CORTUSI (da Cortusiis, da Curtosiis, de Curtexis, de Cortisiis), Ludovico
Nacque, probabilmente a Padova, da Giovanni - figlio a sua volta del cronista Guglielmo autore della Chronica de novitatibus Padue et Lombardie - dopo la metà del sec. XIV.
Il primo documento che lo ricorda risale al 4 giugno 1373: il C. è indicato a Padova nella loggia del palazzo del principe, insieme con Paganino della Sala, legum doctor, e Baldesera de Civitate, scolaris. Ildocumento è riportato dal Gloria, il quale ne deduce che a quella data il C. era studente a Padova. L'interpretazione non sembra del tutto convincente sia perché il documento stesso non qualifica il C. come scolaris - a differenza di quanto avviene per Baldesera de Civitate -, sia perché tale titolo è esplicitamente dato al C. da un documento padovano di moltoposteriore, risalente al 7 ott. 1381, dove egli è indicato come "scolaris in iure civili" (Gloria). A questa ultima data, dunque, il C. era certamente studente di diritto civile a Padova ed è difficile pensare, che avesse iniziato gli studi giuridici più di otto anni prima. Successivamente dovette, invece, trasferirsi presso lo Studio di Bologna: come studente di diritto civile in tale università e come residente in Bologna lo ricorda, infatti, un documento del 6 luglio 1383 (Gloria). Il Gloria afferma che non si può precisare lo Studio presso il quale il C. conseguì il dottorato ed avanza l'ipotesi che lo stesso si addottorò prima in diritto civile a Bologna e poi in diritto canonico a Padova. Un documento del 14 luglio 1386, di recente pubblicato dal Piana, induce a rivedere questa ipotesi. Si tratta d'un contratto stipulato a Bologna tra il decretorum doctor Giovanni di Ungheria e il C., che viene indicato come "utriusque iuris doctor" e "habitator Bononiae in cap. S. Proculi". Sembra possibile allora ritenere che il C., trasferitosi a Bologna tra il 1381 e il 1383, conseguisse presso questa università il dottorato in utroque e continuasse anche in seguito a risiedere nella suddetta città.
A Padova dovette rientrare poco dopo questa data. Lo troviamo, infatti, eletto tra gli otto Anziani scelti dal Consiglio Maggiore del Comune il 18 dic. 1388 dopo che Francesco Novello, sconfitto dalle armi viscontee, aveva lasciato la signoria della città. A Padova il C. doveva essere già in questo periodo tra i lettori dello Studio se si può dar fede all'explicit di un codice del 1388, ricordato dal Valentinelli e dal Gloria e contenente la Novella di Giovanni d'Andrea al primo libro delle Decretali, in cui si legge: "Explicit Novella facta scribi per nob. virum d. Ludovicum de Padua de Cortexis utriusque iuris eximium professorem". Da allora continuò ad insegnare ininterrottamente presso lo Studio padovano e fu ascritto al Collegio dei dottori giuristi. Partecipò nel contempo alla vita pubblica cittadina. Prima del 1391 entrò a far parte del Collegio dei giudici e fu quindi membro di alcuni dei principali tribunali padovani: nel 1391 fu giudice dell'ufficio dell'Orso, nel 1394 prima di quello dei Procuratori poi di quello della Volpe, e nel 1400 fu nominato giudice degli Anziani. Sempre nel 1400 divenne gastaldo del Collegio dei giudici. Fu più volte arbitro di controversie, giudice direttamente delegato dal signore cittadino e consulente dello stesso. Il 10 marzo 1390 e il 5 giugno 1400 (Gloria), fu investito di feudi dall'arcivescovo padovano, mentre il 17 nov. 1393 fu istituito erede da Cunizza, figlia di Marsilio il Grande da Carrara.
Morì a Padova il 17 luglio 1418 e fu sepolto nella chiesa di S. Sofia. Nel testamento, redatto il 1° febbr. 1412, aveva fissato minuziose disposizioni per il proprio funerale a cui desiderava fosse dato il carattere di una cerimonia gioiosa. Secondo il Panciroli il C. aveva sposato Antonia Zacco da cui aveva avuto due figli, Corona Bona e Giovanni. Il Colle, invece, sostenne, sulla base di testimonianze documentali, che il C. sposò in avanzata età Costanza de' Rogati e che da questo matrimonio nacque il figlio Giovanni. Secondo il Gloria è possibile che il C. abbia sposato prima la Zacco e successivamente - a suo parere nel 1390 - Costanza. Il C. ebbe certamente anche una figlia di nome Dorotea, cui assegnò per testamento la somma di cento ducati d'oro, e che il Panciroli e il Gloria ritengono nata fuori di un matrimonio legittimo.
Il C. ebbe fama di grande giurista. L'opera del C. a noi giunta è il Repertorium iuris o Tabula utriusque iuris, scritta sul modello del dizionario di Alberico da Rosate, che ripropone in ordine sistematico, ai fini evidenti dell'insegnamento, l'elaborazione dei glossatori civilisti e canonisti, nonché il pensiero di Cino, Bartolo e Baldo. L'opera si conserva manoscritta nella Biblioteca di Lubecca Jur. gr., f. 20, ff. 1r-125r e a Perugia, Biblioteca comunale, M. 19, ff. 1-189 (Dolezalek). Questi tre manoscritti sembrano contenere il testo più completo dell'opera. A Torino, poi, si conserva nella Biblioteca nazionale, H. II. 1, il Repertorium Bartoli; mentre la Staatsbibliothek di Berlino ovest, Lat. fol. 655, ha un Repertoriam super omnibus glosis utriusque iuris (Dolezalek). Uno studio più accurato sull'opera del C. potrebbe chiarire i rapporti tra le diverse tradizioni manoscritte. Additiones (dalla lettera A alla P) allo stesso Ropertorium, sempre del C., si trovano nel ms. 208 della Biblioteca albornoziana del Collegio di Spagna di Bologna (Dolezalek). Non si ha traccia, invece, delle Repetitiones ad alcune costituzioni del Codex attribuite al C. dalla letteratura più risalente (in proposito si veda Schulte). Il C. lasciò una ricchissima biblioteca costituita da una cinquantina di titoli e composta non solo da studi di giuristi, ma anche da opere di filosofia, astronomia, medicina, fisica e geometria: un singolare episodio di bibliofilia a testimonianza della vastità degli interessi del C. e della sua cultura. Una testimonianza confermata dalle notizie che molte fonti ripetono, secondo le quali la casa del C. a Padova fu per molto tempo luogo di incontro tra cultori di varie discipline, tra docenti di diverse materie e quindi uno dei centri privati più vivi della cultura cittadina.
Fonti e Bibl.: I. Salomone, Urbis Patavinae inscriptiones, Patavii 1701, p. 275, n. 23; A. Gloria, Monum. dell'università di Padova (1318-1405), Padova 1888, I, pp. 41, 73, 190-194; Acta graduum academicorum Gynnasii Patavini aba. 1406 ad a. 1450, a cura di Z. Zonta - G. Brotto, I, 1, Padova 1970, p. 65, n. 161; C. Piana, Nuovi documenti sull'università di Bologna e sul Collegio di Spagna, Bologna 1976, p. 317, n. 329; B. Scardeone, De antiquitate urbis Pataviiet claris civibus Patavinis, Basileae 1560, pp. 171 s.; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, pp. 177 ss.; N. Commenio, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 208; F. M. Colle, Storia scientifico-letter. dello Studio di Padova, III, Padova 1825, pp. 81-85, 245; G. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, III, Venetiis 1873, pp. 254 s.; P. G. Cappelletti, Storia di Padova dalla sua origine sino al presente, Padova 1875, p. 481; V. Lazzarini, Un antico elenco di fonti stor. padovane, in Archivio muratoriano, I, (1908), 6, pp. 329-332; J. F. Schulte, Die Gesch. der Quellen und Literatur descanonischen Rechts, Graz 1956, II, pp. 394 s.; T. Diplovataccio, Liber de claris iuris consultis, a cura di F. Schultz-H. Kantorowicz-G. Robotti, in Studia gratiana, X (1968), p. 336; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum romischen Recht bis 1600, Frankfurt a.M. 1972, adIndicem; T.Pesenti Marangon, "Professores chirurgie""medici ciroici" e "barbitonsores" a Padova nell'età di Leonardo Buffi da Bertipaglia, in Quaderni per la storia dell'università di Padova, XI (1978), p. 15; Id., La miscellanea astrologica del prototipografo Padovano B. Valdizocco..., ibid., p. 98; Novissimo Digesto Italiano, IV, p. 1005.