LUSIGNANO
. La dinastia dei L., derivata dai conti sovrani di Forez, con Ugo I, assunse una netta fisionomia propria nella storia della Francia con Ugo II, fondatore, al principio del sec. IX, del castello di Lusignano. Da Ugo II a Ugo IX, per mezzo di matrimonî e di aspre lotte la famiglia dei L. riusciva a conquistare i dominî della Marche ai quali si aggiungeva per le nozze di Ugo IX con la figlia del conte di Angoulême, e di Ugo X con Isabella di Taillefer (1217), anche l'Angoumois. L'annessione delle nuove terre spinse il ramo principale rimasto in Francia a sostenere una lunga lotta contro la corona francese: poi, avvenuta la riconciliazione, Ugo XI seguì il re Luigi IX nella spedizione d'oltremare, nella quale morì nel 1249. Ma ormai il ramo principale francese dei L. si avviava verso la sua estinzione. I successori ebbero ristretta discendenza. Ugo XIII, marito di Beatrice di Borgogna, morì senza eredi nel 1302, al pari del fratello Guido (morto nel 1307), sicché i beni del ramo principale della casa passarono alla corona di Francia.
Dai rami cadetti erano nel frattempo originate altre discendenze, ormai staccate dai possessi aviti. Più importante, perché assurto a dignità reale, è il ramo cadetto dei L. d'oltremare, che derivò da due figli di Ugo VIII, Amalrico e Guido, i quali, partiti per l'Oriente con le crociate, furono protagonisti delle vicende della spedizione di Filippo Augusto e di Riccardo Cuor di leone (1190), e guadagnarono due corone lungamente contestate. Guido (v.), sposando Sibilla, erede della corona di Gerusalemme, fu re, ma trovò un competitore in Corrado di Monferrato. Saladino spossessò l'uno e l'altro dei dominî di Siria, e a Guido non restò che il possesso di un nome. Guido per 40.000 marchi riscattò allora dai Templari la corona reale, di recente creazione, dell'isola di Cipro, e la tenne fino alla morte (1194). Il fratello Amalrico, che gli successe, fu il vero fondatore della dinastia francese dell'isola: ottenne dall'imperatore Enrico VI l'investitura della corona non senza offesa e irritazione dell'elemento indigeno per le riforme introdotte. Alla morte di Enrico di Champagne, per il matrimonio con Isabella, vedova ed erede della corona di Gerusalemme, riuniva nuovamente i diritti sopra le due corone (1197-98), ma per un breve periodo (1205): alla sua morte i diritti sulla corona di Gerusalemme tornarono alla figlia d'Isabella, Maria, che andrà sposa a Giovanni di Brienne; la corona cipriota restò a Ugo I, figlio del defunto re, sotto la tutela di Gualtieri di Montbéliard, durata infelicemente fino al 1211. Una situazione più difficile era lasciata al figlio e successore (1218-1253) Enrico I minorenne sotto la tutela della madre Alice di Champagne e la reggenza di Filippo d'Ibelin e poi del fratello Giovanni, signore di Beirut; che sopportarono l'avversione della baronia indigena e del clero contro la corte, sostennero un'aspra resistenza contro l'imperatore Federico II, che rivendicò con la corona di Gerusalemme i diritti sopra Cipro (1228-29), e chiamarono a partecipare alle lotte interne ed esterne le forze militari e politiche delle città marinare italiane, Genova e Venezia, poste l'una contro l'altra, col favore di ampî privilegi. La vittoria degli Ibelin assicurò il regno di Enrico, al quale fu restituito anche il titolo di signore di Gerusalemme. Trascorsa la crisi del primo decennio di regno, egli non poté esercitare più un'efficace azione per difendere i residui del regno gerosolimitano: né i suoi successori Ugo II (1253-1267), e il cugino Ugo III d'Antiochia (1267-1284) poterono arrestarne lo sfacelo. Il suo terzogenito, Enrico II (1285-1324) assistette al tracollo della Siria e alla caduta di S. Giovanni d'Acri, mentre la vita politica e la funzione dell'isola, sotto la pressione degli avvenimenti, assumevano un nuovo aspetto, e Cipro diventava il rifugio dei mercanti occidentali, che non erano più sicuri di mantenere le loro sedi in Siria (v. cipro; enrico 11 di L., re di Cipro e di Gerusalemme). Gli successero Ugo IV (1324-59) e Pietro I (1359-1369), a cui era lasciata una difficile eredità per i contrasti convergenti sopra l'isola. Egli riprese i disegni mal combinati di crociata, preparando le insanabili rivalità veneto-genovesi delle quali l'isola doveva sopportare il maggior peso. Le imposizioni, che, dopo una lotta disastrosa (1372-74), il re Pietro II (1369-1382) dovette subire da parte dei Genovesi, e più ancora lo sforzo finanziario che l'isola dovette subire al tempo di Giacomo I (1382-1398) per fronteggiare gl'impegni, provocarono una penosa decadenza, che mise l'isola alla mercé delle forze finanziarie ed economiche veneziane e genovesi. Giano I (1398-1432) tentò di scuotere il giogo genovese e risollevare le sorti dell'isola con la spedizione egiziana, che a lui costò la prigionia (1427) e fruttò un nuovo indebitamento. L'indolenza di Giovanni II (1432-1458) apriva le porte a un terzo elemento, ai Catalani, mentre l'isola, per la caduta di Costantinopoli, costituiva l'estremo baluardo delle forze cristiane contro il Turco. Ma ormai la dinastia dei L. era avviata all'agonia. Giovanni II, morendo nel 1458, lasciava una figlia, Carlotta, avuta da Elena Paleologo, sposa di Giovanni, duca di Coimbra, e Giacomo, bastardo, tra i quali la convivenza era difficile. Il matrimonio di Carlotta con Ludovico di Savoia nel 1457 indusse il fratello spurio a far uso delle armi per ritornare nell'isola e cingere la corona. Rientrato con l'aiuto dei Veneziani, restò politicamente vassallo della grande repubblica, che lo legò a sé sposandolo con Caterina Cornaro (v.), per mezzo della quale Venezia si assicurava un regno. Con la morte di Giacomo II (1473), si spense la linea diretta dei L. Sopravvissero la linea collaterale dei figli di Carlotta e il ramo trapiantato per breve periodo del sec. XIV, dal 1342 al 1374, sopra il trono di Armenia, e che aveva avuto tra i suoi membri più notevoli Costantino IV, re di Armenia dal 1344 al 1362, e Leone VI, re fino al 1374, poi sconfitto, fatto prigioniero dai Mamelucchi d'Egitto e liberato solo nel 1382.
Bibl.: L. de Mas-Latrie, Histoire de l'île de Chypre sous le règne des princes de la maison de Lusignan, Parigi, 1852-1861, voll. 3; id., Gènéalogie des rois de Chypre de la famille de Lusignan, in Arch. veneto, XXI, p. 475; N. Jorga, Philippe de Mézières et la croisade au XIVe siècle, in Bibl. de l'École des Hautes-Études, fasc. 110; id., France de Chypre, in Collection de l'Institut Néo-Hellénique de l'Université de Paris, fasc. 4°; G. Magnante, L'acquisto dell'isola di Cipro da parte della Repubblica di Venezia, in Archivio veneto, s. 5ª, V, p. 78; VI (1932), p. 1; E. Lavisse, Histoire de France, IV, Parigi 1906.