Grande lago della Palestina (980 km2 ca.; lunghezza 76 km, larghezza massima 17), contornato da coste basse e uniformi, paludose nella parte meridionale. Su di esso si affacciano gli Stati di Giordania a E e di Israele a O. Nell’antichità classica era chiamato Asfaltide. Secondo la tradizione biblica, vi sorgevano Sodoma e Gomorra. Occupa la più bassa depressione assoluta del mondo, e le sue acque hanno il livello medio superficiale a 399 m sotto il livello medio marino e una profondità di circa 430 m. Ciò è dovuto al fatto che il lago è contenuto nella parte più settentrionale di un sistema di fosse tettoniche che si estende nel territorio africano fino alla valle del fiume Zambesi. La salinità, molto elevata (240‰ in media), è tra le massime che è dato di riscontrare nel mondo. Tale caratteristica causa la mancanza nel Mar M. di qualsiasi forma di vita (da cui il nome), eccetto che di una specie di pesci, e una elevata densità delle sue acque (1,119 g/cm3). A N vi si gettano le acque del Giordano; altri immissari si trovano lungo le coste orientali e occidentali. Quelli della costa occidentale sono quasi sempre asciutti. Non vi sono emissari. Anche il litorale non presenta alcuna forma di vita, né vegetale né animale; scarsamente abitato, è frequentato da gruppi nomadi. Attivo lo sfruttamento di alcuni dei sali contenuti nelle acque.
Manoscritti del Mar M. Serie di manoscritti e frammenti di manoscritti appartenenti a un’antica comunità ebraica, rinvenuti a partire dal 1947, i primi casualmente, gli altri nel corso di diverse spedizioni archeologiche, nel deserto di Giuda, presso le rive occidentali del Mar Morto. Appartenevano a una comunità religiosa, sviluppatasi tra il 2° sec. a.C. e il 2° sec. d.C.
I manoscritti, in ebraico e in aramaico, contengono testi dell’Antico Testamento e di vari libri apocrifi, oltre a numerosi e importanti testi religiosi non biblici: anzitutto la Regola della comunità, che istruisce sulla dottrina propria all’organizzazione, nella quale ha larga parte il dualismo tra forze del bene e forze del male, sui riti, imperniati sulla purificazione mediante acqua e sui pasti sacri. Altro testo importante è La guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre, una visione apocalittica della contesa finale tra i due principi che dominano l’universo, con la conclusiva vittoria del bene.
In un commento al libro di Abacuc, l’autore ravvisa allusioni e predizioni dei fatti del suo tempo: vi si parla di un «Maestro di giustizia» (evidentemente il capo o il fondatore della setta), perseguitato da un sacerdote empio, e di un popolo distruttore, chiamato Kittīm. In quest’ultimo sono da ravvisare i Seleucidi o, più probabilmente, i Romani. Notevolissimi appaiono i punti di contatto tra la comunità del Mar M. e gli esseni, sicché essa è da ritenersi con ogni probabilità una comunità essena o una sua variante. Comunque il movimento dei monaci del Mar M. si presenta come quello di un gruppo ebraico in contrasto con la religione ufficiale, con tendenze ascetiche e monastiche, incline alla religiosità interiore. Le sue tendenze e i suoi riti rivelano un ebraismo più prossimo al cristianesimo primitivo che non quello dei Sadducei e dei Farisei.