MANTINEA (Μαντινέα, Μαντινέη, Μαντίνεια, Mantinea)
Città dell'Arcadia orientale a N dell'odierna Tripolis; la sua posizione chiave la fece spesso luogo di famose battaglie. L'etiinologia del suo nome - già dagli antichi legato ad un eponimo μαντινέος, Μαντίνοος figlio di Lykaon, o di una μάντις di Posidone Ippio presso il cui santuario la borgata originariamente sorse - non è ancora chiarita.
Dal 221 a. C. fino ad Adriano, che le restituì il nome primitivo, fu chiamata ᾿Αντιγόνεια. Centro già notevole fra la fine del VI e gli inizî del V sec. a. C., come provano i suoi numerosi vincitori alle Olimpiadi ed il suo contributo in opliti alle Termopili ed a Platea, divenne, intorno alla metà del V sec. a. C. una delle città più significative del Peloponneso, grazie al sinecismo di più demi. Nell'agosto del 418 nella sua pianura (una gola fiancheggiata da alti monti) lo spartano Agide II sconfisse Argivi, Mantinei ed Ateniesi collegati, e nonostante una pace trentennale firmata con Sparta nel 417, M. fu proprio da quest'ultima distrutta nel 385. Il vincitore, Agesipoli, procedette al suo diecismo e le singole borgate restarono soggette a Sparta. Fu ricostituita come unità cittadina nel 370 ed allora fu fortificata con una potente cinta muraria ovale (lunga 3942 m) in mattoni crudi su zoccolo in pietra con 126 torri e 10 porte. Entrata a far parte della confederazione arcadica, nel 362 fu combattuta nei suoi pressi la famosa battaglia in cui Epaminonda lasciò la vita. Partecipe volente o nolente di molti degli episodi principali della storia greca della seconda metà del IV e del III sec. a. C. fu espugnata e distrutta nel 222 a. C. da Antigono Dosone che la concesse agli Achei i quali la ripopolarono e le mutarono il nome in Antigoneia. Teatro ancora della battaglia in cui Filopemene a capo degli Achei sconfisse i Lacedemoni di Macanida (207), riacquistò il nome primitivo ed una certa floridezza sotto Adriano.
Gli scavi condotti dall'École Française d'Athènes, fra il 1887 ed il 1889 presso l'odierno villaggio di Paleopolis, hanno riportato alla luce gli avanzi della cinta muraria del 370 il cui zoccolo, in blocchi poligonali assestati in filari irregolari, si alzava fino a m 1,8o di altezza. Ed ancora, alcune delle strade principali che convergevano dalle mura all'agorà rettangolare, posta al centro della città; un teatro situato sul lato O dell'agorà che, nell'impianto originario, data dal secondo sinecismo (370 a. C.); un edificio rettangolare in cui si è voluto vedere da taluni il bouleutèrion. Nel 1887 il Fougères vi scopriva poi le tre famose lastre marmoree con la contesa fra Apollo e Marsia presenti le Muse, base di un gruppo prassitelico di Latona, Apollo e Artemide e attribuite alla mano di Prassitele stesso. Di numerosi altri monumenti si ha notizia attraverso le fonti letterarie ed epigrafiche.
Bibl.: G. Fougères, Mantinée et l'Arcadie Orientale, Parigi 1898; Bölte, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, cc. 1290-1344: ivi ordinata per argomenti ed aggiornata la bibliografia precedente; P. Zancani-Montuoro, G. Giannelli, G. De Sanctis, in Enc. It., XXII, 1934, pp. 165-167. Per le monete: B. V. Head, Historia numorum2, Oxford 1911, p. 449. Per le iscrizioni: I.G., V, II, pp. 46, 47; D. Comparetti, La iscrizione arcaica di Mantinea, in Annuario Atene, I, 1914, pp. 1-17. Per la base prassitelica: G. E. Rizzo, Prassitele, Milano-Roma 1932, pp. 86 ss., 117, tav. XXX ss.; e per la sua bassa datazione: A. W. Byvanck, La chronologie de Praxitèle, in Mnemosyne, n. s., IV, 1951, p. 204 ss.