GATTICO, Manfredo (detto Bota)
Esponente di una nobile famiglia novarese di parte guelfa, visse nella prima metà del Trecento.
La famiglia Gattico, uno dei rami dell'importante stirpe signorile dei da Castello, prende il nome dall'omonima località del Piemonte nordoccidentale, sulla quale esercitava, almeno sin dal sec. XIII, diritti di natura feudale. Nel corso degli anni i Gattico compaiono a vario titolo nelle vicende del Comune di Novara, al quale avevano prestato formale sottomissione. Un "Manfredus de Gattego", nel quale non è possibile ravvisare il G., fu colpito da bando "per maleficia" durante la podesteria di Lombardo Della Torre (1267, 1269). Proprio a questo "Manfredus" allude esplicitamente un capitolo degli statuti novaresi, redatto nel 1277, con il quale egli veniva reintegrato dei propri beni e privilegi.
Un documento del 9 nov. 1275 (segnalato dal Cognasso in calce al Liber gestorum di P. Azario) ricorda fra i testimoni di un importante atto pubblico un "Martinus filius condam Guidonis Botiger de Gatego". Con tutta probabilità quest'ultimo è identificabile con il "presbiter Martinus de Gattego", canonico della cattedrale di Novara, come documentano alcuni atti del 1286 e 1290.
Il G. fu l'unico membro della casata assurto a una certa notorietà, anche se l'effettivo ruolo da lui esercitato nel quadro delle contese politiche cittadine rimane alquanto oscuro, né si hanno testimonianze in merito al ruolo svolto da lui e dalla sua consorteria nel quadro dei nuovi assetti istituzionali delineatisi con l'avvento del predominio politico dei Visconti nell'Italia settentrionale.
Il G., che un documento del 1347 cita quale possessore di beni fondiari in Suno nell'agro novarese, è descritto dall'Azario come uomo valoroso, assai ligio alla Chiesa, nonché acerrimo nemico dei Visconti di Oleggio e dei Tornielli che capitanavano in ambito locale l'opposta fazione. Proprio nel quadro di queste lotte, il G. si rese responsabile, nel 1351, della cattura e dell'uccisione di Filippo Visconti di Oleggio - padre di Giovanni futuro signore di Fermo - trucidato con una mazza di ferro, nonché della distruzione della rocca di Oleggio: "Dominus Manfredus dictus Bota de Gatego […] patrem ipsius Iohannis de Olegio, cum una mazia ferri quam tunc portabat, amazavit et Olegium id depredavit et totum combusit" (p. 56).
L'avvenimento dovette segnare per qualche tempo una battuta d'arresto nei tentativi di affermazione della fazione ghibellina novarese, ma non si sa quali conseguenze concrete poté avere sulle fortune personali del Gattico.
Non sono noti né il luogo né la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVI, 4, pp. 56 nn. 1, 2, 104; Chartarum tomus primus, in Monumenta historiae patriae, I, Augustae Taurinorum 1836, coll. 1033, 1049; Statuta Communitatis Novariae, a cura di A. Ceruti, ibid., Leges municipales, II, 1, ibid. 1876, coll. 713 s.; Consignationes beneficiorum diocesis Novariensis factae anno 1347, II, a cura di L. Cassani - G. Mellerio - M. Tosi, Torino 1937, pp. 541 s.; M.G. Virgili, I signori Gattico dei conti di Castello, in Boll. storico per la provincia di Novara, LXII (1971), pp. 56-62; G. Andenna, Andar per castelli: da Novara tutt'intorno, Torino 1982, pp. 405-408; F. Cognasso, Storia di Novara, Novara 1992, p. 220; Diz. biogr. degli Italiani, XXI, pp. 769-774.