AMABILE, Luigi
Nacque in Avellino nel 1828 da Giuseppe, medico chirurgo, e da Teresa Festa, e fece i suoi primi studi nel seminario di Nola, donde si trasferì a quattordici anni in Napoli per studiare scienze naturali. Datosi poi alla medicina, si distinse ben presto per dottrina e perizia. Fu chirurgo militare, poi chirurgo nell'ospedale degli Incurabili, dove fin dal 1856, a soli 28 anni, insegnò patologia e clinica chirurgica; insieme con altri illustri medici, come S. Tommasi e T. Virnicchi, collaborò alla rivista Il Morgagni. Quando, avvenuta l'unificazione italiana, F. De Sanctis riordinò gli studi universitari in Napoli, l'A. fu chiamato ad insegnare nel Collegio medico diretto da C. De Meis. Nel 1862 fondò all'università di Napoli la cattedra di anatomia patologica, ma, dopo solo due anni, per un provvedimento amministrativo interno che gli parve lesivo della giustizia e della sua dignità, rinunziò alla cattedra e allo stipendio. Perseverò tuttavia negli studi e nella professione, cui si aggiunse anche l'ufficio di deputato, al quale fu eletto dai suoi concittadini nella VIII (1861-1865), nella X (1867-1870) e nella XIV legislatura (1880-1882).
L'A. apparteneva alla corrente politica moderata, ma per il suo carattere inflessibile ed ostinato era poco adatto alla vita politica e parlamentare. Intervenne con passione nei dibattiti sulla istruzione pubblica, ma quando m un conflitto d'interessi locali ritenne ingiustamente offesi quelli della sua città rassegnò il mandato e disdegnò la politica.
Nel 1876 l'A. aveva pubblicato, a Napoli, la sua più importante opera medica, che gli diede celebrità internazionale: Le fistole vescico-vaginali e la loro cura. Congressi medici, accademie, governi riconobbero il suo merito, lo vollero socio e collaboratore, lo insignirono di onorificenze. Anche nell'applicazione pratica della chirurgia l'ingegno dell'A. si dimostrò fecondo con l'introduzione di nuovi metodi e tecniche: un particolare specolo, un sistema di sutura composta, un apparecchio per la causticazione, vari congegni unitari a rastrelli.
Ma la fama dell'A. non è legata solo al suo valore di scienziato e chirurgo. Negli ultimi anni della sua vita si volse agli studi storici con giovanile passione, con una energia - come scrisse il Croce - propria degli ingegni veramente e naturalmente forti. Si rivelò ricercatore infaticabile, diligentissimo raccoglitore ed ordinatore di documenti, raro conoscitore degli organi di governo e del funzionamento del sistema amministrativo e giudiziario, sicuro biografo di una folla di personaggi di vario rilievo, sicché le sue opere sulla vita di T. Campanella e sull'Inquisizione in Napoli sono ancora oggi non solo punto obbligato di partenza per quanti vogliano studiare e approfondire tali argomenti, ma, più generalmente, utilissima introduzione e - per chi pazientemente ne scopra le ricchezze talora celate nelle lunghe note e nelle ampie appendici - efficace e insperato sussidio allo studio della storia napoletana durante il dominio spagnolo.
L'A., che aveva iniziate alcune ricerche su medici e naturalisti napoletani, imbattutosi in importanti documenti relativi al Campanella e alla sua congiura, si era sentita nascere la vocazione di storico. A quella vocazione sacrificò tutto: la professione e il guadagno, il riposo, la stessa salute. Con una sistematicità ammirevole, sostenuta da una adeguata disponibilità di mezzi finanziari, l'A. esplorò gli archivi e le biblioteche d'Italia e d'Europa, da Napoli a Roma a Firenze a Venezia a Madrid a Simancas a Londra a Dublino. Primo frutto di questo intenso lavoro furono i tre volumi pubblicati a Napoli nel 1882: Fra Tommaso Campanella, la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia.
Sembra che l'A. - scrisse E. Fiorentino - sia vissuto nell'età stessa del Campanella; "che abbia seguito assai da presso non solo il Campanella, ma i compagni di lui, gli amici, gli aderenti; sa di ogni convento gl'intrighi, le invidie, le vendette; di ogni bandito la vita e le colpe; di ogni casa ragguardevole, i titoli, le fortune, gl'interessi, le parentele, le ambizioni, le amicizie". Monografie come questa "non servono soltanto ad illustrare la vita di un uomo, ma gittano un vivo sprazzo di luce su tutto quanto un secolo: ed itempi e le istituzioni del periodo viceregale si comprendono più dalla lettura di questa opera... che non dalle storie che finora ne hanno trattato di proposito". A ottanta anni di distanza questo giudizio appare ancora sostanzialmente valido.
Non pago di questa prima fatica, l'A. dedicò altri cinque anni di ricerche alla vita del filosofo di Stilo e pubblicò nel 1887, sempre a Napoli, due nuovi volumi: Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi. In margine alle ricerche campanelliane, aveva intanto potuto far luce su un altro oscuro episodio di storia napoletana, la congiura del domenicano Tommaso Pignatelli, condannato a morte nel 1634 per delitto di lesa maestà (Fra Tommaso Pignatelli, la sua congiura e la sua morte, Napoli 1887).
Queste opere dell'A. suscitarono vari e contrastanti apprezzamenti e acces ero la discussione sul metodo storico e sulla storiografia.
Il Fiorentino in una recensione molto favorevole concludeva: "La storia come si faceva prima non ci soddisfa più, e quel cumulo di citazioni, e di documenti che a prima vista sembra inaridire il racconto, lo rende anzi più istruttivo, più svariato, più aggradevole".
Il Villari, invece, che pur era uno dei più autorevoli rappresentanti della "scuola storica" e sostenitore del "metodo positivo e sperimentale", ritenne che l'A. null'altro avesse fatto se non una raccolta di documenti per lo storico futuro. R. Mariano, discepolo di A. Vera, pur tra molti elogi all'enorme lavoro di ricerca, accusava, in nome dell'ontologismo, l'A. di perdersi nelle minuzie senza cogliere il significato generale dello sviluppo storico. Critiche senza dubbio in gran parte eccessive o infondate, che pur hanno una qualche parte di vero quando pongono in rilievo l'abuso delle lunghe digressioni e l'incapacità dell'A. di resistere alla tentazione di utilizzare tutto il gran materiale raccolto, senza nulla sacrificare alle esigenze di una maggiore linearità e chiarezza espositiva. Eppure, come dice il Croce - contrapponendo agli storiografi della scuola erudita uomini come l'A. e come Giustino Fortunato, che si diedero alle indagini storiche per impeto passionale, arrecandovi perciò esperienze di vita e sprigionandone lampi di verità -' l'A. nella biografia del Campanella "se, alieno com'era dalle speculazioni, non intese e non pregiò il filosofo, ben comprese il cospiratore e l'uomo d'azione".
Dagli studi intorno al Campanella e agli altri cospiratori ed eretici napoletani, che l'A. aveva incontrato nelle sue lunghe ricerche, nacque come sviluppo logico l'ultimo e non meno importante lavoro, pubblicato pochi giorni prima della morte dell'autore: Il Santo Officio dell'Inquisizione in Napoli (2 voll., Città di Castello 1892). Con la solita ricchezza di riferimenti e di documentazione, l'A. chiariva in modo definitivo una questione ingarbugliata e confusa, per la quale più volte il popolo napoletano si era levato a rivolta e le relazioni tra Napoli, Spagna e Santa Sede erano state turbate.
L'A. morì in Napoli il 25 nov. 1892.
Scritti principali, oltre i già ricordati: Studio su' corpi mobili articolari, Napoli 1858; L. Amabile-I. Virnicchi, Sulle soluzioni di continuo dell'intestino e sul loro governo, Napoli 1859; L. Amabile-I. Virnicchi, De' neoplasmi o nuove formazioni organizzate, nella loro struttura, genesi ed evoluzione, Napoli 1859; L. Amabile-I. Virnicchi, L'infiammazione, Napoli 1866; Nuovo studio su' corpi mobili articolari, Napoli 1870; L'innesto epidermico e la trapiantazione cutanea nella cura delle piaghe, Napoli 1871; L'ano vulvare e il processo del Rizzoli, Napoli 1872; Un'osservazione di fistola vescica-vaginale del collo della vescica, guarita con un nuovo processo di spostamento seguito dalla sutura, Napoli 1872; Considérations sur le traitement des fistules vésico-vaginales (discours prononcé au Congrès de Bruxelles), Gand 1876; Petit speculum paur les opérations vagino-utérines, Gand 1878; Il codice delle lettere del Campanella nella Biblioteca Nazionale e il libro delle poesie dello Squilla nella Biblioteca de' P. P. Gerolomini in Napoli, Napoli 1881; Il tumulto napoletano dell'anno 1510 contro la Santa Inquisizione, Napoli 1888; Due artisti ed uno scienziato: Gian Bologna, Jacomo Svanenburch e Marco Aurelio Severino, Napoli 1890; Del carattere di Fra Tommaso Campanella (memoria letta all'Accademia Pontaniana), Napoli 1890; Marco Severino, a cura e a studio di D. Zangari (estratto dalla Rivista critica di cultura calabrese), Napoli 1922.
Bibl.: E. Fiorentino, recens. in Arch. stor. Per le prov. napol., VIII (1883), pp. 559-572; R. Mariano, il Fra Tommaso Campanella del prof. L. A.: Saggio critico-storico, Napoli 1888 (l'A. replicò con La relazione del prof. R. Mariano sul Fra Tommaso Campanella di L. A.: osservazioni, Napoli 1888); M. Schipa, recensione in Arch. stor. per le Prov. napol., XIV (1889), pp. 167 SS.; B. Croce, recensione, ibid.,XVI (1891), pp. 209 s. e XVII (1892), pp. 882 s.; Id., necrologio in Napoli nobilissima, I (1892), pp. 190 s.; In memoria del pro!. L. A.(25 nov. 1892), Napoli 1893; G. Masucci, Elogio funebre di L. A., Avellino 1894; R. De Cesare, L. A., Avellino 1908; R. De Cesare, La fine di un regno, 3 voll., Città di Castello 1908-1909, v. Indice; G.Valagara, La dignità politica di L. A., Irpinia 1932; F. Galdenzi, Intelletto e carattere di L. A.(1828-1892), in Annuario d. Ist. tecnico "Amabile", Avellino, IV (1929-1932), pp. 5-8; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel sec. XIX, II, Bari 1947, pp. 110, 120; L. Firpo, Ricerche campanelliane, Firenze 1947, passim; G. Pepe, Il Mezzogiorno d'Italia Sotto gli Spagnoli, Firenze 1952, pp. IIII 19 e passim; Biographisches Lexikon der hervorragenden Aerzte aller Zeiten und Vdlker'hsgb. von A. Hirsch, I, Berlin-Wien 1929, p. 108.