BOSELLI, Luigi
Nato a Genova il 16 sett. 1798 da Giovanni Matteo e da Teresa Pinza, entrò il 1º sett. 1813 come istitutore nell'Istituto dei sordomuti di Genova, diretto da O. Assarotti.
La sua formazione spirituale fu perciò influenzata dall'ala mistica del giansenismo ligure, cioè dallo stesso Assarotti e dai suoi collaboratori E. Degola e L. A. Descalzi; ma egli non fu mai attratto dalle controversie teologiche e, pur ammirando gli ultimi seguaci di Port-Royal, più che giansenista, può essere considerato un cattolico liberale, per l'interesse con cui considerava, nell'ambito di una visione religiosa della vita, l'istruzione come mezzo di elevazione nazionale.
Questa sua posizione è chiaramente messa in luce da una lettera che il B. scrisse il 4 marzo 1826 all'amico Galli (Carteggi di giansenisti liguri, pp. CCLIII ss.), in cui esprimeva indignazione contro l'intolleranza dell'arcivescovo di Genova, L. Lambruschini, legato agli ambienti gesuitici a cui faceva risalire la responsabilità di aver impedito la pubblicazione di un anodino necrologio del Degola sulla Gazzetta di Genova. Egli manifestava invece la sua ammirazione per l'elevatezza morale del Degola, pur astenendosi dal pronunciare un giudizio sulla sua dottrina ("parce que je ne suis pas et ne veux pas être theologien").
Ammalatosi gravemente l'Assarotti, in seguito al rifiuto del Descalzi, fu designato direttore dell'Istituto il B. (18 ottobre del 1828), dopo che era caduta la candidatura dello scolopio antigiansenista G. A. Gatti, patrocinata dalla Commissione amministrativa dell'Istituto. Avversato dall'arcivescovo e dal partito gesuitico, affiancato per ordine superiore da un collaboratore a lui non gradito, il B. offrì però subito le dimissioni e sollecitò l'amico Ferrante Aporti a procurargli una sistemazione a Cremona. Ma la sua partenza fu impedita dal governatore di Genova, marchese D'Yenne, il quale, dopo avergli rifiutato il passaporto, si preoccupò di risolvere la controversia con la formazione di una nuova commissione amministratrice in cui entrò poi come membro a vita (decr. reale 15 dic. 1831) il B., nominato direttore definitivamente da Carlo Felice il 30 maggio 1829.
Appassionato educatore ed eccellente organizzatore, il B. spiegò la parte più rilevante della sua attività nel quotidiano rapporto con gli allievi e nella sagace opera amministrativa mirante a ottenere dagli organi di governo gli opportuni aiuti per l'istituzione. Ma accanto a questa operosità pratica, il B. non trascurò una modesta attività pedagogica (Discorso sui sordomuti e la loro istruzione, Genova 1830; Sui sordomuti, sulla loro istruzione ed il loro numero, ibid. 1834).
In queste memorie il B. dimostra di aderire ancora al vecchio metodo dell'Assarotti, che si basava esclusivamente sull'alfabeto manuale, e manifesta il suo scetticismo circa le possibilità d'insegnamento della parola articolata: egli reputa infatti raro il caso di sordomuti che siano riusciti a parlare, e a prezzo di gravi danni fisici; né sa scorgere ancora i vantaggi della comunicazione per mezzo della lettura labiale. Di positivo negli scritti del B. c'è, invece, l'invito a uno studio più approfondito delle tecniche e dei metodi seguiti negli altri istituti italiani e stranieri, per generalizzare l'istruzione dei sordomuti. Egli stesso compì nel 1839 una visita negli istituti di Milano, Verona e Parma, ricavandone suggestioni più favorevoli al metodo del linguaggio articolato.
Nel 1844 fu tra i fondatori della Rivista ligure, diretta da Michele Erede, collaborandovi con articoli d'interesse pedagogico, ma anche letterario. Di una certa importanza è l'articolo Un voto per la critica (Riv. ligure, 20 apr. 1844), in cui il B. mostra i limiti della sua concezione cattolico-moderata, scagliandosi contro la "cattiva critica" e affermando che bisogna avere "per legge la caritatevole religione, il pretto raziocinio, il retto senso comune, gli elementi positivi della sapienza, il rispetto e l'amore reciproco"; il pensiero del critico dev'essere "sanzionato dalla universale opinione".
Dal 1846 il B. collaborò anche all'Educatore primario di Torino (Discorso di congedo ai frequentatori della Scuola di metodo per l'istruzione dei sordomuti nell'ottobre 1846, II [1846], pp. 562 ss., 580 ss.; Osservazioni sull'insegnamento della grammatica del p. Assarotti, III [1847], pp. 32 ss., 481 ss., 609 ss.), mentre più stretti si facevano i suoi rapporti d'amicizia con l'Aporti, con il Bon Compagni, con il D'Azeglio, il Rosmini e il Gioberti. A Genova, legato a Lorenzo Pareto, entrò nel 1848 nel Circolo nazionale di tendenza liberale moderata, partecipando alle manifestazioni promosse in quell'anno per chiedere la concessione delle riforme e l'espulsione dei gesuiti.
Dopo la formazione dello Stato unitario andarono deluse le speranze che il B. aveva riposto in un'assunzione a carico dello Stato dell'educazione dei sordomuti e in particolare nella creazione di convitti nazionali che potessero impartire loro un tipo "normale" di istruzione.
Anzi nel 1863 la Camera riduceva le spese per le opere pie, abolendo la maggiorazione dei contributi governativi concessa nel 1862 e 1863 (cfr. l'opuscolo del B. Alla Nazione, ed ai poteri dello Stato. Appello a favore dei sordomuti italiani..., Genova 1863), e nel 1870 per decisione della commissione generale del bilancio fu sospeso l'assegno governativo agli istituti di beneficenza in quanto si riteneva che il mantenimento delle opere pie dovesse essere a totale carico delle province. La commissione amministratrice dell'istituto, per precipua azione del B., citò in giudizio il ministero dell'Interno, perché fosse obbligato a corrispondere l'annua dotazione per i diciotto posti gratuiti riservati ai convittori e per gli stipendi del personale (gli alunni erano in media, in quegli anni, una trentina). L'azione giudiziaria promossa dal B., che sin dal I Congresso nazion. degli educatori dei sordomuti difese il principio del doveroso intervento dello Stato in tale settore nella memoria Sui rapporti delle amministrazioni generali dello Stato con quella del R. Istituto dei sordomuti di Genova (Genova 1873), Si concluse positivamente con una transazione stipulata il 30 giugno 1883 tra i ministeri dell'Interno e del Tesoro e l'istituto genovese, che prevedeva il versamento di un assegno annuo governativo di lire 22.000.
Accanto a questa modernità di visione circa l'organizzazione degli istituti, concepiti come luoghi d'istruzione e di educazione e non come ospizi (il B. anzi sosteneva che perfino il mestiere doveva essere appreso dal sordomuto dopoché fosse uscito dall'istituto), rimaneva però in lui un tenace attaccamento ai vecchi metodi didattici e disciplinari evidente nelle Notes au programme du Congrès International du 1880 (Gênes 1880), in cui esitava a dare un giudizio definitivamente positivo sul metodo orale, che voleva ancora affiancato dal metodo mimico (occorre notare tuttavia che questo metodo combinato fu ancora sostenuto dalla maggioranza degli intervenuti al congresso internazionale di Saint Louis del 1904).
Il B. morì nella città di Genova il 17 gennaio 1886.
Fonti e Bibl.: Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, I, Firenze 1941, pp. CCXLI, CCXLVIII, CCLII s., CCLV; III, ibid. 1942, pp. 93 s., 512; R. Drago, Cenni sul R. Istituto de' sordomuti..., Genova 1867, passim; G. Ferreri, Il sordomuto e la sua educazione, III, Siena 1869, pp. 271, 285; S. Monaci, Storia del R. Istituto nazionale pei sordomuti in Genova, Genova 1901 pp. 89-200; G. Ferreri, L'educazione dei sordomuti in Italia. Notizie storiche statistiche e bibliogr., Roma 1905, pp. 21, 25, 31, 72; F. Ridella, La vita e i tempi di C. Cabella, Genova 1923, p. 103; A. Gambaro, F. Aporti e gli asili nel Risorgimento, II, Torino 1937, pp. 615 ss.; L. Balestreri, Giornali e giornalisti di un secolo fa nelle opinioni di una rivista genovese dell'epoca, in Boll. ligustico, VIII (1956), pp. 65-67; L. M. Manzini, Il cardinale L. Lambruschini, Città del Vaticano 1960, p. 464; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, ad vocem; Diz. del Risorgimento nazionale, I, p. 444; Enc. Ital., VII, p. 548; Enc. catt., II, ad vocem; Diz. biogr. degli Italiani, IV, p. 434 (ad vocem Assarotti, Ottavio).