SCACCHI, Marco
– Nacque intorno al 1605 a Roma, figlio di Sebastiano Scacchi originario di Gallese presso Civita Castellana.
Compositore, violinista e teorico musicale, trascorse circa un quarto di secolo in Polonia e svolse un ruolo chiave nella cultura musicale polacca, in qualità di maestro della cappella reale.
Ebbe un fratello organista, Pellegrino Scacchi, morto a Roma nel 1649. Il luogo di nascita è citato nell’ultimo testamento di Marco Scacchi (11 settembre 1659), sui frontespizi dei suoi libri di musica e di teoria, e in altre fonti d’archivio che lo concernono (Patalas, 2010).
Studiò con Giovanni Francesco Anerio, nel 1624 chiamato a Varsavia alla testa dei complessi musicali di Sigismondo III Vasa: è perciò probabile che sia arrivato in Polonia al seguito del maestro, in qualità di violinista. La documentazione circa il periodo iniziale del servizio di Scacchi in Polonia scarseggia: la prima notizia in fonti polacche risale al 24 dicembre 1626. All’epoca la cappella reale contava 35-40 musicisti, tra cui i compositori Anerio, Tarquinio Merula e Adam Jarzębski. Scacchi deve aver fatto la conoscenza di Franciszek Lilius, allievo polacco di Girolamo Frescobaldi e futuro maestro di cappella nella cattedrale di Cracovia (al servizio della corte dal 1625 circa al 1630).
Forse già dal 1628, e certamente nel 1631, Scacchi fu a capo della musica privata di Ladislao Vasa, il primogenito del sovrano, e poté godere dei favori del principe, che durante il viaggio in Italia del 1625 si era infervorato per il dramma per musica. Nella primavera del 1631 Scacchi tornò in patria, facendo tappa alla corte di Innsbruck, dove presentò alcune sue composizioni a Leopoldo d’Asburgo, arciduca d’Austria e conte del Tirolo (Leitsch, 2009); a metà dell’anno seguente era di ritorno a Varsavia. Morto Sigismondo III (30 aprile 1632), il principe Ladislao, acquisito il diritto ereditario della corona svedese, era candidato al trono polacco. In quest’epoca Scacchi cominciò a essere qualificato come maestro di cappella del re di Svezia; il titolo e il salario di maestro di cappella del re di Polonia – Anerio era morto a Graz nel giugno del 1630, in viaggio per Roma – gli furono attribuiti dopo l’incoronazione di Ladislao IV il 6 febbraio 1633 a Cracovia (la cerimonia fu condecorata con musiche sue, oggi ignote).
Può darsi che tra la fine del 1633 e l’inizio del 1634 Scacchi fosse di nuovo in Italia. Risale a quest’epoca la stampa del Missarum quatuor vocibus liber primus (Roma 1633) in «stile antico», dedicato al re di Polonia, e dei Madrigali a cinque, concertati da cantarsi su gli stromenti (Venezia 1634; la dedica all’imperatore Ferdinando II è datata da Venezia il 17 dicembre 1633).
Tra i testi poetici dei madrigali – di Giovan Battista Marino, Francesco Contarini, Roberto Poggiolini, Alessandro Talenti – preponderano le rime di Battista Guarini; ma vi è pure uno stralcio dall’Orfeo di Alessandro Striggio (forse attinto dai Madrigali di Francesco Turini del 1621). Sotto il profilo stilistico queste composizioni si possono accostare al Quarto libro dei madrigali di Claudio Monteverdi (1603). Altri due madrigali a quattro voci dello stesso genere sono inclusi nel Cribrum musicum del 1643: già nel 1636 Scacchi intendeva raccoglierne un secondo libro, da pubblicare ad Anversa nella stamperia plantiniana dei Moretus.
Il 25 novembre 1635 Scacchi sposò Regina Kellerin di Augusta, vedova ben dotata di uno dei segretari di Sigismondo III, Piotr Graben. Nel 1642 ottenne il permesso di costruirsi una casa a Varsavia. Con l’apparato musicale di corte fu in viaggio al seguito di Ladislao IV: sono documentati viaggi a Vilna nel 1636 e 1639, a Cracovia nel 1637, a Częstochowa nel 1638 e 1642, a Danzica nel 1646.
Scacchi ebbe molte conoscenze e strinse molte amicizie in Polonia, in particolare con due musicisti di Danzica, Kaspar Förster seniore, libraio e maestro di cappella nella basilica dell’Assunta, e Christoph Werner, giovane compositore di talento, Kantor in S. Caterina, e con Johann Stobaeus, maestro di cappella a Königsberg (l’odierna Kaliningrad).
In particolare il primo dei tre dovette esercitare un certo influsso sulla concezione del primo trattato pubblicato da Scacchi, il Cribrum musicum ad triticum Siferticum (Venezia 1643). Come traspare dal titolo, il bersaglio polemico del trattato era Paul Siefert, un organista di Danzica coinvolto in una diuturna diatriba con Förster; un sunto in italiano comparve nella Lettera per maggiore informatione a chi leggerà il mio Cribrum (Varsavia 1644). L’organista replicò con una Anticribratio musica ad avenam Scachianam (Danzica 1645), sarcastica fin dal titolo. Scacchi controbatté con l’Examen breve ac modestum cantilenae sex chororum a Paulo Syfertio editae, pubblicato sotto lo pseudonimo «Hieronymus Ninius» (Braniewo 1647). A sostegno di Werner, attaccato da Siefert, Scacchi pubblicò dopo il marzo 1647 una lettera aperta «Ad Excellentiss[imum] D[omi]n[um] Ch[ristophorum] Wernerum» (pervenuta in copia ms., Amburgo, Staats- und Universitätsbibliothek; in Schütz-Dokumente, IV, 2014, pp. 146-160) che contiene una tassonomia degli stili musicali. In morte di Stobaeus (1646) Scacchi pubblicò una Cantilena V Voc[um] & lachrymae sepulchrales, hoc est Canones aliquot multipliciter variati (Königsberg 1647; unicum a Roma, Biblioteca Casanatense; Bianchi, 2017). Scacchi coltivò inoltre i rapporti con musicisti attivi in Sassonia, Slesia, Meclemburgo, Svezia, Danimarca, nelle due Prussie e in Italia. In margine al carteggio con Romano Micheli, pubblicò una Consideratio canonum R. D. Romani Michaelis Romani (Varsavia 1647): perduta, ne rimane qualche stralcio manoscritto nella replica del compositore romano (Roma, Biblioteca Angelica, ms. 500; Patalas, 2010, pp. 414-417).
Sotto il magistero di Scacchi la cappella reale godette di grande rigoglio e arrivò a contare, in aggiunta ai pueri cantores, una quarantina di musicisti, di cui il maestro immortalò i nomi in una raccolta di brevi brani, Xenia Apollinea, in appendice al Cribrum musicum (Szweykowska - Szweykowski, 1997). Oltre che per il numero, la cappella brillava per la levatura artistica, alimentata da compositori di talento come il citato Jarzębski, Marcin Mielczewski, Bartłomiej Pękiel, Vincenzo Scapitta e Kaspar Förster juniore. Scacchi ebbe diverse mansioni («occupationes servitii Regii, tam in Ecclesia & Camera, quam in Theatro»: così nei Canones nonnulli, super arias quasdam musicales Dni. Christophori Werneri, Königsberg 1649; ed. moderna a cura di M. Bizzarini - A. Pister, Vilnius 2016, p. 80). Le sue opere note riflettono le tendenze prevalenti nella vita musicale della corte di re Ladislao.
Data la passione del sovrano, il maestro dovette dedicare tempo ed energia a comporre e concertare musiche per il teatro; perdute le partiture manoscritte, rimangono i libretti e le sinossi a stampa (sumariusz in polacco) di almeno una decina di «drammi musicali» di soggetto vuoi mitologico (come Dafne) vuoi agiografico (La santa Cecilia: non si trattò di un oratorio, come talvolta si legge). Scacchi compose con certezza almeno uno di tali drammi, Il ratto di Elena (1638, testo di Virgilio Puccitelli), ma è probabile che abbia concorso anche ad altri, magari in collaborazione con altri membri della cappella. Compose anche musica da chiesa (conservata solo in parte): mottetti ‘a cappella’, concerti ecclesiastici a poche o molte voci, litanie, vespri, messe (‘a cappella’, policorali, concertate), diffuse perlopiù in forma manoscritta, salvo i brani che, avendo una valenza didattica (come i canoni e gli «obblighi»), furono riprodotti negli scritti teorici o pubblicati a parte (la citata Cantilena V voc[um] e i Canones nonnulli). L’unica composizione strumentale di Scacchi nota è il Capriccio per camera per violino e basso continuo, siglato «M.S.», incluso tra le Sinfonie a violino solo op. VII di Angelo Berardi (Bologna 1670).
L’ambiente della corte reale, così propizio alle arti, mutò con la morte di Ladislao nel 1648. Gli successe il fratello, Giovanni II Casimiro Vasa, poco portato alla musica. Potrebbe essere stato questo fattore, unitamente alla salute malferma, a indurre Scacchi a lasciare la Polonia. Nondimeno per l’incoronazione del sovrano compose una Missa omnium tonorum in stile concertato policorale e il concerto Osanna alleluia Vivat et floreat rex Casimirus. Nel marzo del 1649 il re lo autorizzò a ritornare in patria per curare la gotta.
La partenza non fu però immediata: pubblicò ancora due libri di musica, i citati Canones nonnulli e la Declaratio cantilenae quinq[ue] vocum Vobis datum est (Königsberg 1650), e due nuovi scritti teorici stampati nel 1649 a Varsavia presso Piotr Elert: il Breve discorso sopra la musica moderna e lo Iudicium Cribri musici, preservato in unicum a Roma, Biblioteca Casanatense (Bianchi, 2017), in cui figurano 16 lettere d’encomio di musicisti che avevano ricevuto copia del Cribrum musicum, tra Werner, Heinrich Schütz e Ambrosius Profe). È evidente come Scacchi avesse maggiori sbocchi editoriali in Polonia, visto che la materia dei suoi scritti attingeva da dibattiti condotti in cerchie musicali polacche e tedesche. Ancora in Polonia, probabilmente sempre nel 1649, finì di redigere un manoscritto di dieci capitoli di Raggionamenti (Bianchi, 2017; nella copia unica conservata a Roma, Conservatorio di S. Cecilia, figurano piccole correzioni seriori di pugno dell’autore): il compositore vi presentava alcuni sviluppi ulteriori della propria teoria, aggiungendovi una discussione sui modi e una tipologia degli strumenti musicali.
Il maestro di cappella lasciò la Polonia con la moglie nel 1649 o 1650. Giunti a Roma, al più tardi nel 1651 si stabilirono a Gallese, come risulta dalle registrazioni dei libri parrocchiali e dai loro testamenti. Avviò una piccola scuola di musica, che nel 1655 accoglieva sei fanciulli; negli ultimi anni, molto probabilmente tra il 1659 e il 1662, Scacchi ebbe per allievo un sacerdote, Angelo Berardi, affermatosi poi come compositore e teorico.
Morì a Gallese l’11 settembre 1662 e fu sepolto nella collegiata di S. Maria, dove giaceva la moglie, deceduta il 30 agosto 1659. Per qualche tempo (1653-56) Regina Scacchi aveva fatto ritorno in Polonia, dove vivevano i suoi parenti, per sistemare le loro pendenze patrimoniali.
Nel Seicento Scacchi fu conosciuto primariamente come teorico della musica e apprezzato soprattutto per il contributo ch’egli diede al dibattito su «prima» e «seconda pratica» e alla classificazione funzionale degli stili musicali – distinti in ecclesiasticus, cubicularis e theatralis – esposta nella lettera a Werner e nell’introduzione ai Canones nonnulli. Negli scritti polemici attinse copiosamente dai teorici precedenti, in particolare da Gioseffo Zarlino, Nicola Vicentino, Giovanni Maria Artusi e Pietro Cerone. La recezione della teoria scacchiana è palese negli scritti dei già citati Siefert, Werner e Berardi, nonché in Christoph Bernhard, Johann Mattheson e Andreas Werckmeister.
Dopo la morte alcune composizioni di Scacchi (messe, mottetti, litanie) furono depositate negli archivi diocesani di Viterbo: fu probabilmente per iniziativa di Berardi (intorno al 1667 alla testa della cappella in duomo), il quale dovette invece tenere per sé le opere teoriche del maestro, ch’egli ricalca a man bassa in parecchi scritti suoi pubblicati tra il 1670 e il 1693 (Bianchi, 2017).
Edizioni. Opera omnia, I: Missae a cappella; II: Missae concertatae; III: Madrigali concertati; IV: Motetti e Concerti, a cura di A. Patalas, Kraków 2017. I trattati e i testi polemici di Scacchi sono editi in G. Reynolds Boyd, The Scacchi/Siefert controversy, Ann Arbor (Mich.) 2005; e in Schütz-Dokumente, III-V, a cura di M. Heinemann, Köln 2014.
Fonti e Bibl.: La letteratura critica su Marco Scacchi è compendiata in A. Patalas, W kościele, w komnacie i w teatrze. M. S.: Życie, muzyka, teoria (In chiesa, in camera e in teatro. M. S.: vita, musica, teoria), Kraków 2010. Qui si riportano i titoli più importanti: E. Katz, Die musikalischen Stilbegriffe des 17. Jahrhunderts, Freiburg im Breisgau 1926; G. Massera, Precisazioni teoriche nel “Cribrum” di M. S., in Primo incontro con la musica italiana in Polonia, Bologna 1974, pp. 201-208; Id., M. S.: dalla polemica antisifertina allo schema formale degli stili musicali, ibid., pp. 209-222; I. Heitjan, Kaspar und Georg Forster, Buchhandler und Verleger zu Danzig im 17. Jahrhundert, in Archiv für Geschichte des Buchwesens, XV (1975), pp. 371 s.; Z.M. Szweykowski, Musica moderna w ujęciu Marka Scacchiego (L’approccio di M.S. alla musica moderna), Kraków 1977; C.V. Palisca, M. S.’s defense of modern music (1649), in Id., Studies in the history of Italian music and music theory, Oxford 1994, pp. 88-145; A. Szweykowska - Z.M. Szweykowski, Włosi w kapeli królewskiej polskich Wazów (Musicisti italiani nella cappella dei re polacchi Vasa), Kraków 1997; Z.M. Szweykowski, M. S. and his pupils on the polychoral technique, in Musica Iagellonica, II (1997), pp. 131-150; W. Leitsch, Das Leben am Hof König Sigismunds III. von Polen, Wien-Kraków 2009; E. Bianchi, Scholars, friends, plagiarists: the musician as author in the seventeenth century, in Journal of the American musicological Society, LXX (2017), pp. 61-128.