GRACE (Grace Bartolini), Louisa
Nacque a Bristol in Inghilterra il 14 febbr. 1818 da sir William e da Mary, della quale non si hanno altre notizie.
Il padre, irlandese, apparteneva a una nobile famiglia cattolica che vantava origini italiane, fatte risalire dalla tradizione familiare a un capostipite fiorentino, Othoere (probabile grafia gaelica del nome italiano Ettore), che sarebbe giunto in Irlanda nel 1016 a seguito dei Normanni, un pronipote del quale, detto le Gros (da cui il cognome Grace), sarebbe stato viceré d'Irlanda nel 1176. Il culto delle origini italiane era mantenuto vivo da sir William, che fece studiare l'italiano a tutti i suoi quattro figli (dei quali la G. era la secondogenita e unica femmina).
Dal luglio 1828 il padre (che continuò a risiedere prevalentemente in Inghilterra, per la cura dei suoi interessi) trasferì la famiglia a Sorèze in Provenza, probabilmente per far crescere la piccola Louisa, molto cagionevole di salute e afflitta da una grave "malattia di petto", in una località rinomata per il clima mite e dotata di buone strutture scolastiche. Dal 1829, infatti, la G. entrò nel collegio Dufrèsne, reso famoso in seguito dalla direzione di H.-D. Lacordaire, dove attese agli studi fino al 1839. Qui ricevette la formazione tipica di una fanciulla di buona famiglia, esprimendo discreta predisposizione per lo studio del pianoforte (per il quale compose diversi pezzi brevi, fatti pubblicare dal padre), per il disegno e la pittura. Ma la sua inclinazione più spiccata era quella per le discipline letterarie, con particolare preferenza (tra le quattro lingue insegnate nel collegio: tedesco, spagnolo, francese e italiano) per la cultura e la poesia francese e, soprattutto, italiana. E proprio in italiano e in francese scrisse le sue prime esercitazioni poetiche, parte delle quali "il padre […] diede alle stampe nel '33" (Carducci, p. 421). Per l'italiano ebbe come docente il senese Pellegrino Arrighi, che tra il 1834 e il 1839 sollecitò e guidò diversi soggiorni di studio della G. con i familiari in Toscana. A Siena, dove nel gennaio del 1839 fu eletta socia dell'Accademia de' Tegei leggendovi il discorso Brevi cenni sul mio soggiorno a Siena, la G. conobbe (1837) il padre cappuccino pistoiese Angelico Marini, patriota, seguace di V. Gioberti e poi sostenitore di Pio IX, che sarebbe diventato una fra le figure centrali della sua vita.
Agli inizi del 1840, in occasione di una visita a Dieppe dei reali inglesi, la G., appena uscita di collegio, compose per un opuscolo celebrativo dell'avvenimento (a cura dello zio paterno Sheffield Grace) una canzone petrarchesca in italiano alla regina Vittoria, in cui, "pur nello sforzo di tenere insieme le due patrie" (Giovannuzzi, p. 39), con versi di un classicismo un po' stentato esprimeva la sua ormai prevalente tensione ideale e affettiva verso l'Italia, in una sorta di ideale ricongiungimento alla patria dei suoi antenati.
Proprio in Italia la colse la notizia della morte improvvisa (a Sorèze) del padre, che l'aveva affidata a Marini, divenuto suo istitutore. Dopo un breve soggiorno a Siena, dal maggio 1841 la G., che aveva ormai deciso di stabilirsi definitivamente in Italia, si trasferì, certo su indicazione di Marini, a Pistoia, presso una delle residenze del conte N. Puccini, liberale e filantropo, legato alla cerchia di G.P. Vieusseux e animatore della vita culturale della città.
Ambientatasi subito, la G. (che non si mosse più da Pistoia, se si eccettuano due o tre viaggi in Inghilterra per visitare i familiari) prese a interessarsi di arte, letteratura e politica, con un'attenzione e un'apertura inconsuete non solo nei numerosi inglesi che vivevano allora in Toscana, ma anche nelle donne italiane del tempo.
In poesia, dopo un Canto elegiaco in memoria del padre (1842), costruito su echi danteschi, petrarcheschi e foscoliani, la G. avviò una produzione in cui, accanto a versi di argomento religioso e di meditazione morale (spesso d'occasione, per monacazioni, ordinazioni sacerdotali ecc., dietro i quali si intuisce l'influsso spirituale di Marini), spiccano testi legati a tematiche patriottico-risorgimentali, non molto consueti nell'opera di una poetessa di primo Ottocento, ma comprensibili se riferiti all'ambiente liberale riunito intorno a Puccini (tra gli altri, possiamo ricordare: gli sciolti A Carlo Botta, una composizione su Torquato Tasso e i versi Alla spada di Castruccio, datati 1845; Alla sacra memoria de' martiri italiani del 1847, e un sonetto a V. Gioberti, del 1848).
Dall'autunno del 1847, la G. si trasferì in un villino che aveva acquistato nel centro di Pistoia e il suo salotto diventò meta di letterati classicisti e liberali, tra i quali il poeta emiliano, esule da Modena, A. Peretti (che la amò non corrisposto), P. Contrucci, E. Bindi, L. Fedi, G. Arcangeli, P. Fanfani e G.T. Gargani. Fu proprio quest'ultimo, esponente del gruppo classicista fiorentino degli Amici pedanti (di cui facevano parte, tra gli altri, G. Chiarini, R. Fornaciari e G. Carducci), che, ricordando la G. nella sua Diceria di Braccio Bracci e degli altri poeti nostri odiernissimi (Firenze 1856), creò le premesse per l'incontro della G. con Carducci e i suoi amici. Con Carducci l'incontro divenne amicizia allorché il poeta ottenne una cattedra di latino e greco al liceo Forteguerri di Pistoia (1859-60), che lasciò per passare all'Università di Bologna e sulla quale gli subentrò Fornaciari. Tra la G. e Carducci si stabilì, così, anche una corrispondenza epistolare (proseguita fino agli ultimi giorni di vita della G.), non fitta, ma sinceramente affettuosa e ricca di indicazioni del poeta all'amica e di confidenze di questa a lui.
Nel frattempo, oltre a un'intensa attività di pittrice e disegnatrice, la G. continuava, pur essendone dissuasa da Carducci, la sua produzione di poesie religiose d'occasione (tra le quali va almeno ricordata una canzone in onore di s. Caterina de' Ricci, del 1846, elogiata anche da Carducci) e, soprattutto negli anni dell'unificazione italiana, di composizioni storico-patriottiche, tra cui le quartine del canto Roma (1860, rivisto da Carducci), l'inno All'Italia (celebrazione dell'impresa garibaldina), il canto A Garibaldi (scritto nel 1862 e ripubblicato in opuscolo dal marito nel 1882 e, nel 1904, a Pistoia) e le terzine Gloria postuma di Niccolò Macchiavelli (composte in occasione delle onoranze a Machiavelli promosse da N. Puccini nel 1863; rist. ibid. 1869). Contemporaneamente, la G. aveva cominciato a collaborare con articoli di critica d'arte a diversi periodici toscani, tra cui La Gioventù e la Rivista di Firenze (1857-59), fondata e diretta da A. Vannucci. Appunto su indicazione di quest'ultimo (che intendeva aprire la cultura italiana alla letteratura anglo-americana) iniziò un'attività di traduzione di saggi e poesie di poeti inglesi e americani contemporanei culminata con le versioni dei Canti di Roma antica di T.B. Macaulay (riuscì a pubblicarne solo la Prefazione, Firenze 1863) e delle poesie di H.W. Longfellow (di cui nel 1857-58 uscirono nel periodico di Vannucci le versioni di Evangelina e del Canto di Hiawatha).
Nel 1860 la G. sposò l'ingegnere pistoiese Francesco Bartolini, di tredici anni più giovane di lei, che frequentava il suo salotto dal 1854: dal matrimonio non nacquero figli, per le malferme condizioni di salute della G., che andarono peggiorando.
La G. morì a Pistoia il 3 maggio 1865.
Apparvero postume, per iniziativa del marito: la miscellanea Prose e rime a ricordo di L. G. Bartolini (Firenze 1866), cui Carducci partecipò con il canto Alla L. G. Bartolini (composto nel 1861, corretto alla fine del 1865 e poi inserito nella raccolta Levia Gravia, 1868) e con il saggio Dell'ingegno e degli studi italiani di L. G. Bartolini, stampato in appendice al volume; la raccolta (auspicata da Carducci e rivista da I. Del Lungo) delle versioni poetiche, in gran parte inedite, della G., Canti di Roma antica di T.B. Macaulay, Poesie sulla schiavitù e Frammenti di E.W. Longfellow tradotti in versi italiani da L. Grace Bartolini, con un'introduzione di I. Del Lungo, ibid. 1869; e l'edizione (rivista da R. Fornaciari), delle Rime e prose originali e tradotte di L. Grace Bartolini, ibid. 1870 (al volume, in cui sono pubblicati anche diversi inediti, è premesso, pp. I-LVII, il saggio di Carducci sulla G., rielaborato per l'occasione).
Fonti e Bibl.: Nel giugno 1913 le carte, i disegni e gli oli della G. furono donati dal marito alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, presso la quale sono ancora custoditi in un apposito fondo (Fondo G. Bartolini). Nel 1997, terminati i lavori di ordinamento e inventariazione di tale fondo e sottoposti a vincolo per il loro interesse storico-artistico la casa della G. e gli arredi in essa conservati, alla G. e al suo ambiente è stata dedicata a Firenze una mostra documentaria, integrata dal volume collettaneo (di cui è disponibile una versione in formato elettronico presso il sito Internet della Biblioteca Marucelliana), La vergine d'Ossian: immagini e carte di L. G. Bartolini, Firenze 1996, contenente tra l'altro: il Catalogo delle pitture, disegni e fotografie, a cura di R. Todros (pp. 89-97), studi sull'attività artistica della G. (C. Sisi, L. G. Bartolini e le arti belle, pp. 69-78; M.G. Vaccari, Il restauro dei "Ricordi artistici" di L. G. Bartolini, pp. 85 s.) e contributi biografici (A. Camarlinghi, L. G. Bartolini. Profilo biografico dalle carte della Biblioteca Marucelliana, pp. 9-18; M. Branca, L. G. e F. Bartolini, la fabbrica della casa e il permanere della memoria, pp. 21-31).
La corrispondenza della G. con G. Carducci è edita in G. Carducci - L. Grace Bartolini, Carteggio, 1860-1865, a cura di R. Gaspari, presentazione di C. Mazzotta, Pistoia 2000. L'amicizia con Carducci è ricostruita in G. Lesca, L'amicizia tra G. Carducci ed una poetessa (da lettere inedite), in Nuova Antologia, 1° maggio 1927, pp. 3-16; 1° sett. 1927, pp. 40-57; 16 dic. 1927, pp. 409-431; sui rapporti della G. con A. Marini, si veda I. Perugi Gonfiantini, Padre Angelico da Pistoia, in Bull. storico pistoiese, XIX (1917), pp. 101-120.
Sull'opera letteraria della G., oltre al saggio di G. Carducci, ora in Ed. nazionale delle opere, VI, Primi saggi, Bologna 1935, pp. 415-460 (utile anche come testimonianza biografica) e agli interventi di R. Fornaciari come recensore delle traduzioni e dell'edizione delle opere della G. (in Nuova Antologia, sett. 1869, p. 190; dic. 1870, p. 919), si possono vedere: I. Del Lungo, in Id., Pagine letterarie e ricordi, Firenze 1893, pp. 327-332; G. Mazzoni, L'Ottocento, I-II, Milano 1938, pp. 656, 1365; G. Artom Treves, Profilo di L. G. Bartolini, in Inghilterra e Toscana nell'Ottocento. Atti del Congresso di Bagni di Lucca… 1967, Firenze 1968, pp. 25-33; S. Giovannuzzi, Il ritorno di Louisa in patria, in La vergine d'Ossian…, cit., pp. 33-53; M. Billi, L. G. Bartolini, un'anglo-irlandese in Toscana, ibid., pp. 55-67; R. Gaspari, Introduzione, in G. Carducci - L. Grace Bartolini, Carteggio…, cit., pp. 13-40. Da vedere anche: O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, s.v.; V. Capponi, Biografia pistoiese, Pistoia 1878, s.v.; G. Passano, I novellieri italiani in prosa, I-II, Torino 1878, s.v.; G. Fumagalli - F. Salveraglio, Albo carducciano, Bologna 1909, pp. 69-71; C. Villani, Stelle femminili, Napoli 1915, p. 329; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, pp. 65 s.