BARZINI, Luigi
Nacque a Milano il 21 dic. 1908 da Luigi e da Mantica Pesavento.
Il padre, inviato speciale del Corriere della sera, forse il più celebre giornalista italiano dei primi anni del secolo, pur essendo spesso lontano dalla famiglia esercitò notevole influenza sul B. che, per sua ammissione, gli era legato da grande affetto ma era anche animato da un forte spirito di emulazione nei suoi confronti: "volevo imitarlo e volevo misurarmi con lui" (L'antropometro italiano, Milano 1973, p. 15). Fu comunque la madre, pure lei occasionalmente scrittrice con lo pseudonimo di Marinska, che contribuì in diversi momenti al bilancio familiare con traduzioni e collaborazioni letterarie, a seguire l'educazione del B. e dei suoi tre fratelli.
Il B. frequentò le scuole a Milano fino al liceo, poi, nell'agosto 1925, si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti, a New York, dove il padre aveva fondato un giornale il Corriere d'America indirizzato al pubblico italo-americano. Qui, già deciso a seguire le orme paterne, si iscrisse alla Scuola di giornalismo della Columbia University, diretta da W. B. Pitkin. Nel 1930 si laureò e, per qualche mese, fece pratica al New York World; quindi, poiché il periodo americano di Barzini padre stava per concludersi, decise di tornare anch'egli in Italia.
Dalla sua esperienza americana il B. derivò una perfetta conoscenza dell'inglese che lo rendeva praticamente bilingue e un'impostazione professionale non comune nell'ambito del giornalismo italiano dell'epoca che privilegiava la notizia e la chiara esposizione dei fatti rispetto alla disquisizione erudita e alla cura della tecnica letteraria.
Nel giugno 1930 il B. rientrò dunque in patria e, dal luglio, fu allievo ufficiale di complemento a Milano nel corpo dei bersaglieri; nel 1931 uscì, con una prefazione del padre, il suo primo libro New York (Milano), un reportage gradevole e accurato sulla grande metropoli americana. Il 13 aprile dello stesso anno entrò come cronista al Corriere della sera, all'epoca diretto da A. Borelli, dove le indubbie capacità assai più del peso del cognome che portava, gli consentirono di percorrere una rapida carriera.
Nel 1932 iniziò a firmare - con l'aggiunta di "iunior" per distinguersi dal padre, ancora attivo - una rubrica "Cronaca del vivere operosamente", poi "Cronaca dei mestieri difficili", che lo portò nelle cave coi lavoratori del marmo, in Maremma coi butteri e soprattutto sul mare, coi palombari viareggini, coi motopescherecci in Atlantico, con i marinai dei sommergibili. Nel 1933 fu viceinviato a Londra; nel 1934, come inviato speciale, fece una serie di servizi dall'America centrale e dagli Stati Uniti; nel settembre del 1935 si imbarcò per l'Etiopia dove rimase undici mesi al seguito della spedizione italiana con altri tre inviati del suo giornale, tra cui A. Pavolini, descrivendo in particolare la presa di Azbì (12 nov. 1935), in cui aveva partecipato ai combattimenti per liberare una colonna italiana, ottenendo la croce di guerra al valor militare. Nel 1937-38 fu inviato sul fronte della guerra cino-giapponese, segnalandosi, fra l'altro, per il resoconto del bombardamento della cannoniera americana "Panay" durante il quale morì l'inviato della Stampa S. Sandri; per l'aiuto prestato in quell'occasione ricevette nel 1947 un'onorificenza americana. Da queste esperienze trasse due libri: Evasione in Mongolia (Milano 1939) - per cui nel 1940 ottenne il premio Bagutta-Tripoli - e Wu Wang ed altre genti (ibid. 1941), scritti in uno stile asciutto e immediato. Rientrato in Europa ai primi di settembre del 1938, ebbe l'idea di realizzare un libro in cui vari giornalisti descrivessero l'atmosfera delle capitali maggiormente coinvolte nei quattro giorni precedenti la conferenza di Monaco; per il volume, pubblicato in varie lingue (in italiano, Quattro giorni, ibid. 1938), il B. scrisse il resoconto riguardante Roma (pp. 263-287 dell'ediz. italiana), con l'aiuto di informazioni fornitegli dal ministro degli Esteri G. Ciano.
Inviato speciale a Londra ai primi del 1940, nella primavera dello stesso anno incorse in un grave incidente politico che gli troncò momentaneamente la carriera.
Fino ad allora il B., pur non essendo di decisi sentimenti fascisti come il padre, aveva trovato, in quanto redattore viaggiante e non politico, un modus vivendi con il regime che gli aveva consentito di fare la sua strada; tuttavia alla vigilia della guerra lo si conosceva per filoinglese e favorevole alla neutralità italiana. Rientrato a Milano nell'aprile 1940 per sposare Giannalisa Gianzana, vedova dell'industriale lombardo Carlo Feltrinelli, riferì all'addetto stampa del consolato inglese che i comunicati in cifra dell'ambasciata erano sotto controllo della polizia italiana, ed espresse giudizi fortemente negativi sull'operato di Mussolini. Venuta la polizia italiana a conoscenza di questo colloquio, il 25 aprile il B. venne arrestato e tradotto a Roma, a Regina Coeli. Il pressante intervento del vecchio senatore Barzini limitò la pena all'assegnazione al confino per cinque anni "per aver tenuto in ambienti stranieri discorsi di carattere antitaliano e antifascista". Inoltre la località del confino fu trasferita da Lipari ad Amalfi, dove il B. poté recarsi accompagnato dalla moglie; dopo un anno, nell'aprile "1941, la sorveglianza speciale fu revocata e ridotta a semplice ammonimento. L'episodio ebbe uno strascico dopo la Liberazione poiché, fra gli atti del processo, fu trovata una lettera in cui il B., per scagionarsi, millantava una serie di benemerenze nei confronti del fascismo che risultarono poi inesistenti o comunque insignificanti; ciò gli valse un giudizio di epurazione dalla cui accusa venne tuttavia prosciolto il 13 nov. 1945.
Il B. comunque, residente a Roma, riprese l'attività giornalistica dopo la liberazione della città nel giugno 1944. All'epoca particolarmente utili gli tornarono la padronanza dell'inglese e la conoscenza e la frequentazione degli ambienti internazionali, inglesi e americani in particolare. Riuscì infatti a trovare i finanziamenti per fondare, fra la fine del 1944 e i primi del 1945, un quotidiano politico, Libera stampa, che ebbe vita assai breve, e, insieme con Carlo Vaccaro, un giornale economico, Il Globo, di cui si occupò come editore fino al 16 febbr. 1947. Con questo foglio il B., che non aveva in realtà una specifica preparazione economica, volle creare un quotidiano volto alla trattazione dei problemi della ricostruzione in una prospettiva tecnica e obiettiva, super partes, secondo un'impostazione giornalistica e politica tipicamente "liberale" che era poi la sua.
Rientrato a Milano, maturò in questi anni la separazione (1949) dalla moglie, da cui aveva avuto due figlie, Ludina e Benedetta. Collaborò quindi a vari settimanali e in particolare, fin dal primo numero (4 dic. 1948) a La Settimana Incom, la rivista illustrata che Sandro Pallavicini, curatore dell'omonimo cinegiornale, aveva fondato e dirigeva: il B. vi tenne una rubrica fissa, "Almanacco dei sette giorni", in cui prendeva in esame gli avvenimenti salienti, politici e di costume, verificatisi nel corso della settimana. Della Settimana Incom il B. fu direttore responsabile dal marzo al novembre del 1950, quindi continuò a collaborarvi riprendendo però, con una inchiesta sulla Libia, la sua attività di corrispondente viaggiante.
Nel 1952 pubblicò Gli Americani sono soli al mondo (Milano) che, da lui riscritto in lingua inglese, uscì l'anno seguente anche a New York.
Con questo libro, in cui vengono raccontati gli Stati Uniti del dopoguerra e soprattutto acutamente individuato e descritto il senso di disagio degli Americani nel riconoscere ed accettare il loro ruolo di leadership del mondo occidentale, il B. inaugurò un filone di saggistica che da allora in poi frequentò assiduamente, in cui le esperienze dell'inviato speciale, il quale usando le sue parole "tenta la ricerca di una verità inedita, la sola che possa incuriosire il lettore sbadato, la sola che aiuti ad avviare qualche problema verso soluzione" (Gli Italiani, Milano 1965, p. 431), vengono rimeditate con maggior ponderazione e inquadrate in un panorama più ampio rispetto a quello solitamente proprio e consentito al puro e semplice giornalista.
Nel 1954 rientrò al Corriere; anche qui però più che riprendere il ruolo del vero e proprio redattore viaggiante il B. si dedicò a inchieste di ampio respiro, alcune delle quali divennero poi libri come quella, in diciotto articoli, sul PCI, da cui I comunisti non hanno vinto (ibid. 1955), dove si manifesta il suo deciso anticomunismo, materiato della convinzione che la mancata adesione alla democrazia di tipo occidentale e la dipendenza dall'URSS fossero tare irrimediabili e distruttive di ogni funzione positiva anche in rapporto a giuste istanze sociali propugnate dal partito. Altre inchieste notevoli del B. furono quelle sulla burocrazia e sulla scuola in Italia; nel 1960 viaggiò in URSS da cui il libro Mosca, Mosca (ibid. 1960).
Nel 1958 si presentò, per il partito liberale, alle elezioni per la terza legislatura e venne eletto con notevole numero di preferenze nella circoscrizione Milano-Pavia. Fu rieletto nel medesimo collegio il 28 apr. 1963 e il 19 maggio 1968. Per tutte e tre le legislature fece parte della II commissione parlamentare Interni e, in questo ambito, nel corso della quarta legislatura fu nella Commissione d'inchiesta sulla mafia (nel 1972 pubblicò a New York From Ceasar to the Mafia).
Nel 1961, dopo che per due volte era stato fatto il suo nome quale direttore del Corriere, con l'elezione di A. Russo a questa carica, il B. lasciò il giornale e, pur non interrompendo del tutto l'attività giornalistica vera e propria, si dedicò principalmente alla saggistica. Nel 1964 pubblicò L'Europa domani mattina (Milano), un saggio sull'europeismo di cui era convinto assertore, e, nello stesso anno, in prima redazione ed edizione in lingua inglese, a New York, The Italians (1ª ediz. ital., Milano 1965; 2ª ed., ibid. 1968) il suo libro di maggior successo - ebbe edizioni in nove paesi - e sicuramente uno dei suoi migliori.
Rivolgendosi in modo particolare al pubblico americano, in questa raccolta di ampi saggi che spaziano su tutta la nostra storia e i nostri costumi, egli conduce una ricerca, o saggio nel senso etimologico del termine inglese essay, sui difetti tipici delcarattere italiano, tentando con ciò di spiegare la dicotomia tra l'Italia culla della civiltà e le sue sfortunate e drammatiche vicende storiche.
Nel 1968 uscì Le paure d'ieri (Roma); nel 1972 a New York la rievocazione, sentita e venata di rimpianto, dei suoi primi anni in America: OAmerica: When You and I were Young (poi in italiano, O America, Milano 1978), fra i suoi libri quello in cui l'effusione sentimentale è più espressa, e meno presente è l'oggettività dell'osservatore distaccato. Nel 1973 pubblicò a Milano L'antropometro italiano, una raccolta in cui ricompaiono alcuni dei suoi migliori articoli, orientata in parte sulla definizione del ruolo e del significato del mestiere di giornalista attraverso la rievocazione della sua famiglia d'origine e in particolare del padre.
Sempre nel 1973, al momento della crisi e del passaggio di proprietà del quotidiano romano Il Messaggero, il nuovo editore Rusconi propose e impegnò il B. quale direttore della testata; ma nel clima particolarmente acceso di quel momento politico, la redazione rifiutò il nome del B. giungendo sino a negargli materialmente l'ingresso al giornale, per cui egli si ritirò rinunciando infine alla nomina.
Nel 1983 a New York fu pubblicato l'ultimo libro del B. The Europeans (uscito postumo in Italia Gli Europei, Milano 1985) che, sulle orme del precedente The Italians allarga la prospettiva all'universo europeo. Dai tardi anni Cinquanta fino al 1978 il B. era stato presidente dell'Associazione della stampa romana. Nel 1949 si era risposato con Paola Gadola da cui ebbe i figli Luigi, Andrea e Francesca.
Il B. morì a Roma il 30 marzo 1984.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Min. dell'Interno, Direz. gen. di Pubbl. Sicurezza, Div. affari gen. e riserv., Confinati politici, f. 70; L. Marinese, Giornalisti per il mondo, Palermo 1937, pp. 184-197; Panorama biogr. degli Italiani d'oggi, Roma 1956, s.v.; I deputati e senatori del V Parlamento repubblicano, Roma 1968, s.v.; P. Murialdi, La stampa quotidiana del regime fascista, in Storia della stampa italiana, a cura di V. Castronovo-N. Tranfaglia, IV, La stampa italiana nell'età fascista, Bari 1980, p. 126 (l'indicazione ad Indicem è errata); Id., Dalla liberazione al centrosinistra, ibid., V, La stampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta, Bari 1980, ad Indicem; Id-N. Tranfaglia, I quotidiani dal 1960 al 1975, ibid., VI, La stampa italiana del neocapitalismo, Bari 1980, ad Indicem; Personaggi più, Milano 1982, s.v.; G. Russo, B.: uno straniero in patria, in Corriere della sera, 1º apr. 1984; D. Bartoli, Lo scrittore che "castigò le debolezze degli italiani", in Il Tempo, 1º apr. 1984; E. Mattei, Quelle sere in trattoria con i volti del passato, ibid.; G. Vergani, Ancora junior dopo cinquant'anni di mestiere, in La Repubblica, 1 -2 apr. 1984; G. Afeltra, B.: "Cari europei quanti difetti", in Corriere della sera, 6 marzo 1985; N. Ajello, Quello junior è più bravo, in La Repubblica, 12 marzo 1985.