DANERI, Luigi Carlo
Nacque il 20 maggio 1900 a Borgo Fornari (frazione di Ronco Scrivia in provincia di Genova) da Francesco e da Virginia Sanguineti. Dopo aver concluso il biennio di ingegneria nell'università di Genova, ultimò gli studi a Roma, dove nel 1923 si laureò presso la Scuola di applicazione per ingegneri civili, sezione architettura.
Ritornato a Genova, iniziò la sua carriera di professionista che, pur svolgendosi quasi totalmente nell'ambito di quella città e del suo territorio, fu assai ricca di realizzazioni e soprattutto sempre aperta a cogliere l'evoluzione della cultura architettonica internazionale, di cui il D. fu sincero interprete. I primi lavori, ancora caratterizzati da un accademismo di maniera, memore del clima della formazione scolastica, furono quelli relativi ai progetti predisposti per alcuni importanti concorsi a cui il D. partecipò: il concorso per la cattedrale di La Spezia (1929), in cui fu fra i cinque prescelti al primo grado ed ottenne il terzo premio nel secondo grado; quello per il piano regolatore di alcune zone del centro di Genova (1930-1931, in collaborazione con L. Ferrari), dove il progetto del D., che aveva come motto "Genuensis ergo mercator", ebbe il secondo premio; quello per il piano regolatore della zona di Levante di Genova (1931, in collaborazione con L. Ferrari, R. Morozzo della Rocca, A. Viale, L. Vietti), che ottenne il primo premio (cfr. Concorso per la cattedrale della Spezia, in Architettura e arti decorative, IX [1929-1930], pp. 389, 395, 422, 424; E. Fuselli, Concorso per il piano regolatore della città di Genova, in Architettura, X [1932], pp. 84, 86; Id., Concorso nazionale per il piano regolatore di Genova-Nord Orientale, ibid., pp. 512, 693, 699 s.).
All'inizio degli anni '30 cominciarono anche ad essere realizzate le prime committenze affidate al D., edifici costruiti nella natia Genova di modesta dimensione ma in cui egli esplicitò, seppure in forme anonime, la sua adesione al linguaggio di un sobrio razionalismo internazionale, di matrice centroeuropea: la villa Venturini (1931-1935), la villa Vitale (1931-1934), la Casa littoria rionale "N. Bonservizi" (1936-1938). Tutte opere connotate da una grande nitidezza volumetrica e da una certa inventiva funzionale.
Ma prima della guerra il D. impose la sua personalità di progettista ormai maturo con due opere, diverse, di forte carattere: il complesso di case alte alla Foce a Genova e la colonia montana a Santo Stefano d'Aveto in provincia di Genova.
Il complesso a Genova-Foce (1934-1958) sorse in seguito ad un concorso bandito nel 1934dal comune, per la realizzazione di una piazza attrezzata lungo la Riviera; il progetto presentato dal D. (in coll. con A. Bagnasco) ebbe il secondo premio, ma grazie all'intervento di Piacentini venne poi prescelto per l'attuazione. Il progetto prevedeva la costruzione di una piazza quadrangolare cinta su tre lati da una piastra porticata continua su cui si levavano, sui lati brevi, otto case alte ed un edificio per pubbliche manifestazioni a chiusura del lato lungo; il quarto lato della piazza era aperto verso il mare. I lavori di realizzazione, pur con alcune modifiche formali e funzionali, iniziarono nel 1936 e, interrotti dalla guerra, ripresero per concludersi solo nel 1958.
La colonia "Rinaldo Piaggio" a Santo Stefano d'Aveto (1938-1939),destinata ai figli dei dipendenti dell'industria Piaggio, è connotata da una brillante e rigorosa soluzione planimetrica ad arco di cerchio, che risolve con scrupolosità ed esattezza il rapporto dell'edificio con la morfologia dell'ampia conca in cui è situata.
Entrambe queste opere sintetizzano e preannunciano i motivi ispiratori più propri dell'opera del D.: lo stretto rapporto con il sito (spesso assai complesso nella accidentata morfologia del territorio ligure), il rigore funzionale, il riserbo del linguaggio formale (al limite del puritanesimo), la sensibile comprensione della tecnologia strutturale: il tutto fuso in una profonda e severa disciplina progettuale (cfr. Pica, 1941, pp. 333-337, 340 ss.; A. Sartoris, Gli elementi dell'architettura funzionale, Milano 1941, pp. 600-60).
Nel dopoguerra l'opera del D. si fece ancora più incisiva nel proporre il suo radicamento nella cultura europea. Il Centro dello sport nautico a San Michele di Pagana nei pressi di Rapallo (1948-1950, in coll. con P.L. Nervi per le strutture) ed il cosiddetto palazzo Fassio a Genova (1949-1958, in coll. con G. Goldberg) ribadiscono l'interesse del D. per le rigorose soluzioni strutturali, in cui è la maglia della struttura portante a scandire lo spazio dell'architettura.
Ma gli anni '50 furono segnati soprattutto dai tanti interventi nel campo dell'edilizia residenziale; forse le opere più note del Daneri. Il complesso residenziale INA-Casa "Bernabò Brea" a Genova (1950-1953, in coll. con L. Grossi Bianchi e G. Zappa), realizzato situando 368 alloggi in più corpi, all'interno di un parco preesistente, rimane in Italia fra le migliori opere del primo settennio del piano INA-Casa (cfr. L. C. Daneri, Unité d'habitation Bernabò Brea à Gênes, relazione al IXCongrès international d'architecture moderne; E.Gentili, Unità residenziale "Villa Bernabò Brea" a Genova, in Casabella [1955], 204, pp. 49 ss.; Beretta Anguissola, 1963, pp. 306 s.). Si aggiunsero a questa esperienza due gruppi di case a gradoni realizzate sulla acclive collina di Quinto (1952-1955); un complesso di abitazioni signorili a Genova-Lido (1952-1955) segnate dai lunghi fronti terrazzati; il quartiere INA-Casa a porta degli Angeli a Genova (1954-1956, in coll. con A. Beveresco, P. Ferri, G. Ginatta, G. Pulitzer e A. Sibilla), quasi un omaggio alla "unité d'habitation" di Le Corbusier, l'indiscusso riferimento per l'attività del D. in quegli anni; il quartiere INA-Casa per 4.500 abitanti a Forte Quezzi a Genova, in cui il D. fu capogruppo coordinatore dell'ampio staff di progettisti (1956-1967).
Gli ottocentonovantaquattro alloggi di Forte Quezzi sono il culmine dell'opera del D.; all'esplicito riferimento al "Plan Obus" di Le Corbusier per Algeri, egli aggiunse la sua personale sensibilità verso il luogo: cinque lunghe case in linea, che seguono a serpentina l'andamento delle curve di livello della collina su cui sorgono, costituiscono la struttura principale del quartiere che, per configurazione generale, svolgimento delle percorrenze, densità residenziale, rimane come un brano di "città nuova" alle porte di Genova.
Il gruppo del D. curò poi direttamente la realizzazione della più lunga fra le cinque case, nota come il "biscione": un edificio in linea a sei piani, diviso a metà altezza da una strada loggiata interna (cfr. Beretta Anguissola, 1963, pp. 196-197; V.Campajola, Quartiere Forte Quezzi a Genova, in Venti complessi edilizi italiani 2, Torino 1985, pp. 341-58).
Dal 1953 il D. fu anche docente incaricato del corso di architettura e composizione presso la facoltà di ingegneria dell'università di Genova; dal 1967 fu ordinario presso la medesima cattedra.
Il D. morì a Genova il 17 sett. 1972.
Altre opere del D. sono la chiesa parrocchiale di S. Marcellino a Genova (1932-1935: cfr. P.L. Nervi, in Architettura, XVIII[1939], pp. 627-630);l'arredamento della sala da studio nella casa alta a struttura di acciaio presentata da un gruppo di architetti liguri alla V Triennale di Milano (1933: cfr. Catalogo ufficiale della V Triennale, a cura di A. Pica, Milano 1933, pp. 225, 669,673, 749); tre case d'affitto in via Zara a Genova (1935-1939);il progetto per un grattacielo a scheletro d'acciaio (1935);la villa Mantelli sulla scogliera di Sestri Levante (1938-1940); la casa condominiale e cinema "Elios" in via Trento a Genova (1948-1951:cfr. K. Smith, Italy builds, Milano 1954, p. 129);la sede aziendale dell'Acqua e Gas a Genova (1949-1952, in coll. con M. Labò); il concorso nazionale, in due gradi, per la ricostruzione del teatro Carlo Felice a Genova, che ottenne il terzo premio (1949-1950, in coll. con G. Zappa); il complesso turistico balneare sulla scogliera di Capo Pino a Sanremo (1957-1960); il monoblocco Acuti per gli Ospedali civili di Genova (1958-1972, in coll. con E. Fuselli, A. Bagnasco e S. Ciardi); la casa a torre nella villa Bolzano a Genova-Quarto (1962-1966).
Fonti e Bibl.: Una documentazione inedita sull'attività e le opere del D. è contenuta in M. Labò, Archit. in Italia fra le due guerre, 1947 (documento conservato a Milano presso gli eredi dell'arch. Labò), nonché nel Curriculum personale dal 1923 al 1962, 1963 (conservato a Genova presso la famiglia Daneri) e in H. Selem, L. C. D. - Continuità di una vita e di un'opera, 1973 (conservato presso l'arch. Selem dell'università di Roma); A. Pica, Nuova archit. italiana, Milano 1936, pp. 31 s., 78, 164, 166;B. Moretti, Case d'abitazione in Italia, Milano 1939, pp. 182 s.; A. Pica, Architettura moderna in Italia, Milano 1941, pp. 105 s., 333-343; G.Ponti, Lo stile di D., in Stile, febbraio 1943, pp. 10-20; A. Sartoris, Encyclopédie de l'architecture nouvelle, Milano 1948, pp. 310-317; G.Minoletti-R. Mariani-C. Perogalli, New York in Italy, in Architects Years Book, 3rd, London 1949, p. 117e passim; S. Giedion. CIAM. A decade of New Architecture, Zürich 1951, p. 115; S.Koike, World's contemporary architecture, Tokyo 1953, pp. 15 s., 31, 36 s., 60, 64 s.; P.Nestier, Neues Bauen in Italien, München 1954, pp. 71 ss.;H. Selem, Opere dell'architetto L. C. D. - 1931-1960, in L'Archit., cronache e storia, 1960, n. 56,numero monografico; I 14 anni del piano Ina Casa, a cura di L. Beretta Anguissola, Roma 1963, pp. 196 s., 306 s.; Il razionalismo e l'archit. ital. durante il fascismo, a cura di S. Danesi - L. Patetta, Milano 1976, pp. 106 s., 134; C.Conforto-G. De Giorgi-A. Muntoni-M. Pazzaglini, Il dibattito architettonico in Italia 1945-1975, Roma 1977, pp. 35 ss.e passim; P. D. Patrone, D., Genova 1982;M. Tafuri, Archit. ital. 1944-1981, in Storia dell'arte italiana. Il Novecento, III, 2,Torino 1982, pp. 454 s., 467e passim; Diz. encicl. di architett. e di urban., II, p. 134.