SARTORI, Luigi
– Nacque a Roana (provincia di Vicenza, diocesi di Padova) sull’Altopiano di Asiago il 1° gennaio 1924, da Celeste Giovanni e Maria Cavalli.
Figlio unico, visse in un ambiente familiare molto religioso e povero: il padre, sagrestano, morì dopo lunga malattia (1939) pochi mesi dopo la moglie. Luigi entrò nel seminario minore di Thiene (1935) e poi in quello maggiore di Padova (1939). Il vescovo Carlo Agostini dopo l’ordinazione (15 settembre 1946) lo inviò a Roma a studiare filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana (1946-50). Fu ospite presso i Figli di don Calabria nella parrocchia di Primavalle, ove la domenica predicava e durante la settimana guidava una scuola per ragazzi. Conseguì la licenza in filosofia (1948) e il dottorato in teologia (1952), con un lavoro su Blondel e il cristianesimo (Padova 1953). Ben radicato nel tomismo, Sartori riconobbe il forte influsso del filosofo francese sul cambiamento metodologico e sistematico della teologia del Novecento, in particolare avendo «aperto alla fede la strada del trascendimento dell’immanenza» e dato «importanza decisiva ai fattori psicologici e soggettivi nell’accesso alla verità». Valutò alquanto «riduttivi» (Una mentalità ecumenica..., Milano 2006, p. 31) gli anni di studio a Padova e a Roma, a causa della formazione teologica conservatrice e manualistica. Trovò invece stimoli innovativi nei testi teologici stranieri tradotti e pubblicati negli anni Cinquanta dalle case editrici Paoline, Morcelliana e Queriniana. Terminati gli studi a Roma, il vescovo padovano Girolamo Bartolomeo Bortignon gli assegnò l’insegnamento di filosofia (con psicologia ed etica) e teologia nel seminario maggiore, e nel 1954 la segreteria della nascente rivista Studia patavina, che il vescovo desiderava fosse espressione della futura facoltà di teologia di Padova e ponte tra questa e l’università statale, con un’impronta antimodernista. Sartori la guidò fino al 1967 e ne fece invece un organo di ampio respiro aperto al nuovo; con editoriali e recensioni di teologia e filosofia mirò a diffondere le novità metodologiche e teologiche provenienti da Oltralpe. Obiettivo analogo diede all’istituzione della ‘Tre giorni’ di aggiornamento su temi teologici di attualità per gli insegnanti dei seminari del Triveneto e oltre, cui parteciparono fin dall’inizio studiosi come Germano Pattaro, Pelagio Visentin e Francesco Saverio Pancheri. Si ricordano le Tre giorni (1975 e 1976) tenute a Roana, presente il teologo Joseph Ratzinger, assieme al quale Sartori dibatté i temi Salvezza cristiana tra storia e aldilà e Spirito Santo e storia. Divenuto direttore scientifico dell’Istituto di scienze religiose di Trento a metà degli anni Ottanta, sostituì la Tre giorni con un convegno primaverile.
A maturare la sua formazione ed esperienza di teologo fu il Concilio Vaticano II. Sartori vi fu nominato dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) perito per la sala stampa alle due ultime fasi (1964-65); durante i lavori fu consultato dalla CEI per la preparazione della Gaudium et Spes. L’esperienza conciliare segnò definitivamente la sua ricerca teologica, e lo stimolò ad aprirsi a considerare e valorizzare le diversità.
La sua intensa attività di docente coprì quasi cinquant’anni: al seminario di Padova (fino al 1997), alla facoltà teologica interregionale di Milano (1967-84), all’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina di Padova (1975-88), all’Istituto di scienze religiose di Trento, all’Istituto di studi ecumenici S. Bernardino a Verona e poi a Venezia (1983-98), all’Istituto superiore di scienze religiose di Urbino, incorporato nell’università privata (1970-90). Insegnò teologia fondamentale, ecclesiologia, escatologia, ecumenismo e dialogo interreligioso. La sua impostazione didattica, soprattutto dopo il concilio, ebbe carattere innovativo: lasciata la manualistica, per ogni trattato dogmatico sviluppava prima la parte positivo-storica, tracciando la storia del tema o dogma, dalla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) alla Tradizione e ai Padri, e passando dalla scolastica fino alla teologia attuale; la seconda parte era speculativo-sistematica. Spronò i suoi studenti nei lavori di tesi a seguire con fedeltà il testo o la fonte, cogliendovi sostanza e sfumature, e a esprimere riflessioni e proposte personali per un apporto alla comprensione e allo sviluppo del tema.
Aderì fin dalla fondazione (1967) all’Associazione teologica italiana (ATI), divenendone presidente (1969-89); le diede un’impronta caratterizzante, facendone un «soggetto collettivo» che promuovesse, «col peso di una certa autorità morale», la teologia in Italia in una prospettiva «pedagogica e di sostegno» per quanti non avessero mezzi né occasioni di approfondimento, e «politica», di presenza e incidenza nella Chiesa e nella società (Una mentalità ecumenica..., cit., pp. 60, 66, 74 s.). A questi fini rispondevano convegni e pubblicazioni miscellanee su temi conciliari, che approfondivano, in particolare, il rapporto tra teologia e magistero, linguaggio teologico, dogma, dimensione antropologica della teologia, ruolo della cristologia oggi.
Nell’insegnamento e nei lavori dell’ATI Sartori s’impegnò nell’opera di recezione del Vaticano II, come dimostrano i suoi commenti ad alcuni testi conciliari, e spronò a riprenderne lo spirito di apertura e dialogo interno ed esterno, continuandone la ricerca su temi di cristologia, pneumatologia, ecclesiologia, antropologia. La metodologia proposta fu quella della ‘circolarità ermeneutica’, che segue un procedimento induttivo e comunitario, s’impegna nella ricerca e accoglie anche l’apporto di scienze umane e non, come urbanistica e biologia. Intese il lavoro di teologia sistematica come il risultato non del singolo teologo, ma di un’équipe di specialisti che in modo sinergico arrivassero a compiere una sintesi comune. Si dimostrò teologo della sintesi anche nei convegni e nelle miscellanee, valorizzando sapientemente ogni apporto. Ritenne che la teologia dovesse avere uno spiccato carattere pastorale/missionario ed esprimersi in un linguaggio non accademico ma comprensibile a tutti, per promuovere e divulgare la teologia nel «popolo di Dio». Qui sta il motivo dell’asistematicità della sua vasta produzione teologica, legata più al saggio breve che all’ampio trattato, evidente nella sua variegata collaborazione a dizionari, riviste di teologia specialistiche e divulgative, quotidiani, al movimento catechistico italiano nella stesura della prima produzione di catechismi nazionali, particolarmente nel catechismo degli adulti Signore, da chi andremo?.
Considerò pertinente al suo compito di teologo l’impegno nell’evangelizzazione della cultura e nella formazione cristiana della classe dirigente; a tal fine collaborò con il Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC) di Mestre (1991-2005) e con il Movimento ecclesiale Gaudium et Spes di Praglia (1980), costituito da intellettuali, professionisti, imprenditori e dirigenti aziendali, per l’attuazione dell’insegnamento conciliare.
La sua scelta di fondo fu l’impegno per l’ecumenismo, scoperto grazie all’esperienza conciliare, ma approdo di un cammino iniziato già nell’estate del 1948 durante una visita al centro ecumenico di Taizé, non lontano dalla casa di parenti emigrati in Francia. Sartori intese l’ecumenismo come una spiritualità che matura lentamente nel cuore delle persone, le coinvolge nel profondo e le spinge ad autentici rapporti con gli altri credenti. La sua teologia ecumenica si sviluppò su queste convinzioni. In tale campo fu (1969-80) consultore del Segretariato romano per l’unità dei cristiani (poi Pontificio consiglio); membro cattolico della Commissione fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) a Ginevra (1972-88), per la quale partecipò ai lavori di Accra 1974, Bangalore 1978, Lima 1982 e Stavanger 1987; consulente teologo cattolico al Segretariato per le attività ecumeniche (SAE) di Roma (1967-95), di cui animò i convegni annuali e quelli mensili dei gruppi di Milano e Padova.
Linee guida della sua teologia furono la permanente trascendenza del mistero trinitario rivelatosi in Cristo e riproposto dalla Chiesa, che richiede continua ricerca da parte del teologo; lo studio della Parola biblica, letta nel testo originale nella prospettiva della riscoperta continua della verità cristiana sotto la presenza invocata dello Spirito Santo, e infine la sensibilità ecumenica, che induce a ricomprendere la verità cristiana in un’attenta apertura alla spiritualità e alla teologia degli altri credenti, accolte come dono. Sul modello della Trinità si tratta di un «eterno dirsi e un eterno darsi nel segno di un noi». Per il suo «pensare ecumenico» e per le sue posizioni di dialogo, Sartori suscitò anche «sospetti» e diffidenze nella Curia romana per cui, pur non «accusato direttamente di niente», gli fu precluso l’insegnamento alla Pontificia Università Lateranense di Roma, cui era stato chiamato, ma il cui incarico si dileguò per «volontà superiori» (Una mentalità ecumenica..., cit.). Ne soffrì molto, fino a perdere la voce per alcuni anni. Ciò avvenne nonostante la sua fama di teologo in Italia e all’estero e alla partecipazione, nel 1967, al gruppo di teologi e vescovi chiamati, a nome di Paolo VI, dal cardinal Franjo Šeper, prefetto della congregazione del S. Uffizio, a dare consigli per un miglioramento del lavoro della congregazione. Sartori insistette sulla ‘localizzazione’ del lavoro dei teologi, stimolati e aiutati dalle Conferenze episcopali, convinto che solo così la ricerca teologica potesse progredire su vasta scala.
Pur colpito da grave malattia, continuò fino all’ultimo la sua riflessione teologica che sfociò nella metafisica relazionale dell’amore; spronò amici e studenti a non stancarsi, a – come egli stesso diceva – «ricercare la Verità».
Morì a Padova il 2 maggio 2007.
Opere. Teologia del quotidiano, Roma 1977; Teologia come ricerca dell’unità, in Essere teologi oggi. Dieci storie, Casale Monferrato 1986, pp. 178-195; Teologia ecumenica. Saggi, Padova 1987; L’unità della chiesa – Un dibattito e un progetto, Brescia 1989; Per una teologia in Italia, Scritti scelti, a cura di E.R. Tura, I-III, Padova 1997; Per una metafisica dell’amore, a cura di L. Sartori - S. Nash-Marshall, Venezia 2004; Il dito che annuncia il cielo. Una spiritualità della speranza, a cura di M. Milani - E. Siviero, Padova 2005; Una mentalità ecumenica. Sartori a colloquio con Giampietro Ziviani, Milano 2006; Il Dio di tutti. Intervista e scritti inediti, a cura di L. Tallarico, Molfetta 2007; Il gusto della verità. Scritti lasciati in eredità all’Istituto di studi ecumenici S. Bernardino, Venezia, Venezia 2008; La “Lumen gentium”. Traccia di studio, Padova 2011; La promessa pace, a cura di L. Tallarico, Milano 2011; Ostarmentak. Pasque cimbre, a cura di G. Tamiozzo - S. Bonato, Roana 2012; Salvezza cristiana e storia degli uomini. Joseph Ratzinger con Luigi Sartori tra i teologi triveneti (1975-76), a cura di E.R. Tura, Padova 2012.
Fonti e Bibl.: B. Forte, Un esempio di teologia ecumenica in Italia, in Venti anni di Concilio Vaticano II. Contributi sulla sua recezione in Italia, a cura di S. Dianich - E.R. Tura, Roma 1985, pp. 184-194; E.R. Tura, L. S. e “Studia Patavina”, in Studia Patavina, XLII, gennaio-aprile 1995, pp. 3-29; I. Asimakis, Oltre le forme. Il contributo di L. S. per una ecclesiologia ecumenica, Vicenza 2005; E.R. Tura, Profili. L. S., in Filosofia e Teologia, XXII (2008), 3, pp. 587-602; M. Montresor, Una spiritualità ecumenica per l’oggi. Il modello L. S., Venezia 2011; A. Ricupero, La fede lievito della storia. Il senso dell’itinerario teologico di L. S., Padova 2016.