COSSA, Luigi
Nacque a Milano il 27 maggio del 1831 dal nobiluomo Giuseppe, paleografo, e da Giustiniana Magnacavallo. Studiò legge a Pavia, allievo di Andrea Zambelli, che era titolare di scienza e leggi politiche ed esperto di dottrine religiose, ma che professava al contempo l'insegnamento della scienza economica, come il C. stesso ricorda in uno dei suoi Saggi dieconomia politica. Laureatosi nel 1853, il C. fu per breve tempo nell'amministrazione statale del Lombardo-Veneto, prima come segretario della Zecca a Milano (355), Poi come funzionario della direzione del Censo a Venezia (1857), per essere ben presto nominato professore straordinario di economia politica nell'università di Pavia (2 nov. 1858). Nella sede dell'antico ateneo ticinese trascorrerà tutta la vita.
L'esordio del C. come scrittore di economia è probabilmente da far risalire ad alcune recensioni siglate - che non figurano negli elenchi delle sue opere, ma che per lo stile sovrabbondante di corsivi possono attribuirglisi con sicurezza - sugli Annali universali di statistica di G. Sacchi: come le recensioni alla Biblioteca dell'economista, s.I, V e VI, in Annali univ. di statistica, genn. 1855, pp. 7-11; e a C. Morrison, An Essay on the Relations between Labour and Capital, ibid., pp. 12-16. Del pari precoce fu la manifestazione delle sue doti di manualista, con la traduzione del Piccoloeconomista di O. Hubner, testo adottato nelle scuole tecniche tedesche dei tempo (riprod. a puntate sugli Annali univ. di stat., dic. 1854, pp. 233-46; genn. 1855, pp. 32-55). Dopo l'Unità il C. prese a collaborare - di regola con schede bibliografiche per lo più siglate - alle principali riviste giuridiche ed economiche che vedevano la luce in quegli anni: dai milanesi Monitore dei tribunali (iniziato nel 1860) e Filangieri (fondato nel 1876), al bolognese Archivio giuridico (1868), alla romana Rivista critica delle scienze giuridiche e sociali (1893; dal 1896, Rivista italiana per le scienze giuridiche). Collaborò anche a due fra le maggiori riviste politico-letterarie del tempo: La Nuova Antologia del Protonotari e la Rassegna settimanale di Franchetti e Sonnino, sulla quale è da segnalare una efficace recensione non firmata alla Rendita fondiaria e la sua elisione naturale dell'astro nascente dell'economia in Italia, Achille Loria (Rass. sett., 18 genn. 1880, p. 59).
Si tratta certo di una produzione di non rilevante impegno, specie per un cattedratico; e di questo si rendeva ben conto lo stesso C., quando scriveva a Francesco Protonotari, professore di economia a sua volta: "La mia attività fu sino ad ora concentrata nel disimpegno coscienzioso dei miei doveri accademici, e sono vissuto nella scuola e per la scuola... Per la scienza, per la stampa, per la mia riputazione, e pel mio avvenire, ho fatto ben poco, dirò anzi e meglio, ho fatto nulla" (lettera del 19 giugno 1868).
Ancora sei anni dopo, quando il C. fu firmatario, insieme al Lampertico, al Luzzatti e allo Scialoja, della ben nota "circolare di Padova" che doveva accendere la controversia fra liberisti e "socialisti della cattedra" in Italia, la produzione scientifica del C. restava così poco consistente che un irriducibile avversario del gruppo come Francesco Ferrara poteva sarcasticamente dire di lui: "Non ho mai avuto la sorte di leggere alcuno di quei suoi lavori, ne' quali, invece di spargere sentenze soggette a de' dubbi, deve avere svolto qualcuno de' punti più ardui della scienza". E in una lettera al medesimo Protonotari il Ferrara giungeva a confessare di trovare "sempre più ridicolo quest'uomo [il C.], con la sua dommatica sufficienza, senza mai potergli sorprendere un lampo di ragionamento" (lettera del 28 luglio 1874). Tuttavia, furono forse proprio queste accentuate caratteristiche di accademico puro, che lo rendevano tanto diverso dalla maggior parte degli economisti italiani dell'epoca, provenienti dal giornalismo e dalla milizia politica e approdati relativamente tardi all'università, a consentire al C. una rapida ascesa ai vertici della fama scientifica come pure dei potere accademico nelle discipline economiche in Italia, fino a fame un autentico dominatore per quasi un quindicennio. Nella storia del pensiero economico il periodo 1875-1890 rappresenta, soprattutto in Italia, un'epoca di transizione, nella quale la "rivoluzione marginalistica" di Jevons, Menger e Walras non si è ancora consolidata, mentre la tradizione classica è ormai al tramonto e lo storicismo tedesco conosce un effimero successo. Ormai isterilitasi la vena speculativa di Francesco Ferrara (che dopo il 1870 scriverà soltanto articoli polemici su giornali), e non ancora affermatisi Pareto, Pantaleoni e De Viti De Marco come rinnovatori della scienza economica, il C. tenne il campo con l'autorità derivatagli da una erudizione vastissima e da uno scrupolo estremo nel riportare obiettivamente le teorie altrui. Col trascorrere degli anni il C., abbandonata definitivamente ogni aspirazione all'originalità, si dedicò interamente alla redazione di fortunatissimi manuali di economia e di finanza per gli istituti secondari, alla compilazione di saggi bibliografici sull'evoluzione del pensiero economico, ma soprattutto alla formazione di una scuola di ricercatori, filologicamente agguerriti, nel campo della storia delle idee e delle politiche economiche; la prima moderna del genere in Italia.
La maggior parte degli articoli scientifici del C. fu pubblicata nei Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, di cui il C. divenne membro corrispondente il 22 genn. 1874, effettivo il 3 ag. 1876, e "pensionato" (titolare di un assegno statale) il 27 marzo 1880; e di cui fu vicepresidente nel 1884-85, e presidente nel 1886-87- In quegli anni l'Istituto fu illustrato da personalità come F. Brioschi, A. Stoppani, G. Schiaparelli, P. Mantegazza, G. Colombo per la classe di scienze matematiche e naturali; e come C. Cantù, S. Jacini, G. Sacchi, G. Ascoli, G. Ferrari per la classe di lettere e scienze morali e politiche. Gli scritti principali del C. in quella sede furono da lui raccolti nei Saggi di economia politica (Milano 1878). Si tratta pur sempre di scritti eruditi e d'occasione, come quello su Pietro Verri in Olanda (1873), che utilizza largamente un'opera dell'economista olandese N. G. Pierson apparsa nel 1866; e come La teoria del libero scambio nel secolo XVII (1873), che chiosa a lungo i mercantilisti spagnoli editi dal Colmeiro nel 1861. In questa direzione di studi il lavoro più riuscito è forse Le prime cattedre di economia politica in Italia (1873). Invece, quando il C. si cimenta con questioni nodali della teoria economica, come La nozione di capitale (1874), I limiti della produzione (1874), Prime linee di una teoria delle imprese industriali (1877), l'indagine non va oltre lo stadio della mera classificazione.
L'erudizione del C., sorretta da una singolare padronanza delle lingue straniere (compreso l'olandese, lo svedese e il norvegese), risalta nei numerosi saggi di blibliografia economica per il Giornale degli economisti, ancor oggi utilmente consultabili. Nell'ordine: Saggio di bibliografia dei trattati e compendii di economia politica scritti da italiani, s. 2, III, settembre 1891; L'economia politica nella Spagna, nel Portogallo, nel Belgio e nei Paesi Bassi, III, ottobre 1891; L'economia politica negli Stati Uniti dell'America settentrionale, IV, maggio 1892; Saggio di bibliografia delle opere economiche italiane sulla moneta e sul credito anteriori al 1849, V, luglio 1892; Saggio bibliografico sulla storia delle teorie economiche in Italia, V, agosto 1892; Saggio di bibliografia delle opere economiche italiane anteriori al 1849 sulla teoria della beneficienza, V, ottobre 1892; Saggio bibliografico sulla scienza delle finanze in Italia prima del 1849, VI, marzo 1893; Saggio bibliografico sulle teorie annonarie in Italia prima del 1849, VI, maggio 1893; La partecipazione degli operai al profitto. Saggio bibliografico, IX, agosto 1894; La distribuzione delle ricchezze. Saggio bibliografico, IX, settembre 1894; La teoria del valore. Saggio bibliografico, IX, gennaio 1895; I trattati e compendii inglesi d'economia politica. Saggio bibliografico, XI, agosto 1895; I trattati e compendii francesi d'economia politica. Saggio bibliografico, XI, settembre 1895; I trattati e compendii tedeschi d'economia politica. Saggio bibliografico, XI, ottobre 1895; Teoria generale delle finanze. Saggio bibliografico, XII,marzo 1896; e infine, sempre nel Giornale degli economisti, apparsi postumi a cura del figlio Emilio: La teoria del credito pubblico. Saggio bibliografico, XII,giugno 1896; La teoria dell'imposta. Saggio bibliografico, XVIII, febbraio 1899, e XIX, agosto 1899; La teoria economica delle macchine, XX,maggio 1900.
Le doti di equilibrio critico resero il C. particolarmente efficace come autore di manuali scolastici. Esordi in questo settore con i Primi elementi di economia politica (Milano 1875; 10ª ed. 1895; dall'8ª ed., con il sottotitolo Economia sociale, I),proseguendo con la Guida allo studio dell'economia politica (ibid. 1876; terza ed. completamente rifatta col titolo Introduzione allo studio dell'economia politica, ibid. 1892), di carattere storico-metodologico. È questa l'opera di maggior impegno del C.: una minuziosa rassegna della letteratura economica europea dal mercantilismo in poi, concepita come complemento dei saggi bibliografici cui il C. attendeva. La cura, in lui tipica, nel classificare anche gli autori minori e minimi, comporta però un certo appiattimento nel disegno generale dello svolgimento della scienza economica. Era quello che in sostanza rilevava un recensore favorevole come F. Virgilii (in Giornale degli economisti, VII, agosto 1891 pp. 169-76). Un altro fortunato compendio del C. sono i Primi principii di scienza delle finanze (Milano 1875; 7ª ed. 1896). Tutte queste opere furono tradotte in numerose lingue: i Primielementi in spagnolo nel 1878, in tedesco nel 1879, in svedese nel 1882, in polacco nel 1883, in russo nel 1886, in portoghese nel 1888, in giapponese nel 1891; la Guida in tedesco e in inglese (pref. di W. S. Jevons) nel 1880, in spagnolo nel 1884; l'Introduzione in spagnolo nel 1892, in inglese e tedesco nel 1893, in francese - con il titolo Histoire des doctrines économiques - nel 1899; la Scienza delle finanze in spagnolo nel 1884, in inglese e tedesco nel 1888, in francese nel 1891 e nel 1899, in giapponese nel 1892. A tale dovizia di traduzioni contribuì d'altra parte il C. stesso con proprie risorse. Dal canto suo il C. curò l'edizione italiana dell'Economia politica del Jevons (Milano 1879), che conobbe anch'essa numerose edizioni.
Grandi meriti il C. acquisì nel promuovere con disinteressata liberalità la ricerca storicoeconomica in Italia. Fin dal 1875 mise a disposizione dell'Istituto lombardo un premio per l'autore della migliore monografia sulla storia delle dottrine economiche in Lombardia fra i secoli XVI e XVIII. Andato deserto il concorso, nel 1882 propose due distinti temi: uno sulle dottrine economiche e finanziarie toscane dei secoli XV-XVIII, l'altro sull'evoluzione delle teorie del commercio internazionale in Italia a tutto il XVIII secolo. Vincitori risultarono rispettivamente G. Toniolo e U. Gobbi. Nel 1887, sul tema degli economisti italiani dei Cinque e Seicento, vincitore risultò ancora il Gobbi; sul tema degli economisti napoletani dal 1725 al 1730, il premio fu assegnato a T. Fornari. Altri premi il C. mise a disposizione dell'Accademia dei Lincei (nel 1880, con una monografia sulla storia delle dottrine finanziarie in Italia, vinse il Ricca-Salerno), dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena (nel 1889 A. Balletti vinse con una monografia sull'economia politica nelle accademie e nei congressi degli scienziati italiani fra il 1750 e il 1850), dell'Istituto veneto, ecc. Ma non fu soltanto grazie ai premi in denaro che il C. formò una cospicua scuola di allievi.
Pavia divenne, a partire dalla metà degli anni Settanta, il punto di passaggio obbligato per la maggior parte dei giovani economisti dei tempo, da V. Cusumano (autore di un pionieristico studio sulle scuole economiche in Germania) a G. Ricca-Salerno, da A. Loria a C. Supino, da C. F. Ferraris a F. Coletti. Quest'ultimo, appunto, in un efficace ricordo della scuola del C. a Pavia, apparso nel 1925, dopo aver indicato la "saldezza del metodo" come il pregio maggiore dell'insegnamento del C., rilevava altresì come nessuno degli allievi, una volta allontanatosi da Pavia, avesse proseguito autonomamente le ricerche storiche ivi intraprese.
I tempi erano ormai cambiati; nell'Italia dei primi decenni unitari, allorché si sentiva l'esigenza di "dover fare o rifare l'inventario di casa propria", accanto al Bodio che sviluppò le ricerche statistiche e allo Jacini che tracciò la mappa delle condizioni dell'agricoltura, il C. provvide ad avviare un inventario dello stato della scienza economica, liberando gli studi dagli eccessi di un patriottismo ingenuo, che assegnava all'Italia addirittura il primato negli studi economici ("l'italianità nella scienza economica" di Fedele Lampertico), come pure da quelli di una programmatica sottovalutazione dei contributo italiano (si pensi al Ferrara). Il rigore filologico del C. servì egregiamente allo scopo.
Ma nell'ultimo decennio del secolo, nel clima di rinnovamento intellettuale originato dal marginalismo e dal marxismo, gli studi storici non potevano più soddisfare i bisogni culturali dei giovani economisti. Il C. - conclude Coletti - "intuiva il fenomeno, ... ed esprimeva qualcheritenuta ma intimamente commossa lamentela". Anche la sua concezione del modo di scrivere la storia dei pensiero economico -concezione eclettica, che abbracciava insieme lo studio delle teorie e dei fatti economici, delle "verità" e degli "errori", cioè delle dottrine dimostrate fallaci dallo sviluppo successivo della scienza - tramontò con l'affermarsi dell'indirizzo dell'economia pura. M. Pantalconi, il principale assertore della storia delle dottrine economiche come storia del "dogma", e che sulla questione ebbe un dibattito con un allievo del C., G. Montemartini, fu un critico severo della Histoire des doctrines économiques, dando del C. un icastico giudizio: "Egli tutto capiva, ma nulla sapeva produrre... Dotto, dottissimo... Ma colpito di sterilità, fino al midollo... Tutto schema e scheda". Non diverso il giudizio sul C. di L. Einaudi, che se nel 1936 - in implicita polemica con certa storiografia troppo ideologizzata promossa dal fascismo - aveva affermato che "fra le due specie di storia, quella insipida [cioè quella dei C.] e quella falsa", era da preferirsi la prima, nel 1950 riprendeva il giudizio dei Pantaleoni, definendo iI C. "l'uomo che tutto sapeva e tutto classificava pur non avendo alcuna attitudine creativa".
Preside della facoltà giuridica di Pavia nel 1864, rettore nel 1878 e nel 1887, socio naz. dell'Accademia dei Lincei dal 1881 professore di economia del principe Vittorio Emanuele, il C. morì per una polmonite a Pavia il 10 maggio 1896.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Giornale degli economisti, X,giugno 1896, pp. 604-608; Pavia, Archivio d. Univ. di Pavia, Registro dello stato di servizio del personale insegnante e amministr. in funzioni, ad nomen;Milano, Ist. lombardo di sc. e lettere, Premi Cossa, Ibid., Rendiconti d. Ist. lomb, s. 2, VI-XXIV (1873-1891) (scritti dei C., compresi brevi riassunti di conferenze); V. Simoncelli, Commemoraz. del M. E. Prof. L. C. [all'Istituto lombardo], in Giorn. d. economisti, XX, maggio 1900, pp. 433-58 (con bibliogr.); L. Dal Pane, prefaz. a L. Cossa, Saggi bibliogr. di economia politica, rist. anastatica, Bologna 1963; F. Ferrara, Il germanismo economico in Italia [1874], in Opere complete, a cura di F. Caffè, X, Roma 1972, p. 579 (giudizio scientifico dei Ferrara sul C.); M. Pantaleoni, rec. a L. Cossa, Histoire des doctrines économiques, in Giorn. degli economisti, XVII, dicembre 1898, pp. 585-592; F. Coletti, L. C. e la sua scuola in Pavia, in Univers. Ticin. saecularia undecima, Pavia 1925, pp. 39 ss.; B. Griziotti, Intorno alla scuola di L. C. in Pavia. Glosse e controglosse di M. Pantaleoni e G. Montemartini, Pavia 1937; L. Einaudi, Di una bibliografia dell'economica in rapporto alla letteratura italiana, in Riv. di storia economica, I(1936), 2, pp. 164-171; Id., Scienza economica. Reminiscenze, in Cinquant'anni di vita intellettuale 1896-1946. Scritti in onore di B. Croce per il suo ottantesimo compleanno, Napoli 1950, II, p. 296; S. Chiecchi, L. C. tra storia ed econ. (testimonianze del suo epistolario al Lampertico), in Econ. e storia, XVIII(1971), I, pp. 77-93; R. Faucci, F. Ferrara fra politica ed economia, in Gior. degli economisti e Annali di economia, n. s., XXXIV, settembre-ottobre 1975, pp. 662 s. (testo della "circolare di Padova"); Id., Organizz. e diffusione della cultura economica in Italia. Lettere di L. C. e A. Loria a F. Protonotari, in Economia e storia, XXV(1978), 1, pp. 93-113.