MACEDONIA (XXI, p. 761)
Un decreto del governo bulgaro, il 19 maggio 1934, il giorno stesso del colpo di stato regio, mise fuori legge il Comitato rivoluzionario macedone, che aveva collegamenti con l'ORIM. Fu, il decreto, l'ultimo elemento che influì sulla disorganizzazione del movimento d'indipendenza macedone, già in crisi per rivalità di capi e per dissidî sulla linea di condotta da seguire tra gruppo e gruppo. Tuttavia la Bulgaria non rinunziò al suo antico progetto d'unificazione della Macedonia entro i proprî confini né si attenuò l'insofferenza dei Macedoni iugoslavi e greci verso i rispettivi governi, anche per l'incapacità di questi a realizzare almeno un'amministrazione decentralizzata che desse un minimo di autonomia alle popolazioni macedoni. Scoppiata la seconda Guerra mondiale, Atene e soprattutto Belgrado pagarono l'errore della loro politica accentratrice, ostile alle minoranze macedoni, trovando nei soldati macedoni debole volontà di difendere i loro stati. Interi reparti macedoni si arresero senza combattere. V'influirono la speranza di trovare nell'Italia e nella Germania una favorevole predisposizione a soddisfare la loro esigenza d'indipendenza e la propaganda bulgara che godeva sempre prestigio tra le masse macedoni. Al termine della campagna dell'Asse contro la Grecia e la Iugoslavia l'intera Macedonia greca e la maggior parte di quella iugoslava vennero annesse dalla Bulgaria, mentre una piccola parte della Macedonia iugoslava passò all'Albania. Anche in questa parte annessa all'Albania, che da Struga, sul lago di Ochrida, giungeva a Tetovo, non lontano da Skoplje, si sviluppò la propaganda irredentista delle autorità bulgare di confine, che ebbe buon giuoco per l'errore italiano di unire ì Macedoni, ortodossi, agli Albanesi, musulmani, divisi da inveterati odî razziali e religiosi. Tanto più che non si pensò di staccare l'organizzazione religiosa ortodossa della zona albanese dall'autorità del vescovo di Ochrida. I pope che per ragioni del loro ministero si recavano a Ochrida costituivano elementi attivi della propaganda bulgara. Nella Macedonia greca il governo bulgaro si affrettò, con decreto del 31 maggio 1941, a dare la nazionalità bulgara ai Macedoni. Quando più tardi, alla Conferenza della pace, venne in discussione la questione macedone, il governo greco mise in luce la larghezza spregiudicata di mezzi con cui Sofia aveva cercato di dare un carattere bulgaro alla Macedonia greca, indicando cifre notevoli di uccisioni, di deportazioni, di spostamenti di popolazione. Anche se colorite, tali cifre, con altrettanta larghezza dalle esigenze della discussione, ebbe certamente luogo, dal 1941 al 1944, una vasta azione assimilatrice dei Macedoni greci da parte delle autorità bulgare.
La posizione della Bulgaria a fianco delle potenze dell'Asse impedì che il suo tentativo di riunire la Macedonia sotto la propria sovranità raggiungesse risultati positivi. Proprio in Macedonia si organizzarono le forze partigiane più combattive contro il governo bulgaro e la Germania. Nel 1943 sorse il Fronte slavo-macedone di liberazione nazionale (SNOM) ad iniziativa dei comunisti, che agì in collegamento con Tito, coi comunisti bulgari e col Fronte nazionale di liberazione greco (EAM). Vi era a capo Dimitar Vlahov. Tito creò il 4 dicembre 1944 una Macedonia autonoma che, dopo la proclamazione della repubblica a Belgrado, venne incorporata nello stato federale iugoslavo come "Repubblica popolare di Macedonia" (v. appresso) con diritti uguali ai Serbi, Croati e Sloveni e con la lingua macedone come lingua ufficiale. Si trattava della Macedonia iugoslava d'anteguerra. Il governo bulgaro del Fronte patriottico, a sua volta, nel censimento del 31 dicembre 1946, fece qualificare gli abitanti della Macedonia bulgara come Macedoni, manifestando la volontà di consentire al loro distacco dalla Bulgaria per la formazione di un'unica Macedonia. Ma il problema dell'unificazione macedone rimaneva aperto perché la zona più vasta, quella greca, tornava alla Grecia in virtù dei trattati di pace. Fu questo uno dei motivi più profondi della guerra civile greca. Le forze partigiane del generale Markos trovarono l'ambiente propizio di vita e di attività nella Macedonia greca. Al Congresso panslavo di Praga nell'ottobre 1946 venne posto come uno dei punti programmatici del movimento panslavo quello di "agitare la questione della liberazione dei Macedoni della Macedonia egea". La possibilità di giungere ad una Macedonia unificata era in collegamento con la soluzione della crisi greca.
La repubblica popolare di Macedonia. - Limitata a N. dalla Serbia, a E. dalla Bulgaria, a S. dalla Grecia (alla quale i Bulgari hanno dovuto restituire la Macedonia Orientale), a O. dall'Albania (rientrata nei confini del 1940), costituisce ora una delle 6 repubbliche federate iugoslave; essa abbraccia un territorio di 26.494 kmq. e conta 950.000 ab. (densità 39 per kmq.). Capitale è Skoplje (che, secondo un censimento eseguito dai Bulgari il 1° maggio 1943, conta 64.830 ab.). La Macedonia è dotata d'un parlamento proprio (Skupština), eletto per 4 anni, che esercita i diritti sovrani della repubblica nei limiti della costituzione federale e di quella federata, e d'un proprio governo, responsabile di fronte alla Skupština. Essa manda poi 20 deputati al Consiglio federale e 30 al Consiglio delle nazionalità di Belgrado.
Uno dei primi compiti della repubblica popolare di Macedonia fu quello di elevare il dialetto macedone a dignità di lingua ufficiale e letteraria. Già durante la guerra fra i partigiani macedoni si cominciarono a scrivere giornali, a trasmettere ordini e istruzioni, ecc. in macedone, e più precisamente nella parlata di Veles, donde proveniva la maggioranza dei partigiani. Attualmente la nuova lingua letteraria si basa sui dialetti centrali (zone di Bitolj, Prilep, Poreěje). La normalizzazione delle regole dì lingua e di ortografia fu affidata ad una speciale commissione, il cui progetto di ortografia venne approvato il 27 giugno 1945.
Le produzioni letterarie non risalgono unicamente al breve periodo intercorso dal giorno della proclamazione della repubblica ad oggi, poiché già prima della guerra furono stampati a Sofia e diffusi tra i lettori bulgari alcuni volumi in macedone. Oggi, tra i letterati macedoni la figura più rappresentativa è il presidente dell'Associazione degli scrittori macedoni, Venka Markovski, noto soprattutto quale autore di poemi epici (Orlica, L'aquila; Pártizani, Partigiani; Poroj, Il torrente). Ricordiamo inoltre i poeti Aco Šopov, Slavko Janevski e Gogo Ivanovski; i narratori Vlado Maleski-Tale, Ivan Točko e Kole Čušule; i drammaturghi Vasil Iljovski, Antoni Popov e Risto Kărle. Tutta questa giovane letteratura è il riflesso dei tumultuosi avvenimenti di questi ultimi anni di storia.