magistratocrazia
s. f. (iron. spreg.) Il potere dei giudici che tende a imporsi al di là delle proprie competenze e prerogative istituzionali.
• «Non si può andare avanti così ‒ è la conclusione [di Silvio Berlusconi] ‒. Questa non è più una democrazia. È una dittatura dei magistrati. È una magistratocrazia». (Paolo Zappitelli, Tempo, 28 ottobre 2012, p. 2, Primo Piano) • [Silvio Berlusconi] Teme il carcere, non ne fa mistero. «Mi vogliono arrestare, all’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici», rincara. E ripete come una ossessione anche lì: «Vogliono farmi fare la fine di [Bettino] Craxi, ma hanno sbagliato persona». Preoccupato dai due presidenti delle Camere, soprattutto dall’elezione di Pietro Grasso al Senato, «hanno scelto un pm, andando contro il sentire del 37,7 per cento dei cittadini che non vogliono la magistratocrazia». (Carmelo Lopapa, Repubblica, 19 marzo 2013, p. 2, Politica).
- Derivato dal s. m. magistrato con l’aggiunta del confisso -crazia.
- Già attestato nella Stampa Sera del 31 ottobre 1984, p. 8, Interno.