SANI, Luigi
SANI, Luigi. – Nacque a Reggio Emilia il 4 marzo 1820 (Zamboni, 1949; Finzi, 1978) da Francesco, ingegnere, e da Adelaide Bovi, di nobili origini, che morì circa due anni dopo. La postdatazione dell’anno di nascita al 1821 (Prina, 1878; Mazzaperlini, 1970) sembra smentita dal componimento Il mio ritratto nell’anno 1847 mio vigesimo settimo, poi incluso nel volume di Versi e prose (1877).
A parte la compagnia dell’unica sorella, Matilde, trascorse un’infanzia piuttosto solitaria e sempre nella città natale. Mostrò presto un’inclinazione per le lettere e la poesia in particolare, a onta del desiderio paterno che si volgesse agli studi positivi e agli affari.
Frequentò prima il ginnasio e poi il liceo nella sua città. Durante gli anni di scuola lesse i classici greci e latini, ma si era già accostato per conto proprio alla poesia dei contemporanei, soprattutto a quella leopardiana. Cominciò anche a comporre, per lo più liriche d’occasione che vergava su fogli e faceva leggere agli amici, come i Versi monacandosi Cecilia Friggieri da Montecchio nel Monistero reggiano delle Serve di Maria Addolorata, che recavano la data del 1° marzo 1840, o poesie che risentivano del gusto letterario dell’epoca, come l’ode agreste in endecasillabi sciolti Alla villa, pubblicata sul Giornale letterario scientifico modenese dell’aprile-maggio 1841.
Si iscrisse alla facoltà di legge, ma non conseguì mai la laurea.
Frutto dei primi cimenti poetici fu un libretto di Versi che apparve nel 1845 per i tipi di Le Monnier.
I testi inclusi, che risentivano delle letture giovanili, si aprivano programmaticamente con una lirica Al poeta e adattavano topoi dell’ottocento poetico italiano (il motivo aviario di A una rondine e La capinera d’inverno e quello dell’esilio in Canto d’un esule), con qualche eco leopardiana più o meno riconoscibile (Ricordanza e Un giorno festivo), legata a meditazioni sull’esistenza, sulla fugacità della giovinezza (Ad alcune mammole d’autunno), sull’affetto che nasce dal patimento (Il biancospino) e sulla necessità del dolore (In morte di Marietta Diumero). Il libretto fu recensito positivamente da Giulio Visconti sul Teatro universale del 3 ottobre 1846.
Interessato alla storia e ai personaggi locali, redasse nel 1847 una Biografia di Jacopo Lamberti, che era stato membro nel Direttorio della Repubblica Cisalpina e fondatore dell’Accademia dell’Agricoltura di Reggio Emilia. Lo scritto sarebbe apparso solo vent’anni dopo presso i tipi reggiani dell’editore Davolio. Sempre del 1847 è la lirica A Vincenzo Gioberti o il bardo italiano, espressione delle sue simpatie neoguelfe. All’anno successivo risale invece il suo matrimonio con Liberata Terrachini. Dalla loro unione nacquero Francesco, Giuseppe, Giovanni, Elena, Marietta e Virginia.
In questi anni alcune corrispondenze epistolari, fra cui quella con il filologo reggiano Prospero Viani, cui inviava versi, assurgono a testimonianza del credito che il poeta aveva acquistato presso i contemporanei. A ciò si aggiunge la sua frequentazione di circoli intellettuali, come quello che si riuniva presso la libreria di Stefano Calderini e Luigi Menozzi, dove si recavano letterati, fra cui lo stesso Viani e Bernardino Catelani, artisti come Domenico Pellizzi e Giovanni Fontanesi, e politici quali Nicomede Bianchi e Domenico Sidoli.
Negli anni Cinquanta intensificò la composizione di liriche, alcune delle quali dedicate a personalità locali, come il Sonetto a Don Fabio Bottazzi di Reggio parroco di S. Prospero de’ Strinati, del 26 settembre 1852, A Don Sefirino Jodi, del 1854, o il Sonetto ad Eugenio Trivelli, del 1857, e poesie d’occasione, fra cui i Versi per le nozze Adelina Cagnoli-Timoteo Pasini, editi in opuscolo, e In morte di Fanny Valesi, entrambi del 1853. Scrisse inoltre un Cenno per la vita di Pier Giacinto Terrachini, che era stato colonnello della guardia nazionale di Reggio Emilia durante la Repubblica Cispadana, che apparve per i tipi di Torreggiani nel 1852, e un Saggio di poesia popolare sul periodico La Ghirlandina dell’11-12 marzo 1853. Due anni dopo fu la volta dell’opuscolo Dichiarazione pratica della proposta di tessere la seta in Reggio, sempre per Torreggiani, che sottolineava come la coltura dei bachi potesse rappresentare un incremento per l’economia locale. Del 1856 è lo scritto, di nuovo per Torreggiani, Del modo di derivare più acqua dal fiume Secchia e di meglio distribuirla. Al centro era ancora il problema economico, e come alla sua soluzione potesse contribuire una corretta distribuzione delle acque nelle pianure locali.
Nel 1859 fu eletto consigliere comunale di Reggio Emilia. Associato a tale esperienza, che Sani intese di carattere eminentemente filantropico, fu l’opuscolo di venti pagine Del modo di soccorrere i poveri, che apparve nello stesso anno presso Davolio. Considerando l’elemosina come umiliante per l’indigente, Sani individuava, quali soluzioni alla povertà, il procacciamento di un lavoro per chi fosse davvero bisognoso e il provvedere all’educazione e all’istruzione dei suoi figli. Sempre nel 1859 mostrò interesse per i fatti del Risorgimento, pur non partecipando attivamente alla seconda guerra d’indipendenza.
Fu, quello di consigliere comunale, il primo di una serie di incarichi pubblici che lo avrebbero portato in seguito a essere consigliere provinciale scolastico, membro della Deputazione di storia patria e censore epigrafico del Municipio. Come consigliere provinciale scolastico si adoperò, a partire dal 1862, per la distribuzione di premi in denaro o in libretti della Cassa di Risparmio alle alunne più povere e meritevoli delle scuole elementari. A tale iniziativa, durata sino al 1877, verosimilmente fonte di ispirazione per il sonetto Per la distribuzione de’ premi del 1867, accompagnò l’elargizione di una somma di cinquanta lire come ricompensa per la famiglia del popolo che più avesse mostrato di curare l’ordine e la pulizia della propria casa.
A parte qualche poesia sciolta, in pubblicazioni singole (come il carme in endecasillabi A Lorenzo Costa del 1861), si dedicò all’allestimento di un libro complessivo che raccogliesse i suoi testi poetici. Ne scaturì nel 1863 un volume di Versi per i tipi dell’editore Calderini, che piacque al letterato e politico palermitano Giuseppe de Spuches Ruffo. Cinque anni dopo celebrò il secentenario dantesco con un Canto a Dante Alighieri, esempio di poesia civile, in un opuscolo per Davolio.
Nel 1865 fondò la Società promotrice della educazione popolare per la provincia di Reggio Emilia, che durò un decennio e di cui fu eletto sempre presidente. A tale istituzione, che aveva come scopo quello della moralizzazione e dell’‘incivilimento’ dei cittadini reggiani, aveva guardato con sospetto l’anno prima don Angelo Camurani, il quale riteneva che l’istruzione disgiunta da principi religiosi potesse essere di nocumento al popolo. In realtà il concetto di educazione di Sani poggiava fermamente su principi religiosi, e non riguardava solo il popolo, ma anche i sacerdoti, cui spettava il compito di educatori, come testimoniato da una lettera del 17 ottobre 1866 a Vincenzo Garelli, membro dell’Accademia delle Scienze di Torino.
Il 1869 è l’anno della pubblicazione di un volume di poesie presso Davolio, ampliamento del precedente, cui non mancarono riscontri positivi, fra cui quello di Giacomo Zanella, che espresse la propria ammirazione in una lettera del 2 giugno di quell’anno. Così fecero anche lo scultore Giovanni Duprè, in una lettera di ringraziamento del 26 giugno, e Gino Capponi, che il 6 luglio lo incoraggiava a proseguire nella composizione di liriche.
Nel 1872 apparvero Versi e prose presso Davolio.
Il libro, che ripubblicava quasi integralmente il corpus poetico saniano e vi aggiungeva le prose, conteneva anche la piccola novella in versi Everelina, che suscitò l’ammirazione di Niccolò Tommaseo in una lettera a Giuseppe Bertoldi (uno dei due dedicatari della raccolta assieme a Giuseppe de Spuches Ruffo). I sonetti, che descrivevano le scene di vita campestre, imparentati con quella letteratura campagnola che si era manifestata già da qualche anno in Italia, giustificavano poi l’apprezzamento di Zanella e soprattutto di Giovanni Prati, che di lì a poco avrebbe raccolto, fra i molti sonetti di Psiche, alcuni di analoga intonazione.
Nel 1873 commemorò la scomparsa di Paolo Terrachini (nipote di Pier Giacinto e fratello di Liberata), medico reggiano, docente presso l’Università di Modena e poi nelle scuole, in un opuscolo pubblicato da Calderini. Celebrò quindi, l’8 settembre dell’anno successivo, il quattrocentenario ariostesco con alcuni versi, editi sempre da Calderini.
Alla morte della figlia Virginia, il 24 aprile 1874, Sani pubblicò una plaquette funebre, ancora per Calderini, che conteneva anche i versi latini dei sacerdoti Prospero Del Rio e Lorenzo Redoano.
Riedito nel 1877 dall’editore Galeati di Imola, il volume di Versi e prose fu lodato da Duprè, in una lettera del 28 settembre. Analogo riscontro ricevette dal giurista e politico Federico Sclopis di Salerano, che da Torino gli scrisse un’epistola di ringraziamento il 19 novembre 1877. Una lode significativa giunse anche dal poeta messinese Tommaso Cannizzaro in un articolo su Perseveranza del 21 marzo 1878.
Morì a Reggio Emilia l’8 aprile 1878 per le complicazioni seguite a una febbre reumatica, ossequiato per i meriti letterari e pubblici dal sindaco reggiano Gian Francesco Gherardini. Nel mese di febbraio aveva composto cinque iscrizioni funebri per Vittorio Emanuele II, a testimonianza di un atteggiamento patriottico mai venuto meno. Quattro giorni prima di morire aveva invece redatto una breve ode Alla signora Maria Trivelli che si marita col signor avvocato Giambatista Baroni.
Fonti e Bibl.: Alcuni autografi sono conservati presso il Fondo Turri della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Ripetute menzioni si trovano in E. Manzini, Memorie storiche dei reggiani più illustri..., Reggio Emilia 1878. Si vedano inoltre B. Prina, Biografia di L. S., Milano 1878; L’Italia Centrale, 12 ottobre 1885; A. Bagni, Saggio di uno studio critico su L. S., Reggio Emilia 1910; G. Di Niscia, Il fascino di Dante, Campobasso 1910, pp. 3 ss.; A. Zamboni, Un poeta reggiano dell’Ottocento, in Il Pescatore Reggiano, 1949, pp. 78-89; M. Mazzaperlini, Repertorio bio-bibliografico dei reggiani illustri, in Reggio Emilia vicende e protagonisti, a cura di U. Bellocchi, Bologna 1970, p. 464; R. Finzi, Lettere di L. S. poeta reggiano, in Bollettino storico reggiano, 1978, n. 38, pp. 21-48; A. Ferraboschi, Borghesia e potere civico..., Soveria Mannelli 2003, pp. 102 ss.; Id., Il poeta L. S..., in Reggio storia, 2011, n. 130, pp. 12-16.