OLIVEIRA, Manoel de
Regista cinematografico portoghese, nato a Oporto il 12 dicembre 1908. Compiuti gli studi in Portogallo e in Spagna, viene presto attratto dal cinema, e nel 1929 gira il documentario Douro, faina fluvial; ma solo dieci anni dopo torna alla regia con i cortometraggi Miramar praia de rosas e Já se fazem automóveis em Portugal. Il suo primo lungometraggio, Aniki-Bóbó (1942), un film sull'infanzia d'impianto neorealista, è seguito da una lunga stasi, interrotta dal cortometraggio O pintor e a citade (1956, Il pittore e la città), vincitore dell'Arpa d'argento al festival di Cork.
Il riconoscimento gli consente di realizzare O pão, un documentario sulla lavorazione del pane, di prezioso ordito formale. Nel 1959 il regista inizia a girare un mediometraggio di finzione che sarà completato solo nel 1963, A caça (La caccia), cui la censura impone però un deformante lieto fine di circostanza. Il coevo Acto da primavera (1961-63) è la rappresentazione dal vero della passione di Cristo, come si celebra annualmente dagli abitanti del paesino di Curalha, trasfigurata dall'originalità e dall'intensità di un montaggio felicemente creativo. Del 1972 è O pasado e o presente (Il passato e il presente), racconto grottesco condotto a ritmo di balletto sulle distrazioni erotico-sentimentali di una borghesia annoiata. Il film − che rilancia in patria e all'estero il nome del regista − conferma le qualità e le tematiche dell'autore, che trovano poi ulteriore sviluppo e credibilità in Benilde ou a Virgem-Mäe (1975), Amor de perdição (1978, Amore di perdizione) e Francisca (1981), opere in cui le pur diffuse tinte melodrammatiche non cedono mai al manierismo. Lo stile è sostanzialmente quello dei tableaux vivants e lo spazio in cui l'azione si compie ha dimensioni teatrali: ma il tutto possiede grande forza espressiva.
Il cinema di De O. non è certo di facile assimilabilità e questo ne riduce il successo presso il pubblico. A parte Amor de perdição, né Le soulier de satin (1983-85, La scarpina di raso), dal poema di P. Claudel, della durata di ben sette ore, né Mon cas (1986), né Os canibais (1988, I cannibali) sono infatti film popolari. Insieme ai successivi Non ou a va Gloria de Mandar ("No o la vana Gloria di Comandare", 1990), A Divina Comédia (1991), O dia do desespero ("Il giorno della disperazione", 1992), Vale Abrao ("Valle d'Abramo", 1993), hanno tuttavia consolidato l'ammirazione dei critici per il ''maestro di Oporto''.
Bibl.: AA.VV., Il cinema di M. de Oliveira, Firenze 1978; Y. Lardeau, P. Taralin, J. Parsi, M. de Oliveira, Parigi 1988.