ALTIERI, Ludovico
Nacque a Roma l'11 luglio 1805, da Paluzzo e da Marianna di Sassonia.
Entrato nella carriera ecclesiastica, vi avanzò con eccezionale rapidità. Leone XII lo nominò cameriere segreto partecipante e lo inviò nel 1826 quale ablegato a Parigi per portare la berretta cardinalizia all'arcivescovo Latil. Gregorio XVI lo fece primo cameriere, coppiere maggiore e segretario della congregazione degli studi. Il 17 luglio 1836 fu consacrato vescovo titolare di Efeso e inviato nunzio, con la dignità di prolegato, a Vienna, dove si adoperò molto per ottenere l'abolizione della legislazione ecclesiastica ma senza risultati positivi, se non su questioni di minore rilievo, come la restituzione al collegio greco-ruteno di Roma dei beni posseduti in Galizia e confiscati da Giuseppe II. A trentacinque anni fu creato cardinale in pectore, nel concistoro del 14 dic. 1840 (fu pubblicato il 23 apr. 1845) e rivestì la carica di segretario dei memoriali. Pio IX lo nominò presidente di Roma e Comarca e lo chiamò a far parte della commissione per lo studio di un piano di amministrazione municipale per Roma e di quella per le riforme costituzionali dello stato. Come delegato pontificio, in luogo dell'Antonelli, che aveva declinato l'incarico, inaugurò il 5 giugno 1848 i consigli legislativi (si veda il testo del discorso e le circostanze nelle quali fu pronunciato in G. Spada, Storia della rivoluzione di Roma, Firenze 1869, II, pp. 350-351). Rifugiatosi con il papa a Gaeta, entrò, dopo la restaurazione del dominio temporale, nella commissione cardinalizia per il governo provvisorio dello stato, insieme con i card. Della Genga Sermattei e Vannicelli Casoni.
Fu, in seguito, governatore di Roma, prefetto della congregazione dell'Indice, camerlengo, presidente della consulta di stato per le finanze, arcicancelliere dell'università romana e arciprete della Basilica lateranense. Creato, per sua opzione nel concistoro del 17 sett. 1860, vescovo suburbicario di Albano, durante l'epidemia di colera del 1867 vi si prodigò con grande carità ed eroismo nell'assistenza ai colerosi e, contagiato a sua volta dal morbo, si spense serenamente , poche ore in quella città l'11 ag. 1867.
Intelligente, amabile, munifico, si distinse per la moderazione, nella sua opera di governo, e per la signorilità del tratto, che gli procurarono grande popolarità. Stimato e benvoluto da Pio IX, si volle vedere in lui il fulcro dell'opposizione all'Antonelli, in seno al Sacro collegio. Inviso all'Austria, verso di lui si diressero molte simpatie e speranze di liberali e conciliatoristi.
Opere: I crescenti sforzi de' nemici della cattolica unità a fine di distruggerla specialmente in Germania ne comprovano e confermano l'assoluta necessità, Roma 1846; Per la esaltazione del Sommo pontificato della Santità di N.S. Pio IX, Roma 1847; Ragionamento letto nella Pontificia accademia tiberina... quando da lei si festeggiava la sovrana concessione dell'onorifico titolo di pontificia, Roma 1858.
Bibl.: I. Alibrandi, De laudis E. ac R. L. de A., Roma 1867; A. Bianchini, Della preziosa morte di L. A., Roma 1868; G. Giordano, Elogio del card. L. dei principi Altieri, Roma 1869; Ceccarius (G. Ceccarelli), Cardinali romani dell'Ottocento: Carlo Odescalchi - L. A., in L'Urbe, XXI (1958), pp. 1-11; F. Salata, Per la storia diplomatica della questione romana, I, Milano 1929, p. 56 e 67-69 (con una lettera all'A. dell'abate Simplicio Pappalettere); S. Jacini, Il tramonto del potere temporale nelle relazioni degli ambasciatori austriaci a Roma (1860-1870), Bari 1931, p. 84.