razza, Manifesto della
(o Manifesto degli scienziati razzisti) Il Manifesto degli scienziati razzisti o, in forma abbreviata, Manifesto della razza, fu pubblicato, con il titolo Il fascismo e i problemi della razza, il 14 luglio 1938 su Il Giornale d’Italia e fu ripreso in ag. sul primo numero della rivista La difesa della razza, diretta da T. Interlandi e voluta da Mussolini in persona. Il testo delinea i tratti del nuovo razzismo fascista alla fine degli anni Trenta. La sua pubblicazione si spiega nel contesto dell’alleanza sempre più stretta con la Germania nazista e prelude alle leggi razziali della tarda estate e dell’autunno del 1938. Nel Manifesto si sostenevano la concezione biologica del razzismo, l’esistenza di una pura razza italiana e la non assimilabilità degli ebrei, che costituivano una razza non europea. Si trattava di posizioni nuove per il fascismo e per la cultura italiana, che conosceva sì correnti razziste al proprio interno ma era rimasta fino a quel momento estranea alle elaborazioni del nazismo. Per queste ragioni il Manifesto suscitò forti perplessità tra gli intellettuali italiani, che tuttavia non tardarono ad aderirvi, e nel mondo cattolico. All’interno del movimento fascista vi fu anche chi provò a elaborare un nuovo manifesto razzista che sostenesse, in opposizione al radicalismo biologico dei tedeschi, l’idea dell’unità della razza italiana come risultato di fattori storici, culturali e religiosi. Ma il tentativo non approdò a nulla di fatto. Il Manifesto portava la firma di studiosi di diversa levatura, nessuno dei quali, a eccezione di G. Landra, era stato consultato prima della pubblicazione. Tra i firmatari di maggior rilievo, il fisiologo S. Visco e il patologo N. Pende (gli unici a formulare una qualche vaga protesta per i modi della pubblicazione), L. Cipriani, docente di antropologia all’università di Firenze, E. Zavattari, direttore dell’Istituto di zoologia dell’università di Roma, F. Savorgnan, docente di demografia a Roma e presidente dell’Istituto centrale di statistica, e il neuropsichiatra A. Donaggio, presidente della Società italiana di psichiatria. Il testo era stato in realtà preparato da Landra, un assistente di S. Sergi presso la cattedra di antropologia dell’università di Roma, su indicazioni precise di Mussolini. Secondo la testimonianza di G. Ciano, Mussolini gli avrebbe confidato proprio il 14 luglio 1938, giorno della sua prima pubblicazione, di aver redatto quasi per intero il testo del Manifesto.