managerializzazione
s. f. Tendenza a far prevalere il ruolo e le responsabilità imprenditoriali.
• Immagino che il problema in Italia sia ancora più acuto per la presenza di un tessuto produttivo fatto di tante piccole e medie imprese. «Altroché. Direi che in questo caso la resistenza al cambiamento e alla managerializzazione dell’impresa vengono anche da altri fattori, oltre a quelli che abbiamo già visto». Quali sono? «Ad esempio, la mancata volontà del fondatore di crescere consolidando i concorrenti. Si vuole mantenere a ogni costo il 100 per cento della propria azienda perché così si può mettere al comando il proprio figlio» (Riccardo Monti intervistato da Adriano Bonafede, Repubblica, 29 ottobre 2012, Affari & Finanza, p. 38) • Il secondo [motivo] riguarda invece la produttività delle imprese, che senza molte distinzioni tra manifatturiere e di servizi è negativamente condizionata da alcuni connotati tipici delle aziende: dalla loro scarsa capitalizzazione, internazionalizzazione e managerializzazione alla poca propensione all’innovazione tecnologica, di prodotto come di processo, passando per la dimensione troppo piccola derivante dall’eccesso di individualismo. (Enrico Cisnetto, Sicilia, 13 maggio 2013, p. 1, Prima pagina) • «Stiamo cambiando il volto del terminal puntando su una maggiore managerializzazione, come abbiamo fatto per tutto il gruppo: quando nascerà la nuova società ci sarà anche un amministratore delegato, Roberto Ferrari, ora direttore generale. Poi arriveranno nuovi professionisti che ci aiuteranno a strutturare a livello manageriale il terminal» (Ignazio Messina intervistato da Simone Gallotti, Secolo XIX, 15 ottobre 2016, p. 13, Economia & marittimo).
- Derivato dall’agg. manageriale con l’aggiunta del suffisso -izzazione.
- Già attestato nella Repubblica del 23 novembre 1984, p. 8, Commenti (Francesco Brioschi).