ORSENIGO, Maria Carolina
ORSENIGO, Maria Carolina. – Nacque a Milano il 15 novembre 1822, da Giuseppe e da Giovannina Chiesa.
Molto amata dalla madrina di battesimo, Carlotta Chiesa, zia materna, e dal marito di lei, ebbe un periodo di spensieratezza infantile nella loro casa a Brescia. La madre la volle però presto di nuovo in famiglia a Milano e impostò la sua educazione in modo più austero. Carolina approfondì la sua fede cattolica e nell’adolescenza fu molto attiva come catechista nella parrocchia di S. Marco, di cui era preposto don Luigi Bosisio. Si prendeva cura soprattutto delle ragazze povere del quartiere e dei giovanissimi spazzacamini.
Andava intanto maturando l’idea di una vocazione monastica. Nelle memorie stese da Luigia Pia Manzoni (1915, pp. 41-44) si racconta che, ormai determinata a entrare nel convento delle clarisse di Lovere, nel momento in cui stava per prendere congedo dal suo parroco, venne fermata da questo, che la invitò a continuare nel suo impegno religioso nel mondo, rinunciando alla scelta della clausura. Bosisio la fece ricevere poi dall’arcivescovo di Milano, Bartolomeo Romilli, perché confermasse la bontà di tale alternativa, accettata da Carolina per obbedienza.
Bosisio affidò Carolina alla direzione spirituale del suo coadiutore, don Giovanni Riboldi, che vide in lei la collaboratrice ideale per l’organizzazione di una scuola di carità su modello di quelle già sorte in Lombardia a opera delle suore canossiane. Carolina, che aveva ottenuto la patente di maestra preparandosi con lezioni private, si occupò della prima alfabetizzazione e dell’istruzione religiosa delle ragazze povere. La scuola ottenne il sostegno economico della contessa Luisa Borgia Cassero e la sede fu trovata nei locali a pianterreno della stessa casa Orsenigo in via Annunciata.
A 19 anni Carolina andò a vivere presso la scuola, aiutata da Maria Rosa Morlacchi, di 35 anni, che si occupava delle lezioni di cucito. Aprì in seguito anche una scuola civile, che ospitò allieve agiate, in via Fiori Chiari. Nel 1854 la vocazione religiosa di Carolina e delle sue prime compagne si definì meglio con la nascita di una pia associazione di carità, della quale fu riconosciuta madre superiora e che ottenne la benedizione di papa Pio IX. Nel 1855, anche in seguito alla morte di Bosisio, la sede di S. Marco dovette essere abbandonata; l’anno seguente sopravvennero difficoltà e la scuola di carità dovette chiudere.
A render concrete le aspirazioni di Orsenigo a un progetto educativo e assistenziale di maggior respiro fu determinante l’incontro avvenuto nel 1857 con Carlo Salerio, missionario del PIME (Pontificio istituto missioni estere), che era tornato da poco dall’Isola di Woodlark, in Papua Nuova Guinea. Le venne presentato dalla contessina Agnese Salazar, che anche in seguito verrà coinvolta nella loro attività religiosa e educativa. Orsenigo si stabilì in poche stanze in via Brera, ora via degli Orti, all’inizio con tre compagne: Morlacchi, Teresa Gatti e Angiolina Arnaboldi. La data di fondazione del sodalizio, che ebbe approvazione diocesana verbale, è considerata il 2 ottobre, festa degli angeli custodi. L’abitazione venne chiamata Casa di Nazareth e Orsenigo e le compagne assunsero il nome di ‘pie signore riparatrici’.
Il nome di pie signore e l’abito secolare permettevano di evitare le numerose restrizioni in cui potevano incorrere gli istituti religiosi in tempi di legislazioni antiecclesiastiche. Inoltre rendevano forse più semplice l’azione caritativa, che andava estendendosi ai molti aspetti dell’emarginazione e della povertà della Milano di metà Ottocento: carcerati, prostitute ammalate, vittime della prostituzione infantile, lavandaie, operaie della Manifattura tabacchi.
Alla base del nuovo sodalizio stava una particolare forma di spiritualità, definita della Riparazione, che rimanda al concetto teologico dell’unione alle sofferenze di Cristo redentore e che si attua ancora, a un secolo e mezzo di distanza, sia nell’avvicendarsi nell’adorazione perpetua dell’Eucarestia sia nell’attività concreta di educazione cristiana soprattutto delle ragazze e in quella di rieducazione delle ‘devianti’ (M.C. Orsenigo, Esortazioni spirituali alle sue figlie riparatrici, Milano 1981).
La Casa di Nazareth risvegliò l’interesse dell’abate Giovanni Spagliardi, fondatore del riformatorio maschile di Milano in via Quadronno, direttore generale dei riformatori della provincia di Milano, che riconobbe nell’attività di Orsenigo il versante femminile della sua opera di rieducazione e di reinserimento sociale. Negli anni andò aumentando la richiesta da parte delle autorità di polizia di Milano di accogliere nella Casa di Nazareth donne uscite dal carcere o vagabonde in misere condizioni. Il 29 settembre 1861 la Casa di Nazareth si trasferì in un vasto edificio in corso Magenta 79. Il 24 maggio 1864 Orsenigo ricevette dal Regio Tribunale di Milano formale permesso di visita alle carcerate, per lei e per le consorelle.
Nell’ottobre 1868 la Casa di Nazareth si unì con la Casa della Sacra Famiglia di Venezia, fondata nel 1864 da Anna Maria Marovich.
Veneziana di famiglia montenegrina, Marovich aveva notevoli doti nel campo della poesia e della pittura; valorizzando sia la contemplazione sia l’impegno educativo, contribuì ad arricchire la spiritualità della nuova congregazione, che ebbe una regola condivisa e accettò Orsenigo come madre superiora.
Dopo la morte di Salerio (29 settembre 1870) Orsenigo restò alla guida dell’istituzione per 11 anni. Fondò allora nuove case filiali: a Codogno una casa per ragazze povere con scuola e laboratorio, a Varese l’orfanotrofio dell’Addolorata, la Casa dell’Immacolata a Busto Arsizio, la Casa degli Angeli a Lecco e altri istituti in Veneto. Nella sua opera di educazione, la Casa di Nazareth operò per professionalizzare i lavori femminili: nel 1871, all’Esposizione industriale di Milano, ottenne la medaglia d’argento per la finezza dell’esecuzione di manufatti preziosi ricamati dalle ricoverate. Aumentarono così le commissioni esterne.
Orsenigo morì a Milano l’8 luglio 1881.
Il 28 maggio 1895 la congregazione ricevette dalla S. Sede il decreto di somma lode e il 4 luglio 1906 l’approvazione definitiva, diventando Istituto religioso di diritto pontificio. Attualmente conta numerosi istituti nel mondo, tra i quali importanti missioni in Myanmar.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico dell’Istituto delle Suore della Riparazione, Casa generalizia, Fondo Maria Carolina Orsenigo, cartelle da 6a/1 a 6a/13 (lettere, quaderni, documenti); Madre Maria Carolina Orsenigo, Lettere (1856-1881), Milano 1988 (ciclostilato); L.P. Manzoni, Memorie biografiche di M.C. O. fondatrice e superiora generale delle Pie Signore Riparatrici della Casa di Nazareth, Milano 1915; L’Istituto delle Suore della Riparazione (Pie Signore di Nazareth) nel settantacinquesimo di fondazione, Milano 1934; 1859-1959 Centenario Istituto Suore della Riparazione, Milano 1959, pp. 18-20; Che conta e l’amor: Madre M.C. O. fondatrice dell’Istituto delle Suore della Riparazione dedicato ai Ss. Cuori di Gesu e di Maria Immacolata, Milano 1959; G. Cauzzi, Tre volti, un ideale, Milano 1981, pp. 13-30, 51-61, 87-90;Una spiritualità riparatrice in un secolo di storia, Milano 1982, pp. 23-32, 45-49, 73-81, 130-133; P. Calliari, O., M.C., in Dizionario degli istituti di perfezione, a cura di in G. Pelliccia - G. Rocca, VI, Roma 1980, coll. 832 s.; P. Calliari, Riparazione, di Milano, Suore della, ibid., VII, Roma 1983, coll. 1814-1816; C. Bigalli, La Casa di Nazareth. Origini e vicende (1859-1900), Milano 1988, ad indicem.