PALAZZOLO, Luigi Maria
PALAZZOLO, Luigi Maria. – Nacque a Bergamo il 10 dicembre 1827 da Ottavio e da Teresa Antoine.
Il giorno seguente fu battezzato nella chiesa di S. Alessandro in Colonna ed ebbe come madrina la nobile Silvia Celati. La famiglia, benestante, gestiva in città un negozio di libri. Ultimo di nove figli, Palazzolo fin da bambino manifestò sensibilità verso i più bisognosi, che visitava in ospedale o presso case private, accompagnato da un domestico. Educato in famiglia, frequentò solo le ultime classi elementari; dopo la morte del padre, nel 1837, la madre affidò la sua formazione a Pietro Sironi, rettore della chiesa di S. Giuseppe.
Nel 1839 Palazzolo entrò nel ginnasio pubblico di Bergamo, dove predilesse scrittura, letteratura e musica, divenendo un abile organista e compositore. Conclusi gli studi secondari (1844), cominciò a frequentare il corso di filosofia del seminario come esterno. Seguendo i consigli dei direttori spirituali e del parroco, Giovanni Serughetti, si mostrò apertamente contrario allo spirito liberale del tempo, perciò venne considerato ‘austriacante’ e ‘nemico della patria’. Il 3 marzo 1849 ricevette il suddiaconato e il 16 marzo 1850, dopo aver perso l’ultimo fratello superstite, Aquilino, fu ordinato diacono nella parrocchia di Calcinate. Il 23 giugno 1850, con dispensa sull’età canonica, fu ordinato sacerdote dal vescovo di Bergamo, Carlo Gritti Morlacchi.
Iniziò subito a collaborare con l’oratorio situato in località ‘La Foppa’, nel centralissimo Borgo S. Bernardino, uno dei rioni più poveri della città. Sceglieva così, con l’aiuto della madre, di dedicarsi all’educazione della gioventù maschile, di orfani e abbandonati, che preparava a ricevere i sacramenti. Si impegnò nella predicazione di missioni popolari ed esercizi spirituali, riscuotendo un notevole consenso per lo stile semplice e chiaro, e nella catechesi ai giovani, che intratteneva con musiche, farse, commedie e drammi a sfondo religioso, manovrando con maestria i burattini con la locale maschera di Gioppino. Divenuto rettore della chiesa di S. Bernardino, accompagnò il vescovo, Pier Luigi Speranza, a Vienna alla conferenza dei vescovi dell’Impero austriaco per la firma del Concordato (1855). Trovando al suo rientro l’amministrazione dell’oratorio in dissesto, ne assunse la direzione e vendette parte dei beni familiari per migliorarne i locali, che ampliò e attrezzò con teatro e giochi.
Convinto della necessità di offrire istruzione ai ragazzi, anche poveri, nei locali dell’oratorio istituì scuole serali aperte a tutti, sul modello di quelle avviate a Bergamo dall’ex gesuita Luigi Mozzi e da Carlo Botta. L’iniziativa incontrò subito il favore della popolazione e delle autorità ecclesiastiche e civili; l’Università di Padova riconobbe il servizio didattico prestato in quella scuola come titolo per ottenere la patente d’insegnamento.
Nel 1855 si fece promotore di due compagnie oratoriane: quella ‘della Madre amabile’, per i ragazzi più piccoli, e quella ‘dell’Immacolata e di S. Luigi’ per i giovani al di sopra dei sedici anni. Nel 1858 entrò a far parte del Collegio apostolico di Bergamo, una congregazione sacerdotale di stampo gesuitico.
Palazzolo restò estraneo ai moti del 1859, ma l’oratorio non fu esente dai fermenti patriottici: le attività e le presenze diminuirono; si dovette lasciare la sede per l’insostenibile costo dell’affitto, ma i ragazzi continuarono a riunirsi nei boschi alla periferia della città.
Nel maggio del 1862, con l’aiuto economico della madre, Palazzolo acquistò la casa di proprietà Sappettini in vicolo dei Genovesi (ora via Palazzolo) e il contiguo terreno dei Pesenti, su cui sarebbe sorta una chiesa: il nuovo oratorio fu intitolato a S. Filippo Neri. Il 10 settembre 1862 morì la madre e si decise perciò a vendere la casa natale e a costruirsi una modesta abitazione nell’oratorio. Il suo impegno e le opere crebbero. Il 6 gennaio 1864 inaugurò una sezione della Pia Opera di S. Dorotea per l’educazione della gioventù femminile, dotandola di spazi d’incontro e formazione con le scuole festive per le operaie. Nel 1868 aprì una sezione del Circolo della gioventù cattolica.
Per formare personale femminile destinato all’insegnamento, fondò una congregazione religiosa destinata ad affiancarlo. Nel maggio del 1869 chiese ad alcune maestre della Pia opera libere da impegni familiari di stabilirsi in oratorio per garantirne l’apertura. La proposta fu accolta con entusiasmo da una giovane insegnante, Maria Teresa Gabrieli. Da questo primo nucleo, il 22 maggio 1869 nacque la Congregazione delle suore delle poverelle, con la professione religiosa della Gabrieli e di due compagne alla presenza di Palazzolo. La piccola comunità si stabilì con alcune ragazze orfane in un edificio che divenne laboratorio per la lavorazione della seta.
L’Istituto prevedeva che le religiose, oltre ai tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza, emettessero altre tre promesse solenni: obbedienza e sudditanza verso il pontefice; impegno a favore della gioventù femminile, specialmente delle orfane abbandonate; dedizione al servizio degli ammalati poveri e dei disabili, soprattutto durante le malattie contagiose e le epidemie. Negli antichi locali della Foppa Palazzolo gestiva ormai due oratori: uno maschile e uno femminile.
Dal 27 giugno al 6 luglio 1869 accompagnò a Roma, per il Concilio Vaticano I, Alessandro Valsecchi, vescovo di Tiberiade e ausiliare di Bergamo, e si dedicò agli esercizi spirituali nella casa dei gesuiti a S. Eusebio. Al suo rientro stilò la bozza delle prime costituzioni delle Poverelle e predicò un corso di esercizi a nove giovani che desideravano far parte del nascente istituto.
Da alcuni anni Palazzolo accoglieva nella sua casa di villeggiatura a Torre Boldone degli orfani, per la cui educazione aveva trasformato il luogo in una sorta di colonia agricola gestita da volontari, che sperava veder organizzato in una nuova famiglia religiosa. Nel giugno del 1870 si recò a Roma, accompagnato dal giovane Battista Leidi, che avrebbe voluto alla guida della futura congregazione maschile dei Fratelli della Sacra Famiglia di S. Giuseppe secondo la regola stilata da Costanza Cerioli per l’Istituto da lei fondato. L’iniziativa andò a buon fine, e Leidi acconsentì al progetto: il 4 ottobre 1872 i primi tre fratelli della Sacra Famiglia emisero i voti religiosi a Martinengo. Esigenze di spazio richiesero l’apertura di nuove case, dove i ragazzi venivano formati al lavoro dei campi, alla calzoleria e alla falegnameria. L’Istituto si estinse nel 1928.
Nel luglio del 1871, Palazzolo iniziò a scrivere i Brevi cenni sullo spirito delle suore delle poverelle, in cui rifletteva sul carisma della congregazione religiosa.
Il biennio 1875-76 fu di grande operosità con l’apertura di una nuova casa a Vicenza, due a Bergamo (per la gioventù femminile e gli ammalati poveri), una a Lallio e una a Brescia. Nel 1882 si aggiunse il servizio gratuito nelle ‘cucine economiche’ a beneficio degli operai poveri. Tra il 1885 e il 1886 egli seguì la fondazione di case a Breganze, Desenzano al Serio, Vicenza e Brescia.
Continuava la predicazione di esercizi spirituali e missioni al clero, ai religiosi e ai laici nelle sue case e nelle città di Bergamo, Vicenza e Brescia, dove tenne una delle ultime missioni, nel 1880, a Borgo Pile. In Palazzolo l’apostolato fu sostenuto da una spiritualità sacerdotale che definì «amore di abbracciamento», cioè d’immedesimazione a Gesù, nudo sulla croce, nell’atto di donare tutto se stesso, «perché il Padre sia amato e glorificato e perché ogni fratello e sorella siano salvati». Divulgatore della Sacra Scrittura, sostenitore della devozione eucaristica e ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, si ispirò agli scritti di S. Alfonso de Liguori, S. Francesco di Sales, S. Ignazio di Loyola e alla Imitazione di Cristo. La spiritualità gesuitica e i modelli di predicazione di Daniello Bartoli e Paolo Segneri costituirono i suoi punti di riferimento e si tenne aggiornato attraverso la rivista gesuita La Civiltà Cattolica.
Nel dicembre del 1885 si manifestarono i sintomi della malattia cardiaca. Il vescovo di Bergamo, Gaetano Camillo Guindani, si recò spesso a fargli visita, consegnandogli le Costituzioni dell’Istituto delle poverelle approvate il 12 maggio.
Morì a Bergamo il 15 giugno 1886.
Sepolta nel cimitero di S. Giorgio, nel 1904 la salma fu traslata nella chiesa principale della casa madre delle suore delle poverelle in Bergamo.
Come Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giovanni Bosco, Luigi Guanella e Giovanni Battista Piamarta, Palazzolo rientra a pieno titolo fra gli esponenti di quel «clero novatore», che nei decenni risorgimentali e post-unitari fu impegnato nell’assistenza e nell’educazione delle fasce marginali della società: «Io cerco e raccolgo il rifiuto di tutti gli altri, perché dove altri provvede, lo fa assai meglio di quello che io potrei fare; ma dove altri non può giungere, cerco di fare qualche cosa io così come posso» (Castelletti, 1996, p. 34).
La fama di santità di Palazzolo motivò il vescovo Giacomo Maria Radini-Tedeschi a introdurre la causa di beatificazione presso la Curia diocesana di Bergamo, avviando, il 31 gennaio 1913, la raccolta delle testimonianze circa le virtù eroiche. Il processo fu ripreso nel 1952 e caldeggiato nel 1958 dall’antico segretario di Radini-Tedeschi, Angelo Roncalli, che, divenuto papa Giovanni XXIII, lo proclamò beato il 19 marzo 1963 e ne fissò la festa liturgica al 22 maggio.
Opere. Predicazioni, I-VI, Bergamo 1999; Omelie e altri scritti inediti. Stralci, ibid. 2000.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Archivio generale della Congregazione delle suore delle poverelle, Archivio Fondatori, armadi 1-8 (comprende una serie di composizioni musicali e teatrali manoscritte di Palazzolo); Epistolario (1827-1886), Bergamo 1989; Positio super virtutibus beatificationis et canonizationis, Roma 1961; C. Castelletti, Vita del Servo di Dio Don L. P. e memorie storiche intorno agli istituti di carità da lui fondati, Bergamo 1894 (1920, 1996); Id., Nella traslazione delle ossa del servo di Dio sac. L. P. dal cimitero di S. Giorgio alla cappella del suo istituto, Bergamo 1904; P. Valoti, Don L. P. nella sua vita e nelle sue opere, Bergamo 1927; L. Frigeni, Vita di Suor Teresa Gabrieli confondatrice delle Suore poverelle e prima madre generale dell’Istituto Palazzolo di Bergamo, Bergamo 1928; G. Belloli, Il Servo di Dio don L.M. P. a cinquant’anni dalla sua morte, 1886-1936, Bergamo 1936; E. Federici, Don L. P.: «il cenciaiolo della carità», Bergamo 1957; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, I-V, Bergamo 1959; A Pesenti, I preti del Sacro Cuore, Bergamo 1959; Nova positio super virtutibus, Bergamo 1962; Novissima positio super virtutibus, Bergamo 1962; Breve apostolico con cui Sua Santità Giovanni papa XXIII proclama beato il ven. servo di Dio L.M. P., sacerdote secolare fondatore delle Suore delle poverelle, Città del Vaticano 1963; G.B. Scaglia, Don Luigi P. un «ignorante» che vide lontano, in Studium, III (1963), pp. 173-183; P. Bertocchi, P., L.M., in Bibliotheca Sanctorum, X, Roma 1968, coll. 49-51; D.T. Donadoni, «Non dire mai basta!». La personalità, l’attività, gli scritti del b. L. P., fondatore delle Suore delle poverelle, Torino 1969; X. Toscani, Secolarizzazione e frontiere sacerdotali. Il clero lombardo nell’Ottocento, Bologna 1982, pp. 264-276; A. Francoli, Poverelle dell’Istituto Palazzolo, in Dizionario degli Istituti di perfezione, VII, Roma 1983, coll. 213 s.; Id., P., L.M., beato, ibid., VI, col. 1087; Lettere a madre Teresa Gabrieli di don L. P., Bergamo 1984; G. Lubich - P. Lazzarin, Don L. P.: la misericordia continua, Brescia 1986; R. Amadei, Dalla Restaurazione a Leone XIII, in Diocesi di Bergamo, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1988, 235-258; A. Fappani, P. L.M., in Enciclopedia bresciana, XI, Brescia 1994, p. 387; B. Cattaneo Mangini, Editoria a Bergamo tra ’700 e ’800. Il caso degli Antoine, in Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo, LX (1996-1997), pp. 223-234; G. Gregorini, Per i bisogni dei «non raggiunti». L’Istituto delle suore delle poverelle tra Lombardia orientale e Veneto (1869-1938), Milano 2007; G. Zanchi, I rapporti del can. Giuseppe Benaglio e di Teresa Verzeri nella fondazione dell’Istituto delle Figlie del S. Cuore (1818-1836), in Il Collegio apostolico. Una esperienza singolare della Chiesa di Bergamo, a cura di G. Zanchi, Milano 2009, pp. 117-127.