MARGHERITA da Faenza
MARGHERITA da Faenza. – Nacque presumibilmente a Faenza intorno al 1230; non si hanno notizie sulla famiglia.
Le notizie su M. poggiano su due vite scritte in latino immediatamente dopo la sua morte. Il primo testo è quello delle Revelationes, redatto dal prete Giovanni di Michaele, notaio e rettore della chiesa di S. Antonino di Faenza, su richiesta di Agnese, badessa del monastero di S. Giovanni Evangelista di Firenze. Giovanni si dichiara nipote di M. e sostiene esplicitamente di aver raccolto le rivelazioni dalla viva voce di Margherita. Il secondo testo è costituito dai Notabilia composti da frate Pietro da Firenze, dell’Ordine dei minori. Frate Pietro dichiara di essere stato pregato dalla badessa e dalle monache del monastero di S. Giovanni Evangelista di raccogliere memoria delle grazie celesti ricevute da Margherita. Pure Pietro, che dice di aver avuto familiarità con la beata fin dall’infanzia, sostiene ripetutamente di avere scritto quanto M. stessa gli narrava.
Sia le Revelationes sia i Notabilia sono traditi dai manoscritti Ricc. 271 (Firenze, Biblioteca Riccardiana; sec. XV) e Laur. plut. 89 inf. 24 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana; sec. XVI). I due testi sono stati editi negli Acta sanctorum probabilmente sulla base del manoscritto Riccardiano. Di Giovanni e di Pietro non si conoscono altri scritti né essi compaiono citati in documenti antichi. Secondo Simonetti (2002), Pietro avrebbe redatto i suoi Notabilia «a tavolino», ampliando le notizie date da Giovanni nelle Revelationes e insistendo sulle esperienze mistiche di M. in quanto garanzia della sua santità.
Il tracciato biografico di M. appare lineare. Presa da fervore, fin dall’infanzia, per Cristo, per la Vergine e per s. Giovanni Evangelista, si fece monaca vallombrosana a Faenza, nel monastero fatto costruire da Umiltà (che sarà proclamata santa) e chiamato S. Maria Novella della Malta. M. fu una delle compagne che andarono con la badessa da Faenza a Firenze per fondare il nuovo monastero dedicato a S. Giovanni Evangelista. Le vite di Umiltà non hanno però tramandato i nomi di tali compagne. Non è chiaro se M. sia succeduta a Umiltà in qualità di badessa, ma certo è che entrambe le vite (più marcatamente le Revelationes di Giovanni) esaltano il suo impegno per i lavori di costruzione del monastero. M. aveva visioni e colloqui mistici.
Morì, in tarda età, probabilmente il 26 ag. 1330, nel monastero fiorentino.
In mancanza di attestazioni documentarie coeve direttamente connesse a M., va comunque rilevato che alcuni riferimenti presenti nelle vite hanno un reale riscontro storico. Una Agnese fu effettivamente badessa del monastero di S. Giovanni Evangelista a Firenze intorno al 1320; inoltre un’indulgenza concessa da più vescovi nel 1312, dopo che Umiltà era morta da due anni, a favore di quanti avessero sostenuto i lavori di riparazione del monastero, può suonare a conferma dell’impegno in tal senso profuso da Margherita.
Diversamente da Umiltà, il percorso esistenziale di M. appare tutto racchiuso in ambito monastico. L’attenzione dei due agiografi è concentrata particolarmente sulle sue esperienze mistico-visionarie: il dono dell’anello da parte di Gesù; la promessa da Lui fatta di esserle sempre vicino; Cristo stesso la esalta per il suo facere vilia; M. partecipa della Passione e dei dolori di Cristo; fruisce della gioia di avere il Bambino Gesù in braccio; riceve una corona d’oro dal Re celeste. Mentre il minorita Pietro si sofferma più a lungo sulle esperienze straordinarie, Giovanni evidenzia con maggiore insistenza l’impegno per i lavori del monastero fiorentino e con tale impegno connette tre miracoli che bene rientrano nella tradizione agiografica e sono di ascendenza neotestamentaria: trasformazione di vino annacquato in ottimo; moltiplicazione del pane e dei denari.
Dalla penna dei due agiografi sembra emergere una sorta di modello della perfetta monaca caratterizzata dalle virtù dell’obbedienza e dell’umiltà; connotata di equilibrio tra vita attiva – per cui doveva muoversi tra città, castelli e ville, con servi e animali, per procurare le cose necessarie alla fabbrica e al sostentamento del monastero – e vita contemplativa per cui si era fatta costruire una piccola cella dentro il monastero dove faceva «non continuam, sed interpollatim arctissimam penitentiam» in una sorta di alternanza tra il ruolo di Marta e di Maria.
Come Umiltà, anche M. visse la dinamica tra vita eremitica e vita cenobitica, tra desiderio di servire Dio in solitudine ed esigenza di servirlo in una comunità inserita nel tessuto urbano.
Il miracolo dei sei ceri arsi ma non consumati – narrato dal prete Giovanni in una lettera indirizzata alla badessa del monastero di S. Giovanni Evangelista (Simonetti, 2002, p. 206) – accaduto durante la traslazione del corpo di Margherita, è segno di un culto precoce.
Nel polittico di Pietro Lorenzetti (Firenze, Galleria degli Uffizi) dedicato a s. Umiltà da Faenza si identifica, tradizionalmente, con M. la figura di religiosa ai piedi della sovrastante e dominante immagine della santa. Questa sarebbe una sorta di attestazione visivo-iconografica del legame di M. con Umiltà, di cui fu compagna e discepola. E in effetti le fonti come tale la presentano.
Fonti e Bibl.: Giovanni da Faenza, Revelationes et miracula beatae Margaritae de Faventia, in Acta sanctorum Augusti, V, Antverpiae 1741, pp. 851-853; Id., Elevatio et miraculum beatae Margaritae de Faventia, ibid., p. 845; Pietro da Firenze, Notabilia de vita sancte memorie sororis Margherite de Faventia, ibid., pp. 847-851; A. Simonetti, M. di F. tra storia e agiografia, in Hagiographica, IX (2002), pp. 161-206 (riedita i testi dal ms. Riccardiano, raccoglie tutti i riferimenti a fonti e la bibliografia antica e recente); P. Culham, Gender and negotiating discourse. Mediated autobiography and female mystics of Medieval Italy, in Sex and gender in Medieval and Renaissance texts. The Latin tradition, a cura di B.K. Gold - P.A. Miller - C. Platter, Albany, NY, 1997, pp. 71-89; A. Simonetti, I sermoni di Umiltà da Faenza, Spoleto 1995, pp. XXVI-XXVIII; Id., Santità femminile vallombrosana fra Due e Trecento, in L’Ordo Vallisumbrosae tra XII e XIII secolo, a cura di G.M. Compagnoni, Vallombrosa 1999, pp. 467-481; Bibliotheca hagiographica Latina, nn. 5315-5317; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VI, p. 317; IX, pp. 145 s.