito si spese per la formazione fisica e culturale delle giovani fasciste; nello stesso anno assunse la direzione provinciale dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (ONMI), cui si dedicò intensamente negli ultimi anni della sua vita.
Morì a Venezia il 26 febbraio 1933.
Opere. Oltre ai testi citati, si segnalano: le traduzioni di R. Kipling, Gli isolani, Venezia 1904; W. Hauff, Le novelle raccontate ai ragazzi italiani, Milano 1910; A. Strindberg, Maestro Olof, Milano 1910; K. Michaëlis, Marthe, Rocca S. Casciano 1913; la cura dell’opera postuma di suo padre, A. Pascolato, Manin a Venezia nel 1848-1849, Milano 1916.
Fonti e Bibl.: Mestre, Biblioteca civica, Fondo Biblioteca dei ragazzi M. P. P. Ricostruisce con accuratezza la sua biografia, N.M. Filippini, M. P. P., Verona 2004. Si vedano inoltre: M. P. P. Notizie raccolte da un gruppo di amici, a cura di L. Passarella Sartorelli, Firenze 1935; A. Michieli, Persone e opere da ricordare. M. P. P., in La parola e il libro, XLVI (1963), 8-9, pp. 485-489; A. Ascenzi - R. Sani, Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo. L’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiori, 1923-1928, Milano 2005, ad. ind.; N.M. Filippini, Una primadonna: M.P.P., in Le donne dell’Ateneo (1810-1921). Cultura e società a Venezia, a cura di T. Agostini, Ateneo Veneto, CXCIII (2006), 5, pp. 151-167; Ead., La presenza femminile nell’Ateneo Veneto: un percorso emblematico, in Ateneo Veneto 1812-2012. Un’istituzione per la città, a cura di M. Gottardi - M. Niero - C. Tonini, Venezia 2012, pp. 67-77; B. Vanin, La Biblioteca dei ragazzi «M. P. P.», in Biblioteche effimere. Biblioteche circolanti a Venezia (XIX-XX secolo), a cura di D. Raines, Venezia 2012, pp. 105-174.